In una conversazione, ti sei mai sentito svilito? Come se il tuo interlocutore avesse deciso per te quale dovrebbe essere il tuo posto nel mondo (e nella relazione). Così, gesto dopo gesto, parola dopo parola, ti impone un limite. Un limite che purtroppo non sempre viene palesato ma che si sente ed emerge mediante giochini mentali sconvenienti. Un limite che ti fa sentire confuso, ti tiene prigioniero e soprattutto ti costringe a sopprimere i tuoi bisogni.
Riconoscere questi “giochini mentali” può aiutarti a creare robusti confini con le persone che, con i loro atteggiamenti e modi di fare, ti svalutano costantemente. Un’attenta analisi delle tue relazioni, non solo tiene al sicuro la tua autostima, protegge il tuo benessere, ma ti tutela anche in dinamiche relazionali “assurde”:
- Scopri che un tuo amico o parente ti ha intenzionalmente messo contro qualcun altro. In famiglia non è raro che un genitore crei competizione tra i figli o tra il partner e i figli, aumentando tensioni e attriti. A volte capita anche nelle comitive, chi è accentratore ama questo genere di dinamiche e le innesca per apparire migliore e legare a sé gli altri.
- Dopo diversi mesi di amore travolgente, vedi sparire il partner senza una spiegazione plausibile.
- Il tuo interlocutore nega l’evidenza, oppure, in una discussione passa da sostenere “tutto” e il “contrario” di tutto e afferma che l’aveva sostenuto fin dal primo momento e che… ovviamente sei tu che non capisci.
- Ti ritrovi in una relazione in cui l’altro non collabora, è completamente passivo e incolpa te per qualsiasi mancanza.
- L’altro ti dà dell’esagerato per come reagisci. In realtà, non si assume la responsabilità dell’effetto che hanno le sue parole e i suoi atteggiamenti su di te.
Allora non ci resta che analizzare quali sono i giochetti mentali da cui proteggersi.
6 giochetti mentali di chi vuole sottometterti / svalutarti
Disinnescare questi meccanismi è possibile solo impostando una sana distanza -se non fisica, quantomeno psicoaffettiva! I giochetti mentali che vedremo sono strategie comunicative molto disfunzionali che hanno l’effetto di svalutarti. Quando una persona mina costantemente il tuo valore, nella tua vita possono emergere vissuti di ansia, insicurezza, paura, instabilità… Vissuti che, ahimé, se non sei consapevole di ciò che stai accadendo, ti porteranno a legarti ancora di più alla fonte di questo malessere. Il motivo? Quella fonte di malessere si pone verso di te in modo ambivalente, da un lato ti ferisce e ti svaluta e dall’altro fa leva sui tuoi bisogni. Vediamo tutti i dettagli.
Come ti rigiro la frittata
«Dico tutto e il contrario di tutto per aver ragione sempre io e dimostrare la mia superiorità!» Ti parlo di una forma di manipolazione emotiva in cui l’obiettivo è restituire un’immagine di sé infallibile ma i cui effetti si spingono molto più in là. Tale strategia disfunzionale, infatti, quando sistematicamente adottata, non si limita a generare uno stato di confusione momentaneo nell’altro. Il malcapitato, confuso sull’esame di realtà, tenderà a fidarsi del suo interlocutore che lo porterà ad assumere il suo punto di vista. Il povero malcapitato, dubitando di se stesso, vivrà nell’insicurezza e nel dubbio. A lungo andare, questa strategia comunicativa dannosissima ha l’effetto di generare dubbi anche sulle scelte più banali: cosa scelgo dal menu? Cosa compro, questo o quel modello? Qualsiasi decisione avrà bisogno di un consiglio, una supervisione. Non è un caso che l’intenzione finale è quella di tenerti sotto stretto controllo e farti dipendere sempre da lui/lei.
Ecco degli esempi pratici
Chiedi a Tizio di comprare il latte al supermercato. Al rientro, Tizio avrà dimenticato il latte allora ti dirà che in realtà tu non glielo avevi mai detto. Altro scenario. Tizio sostiene che la partita Milan Inter terminerà con la vittoria dell’Inter. Il match finirà con un pareggio e Tizio sosterrà di aver previsto quell’esito. Questi sono esempi molto semplicistici, ma poni il caso di una relazione affettiva che va avanti così, di dubbi e realtà alterate. Molto dura.
