Vi siete mai chiesti quanto il nostro passato, possa influire sul nostro presente? E soprattutto quanto possa guidarci nella scelta del partner? Chi vive in coppia spesso si chiede se la persona scelta sia davvero quella giusta. Forse però sarebbe più corretto chiedersi se la relazione di coppia in cui viviamo sia “utile” nel favorire il nostro sviluppo psichico. Una relazione di coppia, infatti, può rappresentare la forma più efficace di psicoterapia esistente se ci fornisce un’esperienza correttiva, alternativa, compensativa, rispetto alle mancanze che abbiamo vissuto nel rapporto con le figure genitoriali.
La scelta del partner
Esistono diversi fattori che ci spingono a cercare un partner e non tutti disinteressati, come per esempio il vantaggio economico (“trovo qualcuno con cui dividere le spese per tirare avanti”) o le pressioni sociali (“alla mia età tutti si fidanzano”; “sono stufo di sentirmi l’unico single”). A volte, a guidare tale scelta è la profonda paura di rimanere soli, di non bastare a se stessi, di essere imperfetti senza qualcuno al proprio fianco. Altre volte, semplicemente, si sceglie un partner perché ci si innamora, perché troviamo una persona che ci fa stare bene.
A livello psicologico, alla base della scelta del partner sono state individuate motivazioni più intrinseche dettate da alcuni bisogni fondamentali dell’essere umano. Vi sarebbero infatti fattori “sottili”, spesso sconosciuti, che appartengono all’area dei desideri e delle speranze inespressi, e che inevitabilmente riguardano le nostre aspettative nei confronti dell’altra persona. Toccano in profondità le nostre emozioni e includono speranze di realizzazione, la guarigione da antiche ferite sepolte o la scoperta del proprio potenziale personale.
La percezione inconscia di questi aspetti sarebbe proprio il fattore “sottile” che rende attraente una persona ai nostri occhi. In qualche modo, sentiamo che può portare nella nostra vita guarigione, serenità, gioia, realizzazione, ecc.
Le ferite emotive del passato
In una relazione di coppia ognuno di noi porta un bagaglio e un modello, una specie di schema inconscio di come sarà la relazione e delle nostre aspettative su di essa. Questo schema arriva dalla nostra infanzia, dalle prime esperienze con le nostre figure di accudimento, ovvero i nostri genitori o chi si prende cura di noi.
John Bowlby, psichiatra e terapeuta londinese, fu il primo a parlare di questo schema e portare alla luce il concetto secondo cui le dinamiche attivate nell’infanzia possono predire le nostre tendenze comportamentali adulte nella gestione dell’affettività e delle relazioni. Innamorarsi di qualcuno, scegliere un partner significa dunque pescare dalla nostra memoria inconscia la nostra prima relazione d’amore e dare vita a una forma di attaccamento che ricalchi il nostro primo amore.
Quindi chi da piccolo non ha avuto le cure adeguate non sarà capace di amare?
Assolutamente no! È stato visto come partner con modelli insicuri evitanti o insicuri ansiosi possono trasformare il loro modello, se vivono una relazione affettiva significativa con un partner con modello sicuro, che disconferma le loro credenze e le loro insicurezze attraverso un’esperienza emotiva correttiva. Il partner diventa quindi utile nella promozione di un maggiore benessere e sviluppo psichico, fornendo semplicemente la possibilità di vivere qualcosa di diverso e compensativo.
Imparare ad amareSecondo Henry Dicks, la coppia, quando duratura e significativa, rappresenta una “relazione terapeutica naturale“. In termini di teoria dell’attaccamento, una relazione significativa può permetterci di vivere un’esperienza nuova e diversa. Può insegnarci ad amare e ad essere legati affettivamente in un modo innovativo, all’interno per esempio di un clima di sicurezza e di fiducia e rispetto reciproci. Tale esperienza viene chiamata “emozionalmente correttiva“. Quando il partner ci fa sentire al sicuro all’interno della relazione, permettendoci di superare antichi schemi e dandoci la possibilità di evolvere la nostra identità, si crea la possibilità di superare insieme le dinamiche disfunzionali, anche quelle più profonde.
L’esperienza correttiva nelle relazioni
Come già premesso, la maggior parte delle persone entra nell’età adulta gravata da ferite irrisolte risalenti all’infanzia, che si ripercuotono sul modo in cui percepiscono sé stesse, sulla propria autostima e sulla fiducia in sé stesse. Ed è proprio attraverso una relazione significativa che abbiamo la possibilità di sentirci più completi. Grazie a quella particolare unione, possiamo iniziare un “percorso di cura” che ci consente di individuare e tentare di “risanare” le aree in cui ci sentiamo frammentati, abbandonati, feriti, ecc.
