Le relazioni sentimentali possono essere una delle più grandi fonti di gioia o di dolore. Molto dipende dal tipo di rapporto che si instaura e con chi si instaura il rapporto. Molte persone vivono o si imbattono in relazioni malate, relazioni basate più sul bisogno e sulla dipendenza piuttosto che relazioni di vero amore. Le cause molto spesso sono riconducibili all’esperienza affettiva con i propri genitori ma a loro volta anch’essi hanno subito i condizionamenti dai loro genitori e hanno espresso il meglio che potevano esprimere in base alle esperienze maturate.
Come nasce l’amore tra due persone?
Ciò che ci guida nella scelta del nostro partner ha radici molto profonde. Nella relazione con il partner ognuno di noi porta una propria precisa modalità, uno schema, un modello di come quella relazione sarà e di cosa ci aspettiamo da essa. Questo “schema” lo abbiamo imparato nel corso della nostra storia personale e lo riproponiamo in maniera abbastanza sistematica nelle nostre relazioni intime. E’ uno “schema” che ricalca in linea generale quello che abbiamo sperimentato nel corso delle nostre primissime relazioni significative, ovvero quelle con i nostri genitori.
E’ l’esperienza del nostro primo amore, quello con nostra madre o con chi si è preso cura di noi, che ci imprime nella mente un’idea di cosa ci dovremo aspettare dalle relazioni importanti. Con quell’idea in testa noi ci muoveremo nel mondo e cercheremo storie e relazioni che possano consentirci di ritrovare quel modello. Se ho appreso nel corso della mia esperienza personale che in una relazione significativa c’è da aspettarsi soprusi e angherie è molto probabile che, nonostante le sofferenze che provo nel subire soprusi, io selezionerò come partner qualcuno che mi faccia soffrire.
Molto probabilmente, un partner dolce e affettuoso che porta nella relazione uno “schema” diverso dal mio, ovvero uno schema orientato alla cura e all’accudimento, mi sembrerà noioso e poco interessante. E’ evidente, dunque, che oltre alla somiglianza “sociologica”, un criterio che ci guida nella scelta del nostro compagno o della nostra compagna è l’aderenza del partner al nostro “schema” di relazione e la possibilità che quel partner ci da di replicare quello schema.
Quali sono le persone da evitare in amore?
Cadere nel circolo vizioso delle relazioni tossiche è più facile di quanto sembri. Si tratta, infatti, di relazioni d’amore che all’inizio sembrano funzionare bene. Spesso le due persone si sentono affini, simili e quasi “fatti l’uno per l’altro”. In realtà queste relazioni funzionano bene solo all’apparenza, e spesso danno anzi l’impressione di essere molto forti perché l’intreccio dei meccanismi patologici dei due è molto saldo.
Ne sono un esempio il sadismo e il masochismo, o la relazione tra un narcisista e una persona insicura (due quadri che spesso si sovrappongono). Sono relazioni in cui vige un’asimmetria di potere e responsabilità, e dove la sofferenza è strettamente legata al piacere. Possono essere individuabili alcuni pattern, ovvero schemi di comportamento, in grado di generare una relazione tossica. Vediamone alcune tipologie
1. Il narciso
ll narcisista sceglie meticolosamente le sue vittime. Per narcisismo s’intende una “Tendenza e atteggiamento psicologico di chi fa di se stesso, della propria persona, delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e preminente del proprio interesse e l’oggetto di una compiaciuta ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli altri, di cui ignora o disprezza il valore e le opere”. Questa è la definizione che fornisce l’Enciclopedia Treccani.
Non si può costruire una famiglia con chi non sa entrare in empatia con gli altri, i narcisi sono fermi a una fase infantile della vita, non hanno senso del mondo reale e nascondono la paura di relazionarsi agli altri con la pretesa di considerarsi i migliori. I rapporti con queste persone sono difficili perché il narciso mette scarso impegno personale nella coppia, e non riconosce i bisogni dell’altro.
2. Il megalomane
Chi è affetto da megalomania ha un ego smisurato e in coppia tenderà sempre a portare guai. I tuoi problemi? Sempre in secondo piano! Magari a letto per i primi tempi sarà un fenomeno. È nella sua natura parlare sempre di sesso e volerne sempre fare, in un gioco di autocompiacimento ma attenzione, sei davanti a un potenziale fedifrago. Il megalomane non sa accontentarsi di quello che ha perché è alla perenne ricerca di gratificazione, credendosi un amante eccezionale.
