Come vendicarsi in amore

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

La vendetta è motivata dalla rabbia, dal rancore, dall’umiliazione e, soprattutto, dalla volontà di riparare a un’ingiustizia subita. L’unico inconveniente è che può condurre solo a cicli negativi di comportamenti, ripicche e risentimenti che, alla lunga, ti si ritorceranno contro. Per quanto brutto possa essere il torto che hai subito, riflettici con me, vale davvero la pena inificiarti ulteriormente la vita? Continuare a investire in chi ti ha ferito, fidati, non è un buon uso delle tuo risorse emotive. Capisco il tuo dolore ed è legittima la tua rabbia quindi se pensi «voglio fargliela pagare…» ci sta… pensaci bene, vendicarti significherebbe lasciare che lui/lei continui a condizionare la tua vita. Vuoi concedergli ancora tutto questo potere? Un modo per “vendicarti” c’è, ed è molto più sano e gratificante di quanto immagini. Una frase attribuita a Confucio recita: «siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico». Io ti dico, vai via da quella sponda, inizia davvero a vivere, abbandona ogni ambiente tossico… il resto verrà da sé. Prima o poi, chi semina vento raccoglierà tempesta. Allora tu occupati della tua di semina e parti con i presupposti giusti. Non sai da dove cominciare? Ti aiuto io.

Una via d’uscita c’è

Potrei farti un elenco di ciò che è «buono e giusto» per te, ma sono certa che già lo sai. Faccio solo un rapidissimo recap:

  • Mantieni le distanze
    Se qualcuno ti ferisce o cerca attivamente di sminuirti e ha un impatto negativo sulla tua vita, tieni le distanze. Se non fisiche, quantomeno emotive. Riduci al minimo i contatti per non alimentare le tue ferite.
  • Evita reazioni impulsive
    Cerca di rispondere in modo calmo e razionale, oppure, se ti è possibile, di ignorare completamente le frecciatine. Non rispondere alle provocazioni.
  • Fai ciò che ti piace
    Ogni giorno, ritagliati del tempo da investire in un’attività gratificante. Ciò che ti gratifica, alimenta le parti più preziose di te, quelle che “funzionano bene anche da sole” e che puoi imparare a coltivare.
  • Lavora sul tuo valore personale
    Lavora sulla fiducia che nutri in te stesso. Riconosci il tuo valore così da non permettere alle parole o alle azioni negative degli altri di ferirti. Quelle azioni e parole, definiscono solo chi hai di fronte, non raccontano nulla di te!

La rabbia che nutri vuole proteggerti dal dolore

Quanto qualcuno a cui teniamo ci ferisce, è normalissimo sentirci traditi e arrabbiati. La rabbia intensa e dirompente, però, dovrebbe dissiparsi presto e lasciare spazio a una più rassegnata e profonda delusione. La delusione non è dirompente quanto la rabbia ma arreca tanta sofferenza. Quando la rabbia perdura, lo fa solo per proteggerti dal dolore. Se sei troppo impegnato a nutrire rabbia e tramare vendetta, allora il dolore più cupo non busserà alla tua porta… ma anche la guarigione tarderà ad arrivare.

In questo caso, non ti rimane che guardare più lucidamente la situazione. Ci sentiamo delusi quando scopriamo che chi amavamo, non era la persona che credevamo fosse. Chi ti ha ferito, non è la persona che credevi. È triste ma è così. L’amore che meritavi, non c’è mai stato. Certo, è più facile nutrire rabbia che lasciare andare, in via definitiva, quell’implicita promessa di accettazione incondizionata che è stata tradita.

La rabbia come forma di attaccamento

La rabbia è l’espressione di una mancata accettazione e si conclama come una forma di attaccamento all’altro. Se nutri rabbia, opponi resistenza alla separazione o alla natura di sé che l’altro ti ha mostrato. Sei arrabbiato e rancoroso perché non vuoi accettare una verità. Spesso questa verità è che non hai avuto la considerazione e la stima che, legittimamente, ti aspettavi.

