A cosa vanno incontro i figli di genitori anaffettivi

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
Abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia le idee di cui viviamo così come la malattia di cui morremo. – Marcel Proust

C’è chi aspetta i pranzi in famiglia con fremito e chi con angoscia e ansia. Passare del tempo in famiglia non è piacevole per tutti. Poi, per chi in età adulta vive sotto lo stesso tetto con i genitori la vita può essere molto difficile, soprattutto se vi sono le stesse regole da rispettare di qualche decennio fa.  Il rapporto con i genitori non per tutti è idilliaco: ci sono conflitti, rancori e divergenze che hanno radici lontanissime. Quando un conflitto radicato è lontano e non ha avuto modo di risolversi spontaneamente (con delle disconferme) genera inevitabilmente risentimento.

Le generazioni passate improntavano l’educazione sui doveri morali e sui ruoli: “tu figlio sei mio subordinato e farai ciò che io ritengo giusto per te“. In pratica non importa quanto sarai adulto o realizzato, avrai incollato addosso sempre lo stesso ruolo, quello di un figlio subordinato. L’approccio giusto dovrebbe essere: “tu figlio sei degno della mia stima e del mio amore, sarò il tuo supporto cosicché tu possa scegliere cosa vorrai essere”. In questo caso le “attese” dei genitori si baseranno sull’affetto spontaneo e la volontà del figlio.

Nel primo caso, invece, il genitore non ha “attese” ma vere e proprie pretese. Il genitore pretende presenza, disponibilità e subordinazione. Alcuni genitori pretendono addirittura sudditanza e riconoscimento innescando circoli viziosi difficili da digerire.

Così vediamo suocere che avviano lotte di potere con le nuore, mariti che danno la priorità alla famiglia di origine a discapito della nuova famiglia appena realizzata, senza neanche provare a cercare un equilibrio. Vediamo figli e figlie sommersi da doveri irrinunciabili. Padri delusi per le scelte dei figli perché alla fine hanno seguito le proprie aspettative invece che assecondare la sua volontà.

Alcuni genitori faticano a capire che mettere a mondo un altro non significa “possedere la sua vita”. E’ il figlio a possedere la vita che il genitore ha voluto donargli. Generare significa mettere al mondo qualcuno da amare e da rispettare. Ecco, in molte famiglie è il concetto di rispetto che manca.

Il peso morale degli obblighi

Non importa quanto tu sia autonomo e adulto, se ti senti obbligato ad assecondare le richieste dei tuoi genitori, sappi che non sei tu il problema. Evidentemente negli anni, i tuoi genitori hanno instillato in te una serie di vincoli che senti di dover accettare. Questi vincoli non sono una forma di amore ma la conseguenza di una forma di abuso emotivo che per anni hai subito.

Ricorda: se ti senti costretto a fare qualcosa, vuol dire che non ti hanno concesso di maturare una tua autentica spontaneità. Durante la tua infanzia e la tua crescita, ti è mancata la giusta dose di libertà e spensieratezza, libertà che oggi -da adulto- puoi rivendicare.

Quindi valuta: se la tua famiglia ti fa sentire a disagio, puoi rimboccarti le maniche e impegnarti per mettere delle distanze. Non senza fatica, perché non è facile sottrarsi a un vincolo… ma una fatica che ti sarà ripagata in termini di autonomia, consapevolezza e libertà. Una prima grande conquista per affermare finalmente che si tratta di tue scelte, si tratta delle tue priorità e della tua vita.

La famiglia disfunzionale

Eccoci qui. Se hai trascorso un’infanzia caratterizzata da trascuratezza emotiva (Childhood emotional Neglet), a meno che la tua famiglia non abbia affrontato un percorso terapeutico di recupero, ti ritrovi a rivivere in vecchi schemi anche oggi che sei un adulto.

Nelle famiglie disfunzionali i ruoli sono rigidi, il bambino resta per sempre un subordinato e seppur all’apparenza conquista la sua autonomia, nei fatti non c’è una vera evoluzione.

Se sei cresciuto in una famiglia disfunzionale sappi che i tuoi genitori, fin da quando eri piccolo, non hanno dato la giusta importanza ai tuoi sentimenti e ai tuoi bisogni. Forse non hanno saputo interpretarli o semplicemente davano la priorità ai loro bisogni ponendo i tuoi in secondo piano: non tutti i genitori sono capaci di amore, purtroppo i modelli disfunzionali si trasmetto di generazione in generazione, ma tu puoi spezzare il circolo!

