Il concetto di trauma da tradimento è utilizzato nell’ambito della teorizzazione sul trauma, soprattutto di quello che può avere luogo all’interno di relazioni importanti per la sopravvivenza dell’individuo come quelle familiari, coniugali o quelle con le istituzioni che dovrebbero salvaguardare e proteggere l’individuo stesso. Il termine betrayal trauma (letteralmente: trauma da tradimento) fu introdotto dalla psicologa americana Jennifer Freyd nel 1991 in una delle sue presentazioni presso il Langley Porter Psychiatric Institute, intitolata: “Memory repression, dissociative states, and other cognitive control processes involved in adult sequelae of childhood trauma”.
Quando a ferirti è qualcuno che dovrebbe proteggerti
La Freyd utilizzò questo termine per indicare un tipo di trauma legato al comportamento abusante di coloro dai quali ci si aspetta di essere protetti: “Il trauma del tradimento ha luogo quando le persone o l’istituzione dalle quali un individuo dipende in modo significativo per la propria sopravvivenza, viola la fiducia o il benessere dell’individuo stesso (la sua aspettativa di essere protetto, accudito, salvaguardato, sostenuto ndr): gli abusi fisici, emotivi o sessuali che avvengono nell’infanzia e che vengono perpetrati da un caregiver sono tutti esempi di betrayal trauma (trauma da tradimento)” (Freyd J., 2008).
Nella sua teoria del trauma da tradimento, la Freyd afferma che come accade nelle situazioni traumatizzanti, l’intensità (ma anche la gravità della minaccia percepita ed il senso di impotenza che si accompagna all’esperienza) con cui viene percepita la gravità di un evento negativo, che in questo caso specifico riguarda il tradimento da parte di una persona fidata e di cui abbiamo bisogno, influenza il modo in cui l’evento negativo stesso verrà processato e memorizzato (Sivers, Schooler e Freyd, 2002).
Usando le parole della stessa Freyd, possiamo considerare il trauma da tradimento come: “un tradimento della fiducia che produce un conflitto tra la realtà esterna ed il necessario sistema di dipendenza sociale. Ovviamente, uno stesso evento può contemporaneamente rappresentare un trauma da tradimento ed una minaccia per la vita; la violenza sessuale ad esempio è un evento di questo tipo. Probabilmente anche la maggior parte dei traumi dell’infanzia sono traumi di questo tipo”.
Ancora, l’autrice definisce altre caratteristiche di questo specifico tipo di eventi traumatici:
“Il dolore psichico legato allo scoprire un tradimento, come quando si scopre il tradimento del partner, rappresenta una reazione adattiva ed evoluta, finalizzata a modificare le alleanze sociali. In generale infatti, non è vantaggioso per la riproduzione o per la sopravvivenza tornare ad avere ulteriori interazioni con coloro che ci hanno traditi. Tuttavia, se la persona che ha tradito la nostra fiducia è qualcuno con cui abbiamo bisogno di continuare ad interagire nonostante il tradimento, allora è a nostro vantaggio rispondere al tradimento in modo più blando e abbiamo essenzialmente bisogno di ignorarlo.
Quando ad esempio la persona tradita è un bambino e il perpetratore un genitore, è particolarmente importante e necessario che il bambino non smetta di comportarsi in modo tale da continuare ad ispirare l’attaccamento dell’adulto, poiché sganciarsi da un adulto dal quale dipende per la sopravvivenza, rappresenterebbe per il bambino una ulteriore minaccia alla sopravvivenza stessa, fisica e psichica. Così, il trauma infantile – a causa della sua specifica e particolare natura – rende necessario che l’informazione relativa all’abuso venga bloccata dai meccanismi mentali che controllano l’attaccamento ed il comportamento di attaccamento”.
Trauma da tradimento (della cura)
Al concetto di betrayal trauma la Freyd e i suoi collaboratori (Freyd, 1996-1999, Freyd e Birrel 2013) hanno successivamente affiancato il concetto complementare di “Betrayal Blindness e Institutional Betrayal” (letteralmente cecità verso il trauma a trauma istituzionale). Con il termine Betrayal Blindness viene indicata la mancanza di consapevolezza e di conoscenza dei fatti mostrata dalle persone verso il tradimento (Freyd, 1996, 1999). Questa forma di “cecità” può riguardare anche i tradimenti che non vengono considerati tipicamente traumi come l’adulterio, o le ingiustizie subite sul luogo di lavoro o nel contesto sociale.
