Ogni giorno viviamo la vita come se ci conoscessimo eppure, ogni giorno dimostriamo di non essere così prevedibili, dimostriamo di non conoscerci poi così bene. Certo, sappiamo dove e quando siamo nati, conosciamo il nostro colore preferito, il piatto che ci piace di più, il film che vorremmo rivedere… ma al contempo, sono tante le cose che ci sfuggono su chi siamo. Per esempio, sai cosa ti ha spinto a innamorarti dell’ultimo tuo partner? Sai perché compi le scelte che fai? Ancora, sai perché anche se ti prefissi un obiettivo, finisci per procrastinarlo? Perché hai paura del fallimento (non tutti ce l’hanno!)? Nei casi più eclatanti, sai perché ti viene l’ansia?
Ti senti solo? Non ti senti compreso? Ti arrabbi facilmente o ti offendi? Troppo spesso cerchiamo le risposte a queste domande, fuori da noi. Tuttavia, tutto ciò che parla di noi, ha un origine interna. Ciò non significa che siamo inermi agli agenti esterni, semplicemente significa che ogni nostra risposta si attiva con un processo interiore che parla di noi e solo di noi, non è affatto univoco. Allo stimolo esterno A, potremmo rispondere in migliaia di modi, perché scegliamo di rispondere in quello? Quel modo, parla di noi, dei nostri vissuti e dei nostri apprendimenti passati! Sei ciò che sei, fai ciò che fai, perché hai imparato a essere e agire così. Con la consapevolezza di te, puoi imparare a sperimentare nuovi modi di esistere e, come afferma la mia amica e collega dott.ssa Sepe «Se vuoi essere, sarai, se non lo sei è solo perché tu non lo hai voluto». Cosa significa? Che spesso vediamo in noi dei limiti che non esistono, che sono solo frutto di apprendimenti impliciti, significa che tu hai molte più potenzialità di ciò che credi!
4 domande a cui dovresti rispondere, se vuoi imparare a conoscerti davvero
Come puoi imparare a conoscerti davvero? Iniziando a porti le domande giuste e a riflettere su te stesso. Spesso siamo così indaffarati e presi da ciò che accade, che dimentichiamo di rallentare e riflettere, siamo così sommersi dall’intensità di emozioni soverchianti che non riusciamo a coglierne l’esatta origine, perché ci sentiamo così? Questa domanda troverà sempre risposta quando imparerai a conoscerti, adesso proverò a farti riflettere con quesiti molto più semplici. Andiamo!
Quali ruoli puoi osservare nelle tue interazioni?
Alcuni di noi sembrano essersi cuciti un ruolo addosso, così tendono a comportarsi seguendo quel ruolo anche quando hanno di fronte una persona che non merita. Il ruolo che ci cuciamo addosso può essere quello della persona accondiscendente, che dice sempre sì alle richieste altrui, oppure quello della persona «No, grazie» che tiene tutti alla larga e considera gli altri non come risorse ma come seccature. Nell’ideale, dovresti arrivare a sentire la sicurezza tale da consentirti di relazionarti al prossimo con la consapevolezza giusta. Senza partire prevenuti, senza sentire il bisogno di mettere distanza o aggredire e, al contempo senza essere accondiscendenti.
Ogni volta che interagisci con qualcuno, chiediti: quale ruolo stai assumendo? Ci sono dinamiche di potere? Senti di avere il controllo o essere in balia della situazione? Sei tendente all’arroganza o all’eccessiva umiltà? Perché ti sei cucito addosso questo ruolo? Anche se la persona arrogante e la persona insicura e umile, possono apparire così diverse, entrambe hanno problemi di sicurezza. Così la prima indossa la maschera del saccente, della persona sprezzante, mentre il secondo indossa la maschera della persona accomodante. Perché parlo di maschere e di ruoli cuciti addosso? Perché queste modalità non riflettono chi sei ma solo ciò che sei stato costretto a essere in un periodo limitato della tua vita. Poi, però, hai imparato a relazionarti così con tutti, senza più badare a chi avevi di fronte.
Durante la loro crescita, chi si pone con estrema umiltà, ha dovuto più volte ignorare i suoi bisogni perché per quanti sforzi potesse fare, tutte le sue iniziative erano inibite o peggio, soppresse con forza. Ecco che, questa persona, ha dovuto quasi annullarsi per crescere, per essere accettato dagli altri importanti (persone come genitori, parenti prossimi…). Chi si pone con arroganza, ha iniziato a indossare quella maschera perché così ha trovato il suo adattamento, anche questa persona ha dovuto ignorare i suoi bisogni per troppo tempo e a un certo punto ha “imparato” a vedere gli altri come nemici da cui proteggersi e non come persone su cui poter contare. Osservando i tuoi ruoli e le maschere che indossi, puoi capire molto su chi sei stato nel tuo passato e su come i tuoi vissuti ti stanno ancora condizionando. Se un tempo dovevi ignorare i tuoi bisogni per essere accettato, oggi non è più così. Oggi puoi imparare a esprimere te stesso in molti nuovi modi, hai solo bisogno di conoscerti meglio per farlo!