Non accetti quella realtà perché, accettandola, sai che dovrai rinunciare definitivamente a chi ti ha fatto del male o, più tangibilmente, all’idea che tu, avevi di lui/lei. Ecco perché vuoi vendicarti, non per fargli del male ma per non dirgli addio in via definitiva. Non sei ancora pronto. Allora, trasforma la tua rabbia in dolore, attraversa la sofferenza e liberati definitivamente di lui/lei. A volte ci dimentichiamo che noi apparteniamo a nessun altro che a noi stessi.

È vero, dire addio in via definitiva è un processo molto doloroso e non tutti siamo disposti ad attraversare questo dolore, la via della vendetta rabbiosa è più facile, ecco perché quando qualcuno che amiamo ci ferisce, rischiamo di rimanere bloccati nella rabbia anche per anni! Il dolore ci spaventa! È naturale, soprattutto se dentro di noi ci sentiamo fragili.

La rabbia, ti protegge dalla solitudine

Quanto più forte sono la rabbia e la disperazione che nutri, quanto più grandi sono le fragilità che ti porti dentro. Essere fragili non è una colpa, ne’ una condanna. Significa solo che dentro di te ci sono delle ferite che ti trascini dal passato, ferite che hai ignorato per troppo tempo. Ecco perché non riesci a concederti il lusso di soffrire. Per chi vive difendendosi costantemente, anche il dolore di una delusione è un lusso. Alcune persone, all’apparenza risolute e razionali, cercano di risolvere tutto con… la rabbia! Ma perché gli addii definitivi ci fanno così paura? La risposta è scontata, pensiamo che da soli non valiamo abbastanza, che se ci rifiutano, allora non siamo degni, se tradiscono la nostra fiducia, siamo stati stupidi, dovevamo prevederlo… È tutta una questione di stima di sé.

Abbiamo la stessa stima di noi stessi che un allevatore industriale ha di una mucca: fin quando produce latte, la tiene, ma poi, non esiterà a mandarla al macello se non gli dà più ciò che vuole. Insomma, anche tu, proprio come chi ti ha deluso, hai imparato ad accettarti con la condizionale, solo a patto che… A patto di raggiungere un determinato peso, uno specifico standard, una carriera, una laurea, a patto di… A patto di essere accettati e amati da qualcun altro perché, da soli, proprio non sappiamo come fare. Allora l’altro è diventato un espediente mediante il quale tentiamo di accettarci. Altrimenti ci sentiamo soltanto carne da macello. Lo so, la metafora è cruenta, ma è perché parliamo di emozioni talmente forti e talmente antiche, che si sono stratificate in te, che sono entrate a far parte di chi sei.

«d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce»

Se oggi provi tanta rabbia e rancore, ti sta solo proteggendo… ma per te stesso, puoi fare ben altro! Fin da bambini, ci insegnano a non deludere gli altri, a essere ubbidienti e addirittura a non dar fastidio. Crescendo, orientiamo la nostra vita su ciò che possiamo fare per gli altri, dimenticando che sono molte le cose che potremmo fare per noi stessi. Dentro di te, hai inestimabili risorse emotive e questo è un dato certo. Quando tieni a qualcuno, cosa fai? Te ne prendi cura, gli dedichi attenzione e stima… quindi, la tua capacità d’amare non è affatto messa in dubbio. Allora perché non provi a dedicare un pizzico di quelle attenzioni a te stesso? Perché continui a spostare i tuoi pensieri sull’altro, quando potresti dedicarli a te? Se nelle parole che hai letto in precedenza hai trovato delle verità che ti hanno toccato da vicino, sappi che puoi venirne a capo! Può esserti di aiuto il mio nuovo libro «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce». È un viaggio introspettivo che ti consentirà di trasformare le tue ferite e la tua attitudine difensiva in un’inattaccabile amor proprio. Già, perché l’armatura che più di tutte può difenderti (dalle umiliazioni, dai torti, dalle delusioni e dalla rabbia…) è proprio l’amor di sé. Il libro è disponibile in tutte le librerie d’Italia oppure puoi acquistarlo online a questa pagina Amazon.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli e dell’attesissimo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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