L’amore può assumere infinite sfumature. Dietro i sentimenti verso il proprio partner possono celarsi insicurezza, egoismo, paura di rimanere soli e/oppure desiderio di voler aver qualcuno a tutti i costi! La letteratura psicologica ce lo insegna: l’amore è un’occasione di crescita e arricchimento ma se si altera l’equilibrio tra il dare e il ricevere, tra gli spazi propri e quelli condivisi, l’amore si trasforma in una gabbia senza fuga con pareti fatte di dolore.
Anche la relazione più promettente e funzionale deve confrontarsi con crisi, conflitti e incomprensioni. Come possiamo capire allora se le difficoltà che magari stiamo vivendo con il nostro partner fanno parte delle normali problematiche di coppia oppure sono il segnale che stiamo vivendo un rapporto dannoso per il nostro benessere psicologico?
La strada verso l’amore sano inizia imparando a riconoscere e ad accettare se stessi. Con le qualità da utilizzare. E con i difetti da correggere. Con l’analisi della vita passata. E con la conoscenza della situazione attuale. Soltanto dopo essere entrati nella consapevolezza di se stessi, si può incominciare a camminare insieme. E si cammina sviluppando una comunicazione autentica. Comunicazione autentica che vuol dire disponibilità, apertura, voglia di accogliere l’altro e di affidarsi a lui/lei. Vuol dire sorprendersi, accettare i pensieri e le riflessioni dell’altro, eliminando anche il nostro orgoglio personale.
I ruoli nella coppia sana e in quella insana
L’amore non sano è un amore caratterizzato da mancanze, mentre l’amore sano è un amore di crescita, dove non si ha bisogno dell’altro o dell’altra, ma c’è il piacere di crescere e di migliorarsi assieme. Nei rapporti sani i partner hanno diversi ruoli a seconda della situazione: si è allo stesso tempo amici, complici, amanti e capaci di prendersi cura dell’altro nei momenti di crisi e di difficoltà. Nei rapporti felici i componenti della coppia sanno scambiarsi i ruoli: entrambi danno e prendono a seconda delle circostanze e della situazioni.
Nelle relazioni patologiche, invece, i ruoli sono pochi e rigidamente stabiliti: per esempio, la coppia è bloccata in una dinamica genitore figlio: la moglie fa la bambina, il marito riveste un ruolo genitoriale e nel matrimonio manca la sessualità. Oppure se ci sono figli ci si relaziona solo come una coppia formata da mamma e papà e non come una coppia di persone che si amano. Ma soprattutto i partner sono incapaci di scambiarsi i ruoli: uno dei membri della coppia evita l’intimità e si comporta in modo sfuggente e l’altro insegue, chiede vicinanza e impegno. Oppure c’è uno che impone le regole e l’altro che subisce, uno che dà e l’ altro che prende, uno che tradisce e l’altro che, pur soffrendo, accetta i tradimenti.
Un aspetto particolarmente rilevante riguarda la rigidità delle dinamiche di coppia: nei rapporti sani le persone riescono a mediare tra le esigenze reciproche, a trovare delle soluzioni ai conflitti (l’amore è creativo!) mentre nei rapporti patologici avviene l’esatto contrario. Si litiga sempre per le stesse cose, nel rapporto manca la comunicazione, l’ascolto e la comprensione reciproca che faciliterebbero la soluzione dei conflitti. Nella coppia si verificano sempre le stesse dinamiche disfunzionali: per esempio, lei chiede più intimità e lui, sentendosi soffocare, scappa.
Ma più lui è sfuggente, più lei si sente abbandonata e chiede rassicurazioni, più lei chiede rassicurazioni, più lui si sente oppresso e scappa e cosi via in un circolo vizioso da cui diventa veramente difficile uscire. Infatti, mentre i rapporti sani sono creativi ed evolvono e con il tempo tra i partner si crea un legame sempre più profondo, i rapporti patologici o stagnano o involvono.
Dopo tanti anni il rapporto malato non cresce ma rimane bloccato nello stesso punto (per esempio non si riesce a decidere di stare insieme seriamente, si alternano periodi di grande intesa a periodi di estrema freddezza) oppure il rapporto si logora lentamente fino a morire di morte naturale. In genere, come ben sanno i terapeuti di coppia, i rapporti patologici sono quasi indissolubili perché le nevrosi dell’uno compenetrano perfettamente le nevrosi dell’altra.
Ma anche se il rapporto patologico può durare anni e anche tutta una vita, bisogna capire che il sentimento totalizzante che si prova verso il partner non è indice di un grande amore piuttosto di una relazione distruttiva che attiva degli aspetti problematici della propria personalità.
14 differenze per capire se quella che state vivendo è una relazione basata sull’amore vero o malato
Secondo il credo comune sembra che l’amore nasca dall’incontro tra due metà. Tutti sogniamo di incontrare prima o poi nella propria vita la famosa “altra metà della mela” ma, sfortunatamente per i detti popolari, l’amore nasce dall’incontro di due unità, non di due metà. Solo se ci si percepisce nella propria completezza e interezza è possibile donarsi senza annullarsi, senza perdersi, senza più ri-trovarsi, nell’altro. Difatti, essere in una condizione di dipendenza affettiva, non consentendoci di essere autonomi, ci impedisce di vivere l’amore nella sua profondità e intimità. Vediamo come si differenzia l’amore vero da quello malato.