Le vittime e i perpetratori possono manifestare questa forma di non-consapevolezza al fine di mantenere le relazioni sociali con persone, istituzioni e sistemi sociali dai quali dipendono, senza doverle mettere in discussione o abbandonarle. Un tipico esempio di questo può essere la reazione di negazione ai tradimenti o ai maltrattamenti perpetrati dal compagno o dal coniuge, che spesso si riscontra in donne vittime di violenza.
Un altro concetto interessante introdotto dalla Freyd è quello di “Institutional Betrayal” (tradimento delle istituzioni) termine utilizzato dalla Freyd e collaboratori (2009, 2011) per indicare gli illeciti e i misfatti perpetrati da un’istituzione a danno di individui che da essa dipendono, inclusa la mancata prevenzione o l’incapacità di fornire una risposta adeguata agli illeciti e ai misfatti agiti da altri individui all’interno dell’istituzione stessa (es. molestie sessuali).
Disgregazione della fiducia primaria nell’altro
Come abbiamo visto, l’aspetto caratteristico del trauma da tradimento risiede del fatto che il comportamento abusante viene perpetrato da qualcuno da cui ci si aspetta esattamente l’opposto: ad esempio, protezione, cura, aiuto, rispetto, accudimento.
Questo tipo di trauma investe e disgrega la fiducia primaria nell’altro; il termine “fiducia epistemica primaria” definisce «l’atteggiamento per il quale il bambino assume un orientamento pedagogico verso la comunicazione ostensiva dell’altro, trattandolo come il depositario di una conoscenza culturale rilevante». (G. Gergely, Z. Unoka, Attaccamento e mentalizzazione negli esseri umani, in E. L. Jurist, A. Slade, S. Bergner (2008), Da mente a mente. Infant research, neuroscienze e psicoanalisi, trad. it. Milano, Raffaello Cortina, 2010, p.74).
La fiducia primaria è dunque la capacità del bambino di nutrire una fiducia di base nei confronti di una figura di riferimento, considerata affidabile e sicura nel fornire indicazioni e informazioni necessarie alla sopravvivenza. Questo atteggiamento, indispensabile per la sopravvivenza e la crescita, presuppone la disponibilità a dipendere da un’altra persona, a rendersi vulnerabile, a fidarsi dell’altro.
Il tradimento di questa fiducia ha effetti molto gravi e pervasivi sulla crescita dell’individuo adulto, che svilupperà una sfiducia generalizzata nei confronti degli altri, al punto da rendergli impossibile comprendere la naturale ambivalenza delle relazioni interpersonali e portandolo a vivere in una condizione di costante diffidenza verso gli altri, ipervigilanza e timore che l’altro nutra intenzioni nascoste e malevole nei propri confronti. Avrà difficoltà nell’affidarsi e nel sentirsi al sicuro, nel riconoscere situazioni realmente pericolose, nel tutelarsi e proteggersi, nel creare legami sani.
Inconsapevolezza dell’abuso
E’ importante, per la vittima mantenere una sorta di inconsapevolezza dell’abuso quando il perpetratore è un familiare, o qualcuno da cui si dipende per la sopravvivenza. In questi casi infatti al fine di garantirsi una sopravvivenza che dipende in gran parte dalla presenza dell’altro, è di importanza cruciale restare “ciechi” all’abuso o isolarne la consapevolezza in una parte distinta della coscienza e della memoria, al fine di poter mantenere attiva la relazione di attaccamento.
Questo comportamento, lo si nota frequentemente anche tra gli adulti ad esempio nelle situazioni in cui, all’interno di una relazione di coppia, il partner che subisce gli abusi o il tradimento, isola e circoscrive la consapevolezza della gravità e nocività di certi comportamenti, al fine di poter riuscire a mantenere in piedi la relazione, poiché una rottura rappresenterebbe un rischio o creerebbe gravi difficoltà di natura emotiva, sociale ed economica, molto difficili e dolorose da fronteggiare.