I genitori disfunzionali agiscono come se i sentimenti dei bambini non fossero importanti oppure re-inventandoli al loro piacimento fingendo di dargli considerazione… ma a te arriva un messaggio ben chiaro: non devi disturbare, perché potresti essere di troppo! Anche se questo messaggio non ti viene mai consegnato in modo esplicito, quando eri bambino sei stato bombardato da segnali che gridavano tacitamente:

  • evita i sentimenti,
  • evita di dar fastidio,
  • evita argomenti significativi,
  • ignora i tuoi bisogni,
  • tu non sei importante,
  • i tuoi genitori hanno la priorità,
  • quando hai finito di evitare ciò che hai dentro, riprendi a farlo!
  • Tu non hai una tua identità/sono io a forgiare la tua identità
  • evita, ignora, disconosci te stesso e invalidati.

Ogni bambino che è cresciuto in una famiglia disfunzionale ha sviluppato le sue strategie per “evitare” e ha imparato a zittire i suoi bisogni fino a ignorarli completamente. E’ mancata anche una sana identificazione… è chiaro che le ripercussioni sono eclatanti e si fanno sentire in ogni ambito della vita.

Crescere in una famiglia disfunzionale significa non imparare a conoscersi, non poter sviluppare un vero sé perché ciò che sei diventato è il frutto di rappresentazioni mentali che nel tuo contesto famigliare di origine funzionavano ma non funzionano oggi, nella tua vita da adulto; non funzionano perché nelle relazioni non possono garantirti un rapporto gratificante.

Rapporto con i genitori: manuale di sopravvivenza per figli non amati

Dall’esterno la tua potrebbe sembrare esattamente una famiglia normale, unita e calorosa. Dall’interno sai che probabilmente i tuoi genitori si curano molto di ciò che pensa la gente, tanto da anteporre l’apparenza ai contenuti.

Chi vi osserva da fuori è completamente incapace di vedere come tutti, nella tua casa, stanno lottando segretamente. Il tuo disagio emotivo non traspare ma rappresenta un bell’ingombro, vediamo come puoi imparare a gestirlo e sopravvivere in famiglia. Ecco le sfide che ti ritroverai ad affrontare.

I tuoi genitori

Come avrai capito, la trascuratezza emotiva non scompare come per incanto. Se i tuoi genitori erano emotivamente ciechi mentre ti educavano da bambino, lo saranno anche adesso. Quindi sappi che le cose non cambieranno. Se lo desideri fortemente puoi proporgli un percorso psicoterapeutico familiare.

Se ti sei sentito trascurato da bambino, questa sensazione scomoda riaffiorerà in ogni situazione che evoca il tuo ruolo di figlio. Cosa significa? Che nel rapportarti ai tuoi genitori potresti sentirti inspiegabilmente irritato, frustrato, in preda allo sconforto oppure arrabbiato, depresso e malinconico. In questi casi, sappi che in te non c’è nulla che non va, ciò che provi è una conseguenza di ciò che sei stato e di come sei stato cresciuto. Non puoi cambiare il passato, non puoi cambiare i tuoi genitori… puoi accettare ciò che è stato e concentrarti sulla tua crescita personale.

Dinamiche tra fratelli

La disparità di trattamento tra fratelli è un triste must in ogni famiglia disfunzionale che si rispetti. Nella tua famiglia potrebbe esserci la cosiddetta “pecora nera della casa” o meglio, il capro espiatorio, forse quello messo in disparte a vantaggio di un fratello sei proprio tu… A prescindere dal tuo ruolo, sappi che se i tuoi genitori non sono stati “bravi genitori” con te, quasi certamente non lo sono stati neanche con tuo fratello/sorella.

I fratelli di genitori emotivamente ciechi possono comportarsi in due modi: vivere il rapporto in piena competizione o trattarsi come perfetti estranei. Solo raramente i fratelli cresciuti in un contesto disfunzionale riescono a fare fronte unito.

Per tollerare meglio tuo fratello/sorella sappi che, anche se le sue mancanze sono state diverse dalle tue… è pur sempre cresciuto con dei genitori emotivamente ciechi.

Delusione e sensazione di vuoto

Eventi ridondanti come compleanni, pranzi in famiglia, la Pasqua, il Natale… creano inevitabilmente grosse aspettative e pressioni. Iniziamo con la speranza che le cose siano allegre e gioiose… tuttavia la delusione dell’inevitabile farà presto capolino.

In questo frangente potresti dover fare i conti con una irruente sensazione di vuoto emotivo. Tale sensazione è figlia di quei messaggi visti prima (evita! Ignora! Disconosci e invalida!)… In questo periodo, come non mai, i tuoi sentimenti sono spinti sottoterra. In più vige “la legge del contrasto”: mentre tutti enfatizzano gioia, i tuoi sentimenti scomodi vengono messi in risalto.

