Capita prima o poi di imbattersi in eventi dolorosi; è ovvio, nessuno può esserne immune! E la mia non è una visione pessimistica, ma realistica. Inevitabilmente saremo travolti da qualche evento spiacevole che ci porterà a fare i conti con la sofferenza. Basta pensare alla morte di un genitore, alla fine di una relazione, oppure alla perdita di un lavoro o magari alla notizia di avere un problema fisico. Tutti eventi traumatici che portano a sentire quel grande peso dentro, a non sapere come e cosa fare fino a rimanere immobili in quella situazione sperando un aiuto dal cielo. In queste situazioni è facile esser preda del pessimismo, della tristezza senza vedere nessuna via d’uscita.
Il dolore ci spaventa
L’atteggiamento immediato consiste nel rifuggire il dolore, ossia nel dissociarsi emotivamente dall’accaduto, minimizzando a livello razionale l’evento accaduto. A quel punto intraprendiamo una vera e propria battaglia contro le nostre emozioni per non accettare la realtà, entrando in una sorta di apatia o meglio appiattimento emozionale. Tentativi che si rivelano inutili, dato che vanno a bloccare il naturale processo di elaborazione dell’evento negativo che conduce all’accettazione e al superamento dell’evento traumatico.
Attraversare il dolore porta a un viaggio di trasformazione. Perché mentre attraversiamo questo dolore accade di elaborare le nostre emozioni
Quando le avversità bussano alla nostra porta, è difficile riprendersi dal duro colpo. A volte veniamo presi di sorpresa, altre volte è così forte che ci fa perdere i nostri punti di riferimento psicologici. Il recupero non è facile! C’è chi impiega meno tempo e chi necessita di più tempo: i tempi di recupero non sono uguali per tutti. Di fronte un evento traumatico, ognuno attribuisce un significato emotivo alle situazioni in modo soggettivo. Tuttavia, dobbiamo assicurarci di non rimanere bloccati nella sofferenza.
Anche la Divina Commedia di Dante richiama il concetto di dolore; l’inizio del canto dell’ Inferno recita: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura”. Quasi a confermare che a tutti noi, prima o poi, toccherà attraversare questa selva dove sarà inevitabile sentirsi smarriti. Dante prosegue il suo viaggio e nel proseguire attraversa la selva, le attribuisce un significato di passaggio che lo porterà a raggiungere la serenità, la pace. La speranza è il motore che spinge a continuare verso quella strada, a stringere i denti pur sentendo dentro di sé la sofferenza e a credere che prima o poi vedrà il sole.
Perché restiamo bloccati nella sofferenza? Il racconto della zattera
L’arte di non sprecare la propria vita e di non farsi travolgere dagli eventi del passato, è ben spiegato nella filosofia buddista. Per spiegare l’importanza di praticare il distacco da persone e cose, Buddha racconta la storia della zattera. Protagonisti sono un uomo e una zattera che simboleggia ciò da cui dovremmo separarci lungo il cammino della nostra vita.
“Supponiamo, disse, che un uomo sia di fronte ad un grande fiume e deve attraversarlo per raggiungere l’altra riva, ma non c’è una barca per farlo, cosa farà? Taglia alcuni alberi, li lega insieme e costruisce una zattera. “Quindi si siede sulla zattera e usando le mani o aiutandosi con un bastone, si sposta per attraversare il fiume. Una volta raggiunta l’altra sponda cosa fa? Abbandona la zattera perché non ne ha più bisogno. Quello che non farebbe mai, pensando a quanto gli era stata utile, è caricarla sulle spalle e continuare il viaggio con lei sulla schiena. Allo stesso modo, i miei insegnamenti sono solo un mezzo per raggiungere un fine, sono una zattera che vi trasporterà sull’altra riva. Non sono un obiettivo in sé, ma un mezzo per ottenere l’illuminazione”.
E questa sarebbe la condizione ideale, ovvero una volta che non ci serve più e una volta raggiunto l’obiettivo che desideriamo, la cosa più normale da fare sarebbe abbandonare la zattera. Così la zattera diventa il simbolo di tutto ciò che nel passato e nel presente ci è servito per arrivare da un’altra parte, ma dobbiamo imparare ad abbandonarla, non a tenerla sulla schiena.
Cosa ci insegna questo racconto
La zattera non si riferisce solo ai beni materiali, bensì tutto ciò che ci lega e ci impedisce di raggiungere il nostro pieno potenziale: possono essere relazioni interpersonali che hanno perso la loro ragion d’essere o persino certi tratti o credenze della personalità che ci tengono legati. Il succo del racconto consiste nel tener presente quanto sia importante, per vivere bene, lasciarsi alle spalle ciò che non ci rende sereni (che potremmo immaginare come tante zavorre) e che ci impedisce di aprirci al nuovo. Uno dei motivi principali per cui restiamo bloccati nella sofferenza è che rifiutiamo di accettare l’accaduto.
Sappiamo che quando ci porteremo alle spalle quella sofferenza potremo voltare pagina. Eppure, spesso ci rifiutiamo di voltare pagina: pensiamo che significherebbe dimenticare la persona che non c’è più, o assumere che non possiamo fare niente di meglio per rimediare a una situazione nella quale non ci sentiamo comodi.
La sofferenza diventa un modo per espiare la colpa
È un blocco paradossale, in quanto non vogliamo sentirci male ma non vogliamo neppure sentirci bene, perché nella nostra mente significherebbe lasciarci alle spalle una parte della vita con la quale ci identifichiamo ancora. In alcuni casi questo paradosso può essere causato dalla colpa. Cioè, non riusciamo a perdonarci ciò che abbiamo fatto o smesso di fare, e ci puniamo attraverso quel dolore. In questo modo, la sofferenza diventa un modo per espiare la colpa.