E chi lo vorrebbe accanto una vita intera? Renderebbe la storia un inferno, soprattutto passata la fase dell’innamoramento, con uno o una così non riuscirai a costruire una relazione stabile: non sono persone in grado di soddisfare l’altro in campo affettivo e relazionale, per colpa dell’insicurezza, che nascondono sotto la maschera della megalomania. Meglio evitare…
3. L’avaro
Tirchieria? No, al massimo parsimonia, è quello che ti dice quando declina ogni invito al ristorante con la scusa che a casa si mangia meglio. E poi, magari per caso, scopri che il suo conto in banca è tutt’altro che spoglio. Allora devi cominciare a pensare come sarebbe crescere un figlio con un partner così.
C’è chi, dietro a una filosofia dell’austerità, cerca di nascondere la propria grettezza e moltiplica i disagi, andando persino contro i bisogni primari, suoi e di chi gli sta vicino. E allora siamo davanti a un’avarizia patologica. Quando si sta in case separate quello della gestione dei soldi è un problema cui non si pensa troppo ma prova a immaginare come sarebbe la vita con chi dà al denaro un valore diverso da quello che gli attribuisci tu.
Intendiamoci, non è l’equazione soldi uguale felicità ma costruire una famiglia con un compagno tirchio o geloso dei propri guadagni potrebbe essere un problema. Fuggire a gambe levate? Sì, soprattutto se dietro l’avarizia si nasconde un’insicurezza affettiva di fondo, una ferita profonda che ostacola il desiderio di dare e darsi agli altri.
4. Il geloso patologico
Nei rapporti di lunga durata, manifestare la gelosia in maniera moderata e senza compromettere la libertà del partner è il segno che l’amore è vivo e viaggia sui binari giusti, altra cosa è la patologia, che spesso è legata a un bisogno spasmodico di conferme. Non è facile avere a che fare per molti anni con qualcuno che manifesta diffidenza ingiustificata, che mette in dubbio la tua lealtà, che ti pedina come un segugio e che per questo ti obbliga sempre a giustificarti.
Anche a una persona con un buon equilibrio capita di esagerare, ma se l’allarme non rientra dopo qualche scontro allora fermati a riflettere su come potrebbe essere la vita con un compagno-detective alle calcagna. Difficile nel migliore dei casi, impossibile nella norma, finirai prigioniera/o e vittima di paure e di ansie.
E allora chi è il partner ideale?
E’ l’autostima! Senza di essa non si potrà mai costruire nulla di positivo perché sarebbe un rapporto non paritetico. Se la tua autostima è alta, gli altri si comporteranno di conseguenza e proveranno rispetto per te, se viceversa la tua autostima è bassa, gli altri tenderanno a non prenderti in considerazione. Ti “metteranno sotto i piedi” e non avranno alcuna fiducia in te.
Se non ritieni di avere una sufficiente autostima, l’unico modo che hai perché le cose cambino è cambiare le tue credenze inconsce. Non c’è altra via! finché tu per primo non sarai convinto del tuo valore, non puoi pretendere che gli altri ti rispettino e ti apprezzino per quello che sei. Pensa dunque alle tue relazioni, alle persone con cui vivi gran parte del tuo tempo e con cui senti di investire grosse quantità di energie. Se pensi ci sia qualcuno/a con cui intrattieni un rapporto tossico, poniti le seguenti domande: questa persona…
- Cosa mi porta a pensare?
- Come mi fa sentire?
- Cosa mi spinge a fare?
- Migliora o peggiora la mia autostima?
Sta a te far appello al tuo senso di responsabilità e decidere se continuare a frequentare quella persona è buono per te oppure se non lo è più. Scegli se sei disposto a sostenere ancora quel rapporto oppure se è il caso di interromperlo, di mettere mano alle cesoie per tagliare quel ramo secco che non da più frutto. E ricorda sempre…non c’è nessuna colpa nel pretendere di meritare il meglio per se stessi.
Lavora su te stesso
Il tuo partner potrà minare la tua autostima, ferire il tuo cuore, calpestare i tuoi diritti emotivi, farti sentire incompreso e poco considerato… ma c’è una cosa che non potrà mai portarti via: il tuo valore personale! Come premesso, fin da bambini nessuno ci insegna che possiamo affermare noi stessi senza aver bisogno di nessuno. Eppure, noi non solo possiamo ma dovremmo bastare a noi stessi. Solo sviluppando una sana indipendenza psicoaffettiva possiamo affrontare qualsiasi burrasca sentimentale. Per lavorare su te stesso e sulla tua affermazione personale, ti consiglio la lettura del mio libro bestseller «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce», disponibile in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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