Vorrei condividere con voi una vecchia conversazione con una mia amica….”Sai, ultimamente sono molto stressata. Sto valutando di fare un corso di meditazione, magari il mio stress diminuisce” E lei mi risponde “Ma che stress, il tuo vero problema è che spendi troppo per cose inutili!” Quante volte sarà capitato anche a te: parli, il tuo interlocutore ascolta ciò che dici ma non lo processa, poi si limita semplicemente a seguire un copione prestabilito nella sua mente che a volte non ha nemmeno dei punti di contatto con quello che hai detto. E del mio stress? Si riduce al giudizio… al fatto che spendo troppo. Mah, ti pare una risposta sensata? Eppure ti garantisco che una persona mi ha risposto così!
Questa persona, come tante del resto, non comprende l’interazione come qualcosa che arricchisce, ma come una battaglia da vincere a tutti i costi, in cui uno deve avere ragione mentre l’altro ha torto. Tornando allo scambio riportato in precedenza, le mie intenzioni (di fare meditazione) e il mio problema (lo stress) non sono stati minimamente considerati dall’interlocutore che è passato a un virtuale “contrattacco” del tutto privo di senso.
Uno dei segreti che ci insegna la filosofia buddista per riscoprire la pace spirituale è di non giudicare o criticare, mai.
E’ probabilmente uno dei principi più difficili da applicare dato che siamo portati a criticare, a giudicare per natura. Vediamo qualcosa che non ci piace o non soddisfa le nostre aspettative e valori, e lo critichiamo immediatamente.
E’ quasi impossibile evitare le critiche dalle persone che ci circondano; soprattutto quelle distruttive e ingiuste! Ciò, però, non significa che non siano dolorose. Quando siamo oggetto di giudizi possiamo sentirci imbarazzati, arrabbiati o addirittura indegni e incapaci. Infatti, Winston Churchill paragonò la critica al dolore fisico e non sbagliò di molto, dato che un recente studio ha dimostrato che le esperienze di rifiuto, il giudizio e l’umiliazione vengono processati nella stessa area cerebrale che processa il dolore fisico.
16 ragioni per cui veniamo criticati ingiustamente
Ci siamo mai chiesti cosa si cela dietro a una critica? Ci sono vari motivi per cui tendiamo a criticare o giudicare: in genere è una forma di difesa, contro ciò che non capiamo, che ci crea disagio o ci spaventa. Capire le origini del giudizio può aiutarci ad ignorarlo, o a non farsene influenzare.
Di seguito alcuni dei motivi più comuni.
1. Si sentono minacciate da alcune delle tue qualità e utilizzano la critica come arma per cercare di equilibrare il gioco. In pratica, queste persone si sentono inferiori, quindi attaccano le tue debolezze nel tentativo di farti scendere al loro livello.
2. Sono convinte di avere diritto a un trattamento e condizioni speciali e pensano che non li stanno ottenendo. In questi casi, la persona può credere che le devi qualcosa o semplicemente è troppo egocentrica e pensa che dovresti metterti al suo servizio e, se non lo fai, ti critica per farti sentire male.
3. Amano sentirsi responsabili della situazione in ogni momento e si spaventano quando sentono che stanno perdendo il controllo. In questi casi, criticarti restituisce a loro, almeno in parte, la sensazione di controllo perché così credono di sminuirti e assumere il controllo.
4. Vogliono guadagnarci qualcosa. In questo caso è probabile che ti critichino davanti a qualcun altro, per fare in modo di sembrare migliori, sia sul lavoro che con gli amici. Un comportamento che mostra che ti considerano un rivale o un concorrente.
5. Pensano che ti stanno aiutando, perché ti offrono parte della loro saggezza o esperienza. Infatti, molte critiche dolorose possono nascondere delle buone intenzioni, anche se sono fatte nel modo sbagliato.
6. Pensano che solo i loro punti di vista siano validi, quindi ti criticano quando hai il coraggio di suggerire qualcosa di diverso, che spesso viene considerato un attacco personale, perché, nel fondo, queste persone sono spesso molto insicure.
7. Tentano di attirare la tua attenzione, ma dal momento che scarseggiano di abilità sociali e/o emotive, non riescono a farlo in modo assertivo, così finiscono per criticarti, lamentarsi o piagnucolare.
8. Cercano ammirazione e approvazione. Infatti, quando le persone pensano di essere esperte in ogni campo, criticano spesso gli altri per dimostrare quello che sanno e riaffermare la loro posizione, alla ricerca di ammirazione.
9. Sono persone frustrate perché hanno cercato di esprimere i loro propri bisogni o opinioni in modo più assertivo, ma non hai prestato attenzione e, di conseguenza, scaricano tutta quella rabbia nel giudizio.