Grazie alla presenza di un partner con cui poter stabilire una relazione autentica e basata sulla fiducia, molti elementi inconsci e di non facile integrazione possono affiorare ed essere rielaborati. Ciò che era stato represso, può apparire alla luce della consapevolezza, e soprattutto trovare accoglienza empatica da parte dell’altra persona. L’accettazione compassionevole e la presenza amorevole possono compiere autentici miracoli da questo punto di vista.
Crescere comporta inevitabilmente il dover affrontare prove, lotte o difficoltà
La nostra mente tende a collocare queste esperienze in qualche ripostiglio della memoria di difficile accesso, ma non possono mai essere dimenticate del tutto. Le nostre emozioni ricordano molto più di quanto la nostra consapevolezza cosciente vorrebbe credere. E queste esperienze possono essere risanate riportandole alla luce, ed offrendole a qualcuno che avrà quell’amorevole compassione di accettarle ed accoglierle.
Ben poche persone entrano però in una relazione pienamente consapevoli di cercare in essa anche un supporto di questo tipo. Sono generalmente altre le valutazioni che vengono effettuate, o gli aspetti dell’attrazione di cui si ha consapevolezza. Ma nel momento in cui ci si sente accettati e supportati emerge una naturale tendenza a far emergere ciò che in precedenza era stato negato o represso.
Il senso di sicurezza che la relazione offre, sarebbe, in altri termini, il terreno ideale per far germogliare quel sentimento risanante che inconsciamente cercavamo. Ciascun partner ha inevitabilmente incontrato qualcosa che lo ha ferito nel corso della propria vita, e quando la relazione funziona davvero ciascuno può assumere il ruolo di chi necessita di “cure”, ma anche quello del guaritore.
Questa in sostanza sarebbe la situazione ideale. Si tratta però di una realtà che non trova facilmente riscontro nella complessità delle vite quotidianamente vissute dalle persone. Quando ad esempio entrambi i partner manifestano una condizione di co-dipendenza diventa tutto più difficile, e gli elementi a cui prestare attenzione aumentano notevolmente. Il bisogno inconscio di porre la nostra vita nelle mani del partner incontra un analogo desiderio da parte dell’altra persona. Entrambi devono pertanto accettare la responsabilità del proprio benessere, senza aspettative irrealistiche, ma soprattutto senza sottrarsi alla possibilità di essere a propria volta quel guaritore ferito di cui il partner ha la stessa necessità.
Riaprire vecchie ferite emotive è spesso doloroso
Ha un impatto emozionale sulla vita delle persone molto più grande di quanto ci si potrebbe aspettare. Solitamente si tratta però di un processo che si innesca del tutto involontariamente e inconsapevolmente. Semplicemente, si manifesta nel momento in cui le persone coinvolte avvertono una grande fiducia nell’altra persona, portando entrambi a superare anche le resistenze più consolidate.
La strada è però lastricata di soprese, fallimenti, vittorie, ecc. Non ci si sorprende infatti più di tanto nel constatare che vi sono persone che attraversano la vita mantenendosi a distanza da questa “rischiosa” possibilità. Divenire adulti implica assumersi la responsabilità del proprio benessere, come dicevamo. Ma comporta anche la perdita del privilegio di poter attribuire agli altri la responsabilità dei propri disagi, fallimenti, limiti, insuccessi. E non tutti sono disposti a fare spazio a una consapevolezza di questo tipo.
Quando però la coppia funziona, quando ciascun partner svolge quel meraviglioso ruolo di guaritore ferito e di figura compassionevole ed empatica nei confronti del bisogno dell’altro, il viaggio può essere un’esperienza meravigliosa. All’interno di una coppia che funziona, abbiamo la possibilità di diventare qualcosa che da soli non saremmo riusciti a diventare: vi sono degli aspetti potenziali che si attivano nell’incontro con l’Altro. Questa è la magia, e la grande forza creatrice dell’incontro con l’Altro. Pertanto, più che chiedersi se il partner sia quello giusto o sbagliato, bisognerebbe chiedersi se sia utile, utile a farci stare bene, a migliorarci.
La vita è sicuramente in debito con te
Ti deve ancora un amore travolgente e tanta comprensione, ma questi fattori non arriveranno dal tuo partner, sarai tu a doverteli prendere. Sarai tu a dover riscattare il tuo benessere. Questo avrà forti ripercussioni sulla qualità della tua stessa coppia. Gli studi scientifici, infatti, hanno dimostrato che, quando l’amore non manca, l’auto-propagazione (cioè l’affermazione del proprio valore personale, della propria identità e la capacità di soddisfare i propri bisogni) ha numerosi effetti benefici sulla coppia, migliorandone intesa e intimità.
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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