Forse non sempre ne siamo consapevoli, tanto siamo abituati a conviverci, ma spesso dentro di noi si insinua un modo di “sentire” molto doloroso che spesso arriva a determinare le nostre azioni, le nostre scelte, la nostra vita. «Ti rendi contro della gravità di ciò che hai fatto?», «È una tua responsabilità, io me ne lavo le mani»: che ce le dica un partner o un capo al lavoro, frasi come queste non possono lasciarci indifferenti.
Sì, perché alimentano un motore potente nelle nostre vite interiori, il senso di colpa, «la sensazione sgradevole», come lo definisce il Dizionario Internazionale di Psicoterapia (Garzanti), «di avere commesso un danno o di aver trasgredito una norma socialmente condivisa». I motivi portano a instillare un senso di colpa sono da ricondurre alla nostra storia personale (sebbene sorga dopo le emozioni primarie, ha a che fare anche con la nostra infanzia) sia alla cultura in cui siamo cresciuti.
Alcuni sensi di colpa sono proprio stimolati dalla società in cui viviamo: pensiamo, ad esempio, al paradosso per cui alcune donne si colpevolizzano quando trascurano il lavoro a favore della famiglia e viceversa. Ma ce n’è per tutti i gusti, 50 e più sfumature di sensi di colpa, alcuni consci, altri totalmente inconsci.
Il senso di colpa non è altro che una paura
Una paura certamente di quelle più insidiose che potrebbero indurci a vivere le nostre vite come poco dignitose, poco amabili e desiderabili. La paura a cui mi riferisco è quella di non essere considerati positivamente dagli altri, e poi da se stessi, ed è legata al senso di colpa. È il dolore di chi non ha abbastanza stima di sè ed equivale alla consapevole,o meno, accusa verso se stessi di essere sbagliati, di non valere abbastanza, di essere inadeguati alla vita, per una propria colpa. È un vissuto molto doloroso che spesso si nasconde nei sintomi legati all’ansia e all’angoscia
Il tema centrale di cui si compone questa paura, quella di non valere agli occhi degli altri o di poter essere considerato in modo negativo, è certamente legato ad una incertezza emotiva sul nostro valore sociale, relazionale, sulla percezione di noi stessi insieme a quella di chi vive intorno a noi.
Se riflettiamo bene questa paura non può che avere origini se non nella nostra memoria emotiva e affettiva. Come esseri umani, a differenza di altre specie animali, noi nasciamo come persone non in grado di sostenersi in modo autonomo e per molto tempo (diversi anni) siamo inadeguati alla vita se non veniamo sostenuti da altri esseri umani adulti, in grado, invece, di prendersi cura di noi.
Effettivamente il nostro cervello alla nascita non è ancora completo, continuerà a svilupparsi per molti anni ancora e per tutto questo tempo “siamo realmente inadeguati e inadatti alla vita sociale”. (Lucio Della Seta)
“Come può una condizione simile che dura per anni non lasciare alcuna traccia nel nostro modo di pensare e di sentire?”
Probabilmente un bambino imparerà presto che per stare bene sia necessario ricevere il bene da parte degli altri. Come sia probabile che svilupperà un pensiero che dice che servirà “comportarsi bene” o piacere agli altri per ricevere amore.
Non è quindi da escludere che in questa fase possa formarsi il pensiero che ciò che gli altri pensano di noi sia una parte fondamentale e integrante per la nostra sopravvivenza. E se a questo leghiamo esperienze di rifiuto, colpevolizzazioni, abusi, trascuratezze, abbandono a cui tutti, in modo più o meno intenso, siamo sottoposti, c’è una reale possibilità che questo vissuto diventi una parte fondante del nostro Sè. E quanto più facciamo esperienze di questo tipo e tanto più sono intense, più si radicherà il vissuto di senso di colpa.
Quel disperato bisogno di approvazione
Temiamo il giudizio altrui e questo ci costringe a muoverci costantemente secondo le aspettative che crediamo abbiano gli altri nei nostri confronti, senza mai chiederci cosa vogliamo e cosa desideriamo realmente. Ecco perché molte delle nostre idee dominanti sono disfunzionali! Perché ci mettono in una condizione di sfida per la quale dobbiamo essere sempre all’altezza di ogni situazione, dobbiamo rispondere alle aspettative altrui, dobbiamo essere produttivi, dobbiamo renderci rispettabili agli occhi degli altri e dobbiamo fare più del necessario per essere apprezzati. Vediamo insieme come suonano alcune idee e prova a riconoscerti in una di queste:
- Io ho assoluto bisogno di venire sempre amato, stimato e approvato da tutti quelli che dico io, altrimenti è gravissimo, orribile e catastrofico.
- Io devo assolutamente essere e/o dimostrarmi sempre perfettamente adeguato in tutto quello che faccio, altrimenti sono indegno di valore, che equivale a ‘valgo poco o niente’.
- tutte le persone che dico io devono assolutamente comportarsi sempre come dico io, altrimenti sono cattive.
- tutte le cose devono assolutamente andare come piacerebbe a me, altrimenti è inaccettabile.
