Se sei abituato a “buttarti giù”, se hai delle “voci interiori” che ti sminuiscono (magari in famiglia ti hanno trasmesso quella mentalità), tenderai ad essere rassegnato e sfiduciato. Vedrai la vita con pessimismo, e ti accosterai a possibili relazioni con paura, invece che con fiducia. Soprattutto, tenderai a non mettere in discussione i tuoi limiti, a credere che essi ti definiscano, e che non puoi sfuggirgli: ma non è così. La vita è continuo cambiamento, e noi stessi cambiamo in continuazione: per cui il miglioramento è sempre possibile. Ma attenzione: migliorare non vuol dire “diventare un altro”, ma diventare una versione migliore di te stesso. In altre parole, migliorare significa diventare quello che sei destinato ad essere, esprimere tutto il tuo potenziale (la maggior parte delle persone vive solo una piccola parte del proprio potenziale, ed è anche per questo che – come disse Henry D. Thoreau – “vivono vite di rassegnata disperazione” ).
Anche quando fallisci, non vuol dire che sei sbagliato
Se hai provato tante volte ad andare incontro agli altri, o ad approcciare qualcuno che ti piace, e ti è sempre andata male, magari hai concluso che sei sbagliato e non hai speranze. Però è possibile che l’errore non sia in te, ma nel modo in cui ti approcci, nelle tue convinzioni, o in scelte disfunzionali:
Per esempio, puoi essere attratto solo da persone che non ti vogliono (e ignori quelle interessate a te), quindi credi di essere brutto e non desiderabile. Eppure, se ti rendi conto che sei proprio tu a scegliere quelle persone (seppur inconsciamente), sei pienamente in grado di “smontare” questa tendenza. Se realizzi che sono tu a scegliere sempre persone di quel tipo, puoi fare scelte diverse, basate meno sull’attrazione istintiva e più sulla compatibilità.
Attento a chi ti soffoca la speranza
Oltre a coloro che si buttano giù da soli, o che vengono condizionati dalle “voci negative” nella loro mente, ci sono in giro parecchie persone che rifiutano ogni visione ottimista o possibilista, preferiscono crogiolarsi nel loro vittimismo, e cercano di convincerti che valga anche per te: “Dammi retta, non c’è speranza, se sei X o non sei Y tanto vale arrendersi”.
Diffida di queste persone: intanto perché generalizzano, e poi perché di solito vogliono “farti affondare” con loro. In genere sono persone che si sentono fallite, e mal sopportano che altri possano fare meglio di loro, quindi tendono a scoraggiarli. Si riconoscono anche per le loro posizioni rigide, non sanno mettere in discussione le loro teorie, anzi ti attaccano se fai notare le loro incongruenze.
Attento alle generalizzazioni
Chi generalizza in modo rigido sulle persone, e specialmente sull’altro sesso (“Gli uomini sono tutti così”, “Le donne fanno sempre cosà”…), compie un grave errore: certo ci sono comportamenti più diffusi, ma nella realtà non ci sono criteri assoluti che valgano per tutti. Ognuno è unico, e solo riconoscendo la sua unicità possiamo capirlo (e relazionarci efficacemente con lui o lei).
Non identificarti con i tuoi limiti
Non aggrapparti ai tuoi (presunti*) difetti – bruttezza, grassezza, mancanza di sicurezza, ecc. – pensando che ti precludono ogni possibilità. Se tu provassi a conoscere tante persone, scopriresti che hanno tanti bisogni diversi – e tra questi ce ne saranno sicuramente alcuni che puoi soddisfare. E se puoi soddisfare i bisogni di qualcuno, sarà interessato a te ed a quello che puoi offrirgli. Dico “presunti” perché spesso vediamo noi stessi peggio di come realmente siamo: crediamo di essere più brutti, più incapaci, più stupidi, meno interessanti e più insignificanti di quello che siamo. Il problema di sottovalutarsi, di credere di “non essere abbastanza”, è forse il più diffuso tra gli esseri umani.
Invece di commiserarti per quello che non sei o non hai, dedicati a sviluppare le tue qualità: quando Beethoven è diventato sordo, non si è arreso ma ha continuato a comporre, creando musiche tra le sue più belle (per esempio la celebre Nona Sinfonia). L’esempio di Beethoven mostra chiaramente come siano le nostre qualità a definirci, non i nostri limiti. Dei grandi personaggi non ricordiamo le loro mancanze, ma il loro contributo all’umanità. Quando vai incontro a qualcuno brillando della tua luce, è questa che viene notata, non i tuoi difetti: un sorriso radioso fa passare inosservata una dentatura irregolare (se non per le persone più superficiali o critiche, e costoro è meglio perderli che trovarli). L’errore che fanno in molti è di nascondere la loro vera natura quando vanno incontro agli altri:
- restano chiusi in se stessi
- non si rivelano per paura di essere sbagliati o di venire criticati
- oppure recitano una parte, risultando falsi e artificiosi.