Paura e percezione del tradimento della cura
Tipicamente, la paura percepita durante un evento traumatico rappresenta la dimensione fondamentale del trauma, ma la Freyd considera come dimensione altrettanto importante anche la percezione del tradimento (2001), come indice di gravità delle conseguenze psicologiche; le esperienze traumatiche infatti differiscono tra di loro relativamente al contesto in cui avvengono ma anche alle caratteristiche e alla percezione del tradimento da parte del perpetratore.
Dove le esperienze di abuso subito da figure di accudimento che dovrebbero proteggere l’individuo, mostrano un potenziale traumatizzante maggiore, riscontrabile nella gravità ed intensità delle conseguenze psichiche mostrate del sopravvissuto. Ad esempio, la percezione del tradimento riferita dal sopravvissuto è maggiormente predittiva sia dello sviluppo di PTSD (Disturbo da Stress Postraumatico) che di sintomi dissociativi, rispetto alla sola percezione della paura in individui che hanno subito abusi sessuali nell’infanzia (DePrince, 2001) e numerosi studi hanno fornito indicazioni del fatto che la percezione del tradimento rappresenta una dimensione importante, associata alla maggiore tossicità e pericolosità di un evento traumatico (Kelley et al., 2012).
Il concetto di betrayal trauma spiega molto bene la maggiore gravità degli esiti post traumatici presenti negli individui che hanno subito abusi in età infantile da genitori o familiari, ed in quelli che hanno subito – in età adulta – abusi da parte di figure di riferimento importanti (ad esempio il coniuge o un mentore).
Questo proprio perché la percezione del tradimento della cura, protezione e guida in un contesto di relazione non paritaria o di franca dipendenza dall’altro, pone il sopravvissuto in una condizione paradossale, in cui la necessità di mantenere la relazione è in assoluta contraddizione con la paura ed il dolore sperimentati al suo interno. Questo paradosso viene spesso “risolto” attraverso la negazione, la “cecità” agli eventi abusanti ed il successivo necessario “isolamento” degli aspetti spaventosi e dolorosi in aree della coscienza che vengono “disattivate” al fine di poter mantenere la relazione.
Il trauma da tradimento è dunque profondamente sovversivo, sospinge l’individuo in direzioni opposte, fa sentire sperduti, minacciati, soli, senza più alcuna protezione e provoca intense emozioni di paura, perdita, confusione e disperazione.
La frammentazione emotiva del sopravvissuto
Dobbiamo inoltre ricordare che quando ha luogo un evento traumatico, il cervello inizia a funzionare in modo peculiare: le aree del cervello deputate a gestire la paura si attivano intensamente e restano iperattive, creando uno stato di costante ipervigilanza ed iperattivazione neurofisiologica, in una condizione di costante allerta come di fronte ad un imminente pericolo.
Quando ci si sente così, non si è in grado di ragionare normalmente, di pensare o prendere decisioni lucide; la continua percezione di una minaccia e la paura alterano il funzionamento normale di tutto il sistema. Ci si sente come se ogni cosa fosse difficile, come se ci fosse pericolo dietro ogni angolo. La fiducia è perduta, o si è incapaci di bilanciare la fiducia negli altri.
Si perde la capacità di stabilire confini sani, di avere relazioni equilibrate, di credere in se stessi e di prendersi cura di sé. Le emozioni sono molto intense, le capacità di fronteggiarle sono ridotte e facilmente ci si sente fuori controllo: questa è l’esperienza del trauma da tradimento, un trauma complesso, legato alla relazione di fiducia o dipendenza dall’altro.
Questo tipo di trauma, in generale il trauma complesso (J. Herman, 1992) è particolarmente grave nei suoi esiti perché avviene all’interno di una relazione di fiducia ed è ripetuto; è in grado di distruggere la fiducia nelle relazioni primarie, provocando enormi livelli di stress e portando alla frammentazione emotiva del sopravvissuto con gravi conseguenze sulla sua salute fisica e psichica e sul suo funzionamento come individuo: quelle della disregolazione emotiva e della disconnessione relazionale sono infatti le due grandi aree di disfunzionamento indotto dal trauma relazionale.
“D’Amore ci si ammala, d’Amore si guarisce”
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