Avviso: questo testo spezza i tabù legati alla maternità totale, al mito genitoriale e all’eterna subordinazione del figlio. La verità è che non esistono figli ingrati ma soltanto legami mal costruiti. I genitori, dal canto loro, non hanno avuto molti strumenti per svolgere il loro ruolo con consapevolezza. Un tempo avere figli era una tappa standard, era come marcare il cartellino dell’età adulta e questo è triste. Ed è triste perché per alcuni funziona ancora così.
A volte, poi, mettere al mondo un figlio sembrerebbe essere l’unica ambizione di molte donne e non c’è nulla di male in questo, purché il legame che ne segue venga costruito con consapevolezza! Una consapevolezza che sembra essere più di nicchia di un’auto di lusso: ci sono più Lamborghini in giro che genitori consapevoli. E i risultati rattristano intere generazioni. Tutto questo per dirti che leggerai nozioni molto forti e non convenzionali, ma che tu sia genitore, che tu sia figlio, ti apriranno gli occhi. Anzi, se sei genitori, ricorda che prima di diventarlo anche tu sei stato un figlio.
Il genitore Saturno
Il mito di Saturno è poco conosciuto eppure è estremamente emblematico. Al dio Saturno fu profetizzato che uno dei suoi figli sarebbe stato a lui pari e lo avrebbe deprivato del potere. Così, quando i suoi figli nacquero, preso dall’angoscia e dalla paure, Saturno li divorò tutti, uno a uno. Il dipinto del Goya «Saturno che divora i suoi figli» è estremamente suggestivo. Si vede questa figura enorme e grottesca, con gli occhi spalancati, che magia un corpo privo di ogni vigore, uno dei suoi figli.
Il dipinto è esposto al «Museo del Prado» di Madrid, vi assicuro che osservato dal vivo è estremamente suggestivo. Traspare tutta l’angoscia di Saturno, un’emozione che determinati genitori vivono in sordina ma di cui parlerò a breve. Concludo soltanto il mito raccontato che Saturno preso dalla foga e dalla paura, non notò uno dei suoi figli, il più piccolo: Giove, che poi come Zeus per i greci, divenne la più grande divinità di sempre, dio del cielo e della luce.
La metafora del genitore che si nutre del proprio figlio, a guardare da vicino determinate relazioni, non è poi solo una metafora! Alcuni genitori arrivano a fagocitare l’intera identità del figlio fino a deprivarlo di spazio. Il “genitore Saturno” non esiste nella letteratura psicologica ma lo si riscontra in molte realtà. È colui che concepisce i figli come un possesso, come un’estensione della propria identità, come una seconda opportunità di vita, l’occasione di porre rimedio alle sue sofferenze… Sì, il mondo è pieno di “genitori Saturno”.
Indicatori che hai avuto un genitore Saturno
Come avrai intuito, crescere con un genitore che ha tentato di fagocitare la tua identità non deve essere stato un toccasana. Ci sono parti di te che come i primi figli di Saturno sono state completamente annientate, hanno abdicato. E altre parti di te, invece, più fortunate, che come Giove giacciono lì nascoste da qualche parte, hanno bisogno solo di una mano tesa per emergere in tutto il loro splendore. Bene, tocchiamo il primo indicatore, quell’affidabile mano tesa a te manca.
Non sei supportivo con te stesso
Quando sei con te stesso, nei tuoi pensieri, nei tuoi dialoghi interiori… Con che tono ti rivolgi a te? Prova a farci caso soprattutto quando ritieni di aver toppato in qualcosa. La tua voce interiore è di severa autocritica o di un benevolo incoraggiamento? Sappi che hai appreso il modo in cui trattare te stesso dalle modalità relazionali che hai sperimentato nel legame genitoriale. Un genitore Saturno ha in mente solo i suoi bisogni, pertanto non si è risparmiato di manifestare la sua rabbia o la sua delusione quando non ha potuto aderire alle sue aspettative.
Sì, perché un bambino ce la mette tutta a compiacere i propri genitori, lo fa perché deve proteggere il legame di attaccamento, quel legame che gli assicurerà la sopravvivenza! Solo che i genitori Saturno sono eccessivamente richiedenti perché, in definitiva, pretendono tacitamente dal figlio che rinunci alla sua vita per viverla come se fosse la propria.
Il dialogo interiore è un caos e non ti conosci
Il genitore Saturno non dà spazio all’espressività del proprio figlio. Sostituisce tutti i bisogni del figlio con i propri. Porta avanti le sue aspettative rendendole subdolamente schiaccianti. Così, crescendo, il figlio fatica a capire cosa vuole. Non ci riesce perché non ha avuto mai la libertà di sperimentarsi. Ha potuto mettersi alla prova solo entro lo “schema” proposto dal vincolo genitoriale. Così, il dialogo interiore è divenuto caotico, pieno di voci contraddittorie, pieno di vincoli, obblighi e rigidità. Ne consegue un adulto che non si conosce affatto, che potrebbe essere tutto o nulla. Un adulto smarrito entro se stesso.