10. Si sentono ferite dalle tue parole o azioni, forse non intenzionali, ma non osano dirlo direttamente e nascondono questa insoddisfazione sotto una critica più o meno ragionevole.
11. Stanno proiettando le loro paure e insicurezze. Infatti, quando le persone non accettano alcune delle loro caratteristiche e le riconoscono negli altri, queste generano in loro un profondo rifiuto e aprono la strada al giudizio.
12. Tentano di vendicarsi di te per qualche situazione mai del tutto assimilata, così trasformano le critiche in uno strumento di umiliazione e vergogna.
13. Hanno bisogno di sentirsi potenti, anche se questo significa passare su di te. Per raggiungere questo obiettivo, usano la critica come un bastone con il quale colpirti.
14. Hanno percepito le tue parole o atteggiamenti come una critica, così sono andati direttamente al contrattacco.
15. Ti invidiano o ti ammirano, ma non riescono ad esprimere quelle emozioni correttamente, così terminano criticando proprio quelle qualità.
16. Hanno paura del diverso. Specialmente le persone “piccole” e limitate (fragili, insicure, ignoranti, di vedute ristrette), sono spaventate da ciò che non è loro familiare. Quindi tendono a giudicare tutto ciò che appare diverso e fuori dai loro, ristretti schemi. Tra costoro troviamo spesso tradizionalisti, bigotti e fanatici religiosi. Queste persone tendono a ragionare in modo schematico, binario (“bianco o nero”, “buono o cattivo”):
Le proiezioni psicologiche
Quando qualcuno è in conflitto con se stesso, oppure ha degli squilibri emotivi, spesso “proietta” i propri problemi sugli altri (la “proiezione” è una delle difese inconsce identificate da Sigmund Freud). In pratica, queste persone vedono nell’altro problemi che l’altro non ha, o ne esagerano la presenza; l’altro diventa uno “schermo” su cui “proiettano” il proprio disagio interno: Il moralista che non ammette i propri impulsi erotici, e si convince della propria “purezza”, tende a vedere gli altri come peccatori e promiscui (attribuendo loro comportamenti che lui, in realtà, vorrebbe vivere).
La persona egocentrica sempre alla ricerca di attenzione, pronta ad accusare gli altri di egoismo appena vengono meno alle sue richieste.
La tipica persona sempre negativa e infelice, che invece di riconoscerlo (e magari fare qualcosa per migliorare la propria condizione), passa il suo tempo a criticare tutto e tutti, incapace di vedere alcun aspetto positivo, perché dominata dalla sua stessa negatività.
Come capire quando qualcuno proietta
Quando vieni accusato di qualcosa che ti sembra non aver nulla a che fare con te, è possibile che l’accusatore stia proiettando su di te qualcosa che è solo suo (attenzione però: questo è vero se la critica ti lascia più perplesso che ferito; se invece hai una forte reazione emotiva, è probabile che la critica ti riguardi in qualche modo, anche se non lo riconosci).
Quando qualcuno giudica con molta enfasi, in modo viscerale, è molto probabile che stia proiettando: una critica sensata viene solitamente espressa in modo ragionevole, mentre quando proiettiamo siamo quasi sempre preda di forti emozioni.
Convivere con i giudizi
Non possiamo pretendere da noi stessi di diventare immuni ai giudizi. Così come giudicare ci viene naturale, allo stesso modo il bisogno di approvazione è innato. Quindi ci sarà sempre una parte di noi che ci rimane male quando siamo giudicati: non disprezziamoci per questa fragilità (così facendo, aggiungeremmo giudizio al giudizio!), piuttosto sorridiamo della nostra umanità. L’importante è che la parte di noi che teme i giudizi non ci condizioni eccessivamente, e non diventi il criterio primario che guida le nostre azioni.
Se c’è qualcosa che ora puoi fare per te è… rinnovare alcune nozioni!
Puoi guardare a te stesso come farebbe un genitore fiero e orgoglioso di ciò che sta diventando il suo bambino. Puoi e anzi, meriti di essere considerato, stimato e amato. L’unico inconveniente è che gli altri inizieranno a notarti solo quanto tu noterai te stesso. Gli altri, inizieranno ad amarti davvero solo quando tu inizierai ad amarti. Ma come si fa ad amarsi? Ecco un’altra cosa semplice, proprio come camminare e parlare. Ti spiego come compiere questa grande impresa nel mio libro «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce». Ti prometto che, quando avrai letto l’ultima pagina, avrai la considerazione di cui hai bisogno. Mollerai la presa e smetterai di affannarti dietro a persone o cose che ti tormentano. Puoi trovare il mio libro in qualsiasi libreria d’Italia o su Amazon, a questo indirizzo.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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