Uno dei bisogni primari dell’uomo è quello di vivere insieme ai propri simili. La disposizione a costruire e mantenere relazioni affettive significative è insita nel patrimonio genetico della specie umana ed è presente fin dalla nascita. Ne consegue che la paura dell’abbandono è una delle ansie più frequenti che le persone possano provare nel corso della vita. Si pensi all’angoscia di abbandono del bambino piccolo quando la madre si allontana o a quella dell’adulto di fronte ad una perdita o a quella dell’anziano che viene ricoverato in una struttura e deve lasciare la propria casa e le proprie sicurezze. La paura dell’abbandono porta con sé il timore di essere lasciati soli, di essere dimenticati, di non aver più nessuno che si prenda cura, di perdere “pezzi” della propria esistenza.
Essa scaturisce dalla sensazione di “non essere nella testa di nessuno, nel cuore di nessuno”: in assenza dell’altro che ci faccia da specchio, la paura più profonda è quella di non esistere più. Chi sperimenta l’abbandono sente di aver perso una parte di sé, e dunque ha la sensazione che la sua esistenza sia, da quel momento in avanti, priva di un senso.
La paura dell’abbandono non ha età e sesso!
La sindrome dell’abbandono può riguardare sia i bambini (specie nei confronti della madre) che gli adulti, che possono manifestare sintomi differenti, dalla dipendenza affettiva all’incapacità di sopportare persino una breve separazione. Sembra essere quasi una prerogativa femminile ma non lo è! La paura dell’abbandono può essere fortemente radicata nel subconscio dell’uomo tanto quanto quello della donna.
Certo, il ruolo svolto dalla donna nella società, rende il gentil sesso più esposto a questa paura: fino a poco tempo fa, la donna rimaneva a casa ad aspettare l’uomo che rientrava da lavoro, si aggrappava al suo uomo e il suo dovere era quello di moglie e mamma… l’abbandono determinava un danno sociale/economico oltre quello emotivo. La società si è evoluta e le condizioni sono molto cambiate, si può affermare che la paura dell’abbandono non ha più sesso e può colpire, in modo indistinto, uomini e donne.
La paura dell’abbandono si insinua silenziosa durante l’infanzia
La paura dell’abbandono nasce nell’infanzia. Non origina necessariamente da traumi o eventi drammatici, da vero e proprio abbandono o perdita di una persona cara. Può anche derivare dalla sensazione ripetuta di insicurezza provata da bambini: il bisogno di essere coccolati, protetti, compresi non è stato soddisfatto abbastanza. Il bambino si è sentito costantemente lasciato da solo, non amato, rifiutato, incompreso, giudicato, umiliato, trascurato, oggetto di rimproveri ingiustificati. “Non valgo nulla, non merito di essere amato, prima o poi gli altri mi abbandoneranno” pensa.
Queste esperienze durante la prima infanzia possono generare, nell’adulto, un forte timore dell’abbandono. Quando la paura dell’abbandono raggiunge livelli invalidanti, l’individuo affetto potrebbe non riuscire a instaurare relazioni sane e paritetiche.
Altro caso tipico
Se durante l’infanzia il fanciullo subisce abusi fisici, morali (minacce di vario genere) o abusi sessuali, la mancanza di un riparo adeguato può far percepire al bambino la sua famiglia e la sua casa come un luogo poco sicuro…. il bambino non riesce a elaborare tutto questo e finisce per convincersi che è lui sbagliato! Il suo sentirsi inadeguato innesca la paura dell’abbandono: il bambino non si sente meritevole d’amore, di conseguenza, la sua “logica” lo spingerà a pensare che può essere abbandonato. Una volta adulto, quel timore ha ormai lasciato una ferita indelebile che può influenzare negativamente ogni relazione, non solo di tipo amorosa ma anche sociale e professionale.
5 segnali che hai paura di essere abbandonata/o
La vita ci chiede di non fermare il divenire delle cose, il fluire, il dinamismo dei cambiamenti, perché sarebbe contro la vita stessa. Ogni volta che infrangiamo questa regola otteniamo l’esatto contrario di ciò che speravamo: infelicità nostra e dell’altro, rapporti morbosi, situazioni caotiche.. Diciamo che fino ad un certo punto la paura di essere abbandonati è comune, il problema sorge quando questa sofferenza va ad intaccare tutte le relazioni future, dato che si tenderà a ripete lo stesso modello relazionale: “non valgo nulla, non merito di essere amata/o, quindi sicuramente tutti prima o poi mi abbandoneranno“.
Talvolta la paura dell’abbandono può essere inconscia, cioè potresti aver paura di essere abbandonata/o ma non essere consapevole di essere vittima di questo timore. In questo caso, ci sono dei campanelli d’allarme da analizzare. Ecco cinque esempi tipici:
1. La chiamata senza risposta
Scenario tipico: provi a telefonare il tuo partner e lui o lei non ti risponde, la prima cosa che fai è pensare a qualcosa di tragico come un incidente o peggio, la morte.
2. Dire sempre sì
Essere accondiscendenti su tutto e dire sempre sì alle richieste del partner (o della propria mamma!), anche a quelle che si considerano inappropriate, spiacevoli, ingiuste o eccessive. Lo scenario tipico: per accontentare una frivola richiesta del partner rimandi senza riserve un appuntamento che ti farebbe stare bene.
3. Fare paragoni… insensati!
Paragonarsi al proprio fratello/sorella, paragonarsi alle ex o alle potenziali pretendenti del partner. Vedere nelle colleghe (o colleghi) di lavoro del partner delle potenziali minacce.