- Vengono quindi percepiti come amorfi, spenti e insignificanti; ed è per questo che vengono ignorati, non per le loro mancanze.
Sei un perdente solo quando scegli di esserlo
I tuoi limiti non determinano se sei un perdente o uno “sfigato”. Per me, sei sfigato o perdente solo quando rimani nel vittimismo, quando piagnucoli sui tuoi problemi e te ne freghi di quelli altrui (atteggiamento che induce gli altri ad allontanarsi).
A persone come Stephen Hawking (paralisi), Stevie Wonder (cecità), Alex Zanardi (perdita delle gambe), sono capitate gravi disgrazie: potevano amareggiarsi e piangersi addosso, invece hanno deciso di creare comunque vite produttive ed appaganti. Questi tre esempi (ma sono innumerevoli le persone che non si sono arrese ad eventi avversi) dimostrano chiaramente come i nostri limiti non definiscono la qualità delle nostre vite: sono le nostre scelte a farlo, ed a determinare se viviamo da sfigati o meno.
“I nostri limiti non definiscono la qualità delle nostre vite: sono le nostre scelte a farlo”. Di fronte a questi esempi, puoi veramente pensare di essere troppo limitato per avere una vita degna e interessante? Sono i tuoi difetti a bloccarti, o sono piuttosto le tue paure e le tue convinzioni negative?
Non combattere chi desideri
Ci sono molte persone che vedono il sesso opposto come un “nemico”, lo temono e lo disprezzano, anche se desiderano intensamente essere voluti e amati da loro. Ma ovviamente questo è fallimentare: la negatività provoca reazioni negative (e non pensate che le donne siano attratte dagli stronzi, ciò che le attrae è ben altro).
Parafrasando uno slogan del ’68, “Se volete l’amore, non fate la guerra”. Quindi se volete essere benvoluti, apprezzati e desiderati dall’altro sesso, è necessario andargli incontro in modo positivo. Disfatevi dei vostri pregiudizi e avversioni, rendetevi conto che hanno ben poco a che fare con la realtà (non esistono “gli uomini” o “le donne”: esistono individui, ognuno unico e differente).
Nella vita incontrerete uomini stupendi ed altri detestabili, donne deliziose ed altre insopportabili; poiché non è possibile cambiare gli altri, l’unica via saggia è avvicinarsi a coloro che ci fanno stare bene ed allontanarsi da quelli che ci fanno stare male. Spetta a noi fare questa scelta, non a loro adattarsi a quello che noi vorremmo.
Riconoscere la propria responsabilità
Per poter cambiare, è indispensabile riconoscere la propria responsabilità:
- Siamo almeno in parte responsabili di quello che ci accade. Se scelgo di agire – per esempio vado a una festa o dichiaro i miei sentimenti – mi espongo sia a rischi che opportunità; se scelgo di non agire, evito i rischi ma perdo anche le opportunità. Quindi le mie scelte contribuiscono alle conseguenze.
- Siamo completamente responsabili per come reagiamo a quello che ci accade. Qualsiasi cosa mi succeda, sta a me decidere come reagire e affrontare l’evento. Sono io a decidere il significato che quell’evento ha per me (poiché tutto è relativo, uno stesso evento viene valutato in modo diverso da persone diverse), e cosa voglio trarne (uno stesso evento può essere visto come una sconfitta o un apprendimento).
Quando riconosciamo queste responsabilità, riconquistiamo il nostro potere, ovvero la possibilità di fare le scelte più utili per noi (potere = possibilità). Come detto prima, invece, negare la responsabilità (“Non dipende da me; non è colpa mia”) ci priva del potere (se non dipende da me, allora non posso farci nulla). Non dico queste cose per farti sentire in colpa se finora sei stato passivo o vittimista, ma per ricordarti che hai sempre delle possibilità di essere più felice, e per incoraggiarti a prenderti cura della tua vita (e peraltro, se non lo fai tu, chi lo farà la posto tuo?).
Scegli di agire
Una volta riconosciute le proprie responsabilità, e quindi ripreso in mano il proprio potere, si può iniziare a porsi delle “domande da creatore” (ovvero quelle che portano ad uscire da un ruolo passivo, e spingono a vivere da protagonista della propria vita):
- “Cosa voglio ottenere nella mia vita? Quali sono gli obiettivi che più mi stanno a cuore?”
