Le emozioni sono una componente fondamentale del nostro essere umani. Fin dalla nascita proviamo tante, diversificate emozioni: amore, paura, gioia, gratitudine, soddisfazione, tristezza, solitudine. La questione importante diventa quella di capire come e perché andiamo a reprimere delle emozioni. Cosa succede ad accumulare qualcosa in un contenitore che ha spazio finito? Succede che quel qualcosa comincia ad ammassarsi, fino a riempirne ogni spazio, fino a traboccare. Vale qualcosa di simile per le emozioni: reprimerle significa esporsi a una sorta di sovraccarico emotivo. Un “peso interno” eccessivo che è fonte di stress notevole, perché
- fa sentire non autentici: «quello che provo è diverso da quello che esprimo»;
- fa sentire non ascoltati: «vorrei dire come la penso e come mi sento, ma nessuno capirebbe, nessuno accetterebbe…»
La repressione delle emozioni è paragonabile al funzionamento di una pentola a pressione: tutto ciò che è al di sotto del coperchio ermetico spinge verso l’alto, spinge per emergere. Forzarsi a tenere tappate queste emozioni comporta, per così dire, un malfunzionamento del proprio essere: c’è qualcosa che fisiologicamente sarebbe fatto per venire fuori, e invece è tenuto sigillato dentro. Come diceva Freud: “Le emozioni inespresse non moriranno mai. Sono sepolte vive e, se non le esprimi, usciranno più avanti in modo peggiore”.
Per molte persone le emozioni sono come alieni che abitano il corpo e la mente
In primo luogo, va detto che reprimere le proprie emozioni è un lavoro molto stressante e faticoso. La pressione interna che si genera nel tentativo di tenersi tutto dentro invece che esprimere quello che si prova, può essere percepita essa stessa come qualcosa di orribile. Sebbene questo approccio possa sembrare funzionale a breve termine, nel tempo la repressione delle nostre emozioni provoca il caos sul nostro benessere mentale, emotivo e fisico. Il contenimento delle emozioni può funzionare benissimo per anni, ma a un certo punto la repressione salta improvvisamente e inaspettatamente.
Fin da piccoli ci viene insegnato a non manifestare le proprie emozioni “scomode” in quanto ciò potrebbe portare a comportamenti ed azioni inopportune
La repressione emotiva è qualcosa che abbiamo sperimentato tutti, chi più chi meno. Talvolta, è persino un comportamento che plasmiamo durante la fase dell’educazione, che ci viene inculcato da bambini, attraverso la ripetizione di frasi come “Sei grande per queste cose!” oppure “Non rispondere quando ti rimprovero!”, ecc….: queste rappresentazioni vengono in ogni caso relegate nell’inconscio.
Fino ai due anni, la nostra neocorteccia è in via di sviluppo, è un tempo in cui non c’è il pensiero logico, non si può dare un significato cognitivo a ciò che accade intorno a noi. Dunque viviamo solo di emozioni e di sensazioni corporee. Il dolore, la tristezza e la paura sono forze che ci attraversano senza filtri, e noi le viviamo in tutta la loro potenza senza poter fare niente, siamo inermi di fronte alle emozioni. Dunque crescendo, se non c’è una figura che ci aiuta ad accoglierle in modo sano, impariamo che sono forze “cattive”, negative, e quindi iniziamo a mettere in atto strategie inconsce di rimozione. Crescendo, continueremo a viverle come un impiccio sgradevole, e instaureremo una sorta di lotta interiore per tenerle a bada, rinchiuse da qualche parte.
Visto che da piccoli non sappiamo dove mettere queste emozioni e nessuno ci insegna cosa farci, noi abbiamo solo la possibilità di relegarle nell’inconscio in modo da sopravvivere nel campo in cui cresciamo. Dovremmo. dunque, guardare alla nostra infanzia e ricordarci se i nostri genitori o i nostri insegnanti erano soliti dirci:
- dovresti essere grato per quello che hai
- non fare l’ingrato
- non hai motivo di essere infelice
- smettila di essere triste
- calmati
La repressione: un processo normale che può diventare patologico
Se c’è troppa inibizione la repressione può diventare patologica. Il problema della repressione è che queste rappresentazioni psichiche inaccettabili continuano ad agire; l’inconscio trova vie d’espressione nei sogni, nei lapsus, negli atti mancati e nei sintomi… È ciò che viene chiamato il ritorno del rimosso.
