A nessuno piace riconoscersi nella locuzione «complesso di inferiorità» perché, con franchezza, nessuno vorrebbe mai ammettere di sentirsi inferiore a qualcun altro. Eppure, molti riferiscono di soffrire di sintomi come ansia, pensieri ossessivi e ruminazione mentale, senso di inadeguatezza, paura del fallimento, ipersensibilità, tendenza al perfezionismo, incapacità di perdonare i propri errori (…). Questi appena elencati, sono tutti segnali di un chiaro complesso di inferiorità. Guardare bene in faccia, con coraggio, il proprio tormento, è il primo passo per uscirne! Vediamo insieme tutti gli aspetti del complesso di inferiorità e cosa puoi fare, finalmente, per riappropriarti del tuo valore!
Chi ti ha detto che non sei abbastanza?
Il complesso di inferiorità non è un qualcosa che insorge dal nulla ma è qualcosa che hai appreso, giorno dopo giorno, nel tuo percorso di vita. L’immagine che hai di te stesso l’hai formata a partire da molti fattori, primo tra tutti le relazioni che hai stretto nella tua famiglia d’origine. Queste relazioni, in psicologia, vengono definite relazioni primarie, hanno la caratteristica di essere le prime esperienze relazionali “che fai”. Il “che fai” è tra virgolette perché sarebbe più opportuno dire “che subisci” dato che si tratta di esperienze infantili, e, quando veniamo al mondo, siamo in balia degli altri, siamo piccoli, indifesi e del mondo non conosciamo assolutamente nulla.
Impariamo a conoscere il mondo a partire da quelle relazioni primarie e, sempre a partire da esse, impariamo a conoscere noi stessi. In contesti familiari disfunzionali, semplicemente, apprendiamo di essere meno importanti degli altri. Non devi essere cresciuto necessariamente in una “brutta famiglia” per aver acquisito questo apprendimento, ne’ tantomeno hai bisogno di assegnare delle colpe a qualcuno. Può esserti utile capire come tutto è nato perché così comprendi che come ti senti oggi non riguarda qualcosa che è dentro di te ma parla di come ti hanno fatta sentire ieri gli «altri importanti», le persone che per te contavano davvero.
Fin da piccoli ci hanno insegnato a curare il nostro corpo: «lava i denti, fai la doccia, non sporcare i vestiti…» e molti genitori si sono presi cura del nostro corpo, sostenendo uno sviluppo corporeo sano. Mentre per quanto riguarda la cura della sfera psico-affettiva e il sostegno allo sviluppo di una personalità sana, è stato lasciato tutto al caso.
Purtroppo, i modelli genitoriali che molti di noi hanno avuto ci hanno insegnato a non amarci, a non rispettarci e a ignorare i nostri reali bisogni. Giorno dopo giorno, nelle nostre relazioni primarie, abbiamo implicitamente appreso che c’è sempre qualcosa più importante di noi stessi. E da qui il nostro non sentirci abbastanza. Forse nessuno ti ha mai detto apertamente che non sei abbastanza, ma te l’ha fatto capire con i fatti. Non ti resta altro che relegare questo apprendimento al passato!
Che cos’è un complesso?
Innanzitutto iniziamo a fare amicizia con la dicitura “complesso di inferiorità”. In psicologia, il concetto di complesso indica il risultato finale di una serie di sentimenti (consapevoli o inconsapevoli) arrecanti incertezze e ansie, sentimenti che sembrano non rispondere a un ragionamento logico! Per esempio, puoi aver ottenuto un ottimo risultato ma, contro ogni logica, non sei riuscito a gioirne. Non proiettarti a risultati da nobel! La vita è fatta di piccole cose come preparare un dolce delizioso che però poi hai screditato, oppure ottenere un buon voto accademico che però poi hai sminuito assoggettando il tutto alla fortuna o semplicemente ti hanno fatto dei complimenti che non hai potuto accogliere perché li hai bollati come non sinceri.
L’ostilità per la dicitura complesso di inferiorità può nascere anche da un altro fattore. Quante volte abbiamo sentito dire «sei complessato!» con tono dispregiativo? In realtà questa frase indica che la “persona complessata” è convinta di un determinato fatto solo in base a sensazioni e che nessun ragionamento logico può persuaderla del contrario. Nel caso del complesso di inferiorità la sensazione è quella di non essere abbastanza e, per quanti complimenti possano farti o per quante prove tu possa raccogliere, quella sensazione non si scrolla da dosso.
Quali sono le caratteristiche di un complesso di inferiorità?
In precedenza ho scritto che il complesso di inferiorità è caratterizzato dalla sensazione di non sentirsi abbastanza. Vediamo in dettaglio quali sono gli indicatori:
- Incapacità di perdonare i propri errori
- Pensieri ossessivi e ruminazione mentale
- Minimizzare i propri successi
- Difficoltà nel stabilire legami ben bilanciati con gli altri*
- Ingigantire le qualità e i successi degli altri
- Difficoltà a prendere decisioni
- Prendere ogni commento o azione sul personale, usandola come prova della mancata stima del mondo nei tuoi riguardi
- Ipersensibilità alle critiche
- Difficoltà a gestire le proprie reazioni emotive
- Tendenza al perfezionismo
- Insoddisfazione cronica dei propri risultati
- Procrastinazione (si rimandano situazioni per evitare il confronto e il giudizio)
- Felicità rimandata*
- Ansia e preoccupazioni*
- Difficoltà a dire di no
- Essere troppo accomodante
- Prendersi le responsabilità altrui
I pensieri ossessivi, l’ansia e le preoccupazioni, nascono tutte dal bisogno di controllo. Questi sintomi si manifestano solo nei casi più eclatanti. Quando una persona non si sente abbastanza, non crede di riuscire a padroneggiare le situazioni impreviste. Così, anche una telefonata o un incontro possono divenire fonte di ansia e si tende a rimuginare sulle azioni compiute e le parole dette che sembrano sempre sbagliate.