#1
Amore vero: lo sviluppo e la crescita della propria individualità come priorità.
Amore malato: ossessione del rapporto.
#2
Amore vero: lo spazio necessario per la crescita e l’espansione; desiderio per la crescita altrui.
Amore malato: sicurezza e comfort nella monotonia; credere che la dipendenza totale verso il partner sia una prova d’amore.
#3
Amore vero: interessi diversi, amici non in comune, è importante il mantenimento delle altre relazioni.
Amore malato: la coppia occupa il totale coinvolgimento; vita sociale limitata; le vecchie amicizie vengo sempre più trascurate (idem per i vecchi interessi).
#4
Amore vero: incoraggiamento alla reciproca espansione;
Amore malato: preoccupazione per il comportamento dell’altro; paura per il cambiamento dell’altro.
#5
Amore vero: fiducia nel partner a comportarsi secondo la sua naturale indole;
Amore malato: gelosia, possessività, paura della concorrenza, continua richiesta (supplica) di protezione.
#6
Amore vero: risoluzione dei problemi insieme; equilibrio nella decisione di scelte importanti.
Amore malato: giochi di potere per il controllo; darsi la colpa a vicenda; manipolazione passiva o aggressiva.
#7
Amore vero: vedere la diversità del partner come uno strumento di arricchimento.
Amore malato: cercare di cambiare l’altro per farlo assomigliare sempre di più a se stessi.
#8
Amore vero: la relazione si fonda sugli aspetti concreti della vita.
Amore malato: la relazione si basa sull’illusione di evitare i dispiaceri della vita.
#9
Amore vero: cura e aiuto reciproco; lo stato emotivo non dipende dall’umore dell’altro.
Amore tossico: credere che l’aiuto arriverà sempre dall’altro.
#10
Amore vero: si rispetta l’individualità (sana preoccupazione sul partner, pur lasciandolo andare).
Amore malato: fusione totale (essere ossessionati dai problemi e sentimenti del partner).
#11
Amore vero: il sesso è vissuto in totale libertà e senza nessun pregiudizio.
Amore malato: forti pressioni e aspettative attorno al sesso dovuto alla paura e insicurezza; necessità di gratificazione immediata.
#12
Amore vero: sapersi godere la solitudine quando non si sta col partner.
Amore malato: incapacità di reggere la separazione, sentirsi sempre aggrappato all’altro.
#13
Amore vero: continuo ciclo di conforto e appagamento.
Amore malato: continuo ciclo di dolore e disperazione.
#14
Amore vero: le conversazioni hanno l’intento di capirsi, aiutarsi e trasmettersi affetto.
Amore malato: le conversazioni hanno l’intento di darsi la colpa, difendersi o manipolare l’altro.
Cosa puoi fare per uscire da una relazione insana?
Se sei prigioniera/o di una relazione malata sappi che non sei condannata/o per sempre, anche se così può sembrare finché si è dentro. Ma da dove cominciare per fronteggiarla? Se dunque ti senti a disagio in questo rapporto, se provi sofferenza, non aspettare di deprimerti ulteriormente e far precipitare rovinosamente la tua autostima. E’ ora di ascoltare i tuoi bisogni, inizia da questi per riscrivere le pagine della tua vita, perché gli amori sono quelli che si scelgono consapevolmente (e a vicenda), ogni giorno, e non quelli che capitano un po’ per caso nella nostra vita e non fanno niente per sceglierci, per restare.
Amati! Perché arriva un momento in cui l’unica vera lezione da imparare in una relazione dolorosa… è quella di avere abbastanza rispetto per se stesse/i da lasciarla andare. RICORDA…La ragione della tua vita sei tu, non c’è bisogno che la ricerchi al di fuori di te.
«d’Amore si Guarisce»
Se in cuor tuo sai di essere un adulto cresciuto troppo in fretta, sappi che purtroppo quelle attenzioni mancate, quella considerazione mai avuta, nessuno potrà restituirtela… ma tu, puoi fare per te stesso molto più di quanto stai facendo: puoi rinascere! Siamo davvero bravi a metterci in gioco per gli altri, ad impegnarci… ma quando si tratta di noi stessi, cala il buio e la confusione. Se hai voglia di mettere fine a quella trascuratezza che ti accompagna ormai da troppo tempo, sappi che ho scritto un libro, ed è il libro che io stessa avrei voluto leggere tantissimi anni fa, prima ancora di diventare una psicologa. S’intitola «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce». Non farti ingannare dal titolo, non si tratta di un libro per cuori infranti ma di un prezioso manuale che raccoglie tecniche e strumenti per la propria emancipazione psicoaffettiva. Tutti possono ferirti ma c’è una persona che potrebbe essere SEMPRE lì a tenderti la mano, sempre lì a non farti mai sentire solo: quella persona sei tu! Ricorda: anche tu meriti la tua fetta di felicità in questa vita, abbi il coraggio di allungare la mano per prenderla! È tua, ti spetta di diritto. Il libro puoi trovarlo in tutte le librerie e a questa pagina Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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