Amare ed essere amati è un sentimento che ci mette al riparo dalla solitudine, che fa di due spazi contrapposti un “noi” comune: può venirci da un partner, dai genitori o da un figlio. Eppure siamo in tanti ad affermare di non essere mai stati amati, di non sentirsi amati abbastanza. Ed è una forma di dolore psicologico bruciante. Perché riguarda uno dei bisogni più intimi dell’essere umano. E’ bruciante perché il non sentirsi amati fa percepire se stessi incapaci a suscitare l’amore altrui e in colpa, in quanto incapaci di suscitare l’amore altrui. Si può arrivare persino a pensare di essere del tutto “inutili”:
Quel bisogno profondo di avere rassicurazioni
Se abbiamo avuto storie familiari difficili o precedenti relazioni andate male, siamo portati automaticamente a chiedere continue rassicurazioni al partner. In effetti, mi è capitato più volte di ascoltare persone che dicono: “Qualsiasi cosa faccia per lei/lui non è mai contenta/o”. “Non fa mai nulla per me, eppure io do tanto”. Facciamoci però una domanda: non potrebbe essere che il problema risieda nella difficoltà di percepire che effettivamente questo amore c’è? Le ferite che sanguinano o le cicatrici che tirano conducono a non sentirsi amati anche se non sono state provocate dal partner.
La causa che fa prevalere il timore di non essere amati abbastanza, di non essere un degno oggetto d’amore, di solito ha radici remote. Spesso ci portiamo dentro la mancanza di una precisa sfumatura d’amore; abbiamo fame che vengano saziati quei bisogni che non sono stati soddisfatti in un modo o nell’altro nella nostra infanzia. E cosa facciamo con questo bagaglio di bisogni insoddisfatti, con questo conto lasciato aperto da chi si è preso cura di noi quando eravamo piccoli? Proviamo a colmarlo proprio nelle nostre relazioni. Cosi, questa fame d’amore specifico, a volte si trasforma in attesa o pretesa d’amore verso chi ci sta vicino. Chiediamo alle nostre relazioni d’amore quello che non abbiamo avuto dai nostri genitori o nelle relazioni precedenti.
Che bambino è stato un adulto che non si sente amato
Come sappiamo, i genitori rappresentano la nostra prima fonte di affettività, e pertanto la nostra prima sorgente d’amore. Se le impressioni che abbiamo avuto all’epoca, sono bloccate e non vengono revocate, possono compromettere tutta la nostra vita affettiva da adulti. In poche parole, non è importante quello che hanno fatto, ma l’interpretazione che ne abbiamo dato alla luce della nostra sensibilità.
Per esempio, se siamo cresciuti in una famiglia caotica, dove non ci siamo sentiti visti abbastanza e ci siamo vissuti sempre come “la pecora nera” di casa, è possibile che viaggiamo nel mondo con una grande fame di essere apprezzati cosi come siamo, perché per noi l’amore, quello che ci è mancato e che avremmo voluto avere, è semplicemente questo: essere-visti. Così, ogni volta che ci sentiamo ignorati nella nostra quotidianità, si riaccende il nostro tasto dolente e si riapre una ferita dolorosa dentro di noi.
Se magari nostro padre era troppo impegnato, avremmo potuto intendere il suo comportamento come disaffezione nei nostri confronti, deducendone che non ci amava. Il processo di pensiero potrebbe non fermarsi qui: in genere il passo successivo è infatti decidere che, se lui non ci accettava e apprezzava, era perché eravamo NOI a essere carenti e sbagliati.
Ecco la decisione, TUTTA NOSTRA, che ci marchia come ‘colpevoli ed immeritevoli d’amore’. O ancora, avendo avuto una madre iperprotettiva e ansiogena, potremmo interpretare la sua attenzione patologica come un atto di sfiducia nei nostri confronti, e da qui a non sentirsi degni d’amore il passo è breve!
Oppure un altro scenario che, pur essendo diverso, potrebbe determinare un’analoga conclusione è questo: se da piccoli abbiamo subìto un lutto, a causa di una malattia o di un incidente, o un abbandono da parte di uno dei nostri genitori, potremmo decidere che la loro assenza dipende dal fatto che siamo stati ‘cattivi’ e, quindi, meritiamo una punizione.. E quale può essere un castigo peggiore che toglierci l’amore? Se abbiamo deciso di leggere l’esperienza vissuta come un ‘tradimento d’amore’, ci sentiremo rifiutati e abbandonati!
Come vive l’amore chi non si sente amato
Da adulti, rivolgeremo questo ‘non amore’ verso noi stessi con la possibilità piuttosto concreta che ciò inneschi un meccanismo autodistruttivo nelle relazioni future. La paura di non meritare l’amore e di soffrire ancora, creerà un muro che nel tempo alimenteremo, facendolo crescere a dismisura. Ci isolerà, alienandoci sempre di più da questo sentimento vitale.
Arriveremo a non accettare il fatto naturale di arrenderci all’amore, perché così risveglieremmo quei sentimenti dolorosamente repressi. Il nostro comportamento determinerà una distanza dagli altri, rendendoci separati e isolati, e confermerà la paura di essere colpevoli e indegni d’amore.
