Come riconoscere un malitenzionato: analisi scientifica non verbale

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linguaggio malintenzionato

Prevenire le aggressioni si può. L’esame scientifico condotto presso il laboratorio NeuroComScience tra il 2013 e il 2015 ha portato all’individuazione di comportamenti a rischio nelle aggressioni non premeditate o pianificate in poco tempo.

Sono stati esaminati video di rapine con aggressione e tentati omicidi. Al microscopio è stato sottoposto il comportamento non verbale del malitenzionato, in particolare la tipologia, l’intensità e il ritmo di variazione dell’espressione del volto e del corpo. Per l’analisi facciale è stata utilizzata la tecnica Interpretative System of Facial Expression, mentre per il linguaggio del corpo il Body Coding System. Lo spunto di questo approfondimento è partito dalla tesi del Master in Analisi scientifica del comportamento non verbale, organizzato dal nostro laboratorio, di Patrizio Caini, Alessandro Ferrini e Simone Melloni.

Video 1

Video 2

Prova ad individuare il comportamento a rischio

A Trieste si è svolta una rapina in una tabaccheria. Erano due i malviventi che aveva prima fatto un sopralluogo di qualche minuto e circa 20 minuti dopo compiuto l’atto criminale. Tutto è stato ripreso da una telecamera di sorveglianza.

Abbiamo tagliato il finale, ovvero l’aggressione, per farvi provare ad individuare qual è il comportamento del sopralluogo e l’entrata in negozio per compiere l’atto. I filmati sono due quindi: uno che riguarda l’entrata nel negozio per il sopralluogo; e uno l’entrata e il movimento nel negozio che finisce con aggressione.

In quale filmato i delinquenti entrano per un sopralluogo? E in quale per aggredire?

Il video della rapina

Risposte:
analizziamo il linguaggio del corpo nel filmato

Quindi il secondo video si conclude con una rapina e un’aggressione.

  • Un elemento particolarmente significativo è la variazione del ritmo dei movimenti corporei dell’aggressore. Nel sopralluogo i movimenti dell’aggressore (l’uomo più basso) sono molto più lenti rispetto all’entrata successiva per compiere l’atto criminale. Se osserviamo la sua camminata e l’utilizzo delle braccia si nota una velocità maggiore del ritmo, di due, tre volte. Si tratta di una caratteristica trovata anche in altri video esaminati di aggressioni non premeditate, o non sufficientemente preparate. Forse si può paragonare tale comportamento con quello degli animali, che quando si preparano all’attacco il loro ritmo motorio gestuale rallenta e poi in prossimità dell’attacco i movimenti si velocizzano di molto.
  • Nell’aggressore sono presenti le espressioni di rabbia, disprezzo e apprensione. La mescolanza di tali emozioni crea infatti stati favorevoli alla violenza. L’aggressore nel filmato utilizza marcatamente l’incide e i movimenti “a bacchetta”, alternando le mani unite, una racchiusa nell’altra e i manipolatori gestuali, tipici della rabbia e dell’apprensione. Da un ingrandimento dell’immagine sul volto, si può vedere negli ultimi attimi una mescolanza tra la rabbia e il disprezzo, che sono la scintilla per far scattare la violenza nei soggetti aggressivi.
  • L’uomo, di statura più alta, che funge da palo e non aggredisce, non ha marcate variazioni – tranne dopo che ha tentato di rubare la cassa: il suo passo si velocizza.

La cattura dei rapinatori

A richiedere l’intervento della polizia è stata la proprietaria. Il questore Padulano aveva fatto visionare il video della camera di sicurezza e mostrato i volti dei rapinatori a tutti gli agenti.

Un poliziotto fuori servizio ha riconosciuto i due autori della rapina il giorno successivo in una via della città. Stavano proprio effettuando dei sopralluoghi  per progettare altre rapine in esercizi commerciali. La Squadra Mobile di Trieste diretta da Mario Bo’  è intervenuta immediatamente dopo la telefonata dal loro collega fuori servizio.

Dopo un breve inseguimento sono riusciti a bloccarli nonostante una violenta colluttazione che ha provocato diverse ferite agli agenti. La perquisizione personale su uno dei due ha fatto trovare agli agenti un coltello da portata che forse avrebbero voluto usare per i futuri reati.

I due sono cittadini bosniaci, di cui nomi sono Grbavec Mario del 1979 e Glavovic Goran del 1974.

Dopo essere andati a Venezia in cerca di lavoro da un amico dei due, senza soldi e con le famiglie in patria, giunti a Trieste da alcuni giorni, stavano pianificando delle rapine, prendendo alloggio in un hotel del centro cittadino. Una rapina “per fame”  quindi ancora più pericolosa di quelle ad opera dei professionisti, che essendo preparati tendono ad avere sangue freddo e meno possibilità di compiendo gesti inconsulti in tali situazioni.

Grbravac e Glavovic sono stati arrestati per resistenza a pubblico ufficiale e rapina aggravata.


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