La terapia di coppia così come la conosciamo oggi ha una storia recente: è nata solo negli anni ’50. Fino ad allora, gli psicologi si occupavano esclusivamente di disagi individuali in un contesto medico e psicoanalitico. Inizialmente, la terapia di coppia si focalizzava sulla risoluzione di quelli che erano definiti «cicli di interazione negativa», cioè scambi distruttivi basati sull’insicurezza, la gelosia, la rabbia, l’attaccamento (…). Oggi il lavoro sulla coppia si è estremamente evoluto, si analizzano percezioni, emozioni, la coppia affronta un vero e proprio training alla una comunicazione assertiva.
Lo scopo? Aumentare l’intimità, la coesione, la comprensione reciproca, la sessualità e il senso di appagamento della coppia, così come superare traumi, infedeltà o lavorare su disfunzioni specifiche. Se stai pensando di iniziare un percorso di terapia di coppia per ottenere l’amore che meriti, qui ti lascio un piccolissimo assaggio, proponendoti alcune delle tecniche impiegate nelle sessioni. Ovviamente, tali tecniche, andrebbero condotte da un terapeuta esperto, acquisiscono tutto un altro livello.
1. L’ascolto attivo
Spesso, la crisi di coppia inizia perché non ci sentiamo compresi dall’altro. È così che inizia a generarsi distanza affettiva, è così che muore l’intimità, il senso di connessione e la complicità. Alla coppia viene chiesto di fare un esercizio di ascolto attivo in cui a turno, i partner si esprimono e si ascoltano in modo empatico. I primi a parlare di ascolto attivo furono Carl Rogers e Virginia Satir, lo scopo di questo esercizio consiste nel far sentire ascoltato e capito il partner. Come si fa?
Ascolta e osserva il partner per capire quali messaggi verbali e non verbali sta inviando, elabora un feedback appropriato per restituire al partner le attenzioni dovute. Nella vita quotidiana, quando l’altro parla, sicuro di prestare la giusta attenzione a ciò che dice e non rispondere frettolosamente partendo prevenuto?
Nell’ascolto attivo ci si allena all’ascolto ma anche all’espressione di sé. Il partner che comunica ciò che ha dentro dovrà farlo in modo assertivo. Spesso, nel comunicare i nostri bisogni li tiriamo fuori in forma di accusa «tu non mi ascolti mai!» potrebbe diventare «io non mi sento compreso». Usare io e non tu fa sì che il partner non scatti subito sulla difensiva. «Tu hai fatto questo, quello…» possono diventare «Mi sono sentito ferito quando…». Quando le coppie imparano a comunicare e quindi a comprendersi e ascoltarsi, i conflitti di coppia diminuiscono vertiginosamente.
2. Terapia focalizzata sull’emozione
Si tratta di un approccio psicoterapeutico che punta alla trasformazione delle emozioni, soprattutto degli affetti negativi elencati prima (rabbia, rancore, insicurezza, gelosia, frustrazione…). Le emozioni sono spesso alla base di modelli disadattivi che logorano la coppia. Partendo dalla regolazione emotiva è possibile modificare quei modelli. Come funziona?
Alla coppia verrà chiesto di identificare gli schemi disadattivi che più spesso emergono nella coppia e si analizzano le emozioni soggiacenti. I partner imparano a utilizzare questa tecnica per guarire la relazione e creare un attaccamento sicuro così da sentirsi sempre protetti. Qui, la guida di un professionista diviene necessaria, tuttavia, prima di recarti nello studio del tuo terapeuta di fiducia, puoi sforzarti di osservare i vostri momenti di conflittualità. Qual è il tema portante dei tuoi conflitti? Emerge uno schema ricorrente?