Cosa ti ferisce?
Quanto ti senti deluso, offeso o ferito da qualcosa o da qualcuno, prova a riflettere sulle tue dinamiche interne. Ecco alcune domande che puoi proti per migliorare gli scambi con gli altri e conoscere meglio te stesso.
- Quali sono i comportamenti o le parole che più ti turbano?
- Come reagisci e come rispondi all’altro?
- Quando c’è un imprevisto, reagisci con calma o frettolosamente, lasciandoti guidare esclusivamente dalle tue emozioni?
- Le azioni che metti in scena, dove ti portano? Riesci a ottenere il risultato sperato?
- Cosa potresti fare di diverso?
- Di cosa hai bisogno e cosa cerchi nelle relazioni con gli altri?
- Un tuo comportamento può frenare questa ricerca?
- Cosa puoi fare per far funzionare meglio la tua relazione con…?
- Sei disposto a farlo?
Sei puntuale o ritardatario?
Rispondendo a questa domanda puoi capire se stai indossando un’altra maschera. In particolare, puoi comprendere se indossi la maschera del bambino ribelle o del bambino obbediente. Se sei sempre iper-puntuale e anzi, quando hai un appuntamento vai sempre un po’ in ansia e ci tieni a essere preciso, sappi che hai paura di deludere gli altri. Negli altri proietti i tuoi genitori che, fin da bambino, ti hanno addossato troppe responsabilità.
Da bambini o adolescenti la relazione affettiva che noi stabiliamo con i nostri genitori è pervasa da una forte emotività, che prima o tardi entrerà a far parte della nostra persona in forma di una maschera. Se chi è puntuale gioca il ruolo del bambino modello, che si affanna per fare tutto bene ed essere accettato, chi è sempre in ritardo, veste i panni del ribelle. Per il ritardatario cronico, la persona con cui ha appuntamento evoca quel genitore autoritario a cui si doveva forzatamente obbedire. Quando cresciamo, non abbiamo i mezzi per ribellarci alle pressioni ricevute e alla rigidità genitoriale, così spostiamo quell’accumulo emotivo. Inconsapevolmente, quell’emotività finisce in atteggiamenti insospettabili con la tendenza a essere impeccabilmente puntuali o cronicamente in ritardo. Così, arrivando tardi all’appuntamento, quella persona, tenta di ribellarsi! Naturalmente senza realmente volerlo o sapere ciò che sta avvenendo.
Sei nostalgico?
La nostalgia è un sentimento che ti lega al passato. Tutti possiamo pensare alla nostra infanzia con nostalgia ma non tutti siamo tendenzialmente nostalgici. Se quando vedi un vecchio giradischi, un floppydisk o la pallina del mouse, provi un forte fremito nostalgico, sappi che hai diversi vissuti irrisolti da districare. La nostalgia è un sentimento complesso, combina la tristezza della perdita con la consolazione di un ricordo fugace. Se sei una persona nostalgica, che spesso vive con una tristezza di sottofondo per ciò che poteva essere e non è stato, sappi che stai nascondendo a te stesso alcune verità sul tuo passato. Verità dolorose e difficili da accettare. Magari si tratta di esperienze dolorose, torti subiti, ingiustizie che hai ingoiato che riesci a capire “cognitivamente” ma non le hai ancora integrate nella tua parte emotiva.
La nostalgia ti proietta al passato e ti ricorda che hai qualcosa da risolvere, un’idea o una persona da lasciare andare. Questo è ancora più vero quando la nostalgia che provi, innesca in te sentimenti di solitudine, disconnessione o insensatezza.
Come liberarti delle maschere che ti hanno messo ed essere finalmente te stesso
Siamo tutti il frutto del nostro passato, siamo diventati quello che siamo a causa, (o grazie) alle esperienze che abbiamo avuto in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro, nelle relazioni. Possiamo però non limitarci a “essere la conseguenza di quello che è stato”, ma regalarci la possibilità di essere semplicemente come meritiamo di essere. Togliere via le maschere che gli altri ci hanno messo, eliminare etichette e ruoli rigidi per esplorare ciò che abbiamo davvero dentro.
Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio libro. «D’amore ci si ammala, d’amore si guarisce» In ogni pagina ti spiego come acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia. Perché come scrivo nell’introduzione del libro “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Il libro lo trovi in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo. Se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» e dell’attesissimo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi su Instagram: @annadesimonepsi
Seguire le pagine ufficiali di Psicoadvisor su Facebook: sulla fb.com/Psicoadvisor e su Instagram @Psicoadvisor