Allora la persona presenta disturbi di funzionamento della personalità. “Non ha più un modo di funzionamento normale. Alcuni esempi di sintomi di repressione patologica: una persona che si rinchiude in casa, che non può più uscire, neanche per andare a lavorare. Oppure una persona che fa pulizie per 10 ore al giorno o che controlla 20 volte se la porta è chiusa bene… E cosa dire dei Disturbi Ossessivi Compulsivi? Sicuramente sono collegati alla repressione emotiva.
Repressione emotiva nell’età infantile
I bambini che reprimono le loro emozioni trasmettono al mondo un messaggio del tipo: «Non ho bisogno di te» o, più in generale: «Non ho bisogno». E questo atteggiamento può entrare a far parte del loro modo di essere, in modo tale da portare loro stessi a credere che sia la verità. Ecco alcune tipiche frasi di adulti che sono stati bambini che si autocontenevano:
- “Non ho mai detto a mia mamma che da bambino ero terrorizzato dal buio”
- “Non ho mai detto a mio padre che avevo paura di mia madre”
- “A scuola ero profondamente infelice, ma non l’ho mai detto ai miei genitori”
Repressione emotiva e conseguenze comportamentali
Come vi ho già accennato, le emozioni represse ricompaiono sotto forma di sintomi nevrotici, malattie fisiche o comportamenti compulsivi, causando sofferenza a se stessi e spesso anche agli altri. È un po’ come il principio della fisica che afferma che l’energia non può essere mai distrutta, soltanto trasformata.
1. Comportamento severo
Chi è stato bloccato dal comportamento troppo severo dei genitori si sentirà inibito a rispondere loro, a dire delle cose, ribellarsi…di conseguenza potrà covare una rabbia che aumenterà col passare del tempo a tal punto da trasformarsi negli anni in aggressività continua verso quelle persone che inconsciamente, gli ricordano il proprio genitore, ad esempio amici più grandi, insegnanti, colleghi o datori di lavoro, ecc.
La timidezza spesso blocca tanti ragazzi e ragazze che di conseguenza si trovano in difficoltà a rivelare i propri sentimenti l’uno verso l’altra. Questo è perfettamente normale e comprensibile da ragazzi, da adolescenti, ma diventa problematico se col tempo non si riesce a superare questa difficoltà ad esprimere i propri sentimenti in quanto potrà pregiudicare i rapporti sentimentali futuri.
2. Comportamenti iperprotettivi
Un atteggiamento iperprotettivo verso i figli può bloccare le loro scelte, i loro desideri e la loro libera espressione in ogni campo. Può far nascere dei sensi di inferiorità al bambino, oppure potrà aumentare in loro la rabbia, e il senso di oppressione generato dai comportamenti iperprotettivi. Questo disagio interiore potrà manifestarsi successivamente in malattie psicosomatiche, oppure nella difficoltà di interagire con gli altri
3. Educazione rigida e ambivalente
Un bambino che ha represso qualsiasi tipo di slancio emotivo, a causa di un’educazione rigida o ambivalente, da grande potrà avere difficoltà a lasciarsi andare, a innamorarsi, a relazionarsi con le persone. Al contrario potrà anche avere l’innamoramento facile, avere il batticuore già al primo appuntamento anche senza avere incoraggiamenti da parte dell’altro/a. In questi casi si innesca un meccanismo di sovra compensazione. Nel proprio inconscio si cerca di colmare quell’assenza di amore cercando attenzioni e amore. Così, un sorriso particolare, uno sguardo profondo, ma anche una spiccata gentilezza, dei complimenti, un senso di protezione possono far scattare una forte infatuazione o un vero e proprio innamoramento. Tipico esempio è l’infatuazione verso i propri insegnanti.