Senza autostima, non ci sentiremo degni di essere amati, e sarà difficile credere che qualcun altro possa provare amore per noi. Potremo ripudiare consciamente la sensazione di non essere degni d’amore, pur ritenendoci persona amabile e meravigliosa…e la scarsa considerazione inconscia diverrà una mina vagante che farà saltare in aria i rapporti, portandoci ad auto-sabotare ogni relazione, e per la paura segreta di essere predestinati a soffrire, sceglieremo qualcuno o qualcuna che inevitabilmente ci respingerà o abbandonerà.
Se questo scenario ti è familiare, hai la responsabilità verso te stesso di concederti, su base quotidiana, tutta l’amorevole considerazione che ti è stata negata e che sai di meritare!
Cosa posso fare per sentirmi amato?
E’ dentro te stesso che puoi trovare sicurezza. Per recuperare l’integrità, il sentirti degno, ha bisogno delle parti di te che sono rimaste sotto le macerie di giudizi, confronti, svilimenti, negazioni, imposizioni. Hai bisogno di aprirti, di accogliere e liberare quel nucleo di sofferenza. Sono le emozioni di quel bambino innocente che eri, il bambino che credeva, gioiva e che si è sentito svilito nella sua espressione.
Questa parte di te ha bisogno di essere sollevata e messa al riparo da qualsiasi confronto; questa accoglienza può liberare la tua espressione, ma anche permetterti di cadere più liberamente. Liberarti dai pesi del passato implica, inoltre, la presa di coscienza e l’accettazione di questo passato, il prendere atto del fatto che non ha potuto essere altrimenti; questo vuol dire lasciar andare alcune aspettative e mettere da parte i “se..”, i “ma” e i “però..”. Il rancore riporta al passato e alimenta l’apertura della propria ferita. Hai bisogno di darti ascolto, per lenire e lasciar cicatrizzare.
Apriti alla comprensione del fatto che non sei stato l’unico nella tua famiglia, a subire negligenze e che, spesso e purtroppo, ciò che si subisce si tende a far subire a propria volta, nell’inconsapevolezza, nell’assenza di strumenti, nell’assenza di un adeguato amore. Se accogli questa realtà, ti sarà possibile spezzare questo ciclo invalidante.
Il passato è esistito realmente, ma il futuro ancora non esiste
Quanto ti permette di vivere il dono del presente. Di coglierne la bellezza e di aprirti alla bellezza che è in te. A modo tuo, con amore e coraggio.. puoi rinascere proprio a partire dalle tue ferite. Ricordati di concederti, su base quotidiana, tutta l’amorevole considerazione che ti è stata negata e che sai di meritare!
Inizia da dove sei ora e con quello che hai a disposizione, facendo qualcosa che non hai mai fatto prima e che sia pienamente nelle tue possibilità, perché anche una sola azione coerente con ciò che è importante nella tua vita è un passo in più verso un’autentica felicità.
E io mio caro lettore o cara lettrice mi auguro che tu sia sempre gentile con te stesso. Ti prego.. non rimproverarti mai per le tue sventure, anche se la vita spesso è ingiusta con te in nessun caso, dovresti smettere di lottare per un “destino” migliore.! E’ normale quello che stai provando, è normale sentirsi soli, è normale offendersi, è normale arrabbiarsi, è normale aver paura di soffrire, è normale cercare amore, è normale mandare a fanc** qualcuno. Non è normale sentirti un incapace o un buono a nulla, non è normale farsi calpestare, non è normale offrire la tua presenza a chi non merita le tue attenzioni e non è normale elemosinare amore. Apprezza i tuoi pregi (e credimi, tu ne hai da vendere) e accetta i tuoi limiti, ogni essere umano ha i suoi.
Una lettura preziosa per imparare a instaurare legami profondi e sani
L’amore è un tema di fondamentale importanza, tuttavia, fin dalla nostra crescita, nessuno si prende la briga di educarci a relazioni appaganti. Tutte le tematiche psicoaffettive sono lasciate un po’ al caso e così, finiamo per scappare -più o meno involontariamente- da noi stessi e dal groviglio emotivo che ci portiamo dentro. Beh, è venuto il momento di sciogliere quel meraviglioso groviglio e vedere chi siamo davvero, metterci a nudo perché l’unico nudo che accresce l’intimità e unisce, è quello emotivo (e non certamente fisico!).
Anche se non lo sappiamo, avevamo un mondo e una vita completa anche prima che il nostro partner arrivasse. Ciò che possiamo fare oggi, è continuare a prenderci cura del nostro mondo, a prescindere dalle azioni dell’altro. Certo, non tutti sono capaci di essere presenti per se stessi, alcuni sembrano più bravi a occuparsi degli altri e non di sé, ma anche questo cambierà. Come spiego nel mio libro «D’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce», quando sappiamo guardarci bene dentro e riusciamo cogliere i nostri bisogni più profondi, riconoscendoci nella nostra interezza saremo capaci di muoverci nella direzione giusta per appagarli, a prescindere dall’altro! La soddisfazione relazionale diverrà la naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo mentale.
Con il libro, potrai ripristinare un equilibrio perduto: ogni pagina ti insegna a rivendicare il tuo valore di persona completa, amabile e degna di stima, ad ascoltare i tuoi bisogni e soprattutto, a farli rispettare. Perché come scrivo nel libro “L’amore che guarisce è prima di tutto il tuo”. Puoi trovarlo in tutte le librerie o su Amazon a questo indirizzo.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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