Nell’ideale, ognuno di noi sarebbe dovuto crescere in un contesto supportivo con genitori risolti, maturi e, soprattutto, consapevoli delle proprie responsabilità. Crescendo con genitori affettivamente maturi, il bambino ha la possibilità di esprimere la propria individualità e svolgere il suo compito. Ma quale sarebbe il compito di un bambino? È dallo scorso autunno che con Psicoadvisor siamo in tour per le librerie e le biblioteche di tutta Italia e puntualmente poniamo questa domanda ai partecipanti. Tra le risposte più ricorrenti, sentiamo dire «il compito di un figlio è ubbidire ai genitori», oppure «il ruolo di un figlio è fare bene i compiti», ancora «aiutare la mamma e il papà», sentiamo anche «giocare, divertirsi…». Il compito di un figlio è porre i primi passi per dare alla luce un adulto sicuro di sé. Ma questo, il bambino, riuscirà a farlo solo se cresce con genitori che non proiettano le proprie ambizioni mancate nel figlio!
Premessa: nessun giudizio, solo rabbia e dolore
Questo articolo ha lo scopo di farti riflettere su te stesso e non di etichettare i tuoi genitori. I genitori immaturi, non sono necessariamente “cattivi genitori”. Una delle cose sorprendenti è che i genitori emotivamente irresponsabili, spesso, non sono esplicitamente anaffettivi o poco amorevoli. Molti, credono davvero di star facendo del loro meglio per crescere i figli. Capire che tipo di genitore hai avuto, ti occorre per essere più consapevole di te stesso e non per elargire condanne o giudizi.
Di certo puoi attraversare una legittima fase di rabbia nel comprendere che i genitori che meritavi, in realtà, non sono mai esistiti. Ma una volta passata questa fase, ciò che ti rimarrà è il dolore della consapevolezza. La consapevolezza che chi avrebbe dovuto amarti, sostenerti e accettarti in modo incondizionato, non lo ha fatto. E questo ha lasciato una traccia dentro te, una ferita che certamente non è dipesa da te ma della quale tu, oggi, sei il solo responsabile. Come ho scritto in un articolo del 2015, puoi diventare genitore di te stesso, anzi, puoi essere per te stesso un genitore interiore migliore del genitore biologico che hai avuto!
8 segnali che sei cresciuto con genitori immaturi
1) Hai difficoltà a dire di no
L’accondiscendenza è il primo segnale. Se nella tua vita hai difficoltà a dire no è semplicemente perché, fin da bambino, non hai avuto la possibilità di imparare a farlo! Pressioni affettive o finanche ricatti morali, ti hanno posto nella condizione in cui solo assecondando le richieste altrui potevi essere considerato e accolto. Così, hai imparato che per essere accettato, devi dire sempre di sì.
2) Più che piacere è un obbligo
Soffermati a pensare a ciò che provi per i tuoi genitori. Se senti di amare i tuoi genitori ma al contempo ti ritrovi a sperimentare molta rabbia nei loro confronti, sappi che non c’è niente che non va in te. Questo è normalissimo. Si verifica quando per anni, hai mescolato la tua fisiologica dipendenza a ingiustizie e mancanze. Altro scenario tipico, in caso di una discussione in cui senti di aver ragione, dopo terminato il confronto, potresti sentirti in colpa.
Se sei un nostro lettore di vecchia data, lo avrai capito da tempo. Quando veniamo al mondo siamo geneticamente programmati per stringere legami di attaccamento. Siamo indifesi e l’unica possibilità di sopravvivenza che abbiamo risiede nel legame. Non siamo come i coccodrilli o le tartarughe che, una volta schiuse, possono prendere il largo. No, noi abbiamo bisogno di un legame che ci tenga al sicuro nel quale far sviluppare la nostra autonomia. Il problema è che crescendo, i genitori immaturi ci concedono un’autonomia limitata. Possiamo essere liberi solo entro i confini che loro dettano, in definitiva, non siamo davvero liberi di essere noi stessi! Questa condizione implicita, genera rabbia, una rabbia alla quale non riusciamo a dare un senso compiuto, però emerge fortissima a ogni minimo screzio perché fa risuonare ogni ingiustizia del passato.
Il risultato? A volte, ciò che da adulti facciamo per i nostri genitori, lo sentiamo più come un obbligo che come un gesto d’affetto genuino e deliberato.