4. Comportamenti distruttivi verso sé stessi
Per quanto possa sembrare strano, in realtà, il comportamento autodistruttivo spesso è di compensazione a un’incapacità a leggere i propri stati emotivi. Di conseguenza si trova un canale di uscita delle proprie emozioni represse attraverso quei comportamenti che possono distruggere la propria esistenza, come il gioco d’azzardo, l’alcol, la tossicodipendenza, le azioni violente verso sé stessi (anche tendenze suicidarie)
5. L’aggressività verso l’esterno
Anche l’aggressività, i comportamenti distruttivi verso l’esterno e nei casi gravi le azioni violente possono essere dei modi sostitutivi per scaricare in qualche modo quelle emozioni represse che non si riesce ad esprimere nella vita quotidiana, ad esempio quando una persona “si tiene sempre tutto dentro”, questa energia accumulata e compressa, può diventare una forza devastante che come una bomba tenderà ad esplodere attraverso comportamenti distruttivi, aggressivi o violenti.
La repressione emotiva ha un costo troppo alto sia per il tuo equilibrio psicologico che per la tua salute fisica
Le emozioni non sono un nemico, sono segnali che ti invia il tuo inconscio e ai quali devi prestare attenzione. Il segreto non sta nel nasconderle, ma nel viverle intensamente e superarle. Poniti come obiettivo di dialogare con te stesso il più possibile. Chiediti come stai. E se fai fatica a farlo a mente, scrivilo su un diario. Prova a esplicitare come ti senti:
- Questa cosa mi fa stare bene
- Sono confuso in merito a questa situazione
- Sono molto nervoso in questo momento, ho bisogno di rilassarmi
Sappi che tutte le emozioni sono legittime e hanno il diritto di esistere e di essere espresse. Se accetti quello che provi, sarà molto più facile gestire i tuoi sentimenti. Le emozioni vanno difese, promosse, vissute come strumenti che hai a disposizione per crescere e per ottenere il benessere in generale. Con il tempo imparerai a viverle con maggior consapevolezza e sempre minor imbarazzo. Nessuno è perfetto!
Anche io spesso ho difficoltà a gestire le mie emozioni…mi commuovo per niente, arrossisco ancora davanti a un complimento o mi arrabbio quando qualcosa non va. Un tempo queste reazioni mi facevano sentire sbagliata. Ora so che sono parte di me. Insomma, voglio loro del bene. A prescindere dal tipo di emozione che stai provando, non giudicarla. Semplicemente, vivila e vedi dove ti porta.
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Sicuramente conosci il tuo colore preferito del momento (è normalissimo se cambia!), quando sei nato e le scarpe che preferisci indossare. Ci sono, però, tantissime cose di te che ignori completamente e per questo a volte ti senti confuso, disorientato sulle scelte da prendere o addirittura incoerente (stare con chi ti fa soffrire, procrastinare cose che a lungo termine ti fanno bene, ignorare i tuoi bisogni autentici…). In realtà, non c’è niente di incoerente nel provare desideri ed emozioni contrastanti. Anche queste sono il frutto di un “giudice severo”, perché se da un lato inneggi la forza, il controllo e la determinazione, dall’altro ci sarà sicuramente una parte di te che desidera la fuga e la perdita di controllo e che quindi spingerà verso delle condotte che sembrano remarti contro.
Tutto questo è “razionale” nella logica delle emozioni… solo che non conoscendoti profondamente, non sapendo come funziona la tua psiche, tu non puoi saperlo! Se ti va di iniziare a conoscerti davvero, sappi che ho scritto un nuovo manuale di psicologia (già bestseller), s’intitola «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», lo puoi trovare a questa pagina Amazon e in tutte le librerie d’Italia. Se hai voglia di rivendicare il tuo valore, è il libro giusto per te…e sarà il regalo più bello che tu possa farti.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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