Fin dalla nascita, a quasi tutti viene insegnato che non vanno bene come sono, che devono nascondere alcune parti di sé, che non possono essere autentici, ma devono adattarsi alle regole altrui. In parte questo è necessario per educare il bambino al vivere in società, ma per molti il risultato finale è il vivere in conflitto con se stessi:
- sentendosi sbagliati;
- giudicandosi in continuazione;
- reprimendosi anche dove non necessario;
- disprezzando le proprie imperfezioni;
- sentendosi spesso inadeguati.
Questa è una ricetta sicura per una vita tormentata!
Non possiamo sentirci felici vivendo in conflitto con la nostra natura. Per questo, la via verso la felicità necessita che ci accettiamo per come siamo, inclusi difetti, mancanze e imperfezioni (sia morali che fisiche). L’idea distruttiva che ci mettono in testa è che “Saremo ok (o degni d’amore) solo quando non avremo difetti”, ma questo è impossibile per qualsiasi essere umano. Quindi, finché crediamo a quell’idea, ci sentiremo sempre sbagliati – e/o non degni di essere amati.
Se persone intorno a voi alimentano l’idea distruttiva con critiche e giudizi continui, considerate la possibilità di allontanarle: è difficile guarire da questa attitudine, se l’ambiente intorno a voi la rinforza continuamente.
La paura di non essere normale
Un motivo per cui fatichi ad accettarti, è perché pensi di essere sbagliato, diverso, “strano”. Vedi gli altri come “normali”, e pensi che loro non abbiano le difficoltà che ti affliggono, le paure che ti angosciano, i difetti che ti disturbano, o i tuoi gusti sessuali fuori dalla norma. Insomma, temi di non essere normale (qualsiasi cosa voglia dire).
Ma la verità è che nessuno è normale: tutti hanno difficoltà, paure e difetti simili ai tuoi (chi più, chi meno), ma fanno di tutto per nasconderlo. La normalità non esiste realmente, è un valore soggettivo e arbitrario; e il concetto di normalità viene spesso spinto da chi cerca di manipolarci (quindi diffida da chi ne fa una bandiera, come amici o partner giudicanti, genitori rigidi, personaggi politici o religiosi).
Vai bene come sei
Per uscire da quella trappola distruttiva, bisogna coltivare l’idea risanatrice per cui sono come sono, e va bene così (o un concetto equivalente che funziona per te). Questo non vuol dire negare i miei difetti, né giustificare i miei errori, ma convivere serenamente con la mia imperfetta umanità.
Non vuol dire nemmeno rinunciare a migliorare; posso sempre scegliere di migliorare, ma perché lo desidero, non perché mi sento sbagliato (e questo approccio è sicuramente più efficace).
Ogni volta che mi accorgo di giudicarmi, svalutarmi o disprezzarmi, posso scegliere consapevolmente di accantonare quei pensieri tossici, e ripetere a me stesso l’idea guaritrice di cui sopra. All’inizio è probabile che la tua mente rifiuti l’idea nuova, perché abituata a quella autodistruttiva, e ti ritrovi a pensare cose come “Come posso andare bene?!? Sono così scarso / incapace / brutto / inutile / fallito…”; non importa, continua a coltivare l’idea positiva, e pian piano questa prenderà spazio nella tua mente.
Basta che fai del tuo meglio
Un altro modo per coltivare l’accettazione, è decidere che per essere delle persone valide, è sufficiente la buona volontà. Non è necessario fare tutto, non sbagliare mai, o essere impeccabili: basta provare a fare del tuo meglio. Se sei ossessionato dalla convinzione che non sei abbastanza, o che dovresti fare molto di più, considera questi punti:
1. Si può raggiungere la perfezione?
Ovviamente no, non è di questo mondo, e la frase proverbiale “Nessuno è perfetto” ce lo ricorda.
2. Si può evitare di sbagliare?
Certamente no, visto che persino individui straordinari come Aristotele, Newton ed Einstein hanno commesso errori clamorosi.
3. Si può arrivare all’eccellenza?
In teoria sì, ma richiede moltissimo tempo e impegno per cui è alla portata di pochi. In realtà, la maggior parte di noi è destinata ad essere una persona “media”, ed in questo non c’è nulla di male. L’idea che “se non arrivi in cima non sei nessuno”, è una bugia che ci rende nevrotici e mai soddisfatti.