Chi soffre di un complesso di inferiorità, ahimè, tende a stringere legami del tutto sbilanciati. Se ci rifletti capirai subito il perché. Se durante la tua infanzia hai imparato che c’è sempre qualcosa di più importante di te, allora capirai che tenderai a trattare i bisogni del partner come prioritari ai tuoi e, purtroppo, a scegliere partner che tenderanno a trattarti come subordinata. Chi ha un vissuto difficile e ha imparato a mettersi sempre da parte per gli altri, diverrà il porto sicuro di partner manipolatori e narcisisti. Un vero dramma relazionale che non hai scelto tu ma dal quale puoi chiamarti fuori!
Parliamo ora di felicità rimandata. Chi ha questo problema passa da «lo farò poi…» a «ormai è andata così…». Se non ti senti abbastanza, rimandi i momenti di potenziale felicità a quando sarai pronto. Il problema è che, se non curi le tue credenze, quel momento non arriverà mai e ti precluderai quei bocconcini di felicità che tanto meriti!
Dal complesso di inferiorità a quello di superiorità
Alcune persone mascherano il complesso di inferiorità con uno stile difensivo. Sentono sempre il bisogno di difendersi tanto da diventare aggressivi! In questo caso, il complesso di inferiorità rimane, l’unica variazione è che la persona non è più accondiscendente ma diviene aggressiva e tende a mettere distanza tra sé e gli altri. Spesso, la persona maschera le proprie vulnerabilità con la rabbia. C’è poi un altro caso, ancora più estremo, in cui il senso di inadeguatezza scompare e insorge un complesso di superiorità. In questo caso, la persona si sente migliore degli altri e finisce per vivere in un mondo tutto suo!
Rinascere dalle ceneri
La metafora dell’araba fenice che rinasce dalla proprie ceneri più forte di prima, è brillante e molto suggestiva. Mi piace un sacco e nel mio passato spesso ho sperato di essere proprio come questo uccello mitologico, pronto a risorgere dalle mie ceneri, con un nuovo cammino dinanzi. Purtroppo noi esseri umani non siamo come arabe fenici, non possiamo fare tabula rasa e risorgere dal nulla perché abbiamo qualcosa che ce lo impedisce: la nostra memoria emotiva, una memoria inconsapevole che guida i nostri comportamenti e i nostri pensieri. Ciò che possiamo fare è altrettanto potente e di certo più realistico del risorgere dalle ceneri: possiamo ridefinire noi stessi a partire proprio da quelle memorie implicite che minano il nostro valore.
Esigiamo da noi grandi cose, enormi imprese e grandi conquiste, tanto che dimentichiamo l’importanza delle piccole cose. Partire dalle piccole cose, provare e riprovare, concedersi sempre un’altra opportunità e soprattutto imparare a concederci lo spazio che fino a oggi ci è stato negato. È questo il mezzo che abbiamo per rinascere. A chi non si sente abbastanza, infatti, non è mai stato concesso lo spazio di cui aveva bisogno per poter allargare le spalle con fierezza, per poter essere pienamente se stesso! Giorno dopo giorno si è dovuto mettere da parte e diventare piccolo piccolo per gli altri… ma queste giornate sono ormai finite.
Concediti lo spazio per conoscerti davvero
Ormai è chiaro, il desiderio di voler fare tutto bene logora la mente e sottrae gioia di vivere. Da oggi, iniziamo a concederci una pausa dai nostri standard, iniziamo a fare un passo indietro: concediamoci il lusso di sbagliare senza esserne rammaricati, permettiamoci di essere fuori posto, di lasciarci andare alle sbavature e, nel mentre, impariamo ad accogliere noi stessi e le emozioni tumultuose che inevitabilmente emergono.
Concediamoci, finalmente, lo spazio di conoscerci davvero, per guardarci dentro e scoprire la persona meravigliosa che non sappiamo ancora di essere. Concediamoci lo spazio per guarire le nostre ferite, perché è sempre così: più grandi sono le ferite che ci portiamo dentro, più grande è il bisogno di controllo che percepiamo fuori.
Come usare il tuo passato per migliorare il tuo presente
Pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere costantemente valorizzati! Tutte le volte che gli altri non hanno creduto in noi, ci hanno insegnato a non farlo! Le volte che gli altri ci hanno umiliati e scherniti, ci hanno insegnato a essere timorosi e sfiduciati. Famiglia, amici di scuola, insegnanti… ci hanno implicitamente insegnato a metterci da parte, a svalutare il nostro valore intrinseco, a ignorare l’immenso potenziale che ci portiamo dentro.
Da adulti abbiamo la possibilità di riscattarci, di guardarci per ciò che siamo e che possiamo essere! Abbiamo la possibilità di liberarci da zavorre emotive e dai condizionamenti, ci mancano solo gli strumenti giusti per farlo. Nel mio libro «d’Amore ci si ammala, d’Amore si guarisce» ho provato a raccogliere e mettere a disposizione, tutti quegli strumenti psicologici indispensabili per garantirci la rinascita che meritiamo! Lo consiglio caldamente, da lettore a lettore. Lo trovi a questo indirizzo amazon o in qualsiasi libreria.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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