3. Il genogramma
Il genogramma è un grafico molto usato sia in terapia individuale che in quella di coppia. Il terapeuta lo usa per farsi un’idea dell’ambiente interpersonale del proprio paziente. Su questo grafico, nel caso della terapia di coppia, si segnano tre generazioni: la propria coppia, la coppia genitoriale e i nonni. Ognuno dei partner avvierà la sua narrazione rispondendo alle domande: com’era il legame tra:
- nonno e nonna
- nonni e genitori
- mamma e papà
- loro e i rispettivi genitori
Il terapeuta esperto sarà in grado di cogliere dei pattern o modelli di attaccamento che anche se all’apparenza differenti, portano profonde similitudine nascoste. Con il tuo partner, ovviamente, non riuscirai a cogliere ciò che non conosci, ma puoi soffermarti a osservare alcune cose: come comunicavano tra loro i tuoi genitori? E come comunicavano con te? Come esprimevano i propri bisogni? Vedi similitudini tra il modo in cui comunichi con il tuo partner? Questo esercizio fa capire che tu non sei semplicemente così (impulsivo, aggressivo, incandescente oppure remissivo, accondiscendente, taciturno…), ma hai dovuto apprendere quelle strategie comunicative in famiglia, per adattarti all’ambiente.
In questo contesto, potrai trovare con il partner argomenti più profondi su cui interagire, aumentando complicità e intimità di coppia. La vita di coppia non dovrebbe essere ridotta a scambi tipo «cosa c’è per cena?» oppure «hai sentito le ultime notizie in tv…?»; spesso la coppia è così occupata e presa dalle necessità quotidiane che dimentica di continuare a scoprirsi, continuare ad ascoltarsi.
4. Apprezzamenti
Ogni volta che vedo una coppia litigare, in cui i partner si offendono a vicenda avviso: «sai, per ogni aggressione che muovi verso l’altro, sei in debito di almeno 5 manifestazioni affettive!» Il fatto è che siamo molto bravi a dimenticare le paroline dolci e i gesti gentili, mentre teniamo il conto sul dolore ricevuto. Quindi, per ogni volta che subiamo un torto o un offesa, l’altro dovrà compensare con almeno 5 carinerie, solo per pareggiare i conti. Solo per far guarire l’altro dal dolore causato, solo per riguadagnare fiducia. Ogni volta che offendiamo, screditiamo o umiliamo il partner, stiamo distruggendo la fiducia che ha per noi e stiamo condannando noi stessi all’insoddisfazione di coppia.
Ci viene facile accusare il partner di aver dimenticato qualcosa ma… se quella cosa la ricorda, la condotta passa del tutto inosservata! Usiamo due pesi diversi, le condanne vanno via come il pane, giù pesantemente! La gratitudine, gli elogi e gli apprezzamenti, invece, li impartiamo con il contagocce. Un torto non dovrebbe pesare quanto cinque apprezzamenti eppure è così che viviamo l’amore (e non solo). Nella coppia, sarebbe opportuno imparare a esprimere gratitudine e apprezzare ciò che funziona bene tra voi, ciò che vi piace del partner. Prendete l’abitudine di elargire complimenti così da valorizzare il partner e anche te stesso, il fondo il partner che hai è un tua scelta.
5. Comprendere il «linguaggio d’amore» del tuo partner
Ognuno di noi si sente amato in modo diverso. C’è chi ama i piccoli gesti e chi preferisce concretezze più tangibili, c’è chi vuole doni e cene romantiche e chi la premura di trovare la casa pulita al rientro. Insomma, ognuno di noi apprezza cose diverse e percepisce i sentimenti d’amore su livelli differenti. Cosa piace al tuo partner e in che modo si sente amato? Tu fai in modo di farlo sentire amato?
6. Terapia narrativa
Quando una coppia tenta di risolvere i suoi problemi cercando delle soluzioni in autonomia, le risposte che i partner tendono a darsi contribuiscono a mantenere il problema! Un bel paradosso. Questa situazione si verifica perché i partner hanno generalmente una narrazione diversa dello stesso evento. Noi tutti, per nostra natura, tendiamo a dare una spiegazione a tutto quello che ci capita, anche a parole dette distrattamente. Il problema è che la nostra è solo un’interpretazione della realtà ma ci comportiamo come se fosse la verità assoluta.
Le coppie vanno in terapia quando le storie che raccontano di sé i partner, contraddice la loro stessa esperienza o meglio, la narrazione di uno contraddice l’esperienza dell’altro. In pratica, i partner vivono le stesse situazioni ma ne hanno una narrazione differente. Questa divergenza emerge perché i partner attribuiscono significati differenti a determinati eventi. Con un’attribuzione di significato diversa, spesso si arriva a litigare… letteralmente per l’aria fritta! In terapia di coppia, lei dice: «Mio marito nei weekend rimane sempre in pigiama, ogni santa domenica!» e poi il marito replica «ma se è successo solo un paio di volte?!».