La colpa è sempre tua
Lo scenario non è molto distante dal precedente ma qui lo stile è più aggressivo. Se nella strategia precedente si va a “ritrattare” i fatti, in questo scenario, la realtà viene alterata per scandire due ruoli, quello di vittima e quello di carnefice. Ovviamente sei tu il carnefice. Tornando all’esempio di prima. Chiedi a Tizio di comprare il latte al supermercato. Al rientro, Tizio ha dimenticato di comprarlo e allora ti dirà che è colpa tua, perché non può pensare a tutto lui. Che tu non fai nulla e tutte le responsabilità ricadono su di lui. Insomma, la colpa è tua anche se la dimenticanza, in realtà, è sua.
Potresti essere incolpato delle cose più disparate, anche del fallimento di un suo esame universitario o di un progetto lavorativo (magari lamentandosi di quanto gli hai succhiato tempo nell’ultimo mese o di quanto ha dovuto badare a te!). Questo scenario va a braccetto con la strategia della vittima.
In modo velato: la colpa è sempre tua, bis!
La colpa potrebbe arrivare anche in modo più celato. Se Tizio va al supermercato e dimentica il latte, dopo che tu glielo hai detto. Tizio potrebbe aggredirti, colpevolizzarti e accusarti apertamente oppure, potrebbe piangersi addosso. Affermare di sentirsi esausto, dire che aveva bisogno di tornare a casa per trovare un po’ di pace con te. Potrebbe tirare su un discorso struggente che finisce in questo modo: in fondo, sei tu che ma ogni volta, gli rovini la giornata, gli complichi le cose, sei sbagliato!
Tu mi devi…. tanto, tutto
Se da un lato fa la vittima per schivare la responsabilità di una sua mancanza, dall’altro, fa leva sui tuoi immaginari doveri morali. «Ho fatto tutto questo per te» oppure «io vivo per te»… sono frasi che in realtà hanno un enorme sottotitolo «TU MI DEVI». Non voglio rovinare il romanticismo, ma spesso queste frasi sono insidiose. Vengono dette da genitori o da partner che trattano l’altro come un’estensione di se stessi e non come una persona a sé, degna di stima e libertà! Da genitori a partner, cambiano i protagonisti ma la trama è la stessa.
Quando qualcuno ti dedica grandi parole d’amore, chiediti dove finisce lui e dove cominci tu e soprattutto, cerca di osservare se per lui/lei c’è differenza. Sembra qualcosa di difficile da capire perché nei legami disfunzionali è tutto molto confuso. È tutto molto rumoroso, mentre nelle relazioni sane tutto quel frastuono non c’è. Ecco un primo indicatore: quando c’è confusione, è già il momento di rallentare e riflettere. Il confine tra “amare” e “strumentalizzare” non è così labile quanto sembra. Un ulteriore -e inequivocabile- indicatore, infatti, sta nella libertà negata: chi è mero strumento, non è libero di esprimere e affermare se stesso se non in funzione dell’altro. Un esempio assurdo? Non puoi stare male. Perché se stai male vieni denigrato, non rispetti il loro standard o non gli “puoi servire”. È una verità tremenda da digerire. Molte persone, crescendo, devono aderire a un modello di benessere fittizio per non deludere le aspettative altrui. Davvero doloroso.
Te la farò pagare, ma non te lo dico apertamente
Quando il tuo interlocutore vuole sottometterti, tu non hai diritto alla libertà e ogni tuo tentativo di rivendicarla sarà punito duramente. Il silenzio, il distacco, il disinteresse, sono tante le strategie punitive: si tratta di piccole vendette per “riportarti sulla retta via”, quella che ti tiene a qualche gradino più in basso di lui/lei. In termini concreti, questo atteggiamento emerge con frasi come «fai pure come vuoi, ma poi non venire a piangere da me», oppure «tu fai le tue valutazioni, io farò le mie». Queste frasi non sono mai carine da pronunciare perché fanno venire meno il supporto e la fiducia che dovrebbero caratterizzare ogni relazione affettiva.