Puoi esserti amico. Da lì ritrovi il tuo valore
Poiché l’idea di accettarsi ed amarsi per come si è, risulta abbastanza estranea alla nostra cultura, spesso fatichiamo a immaginare cosa voglia dire volere bene a se stessi. Un modello utile è quello di trattare me stesso come se fossi il mio migliore amico:
- Se il mio amico commette un errore, glielo dico con calma, senza aggredirlo
- Sono paziente con i suoi limiti, e perdono le sue piccole mancanze
- Lo incoraggio, lo sostengo e provo gioia per ogni suo successo (anche se piccolo)
- Noto e apprezzo tutte le sue qualità
Comportarsi in tal modo con se stessi può sembrare sentimentale, ma quanto ci piacerebbe che qualcuno ci trattasse così? E perché quel qualcuno non potresti essere tu stesso? Ricordati che sei l’unica persona con cui passerai ogni giorno della tua vita: gli altri vanno e vengono, ma tu sarai sempre con te. Vale quindi la pena imparare a far sì che la tua stessa compagnia sia una gioia, e non un tormento.
Un disperato bisogno d’amore
Chi non si accetta, spesso prova un bisogno ossessivo di sentirsi amato, oppure brama un amore totale, incondizionato. In pratica, il bisogno d’amore che non trova risposta all’interno di sé, viene completamente proiettato all’esterno e riversato sugli altri; queste persone appaiono spesso come “mendicanti di amore” (atteggiamento che porta gli altri ad allontanarsi).
Più ci detestiamo o ci disprezziamo, più tendiamo a sognare qualcuno che possa apprezzarci ed amarci – incluse quelle parti di noi che non sopportiamo. Il guaio è che, siccome gli altri tendono a “farci da specchio”, quando non piaciamo a noi stessi, tendiamo a non piacere anche agli altri. Ma anche se incontriamo qualcuno che davvero ci apprezza, tenderemo a non crederci o a sabotare la relazione:
- perché in fondo non crediamo di meritarlo;
- o perché ci vediamo così difettosi, che se qualcuno ci vuole deve avere qualcosa che non va.
Quindi, paradossalmente, chi non si ama spesso respinge (o non riconosce) l’amore che gli viene offerto, pur desiderandolo. Di nuovo, iniziare a volersi bene è un ingrediente importante per arrivare ad essere amati.
L’amore che guarisce è prima di tutto il tuo
Quando abbiamo sofferenze, tensioni e conflitti interiori, l’accettazione di sé è probabilmente la forza guaritrice più grande. Quando ci dicono che “L’amore guarisce” o che “Tutto ciò di cui hai bisogno è amore (titolo di una famosa canzone dei Beatles), è molto vero – ma dimenticano che l’amore più importante è quello per se stessi. Invece di insegnarci ad amare noi stessi, veniamo educati a dipendere dall’amore altrui.
Ma l’amore “esterno” non è quello più potente. Infatti quando sei depresso o sei convinto di essere “sbagliato”, o di non valere abbastanza, se hai vicino qualcuno che ti ama di certo può aiutare e farti sentire meglio; però non ti guarisce. Sei comunque depresso e continui a sentirti sbagliato (chi è da solo può credere che una persona che lo ami lo “salverà” da queste sofferenze, ma chi è in coppia sa che non è sufficiente).
Invece quando arrivi ad amarti, questo può veramente guarire la tua sofferenza: smetti di giudicarti, di criticarti, di condannarti, di vederti inadeguato, di combattere la tua natura. Pur nella tua imperfezione, arrivi a provare una tenerezza, un calore e un apprezzamento per te stesso stupefacenti. Finalmente “ti senti a casa” dove tutto è in pace e va bene.
Prova a perdonarti
Un altro elemento necessario per vivere bene con se stessi, è la capacità di perdonarsi. Quasi tutti conviviamo con sensi di colpa per qualche mancanza o errore compiuto. Ma dobbiamo ricordare che commettere errori (anche gravi) è umano: anche quando sbagli, non vuol dire che sei una cattiva persona, ma solo che sei umano e imperfetto – come tutti.
Non sempre possiamo evitare di sbagliare; quello che possiamo fare è imparare dagli errori fatti, e cercare di non ripeterli. Inoltre, quando ci sentiamo in colpa per qualche mancanza, dovremmo anche ricordarci tutte le volte in cui abbiamo fatto la cosa giusta, o compiuto azioni positive; probabilmente queste ultime sono molte di più dei nostri sbagli. E’ anche importante saper chiedere scusa: non possiamo cambiare ciò che è stato, ma possiamo “sanare” il presente con il pentimento e la sincera espressione di scuse.