Ricordi cosa ho scritto prima? I genitori Saturno pretendono tacitamente dal figlio che rinunci alla sua vita per viverla come se fosse la propria. L’ansia di tuo madre, è diventata la tua. La sua apprensione è divenuta la tua trappola. La sua smania di controllo si è trasformata nella tua rigidità mentale. E in tutto questo caos affettivo, in cui i confini tra “genitore e figlio” si annientano, è normale faticare a capire “cosa è mio” e “cosa e tuo”.
La sfiducia ci depriva del piacere del cammino
È in quel legame che hai imparato a scendere a patti con te e con gli altri. Se dentro di te si muove un giudice severo, pronto a sottolineare ferocemente ogni lacuna, certamente non hai avuto la possibilità di apprendere una modalità supportiva, non hai trovato nessuno che ti tendesse teneramente la mano.
Quando cerchiamo invano qualcuno che possa credere in noi stessi, iniziamo a perdere la fiducia. Così diventiamo disfattisti, facciamo le cose mossi da un senso del dovere e non dal piacere, anche quando la meta, idealmente, potrebbe piacerci… non abbiamo imparato ad apprezzare il cammino.
Un genitore Saturno dà fiducia solo all’apparenza. Dà amore e fiducia con vincolo. Tutto è mascherato dall’ostentazione di una preoccupazione, ma il vero scopo è controllare le mosse del figlio per puntualizzarne ogni passo falso.
Non fai ciò che ti fa stare bene
Fin da bambini, ci modelliamo per incastrarci al meglio nei legami. Ciò significa che in quel legame genitoriale apprendiamo una vasta gamma di risposte emotive e comportamentali che riproporremo poi nello scenario da adulti. Dinanzi a stimoli aversivi e pressioni, la letteratura scientifica ha messo in evidenza delle risposte tipiche dell’essere umano: attacco, fuga, congelamento e sottomissione. Da adulti, queste risposte assumono molteplici forme, vediamole insieme
- Attacco
– Scatti d’ira
– Atteggiamenti controllanti
– Aggressività
– Comportamenti oppositivi
– Coercizione - Fuga
– Ansia
– Panico
– Evitamenti
– Perfezionismo
– Procrastinazione
– Irrequietezza - Congelamento
– Passività
– Stagnazione
– Dissociazione
– Isolamento
– Disaffezione - Sottomissione
– Accondiscendenza
– Co-dipendenza
– Eccesso di responsabilità
– Difficoltà a dire “no”
Sono strategie di sopravvivenza che chi è cresciuto con un genitore Saturno ha fatto proprie. Sono, infatti, le uniche risposte possibili quando dobbiamo adattarci a situazioni traumatiche che mettono a repentaglio lo sviluppo della nostra identità. Il problema è che queste risposta divengono automatismi che, radicandosi in noi, danno vita a scenari destinati a ripetersi in un modello “stimolo-risposta”.
Stimolo-risposta: esempi pratici
Se sento la minima minaccia, aggredisco l’altro, anche se l’altro è una persona amata. Se percepisco l’altro come fonte di protezione, divento “appiccicoso” o “sottomesso” al rapporto. Se ciò che provo è troppo intenso, stacco la spina e incontro la disaffezione: ho la percezione di non provare nulla ma in realtà è solo “congelato”. Chi attua la fuga, poi, ha un master in procrastinazione e irrequietezza. Se noti queste caratteristiche in te, non temere, è naturale: tutti noi abbiamo vissuto traumi invisibili perché, in qualche misura, tutti noi abbiamo avuto un genitore Saturno. Saturno non era mosso da cattiveria, solo da angoscia e paura e questo, nel contesto relazionale a finito per terrorizzare anche noi, annichilirci, diventare l’ombra di noi stessi!
I nostri genitori non erano equipaggiati ne’ consapevoli del loro ruolo. È bene parlare degli indicatori da notare ma è altrettanto saggio sottolineare che si tratta di apprendimenti e, come tali, possono essere estinti. Con un lavoro su di sé, con un buon percorso terapeutico, queste risposte possono diventare funzionali. TUTTE, con nessuna eccezione.
Trasformare i limiti in risorse
Talvolta la vita ci chiede di congelarci e ciò è tragico perché avviene quando un ruolo a cui teniamo molto ci viene strappato. Oppure, quando una meta è irreversibilmente preclusa; come, per esempio, chi dopo diversi aborti e tentativi di fecondazione, si congela all’idea di avere figli o chi, dopo aver attraversato il dolore, riesce ad arrendersi di fronte all’inevitabile.
L’attacco, come è intuibile, è fondamentale per far valere i propri confini (cessando di demolire quelli altrui) e dosare la fiducia (abbandonando l’idea del controllo). La fuga è stupenda quando vogliamo sganciarci da situazioni scomode. La sottomissione può essere utile per ammettere i propri errori, ci fa tornare sui nostri passi con umiltà e può essere trasformata in assertività, la dote perfetta per sviluppare diplomazia, cooperazione, affiliazione e sano confronto.
Tali risposte possono essere adattive ma solo se non seguono l’andamento automatico stimolo-risposta. Solo se riusciamo a contenerle e fare spazio a nuovi apprendimenti. Come fare? Integrando i vissuti affettivi del passato con nuove esperienze di auto-contenimento e auto-accudimento. Lavorando sulla propria affettività e affermazione personale. Ne parlo nel mio nuovo libro «il mondo con i tuoi occhi», disponibile su questa pagina Amazon e in tutte le librerie.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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