3) Verità nascoste
Un altro indicatore, eclatante quanto i precedenti, sta nelle bugie. Anche se ormai viviamo per conto nostro oppure abbiamo costruito la nostra famiglia, sentiamo il bisogno di omettere delle verità per non creare disappunto nei genitori. Un esempio? Se spediamo un bel po’ di soldi per un vestito, evitiamo di dirlo ai nostri genitori se questo non rientra nel loro sistema di valori. In definitiva omettiamo le cose che ci appartengono che non rispecchiano le aspettative genitoriali solo per mantenere ancora un’immagine di “bambino meritevole d’amore”.
4) Ruoli rigidi
I genitori emotivamente immaturi non riescono a tollerare le evoluzioni perché egli stessi non si sono mai evoluti. Allora, in famiglia, tendono a mantenere sempre gli stessi ruoli che, ahimé, non si fondano sulla reciprocità, non sono paritetici, bensì si fondano sulle gerarchie. Nelle gerarchie, i bisogni di uno sono sempre più importanti di quelli di un altro, le opinioni e le prospettive di uno contano di più delle tue, anche se sfidano la logica e le esperienze. Così, non importa quanto tempo è passato, quanto sei cresciuto, quanta esperienza hai fatto, in famiglia avrai sempre lo stesso posto.
5) I tuoi genitori non vedono ne’ conoscono il vero te
Questo punto l’ho messo in grassetto perché è, tra tutti, il più emblematico. I genitori emotivamente immaturi sono concentrati su se stessi, non dedicano energie o attenzioni per cercare di capire cosa provi, si limitano a investire energie per indurti a sentire ciò che secondo loro dovresti provare. I genitori emotivamente immaturi non hanno notato i tuoi sentimenti, hanno ignorato i tuoi bisogni e sottovalutato la tua legittimità di esistere come persona a sé. Ecco che, giorno dopo giorno, trascuratezza dopo trascuratezza, sei diventato per loro un estraneo. La conseguenza? Stare con i tuoi genitori diventa noioso o limitate, perché non puoi esprimerti per ciò che sei e senti davvero e… se ci provi, vieni ammonito. La tua libertà di esistere potrebbe essere letta come un tradimento.
6) Ansie e malesseri
Le conflittualità trovano sempre un modo per emergere. A volta, nella nostra consapevolezza non emerge niente di quanto scritto fin ora ma… c’è un altro indicatori che può aiutarci a riflettere su noi stessi. Se quando abbiamo in incontro in famiglia emerge ansia e agitazione, vuol dire che qualcosa non va. Sappi che quel qualcosa che “non va” va ricercato nel legame e non in te! Non è insolito che figli non amati, si sentano anche fisicamente male (soprattutto con l’espressione di malattie autoimmuni o a carico dell’apparato gastro-intestinale) quando c’è una dinamica relazionale di mezzo che coinvolge i genitori.
7) Sai che i tuoi genitori ti amano ma… non lo senti
Ecco un’altra nota dolente. Il più delle volte, chi è cresciuto con genitori immaturi non sa cosa significa sentirsi amato, accolto, accettato… Queste persone hanno una grande empatia per i genitori, nutrono un forte desiderio di aiutarli, vorrebbero fare tanto per loro e affermano di essere stati amati, tuttavia, nei loro racconti, noti che in realtà non si sono mai sentiti davvero amati.
Impara a darti tutto ciò che ti è mancato
Se l’amore incondizionato e l’accettazione sono stati assenti nella tua infanzia, puoi cominciare a concederteli tu stesso, ora che sei adulto. Prima di cominciare a lavorare su se stessi, prima di iniziare a guardarsi dentro, si può vivere in quella situazione paradossa in cui siamo circondati da persone ma ci sentiamo comunque soli e distanti, ansiosi, spaventati… Come anticipato, il problema non è “dentro di te”, ma nei legami che hai stretto nel tuo passato e… è giusta l’ora di porre rimedio. Se hai voglia di iniziare a lavorare su te stesso, valuta di iniziare un percorso psicoterapeutico e ti consiglio, inoltre, di leggere il nostro libro «d’amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce», definito da molti lettori come «un’immensa e lunga seduta dallo psicoanalista». È disponibile in tutte le libreria e su amazon, a questa pagina.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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