Qual è la verità? Anche qui, un lavoro terapeutico diviene estremamente importante non per indagare la verità ma per capire le attribuzioni di significato individuali e creare una narrazione in grado di rispecchiare il sentire di entrambi. È questo lo scopo di una terapia di coppia, far sì che i partner siano sintonizzati sul sentire dell’altro oltre che sul proprio. Cosa potete fare voi? Imparare a litigare bene.
7. Litigare bene
I litigi non dovrebbero essere aggressioni rivolte all’altro, tentativi di distruggere o sfoghi sterili. I litigi dovrebbero essere un mezzo importante per riconquistare la serenità di coppia. Se non riesci a esercitare un ascolto empatico durante un litigio (perché magari è già difficile gestire le tue emozioni) cerca di farlo dopo, quando l’ascia di guerra sarà stata deposta da entrambi!
Quando siete abbastanza calmi da aprire il dialogo raccontatevi reciprocamente cosa è successo, fatelo, però, con tanta tolleranza e senza cercare di avere la meglio sull’altro, di imporre le vostre idee o di sopraffarlo. La riluttanza a giudicare e condannare il punto di vista diverso dal tuo, potrebbe essere la tua arma segreta per confrontarti al meglio e trasformare qualsiasi conflitto in opportunità di crescita. Nel dialogo, una posizione non difensiva, aperta e giudicante è il modo ideale per evitare dissapori e… infuriate. Il dialogo è anche fatto di ascolto! Ricorda il primo esercizio!
+1. La terapia individuale
Non si sta insieme all’altra perché si ha bisogno di lui/lei ma per il desiderio di condividere la propria vita con lui/lei. Questo è un punto che fa riflettere, molto spesso più che amore, ciò che proviamo per il partner è dipendenza (ma non sempre è una cosa brutta brutta! Il più delle volte è risolvibile con un lavoro su se stessi).
È stato dimostrato che la propagazione del sé (quindi l’autoaffermazione, l’emancipazione emotiva e l’autonomia) è strettamente correlata alla soddisfazione di coppia. Se sei soddisfatto di te stesso, allora lo sarai anche del partner che hai scelto. Il partner, infatti, non dovrebbe essere quello che ti è capitato una volta nella vita ma quello che continui a scegliere ogni giorno della tua vita. Un percorso di terapia individuale può migliorare le tue capacità introspettive e il modo in cui gestisci i tuoi carichi emotivi, anche quelli più difficili. Ognuno di noi si porta un universo dentro di sé, tutto da scoprire. Presumiamo di sapere tanto sul nostro conto ma ciò che vediamo è solo la punta dell’iceberg!
L’appagamento di coppia non è un’utopia
Lo so, ci insegnano che l’amore è cieco e così facendo ci dicono implicitamente che dobbiamo accontentarci di ciò che capita. Accontentarsi è sbagliatissimo e se ci rifletti, lo sai anche tu! La vita è unica e non è fatta per essere sopportata, non ci dobbiamo accontentare in amore, dobbiamo piuttosto imparare ad accogliere l’amore che meritiamo. Nel mio nuovo libro «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», ti parlo di relazioni ma, ancora di più, ti parto di te e di cosa puoi fare per te stesso per costruirti una storia d’amore appagante, lavorando sui carichi emotivi che ti porti dal passato. Come ti ho spiegato, le nostre esperienze ci rendono ciò che siamo ma noi non siamo impotenti. Sono molte le cose che puoi fare per te stesso e che puoi spiegare al tuo partner, nozioni che fino a oggi ignori. A tal proposito ti invito a leggere il mio nuovo libro «d’Amore ci si Ammala, d’AMORE si Guarisce» disponibile in tutte le librerie d’Italia oppure su Amazon a questo indirizzo. Ricorda: ambisci sempre al meglio! Io te lo auguro.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» e dell’attesissimo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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