- mi devo preoccupare in continuazione, perché le cose vadano nella maniera giusta.
Tutte queste convinzioni nascono dall’idea che “se non vengo amato e stimato dagli altri non valgo nulla”, da cui discende il dovere di essere capaci di ottenere un giudizio favorevole come prova o garanzia del proprio valore. Peraltro, formulare giudizi in termini di assolutamente vero o assolutamente falso, risulta ansiogeno.
“Sono io sbagliato, è colpa mia, non sono in grado di …”
Fare i conti quotidianamente con questo tipo di vissuti rende faticosa la nostra vita relazionale e sociale. Quello che possiamo fare è andare alla ricerca della nascita del nostro senso di colpa, in quale circostanze lo sentiamo più o meno invalidante, come si manifesta, come questo impedisce a noi stessi di vivere la nostra vita sociale e affettiva in modo sano ed equilibrato. Quanto ci fa soffrire. E allora non ci resta che comprendere la natura di questo nostro sentimento che diventa impedimento emotivo e affettivo.
Un semplice ma efficace esercizio per imparare a liberarsi dal senso di colpa è quello di iniziare a cambiare le proprie abitudini seguendo queste semplici indicazioni:
- Scegliete una situazione in cui vi sentite in colpa e che vorreste cambiare
- Scrivete cio’ che fate abitualmente per diminuire il vostro malessere
- Decisione: provate un comportamento diverso, che non sia dettato dal senso di colpa e osservate cio’ che succede
- Conclusioni: cosa e’ successo? Che fine ha fatto il senso di colpa?
Questo semplice esercizio consente di comprendere che quello che vivono gli altri dipende piu’ da loro stessi che da noi.
Per affrontare e liberarsi dal senso di colpa compila la seguente tabella:
Situazione in cui Ciò che avrei A quale scopo? L’obiettivo che mi prefiggo In definitiva
mi sento in colpa dovuto fare dipende interamente da me? sono responsabile?
- La prima colonna serve a descrivere in poche parole la situazione nella quale provate dei sensi di colpa.
- La seconda colonna permette di mettere in evidenza il comportamento alternativo che secondo voi avrebbe potuto migliorare la situazione.
- La terza colonna serve a specificare come la situazione sarebbe cambiata in meglio se aveste adottato il comportamento alternativo.
- Una volta individuata la situazione desiderata, si tratta di analizzarla dal punto di vista delle responsabilita’ spettanti a ciascuno. Il cambiamento atteso dipende solo da noi? La risposta a questa domanda va inserita nella quarta colonna.
- La quinta colonna serve a stabilire se nella situazione descritta siete responsabili o no.
È un percorso impegnativo che va di pari passo con la nostra crescita, a volte potrà offrirci delle consapevolezze preziose, a volte sentiremo ancora tutto molto invalidante, altre volte sarà il corpo a parlare per noi. Certamente la strada per la conoscenza di noi stessi, l’accettazione e la stima di sè è una strada assolutamente percorribile in ogni momento della vita.
Non c’è senso di colpa che possa cambiare il tuo passato…però esiste il presente!
Incidi questa frase nella mente “sentirmi in colpa non cambierà il passato, né mi renderà migliore”. Fai una lista delle cattive azioni commesse e poi assegna ad esse un punteggio da 0 a 10 a seconda del senso di colpa provato, poi fai la somma. Rifletti sul fatto che se da 10, 100 o un milione, ciò non cambia nulla: né nel passato né nel presente. Il tuo senso di colpa è solo una dissipazione di energie mentali
Perdonati
Il mondo che hai intorno si è modellato esattamente sui tuoi sensi di colpa…..e questo può far comodo a chi si approfitta di te, della tua fragilità e vulnerabilità! Anche se in passato hai commesso qualche errore sappi che non lo puoi modificare il passato. Tutti sbagliano: senza commettere errori non si potrebbe imparare e diventare le persone che si vorrebbe essere. Però ora devi mettere un punto! Riconosci di esserti già flagellato abbastanza e che il senso di colpa fine a se stesso non svolge più alcuna funzione costruttiva nella tua vita. Perdonarsi può essere anche difficile ma i risultati valgono la fatica richiesta…ci sono tanti ottimi motivi per tornare a vivere. E tu meriti di vivere la tua vita in piena leggerezza.
Come ho scritto nell’introduzione del mio primo libro “Riscrivi le pagine della tua vita“, sì, si nasce due volte, la prima quando veniamo al mondo, quando siamo impotenti e inermi dinanzi a tutto, la seconda, invece, quando prendiamo consapevolezza del nostro potere e iniziamo a a darci il valore che meritiamo. Nel libro ho raccolto molti strumenti, esercizi psicologi e teorie utili a comprenderti. Leggendo il libro scoprirai che, seppur complesso, sei una persona meravigliosa che aspetta solo l’occasione giusta per vivere la vita che merita! Se hai voglia di acquisire nuove consapevolezze, su di te e sulle dinamiche in ogni ambito, è il libro giusto per te. Puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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