Tuttavia, in alcune relazioni, non si limitano a essere sgradevoli ma prendono la connotazione di minacce velate
Il messaggio veicolato è questo: «se ti concedi la libertà di scegliere, avrai il mio disappunto, io non ti accetterò». L’accettazione e il consenso, nelle relazioni disfunzionali sono sempre oggetto di minaccia e non le basi su cui pone la stessa relazione! Purtroppo alcune persone possono davvero impegnarsi per “fartela pagare” quando ritengono di essere stati offesi. Nelle amicizie, possono escluderti da cene, possono negarti passaggi in auto e intraprendere azioni concrete per metterti in cattiva luce. Un esempio? La triangolazione.
Ti metto in competizione con gli altri
La trinagolazione è una strategia relazionale tristissima. Anche in questo caso, è adottata per garantire al suo autore un senso di superiorità sugli altri. Uno degli scenari assurdi elencati prima affermava:
- Scopri che un tuo amico o parente ti ha intenzionalmente messo contro qualcun altro. In famiglia non è raro che un genitore crei competizione tra i figli o tra il partner e i figli, aumentando tensioni e attriti. A volte capita anche nelle comitive, chi è accentratore ama questo genere di dinamiche e le innesca per apparire migliore e legare a sé gli altri.
A volte capita anche che l’accentratore inneschi zizzania tra il partner e sua madre o padre
I suoceri a volte non sono “neutrali” o “amici” del compagno del figlio semplicemente perché è il figlio accentratore a non coltivare armonia. La triangolazione è una strategia relazionale che consiste nel coinvolgere una terza persona nel legame, che interferisca nella comunicazione, che aumenti le tensioni e anche la competizione.
Nella sua forma più banale, la triangolazione assume questo aspetto «Tizio mi ha detto che sei arrabbiato lui semplicemente perché ha dimenticato di comprare del latte! Te la prendi per così poco». Qui l’errore più comune è arrabbiarsi con il mittente del messaggio. Certo, la terza persona non sarà una santa, tuttavia la questione va risolta con Tizio che ha voluto chiamarsela dentro, che racconta determinate cose e dà la libertà di intromettersi.
Riprenditi la tua vita: afferma la tua identità
Allontanati dalle persone che vogliono ergere se stesse affossando te. Allontanati dai luoghi dell’abbandono, del rifiuto e delle gioie negate. Ancora, allontanati da chi alimenta costantemente la tue ferite e mina il tuo valore. Se non puoi mettere uno spazio fisico, allora costruisci un enorme distanza psicoaffettiva, costruisci il tuo spazio. Uno spazio in cui i tuoi bisogni hanno l’importanza che meritano, dove hai la libertà di esprimere chi se, dove puoi stare bene o male e di certo dove puoi concederti il tempo per guarire. Prenditi per mano e ricorda: la vita va vissuta e non sopportata! Se hai voglia di dare una svolta alle tue relazioni personali -dalle amicizie agli amori, dai familiari ai colleghi- ti consiglio di leggere il mio ultimo libro «Il mondo con i tuoi occhi».
Come spiego nel mio nuovissimo libro «Il mondo con i tuoi occhi», quando sappiamo guardarci con i nostri occhi e riusciamo a cogliere i nostri bisogni più profondi, riconoscendoci nella nostra interezza, saremo capaci di muoverci nella direzione giusta per appagarli, a prescindere dagli altri! Intendiamoci, un libro non può cambiarti la vita ma può aiutarti a costruire relazioni migliori, con te stesso e con gli altri. Il cambiamento, poi, sarà inevitabile. Curare i nostri legami, le nostre ferite, i nostri conflitti… curare il nostro benessere, è un dovere imprescindibile che abbiamo verso noi stessi. Nel libro, troverai molti esercizi psicologici pratici che potranno aiutarti in mondo tangibile fin da subito. Per tutte le informazioni sul libro “Il mondo con i tuoi occhi“, ti rimando a questa pagina Amazon. In ogni capitolo, troverai un pezzetto di quello “spazio” che cerchi, che meriti e che metterà distanza da chi vuole solo svalutarti.
Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicologia
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