Cerca di capire, ancora una volta, che ciò che provi (o non provi!) ha delle cause reali. Non c’è nulla che non va in te… puoi provare, in questo frangente, a ritagliarti degli spazi per coccolarti.

Sentirsi distanti dagli altri

Questa è una diretta conseguenza dell’ammutinamento emotivo o del senso di vuoto. Le emozioni e i sentimenti che proviamo creano legami e vicinanza, se non riesci a esperire emozioni, è naturale che ti senti distante o diverso da tutti.

La sensazione di calda connessione con gli altri tornerà, puoi costruirla con il tempo e tanta introspezione. Se in queste festività ti senti più solo è sempre per la legge del contrasto. Prova a entrare in contatto con le tue emozioni, prova a fare introspezione e, finalmente, iniziare a validare ciò che ti porti dentro.

Cercare conforto nel cibo, nell’alcol, nel fumo e nel sesso

Molte persone che hanno sofferto la trascuratezza emotiva nell’infanzia cercano di riempire un vuoto attuando strategie disfunzionali (stringendo relazioni promiscue, abusando di alcol o sostanze stupefacenti, cadendo nel circolo vizioso della dipendenza da cibo…).

Mantenere una condotta disciplinata è una delle tante sfide che dovrai affrontare in questo periodo dell’anno. L’alimentazione compulsiva (oppure del sesso occasionale, dell’alcol…) può dare una sensazione di sollievo effimero che però dopo lascerà un senso di vuoto ancora più ampio. Stesso discorso per il sesso o l’abuso di alcol. Nessuna di queste ricette potrà davvero alleviare la tua sensazione.

Come sopravvivere in famiglia

Innanzitutto mostra un po’ di comprensione per te stesso. Ricordati che non devi dimostrare “quanto vali” alla tua famiglia. Forse i tuoi non lo sono mai stati, ma impara a essere rispettoso e gentile con te stesso.

Riconosci che non sei in grado di cambiare la tua famiglia di origine ma che puoi cambiare il tuo modo di reagire alle loro provocazioni. Ogni famiglia disfunzionale si regge su dei copioni, copioni che ormai avrai assimilato ma che forse ancora non riconosci. Tali copioni possono comprendere scenate di insoddisfazione di una madre depressa, sfoghi di un padre perennemente frustrato…

Vivi il tuo tempo in famiglia come un “corso di perfezionamento” dove potrai imparare a cogliere quali sono i copioni tipici della tua famiglia. Vivi da buon osservatore: cerca di monitorare i tuoi stadi d’animo e osserva le dinamiche che ti circondano: perché tua madre agisce in un certo modo? Perché tuo fratello ha detto proprio quello? Sono certa che, anche se le tematiche sono diverse, i modelli di base non cambiano! Impara a intercettare e soprattutto evita di alimentare scenari critici.

Concentrati su te stesso. E’ vero, chi ti circonda ha dei bisogni ma è finalmente giunto il momento di guardare e riconoscere quelli che sono i tuoi reali bisogni! Ora che sei adulto puoi abbracciare una filosofia di vita diversa.

  • Entra in contatto con i tuoi sentimenti,
  • affronta con te stesso argomenti significativi,
  • riconosci i tuoi reali bisogni,
  • ricorda, tu sei importante,
  • non smettere mai di conoscerti,
  • valida le tue emozioni.

E’ ora di rinascere!

Pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere costantemente valorizzati. Tutte le volte che gli altri non hanno creduto in noi, ci hanno insegnato a non farlo! Le volte che gli altri ci hanno umiliati e scherniti, ci hanno insegnato a essere timorosi e sfiduciati. Famiglia, amici di scuola, insegnanti… ci hanno implicitamente insegnato a metterci da parte, a svalutare il nostro valore intrinseco, a ignorare l’immenso potenziale che ci portiamo dentro.

Non ha senso continuare a portare il peso del passato! Non ha senso chiuderti nel tuo dolore, hai la possibilità di riscattarti, di guardarti per ciò che sei e che puoi essere! Hai la possibilità di liberarti da zavorre emotive e dai condizionamenti, ti mancano solo gli strumenti giusti per farlo. Nel mio libro «D’Amore ci si ammala e d’Amore si guarisce» ho provato a raccogliere e mettere a disposizione, tutti quegli strumenti psicologici indispensabili per garantirti la rinascita che meriti!  Perché come ho scritto nell’introduzione al mio libro: “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Se hai voglia di costruire relazioni sane e appaganti, se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te.  Passo dopo passo, imparerai un nuovo modo di guardare e trattare te stesso e a quel punto il mondo ti sembrerà un posto inedito! Se hai voglia di ricominciare a volerti bene, è il libro giusto per te.  In bocca al lupo per il tuo percorso di crescita. Il libro lo trovi su Amazon, a questo indirizzo  

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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