4. Richieste irragionevoli di tempo
Se il tuo partner sta giocando al videogame, potresti addirittura provare un pizzico di angoscia o frustrazione, perché pensi che potrebbe trascorrere quel tempo con te! Ok, questo può essere un po’ esagerato… tuttavia, si può innescare qualcosa di simile se, a fine serata o quando il partner sta uscendo di casa, provi una certa ansia da separazione e una sorta di paura di rimanere sola/o.
5. Atteggiamento negativo verso la relazione
C’è chi, per la paura di essere lasciati, decide di fare qualsiasi cosa per sabotare il rapporto e quindi gioca d’anticipo. In questo caso si innesca un atteggiamento disfunzionale degno di nota: ti lascio, non ti lascio…. chi ha paura dell’abbandono può iniziare a sabotare il rapporto sia in modo diretto (semplicemente lasciando l’altra persona senza alcuna causa concreta) sia in modo indiretto (portando il partner allo sfinimento).
Liberarsi dalla paura di essere abbandonati
Non si può sperare di risolvere o mitigare qualsiasi problema senza la presa di coscienza. Bisogna capire come funzionano certi meccanismi, cosa succede nelle proprie relazioni, le cause e le dinamiche di tutto questo. Come avrai capito, le cause della paura dell’abbandono sono fortemente radicate. Per liberarsi da questo timore è necessaria una profonda elaborazione del proprio vissuto oppure, a ritroso, lavorare sulla stima di sé. Se il bambino non sapeva di essere meritevole d’amore, l’adulto deve sapere di esserlo e comportarsi di conseguenza. Facile da dire…hai ragione, ma è anche vero che questo mal di vivere va elaborato!
La paura dell’abbandono può sfociare in rapporto di dipendenza emotiva, chi ha paura dell’abbandono probabilmente non riesce a instaurare un autentico rapporto intimo, si ritroverà spesso ad affrontare ansia, inadeguatezza e sfiducia.
L’amore dovrebbe essere un sentimento reciproco, da costruire insieme, non certo un trofeo da vincere dopo aver superato una serie di prove
Se sei innamorata/o di un persona che non ti ricambia, smetti subito di pensare che se ti impegnerai abbastanza, lui/lei alla fine capirà che sei quella/o della sua vita. Allo stesso modo, se soffri perché qualcuno/o ti ha rifiutato, non nutrire la convinzione di non essere abbastanza per lui/lei. Chiediti se lui/lei era abbastanza per te. L’amore deve essere facile. La narrazione eroica lasciala ai film. Nella vita vera trova una persona che ti ami come sei, senza condizioni. Per trovare l’amore, devi essere in grado di amare te stessa/o. Non ci sono scorciatoie, non ci sono ricette o formule magiche.
E se ancora pensi di non meritare amore…
Se la sensazione di non meritare l’amore degli altri persiste, prova a fare questo esercizio. Immagina di avere i genitori migliori del mondo, i più affettuosi e attenti, quelli che forse non hai avuto ma che avresti voluto avere. Immagina che ti dicano ciò che hai sempre voluto sentire su di te: che sei in gamba, che sei la persona migliore del mondo, che sono orgogliosi di te, per esempio.
Prenditi un momento per riflettere sulle affermazioni di cui avresti avuto bisogno per sentirti forte e sicura/o di te. Poi ripetile ad alta voce come se fossero loro a pronunciarle. Diventa il genitore di te stessa/o che non hai mai avuto. Rimetti a posto quel tassello mancante nel tuo sistema di credenze. Adesso sei adulta/o, hai il potere e il diritto di amarti e di stare bene con te stessa/o…tu hai un valore, non dimenticarlo MAI.
Se è vero che siamo la sintesi di tutti i nostri vissuti, è altrettanto vero che possiamo aggiungere dei vissuti correttivi al nostro bagaglio evolutivo. Abbiamo la possibilità di fare nuove esperienze a disconferma di ciò che abbiamo appreso durante l’infanzia. Se nell’infanzia abbiamo maturato un’immagine di sé indegna d’amore e inaccettabile, possiamo rielaborare il passato per esplorare il mondo in modo diverso e iniziare a vedere noi stessi con nuovi occhi e nuove consapevolezze. L’età adulta è l’età della maturità, sta a noi comprendere i nostri vissuti e capire cosa vogliamo fare nella nostra vita. Sta a noi capire se vogliamo rimanere in una mente sofferente o evolverci.
Si nasce due volte, la prima quando vieni al mondo e la seconda, quando decidi di volerti bene
Questa celebre frase è la citazione di apertura del mio primo libro e anche l’aforisma di chiusura del mio secondo manuale di psicologia. Allora, inizia ogni giorno con un sentito e profondo «mi voglio bene». Non devi pronunciarlo, ma devi sentirlo, puoi imparare a sentire l’amore che nutri per te stesso perché egli è già lì, da qualche parte.
Come avrai capito, quando riuscirai a far entrare le scienze psicologiche nella tua vita, tutto assumerà un significato diverso, riuscirai a sperimentare modalità di esistere del tutto inedite e ti sorprenderà scoprire quanti meravigliosi doni può tenderti il tuo “groviglio”. Mi sono presa due anni per scrivere i due manuali di psicologia che io stessa avrei voluto leggere prima ancora di iscrivermi alla facoltà di Psicologia! Adesso sta a te. I titoli sono: «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» e «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce». Se ti senti solo, ti consiglio di iniziare da questo: d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce, mentre se sei molto sensibile e le emozioni sono troppo intense, inizia dal primo. Li trovi in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo:
- D’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce, a questa pagina Amazon
- Riscrivi le Pagine della Tua Vita, a questa pagina Amazon
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Se ti piace quello che scrivo, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Se ti piacciono i nostri contenuti, seguici sull’account ufficiale IG: @Psicoadvisor
Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*