Accettazione non è rassegnazione
Poiché stiamo parlando di migliorare la propria vita, ovviamente accettazione non vuol dire stasi o passività. Tutti vorremmo essere migliori, e magari migliorare anche il mondo, quindi l’accettazione di cui parlo è una forma di pace e amore con se stessi, da cui partire per coltivare la propria evoluzione. Sembra un paradosso, ma in realtà più mi accetto per quel che sono, e più divento capace di sviluppare le mie qualità e diventare la persona migliore che potrei essere!
Mi rendo conto che il conflitto con se stessi è un problema pesante, e i miei suggerimenti non possono fare miracoli. Però diventare consapevoli di questo conflitto, e iniziare a cambiare questo tipo di mentalità, è già un buon punto di partenza.
Come sappiamo quando non sentiamo il bisogno di dimostrare il nostro valore?
Ognuno è diverso, e anche i traumi e le lesioni lo sono. Essere pronti a proseguire richiede tempo e non esiste una regola precisa, dobbiamo imparare a connetterci con ciò che abbiamo dentro e ascoltare i segnali che ci invia il nostro io. In generale, una persona è pronta a proseguire quando esistono almeno due delle seguenti condizioni:
1. Il dolore è diminuito. Guardandoci alle spalle ci rendiamo conto che, anche se la ferita è lì, non fa più male. Infatti, probabilmente cominciamo a ricordare più spesso gli aspetti positivi che quelli che ci causavano danni.
2. Abbiamo imparato. Quando analizziamo ciò che è accaduto, riusciamo a dargli un senso e capiamo dove abbiamo sbagliato.
3. Possiamo accettare con serenità ciò che è successo. Quando siamo in grado di accettare quanto è successo, significa che abbiamo superato il trauma, che abbiamo spogliato la situazione della sua drammaticità iniziale. In ogni caso, non dobbiamo aver paura di fare un passo indietro se ci rendiamo conto di essere andati avanti troppo in fretta. A volte possiamo pensare di essere pronti ad andare avanti, ma non lo siamo. Allora è meglio fermarsi per raccogliere le forze e guarire completamente. Ogni nuovo inizio vale la pena, ma è necessario rendersi conto di poter affrontare questa nuova fase con più maturità e sicurezza.
Quanti di noi aspettano ancora?
Quanti di noi aspettano ancora di essere «trattati» con amore? E non parliamo di un surrogato d’amore, quello indubbiamente l’abbiamo conosciuto. Molti di noi, purtroppo, non hanno mai avuto l’opportunità di accogliere un profondo amore incondizionato, quello fatto di accettazione, stima e validazione emotiva. No, questo legame amoroso in cui potevamo davvero esprimere noi stessi, non lo abbiamo conosciuto e ci appare quasi come una chimera. I legami che abbiamo stretto fino a oggi, più che basati sull’amore, vertono sui ricatti affettivi, sui compromessi, sugli obblighi morali indotti, sui sensi di colpa, sulla paura dell’abbandono… insomma su tante sensazioni sofferenti che niente hanno a che vedere con l’Amore. «Se fai questo, se mi appoggi, se sei abbastanza buono, silenzioso, ubbidiente, bravo, capace, intelligente… allora, forse, forse, allora sì, forse sarai amato».
L’assenza dell’amore genitoriale ci avrà pur fatto “ammalare”, ma noi abbiamo tanto amore dentro ed è quello che ci farà risplendere. Non puoi costringere gli altri a “vederti”. Puoi, però, iniziare a guardare te stesso e il mondo con i tuoi occhi, così da apprezzare ciò che sei e rivalutare ciò che hai, così da smetterla… sì, da smetterla di scegliere chi ha già deciso chi devi essere ancor prima di conoscerti davvero. Così da smetterla di scegliere chi neanche ci prova a capirti, “guardarti”, sostenerti…Se hai voglia di lavorare su te stesso e rivedere i tuoi schemi psicoaffettivi, ti consiglio di leggere il mio libro «Il mondo con i tuoi occhi». Cinque capitoli che ti porteranno alla scoperta di quel potenziale che, da troppo tempo, è assopito dentro di te e non chiede altro di esplodere! Per immergerti nella lettura e farne tesoro, puoi ordinarlo qui su Amazon) oppure acquistarlo in libreria.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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