(è importante focalizzarsi non su quello che si pensa di dover fare, o che gli altri dicono sia importante, ma su quello che davvero è importante per noi, che accende le nostre emozioni) - “Cosa sto facendo per realizzare concretamente quegli obiettivi?”
(per molte persone la risposta sarà “Non molto” o “Nulla”; va bene lo stesso, l’importante è non abbattersi e cominciare ad agire) - “Cosa potrei fare per raggiungere quegli obiettivi?”
(è utile pensare in termini di piccoli passi progressivi, non di grandi balzi)
Ovviamente questi sono solo alcuni esempi. Altre fonti di ispirazione (che ti spingono ad entrare in azione, a rischiare, a perseguire i tuoi desideri) possono essere: la vita di personaggi che ammiri, ricordarsi i sogni che avevi da giovane, provare a fare le cose che più ti fanno paura…
In sintesi
Le relazioni sono probabilmente la parte più significativa dell’esistenza; sono quello che più dà senso alla vita. Sarebbe un peccato perdersi questa esperienza preziosa perché ci facciamo bloccare dalle nostre paure. Finché si fa la vittima nulla cambia, niente si risolve. Se invece ci si impegna per capire i propri problemi, per risolverli, per evolversi, la propria vita migliora di conseguenza. Chi semina raccoglie (o meglio, chi semina in modo costruttivo prima o poi raccoglie).
Quelli che vi dicono il contrario, i pessimisti radicali, i disfattisti ostinati, che vogliono convincervi che “Tanto non cambierà nulla”, lo fanno per difendere il proprio status quo, la propria vita misera. Non vogliono vedervi felici, perché se ciò accadesse metterebbe in discussione le loro convinzioni fallaci. Hanno troppa paura della vita per vivere davvero, e così sopravvivono; non fare lo stesso errore. Ricorda sempre…Non sei definito dai tuoi limiti ma dalle tue qualità.
Inizia a essere tu per primo il fan di te stesso
Sai una cosa? In tutti noi esiste un po’ di paura di non essere abbastanza, anche la persona che si teme maggiormente, o la persona più fredda e dura che si conosce, almeno una volta si è sentita inutile, imperfetta, insicura. Anche a me è successo tante volte di sentirmi fuori luogo…quante volte avrei voluto avere una bacchetta magica per sparire. Poi ho imparato ad apprezzare e amare le mie imperfezioni.
Quindi, piuttosto che preoccuparci di sentirci fuori luogo, di dire una battuta fuori luogo, di non riuscire a superare un colloquio, impariamo a occuparci delle cose in modo disincantato…senza colpevolizzarci, senza rimuginare. Non dimenticare mai: ogni giorno siamo chiamati a compiere un viaggio di 1440 minuti esatti, né uno di più, né uno di meno. Non possiamo dunque sottrarci allo scorrere del tempo ma possiamo sottrarci a tutti quei meccanismi disfunzionali che non ci consentono di vivere la vita appagante!
Quindi, “ecchisenefrega” se qualcosa può andare storto! Impara a farti scivolare qualsiasi valutazione negativa, fatti scivolare tutto addosso…..e ti assicuro che ti sentirai più leggero. Non dimenticare mai che anche se certi giudizi arrivano dalle persone a te care, non è detto che siano giusti; loro non sono te. Divertiti, affronta le cose con un po’ più di leggerezza, ma soprattutto non lasciarti vincere passivamente dalla vita, vivi rimanendo sempre te stesso, ciò che sei. Impara la mattina a guardarti allo specchio, a sorridere e ad amarti un po’ di più ogni giorno, perché la persona che vedi riflessa e che per prima snobbi a volte con disgusto, dopo essere caduta innumerevoli volte si rialzerà e affronterà con coraggio ogni cosa.
Nel mio libro «D’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce» ti spiego come prendere in mano le redini della tua vita. La vita è fatta di tante piccole cose a cui dare il giusto peso, è partendo da queste che puoi fare la differenza. Con il libro, potrai ripristinare un equilibrio perduto: ogni pagina ti insegna a rivendicare il tuo valore di persona completa, amabile e degna di stima, ad ascoltare i tuoi bisogni e soprattutto, a farli rispettare. Se sei stanco di sentirti inadeguato ma soprattutto di raccogliere le briciole, allora è il libro giusto per te. il libro in qualsiasi libreria d’Italia o su Amazon, a questo indirizzo Ecco! Io, il libro che tanto cercavi l’ho scritto. Il resto sta a te ❤
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Se ti piace quello che scrivo, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Se ti piacciono i nostri contenuti, seguici sull’account ufficiale IG: @Psicoadvisor
Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*