3 concetti utili per superare i momenti difficili
Se vuoi lasciarti alle spalle la sofferenza, devi capire cosa accade dentro di te. Sappi che il tuo inconscio è molto protettivo nei tuoi confronti. Vuole a tutti i costi aiutarti a combattere il dolore ma non sempre lo fa in modo funzionale; attua dei meccanismi di difesa per lenire le tue sofferenze che però si rivelano controproducenti. Questa guida vuole essere un aiuto concreto per superare questo momento difficile e riprendere in mano la tua vita. Cosa fare, dunque, per superare un blocco emotivo? Devi acquisire consapevolezza su tre concetti fondamentali.
1. Ciò che ti è capitato era l’unica cosa che poteva capitarti
Vai indietro negli anni e domandati: “Cosa ti ha fatto crescere? ”Sono proprio le difficoltà che ci permettono di costruire in noi qualità come forza, resistenza, resilienza. Viviamo in un universo regnato da una potente legge, quella di causa-effetto. Per ogni comportamento c’è una causa, per ogni scelta c’è un effetto. Tutto ciò che ti succede, era l’unica cosa che poteva succederti. Ogni tua scelta, ti ha portato ad oggi, ogni azione di oggi, ti porterà a domani.
Il primo passo per superare i momenti difficili è quindi quello di comprendere il ruolo fondamentale che hanno le difficoltà nella tua vita. Le difficoltà sono lo strumento di crescita per eccellenza, sono una fase fondamentale di “ogni” processo di crescita. Senza difficoltà di fatto non si cresce e questo vale in qualsiasi ambito. Purtroppo, non puoi decidere gli eventi che devono capitarti, ma puoi decidere come affrontarli.
2. Fai attenzione al tuo dialogo interiore
Esistono inoltre alcuni errori e false credenze molto diffuse che è bene conoscere se si vuole evitare di trattenere il dolore. A volte, infatti, i tentativi che si fanno per risolvere le situazioni difficili rischiano di complicare le cose, per questo è molto importante individuare alcuni “passi falsi”. Ecco e alcune domande che sarebbe meglio non farsi per evitare di rimanere bloccati nella sofferenza.
“Perché proprio a me?”, “Perché è successo questo?”, “Cosa ho fatto di sbagliato?”, “Perché quella persona mi ha fatto questo torto?”, “Cosa c’è che non va in me?”…Ti suonano familiari, vero? La verità è che non serve a nulla torturarsi con mille domande se non a cadere in una spirale di sofferenza senza via di uscita. La mente, infatti, si affligge spesso con domande senza risposta, così si finisce per smarrirsi nella confusione e nel dolore.
3. Accetta che nella vita ci siano degli alti e bassi
La sofferenza e la felicità fanno parte del ciclo della nostra vita. Non possono esistere l’una senza l’altra. Non potremmo goderci davvero la felicità se non avessimo mai conosciuto la tristezza e la sofferenza. Prova a pensarci bene: a volte in una stessa giornata ti capita di essere sia triste che felice per ragioni diverse. Puoi affrontare la tristezza e accettare la felicità come un dono. Anche se nel complesso ti trovi in un momento difficile, non negarti la possibilità di provare felicità per altri aspetti della tua vita che invece ti stanno dando anche solo delle piccole soddisfazioni.
Niente è impossibile!
Fai un inventario di ciò che pensi in maniera negativa della tua vita, delle tuoi progetti, delle relazioni, della salute o della carriera; e prometti di sbarazzarti di questi pensieri negativi. Non si tratta di illuderti o ingannarti, ma di creare in te un atteggiamento di apertura verso le possibilità, invece, di continuare ad alimentare le impossibilità. In pratica, devi semplicemente aprirti verso nuove idee. Non devi fare nulla di diverso nella tua vita, ma solo cambiare alcune immagini mentali. Questo nuovo modo di pensare, alla fine, porterà a nuovi e sorprendenti comportamenti…fidati!
Ricorda, dove ci sono difficoltà con cui convivere e condizioni insoddisfacenti da superare, là la virtù fiorisce al suo meglio e manifesta il suo massimo splendore. Di sicuro ti sarà capitato di combattere per risollevarti con una forza che non pensavi di avere. Anche se adesso stai vivendo un momento difficile sappi che quello che stai vivendo è solo un momento, non una situazione che durerà per sempre….perché nulla in questa vita è permanente, anche le situazioni da cui ti sembra non ci sia via d’uscita. In fondo non è affatto facile rimettersi in gioco e sforzarsi di migliorare richiede molto coraggio. Puoi essere tu l’artefice di qualcosa di bello, che parla davvero di te, dei tuoi bisogni e delle tue sensazioni. Perché chiudersi al dolore, convincersi di essere sbagliati o dei falliti si rischia di non conoscersi affatto e precludersi il bello della vita.
Non dimenticarti che tra le persone che ami ci sei anche tu
È mai possibile andare “contro se stessi”? Purtroppo sì, questo capita quando non ti hanno insegnato a riconoscere il tuo valore. Come spiego nei miei incontri e come ho dettagliato nei miei due libri (entrambi bestseller), siamo la sintesi dei nostri vissuti e, il modo in cui ci comportiamo con noi stessi, riflette in qualche misura il modo in cui gli altri ci hanno trattato durante l’infanzia. È lì, a quell’età che impariamo come scendere a patti con noi stessi, se rispettarci e stimarci oppure se metterci da parte e calpestare i nostri diritti emotivi e finanche negare i nostri bisogni! Se vuoi finalmente iniziare a rispettarti, ti consiglio vivamente di leggere il mio libro di crescita emotiva «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», puoi trovarlo in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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