Quale delle due donne è la madre del bimbo? E’ un piccolo test che ha coinvolto ed appassionato migliaia di persone sui social network e nella sua versione originaria è stato proposto dal magazine latinoamericano Aweita. L’immagine mette alla prova l’intuito e lo spirito di osservazione di ognuno di noi, ma ci spinge anche ad essere dei bravi psicologi.
La grafica in bianco e nero è fatta ad hoc, per non distrarre l’occhio con i colori. La mamma sarà la donna a destra con i capelli raccolti o quella a sinistra? Per superare il test è necessario osservare attentamente e in ogni dettaglio la foto, valutando tutti gli elementi.
RISULTATO TEST PSICOLOGICO
L’obiettivo del test è quello di capire chi, fra le donne, è la madre di un bambino. Nell’immagine si vedono due signore sedute in una stanza, una davanti all’altra. In mezzo a loro c’è un bambino che sta giocando seduto sul pavimento. Chi è la mamma del piccolo? La signora con i capelli legati oppure quella con la chioma sciolta?
La donna seduta a destra
Il 70% delle persone che hanno partecipato al test sono convinte che la madre del bambino sia la donna con lo chignon. In realtà non è affatto così. I capelli raccolti, le gambe incrociate hanno tratto in inganno i più. A confondere i partecipanti al test, probabilmente, sono proprio questi particolari, considerati, in qualche modo, simbolo di maternità.
Consolazione: secondo gli psicologi chi sceglie questa opzione è una persona prudente, che non ama prendere troppi rischi nella vita e mantiene la calma nella maggior parte delle situazioni, anche quelle più difficili. E’ dunque la classica persona di cui ci si può fidare, un amico sincero, gentile e generoso ma con una propensione all’ingenuità.
La donna seduta a sinistra
Risposta giusta! Solo il 30% ha indovinato. Allora qual è il segreto? Non è legato nè all’abbigliamento nè all’aspetto fisico delle due donne, ma al bambino e al modo in cui gioca. Di solito, infatti, i bimbi tendono a giocare rivolti verso la mamma, il papà o comunque una persona conosciuta.
Un altro dettaglio poi fa capire che i personaggi sono uniti da un legame strettissimo. La donna a sinistra, a differenza dell’altra, ha le gambe rivolte indietro e nascoste sotto la sedia. Si tratta di un gesto tipico di ogni mamma, per consentire al figlio di avvicinarsi a lei senza inciampare o farsi male in qualche modo. Dunque, chi ha scelto questa opzione ha di sicuro uno spiccato senso di analisi. Complimenti!
Ovviamente si tratta di dati statistici che non hanno alcun riscontro scientifico. Ciò che è importante sapere che il bambino anche se non sa parlare capisce tutto attraverso il linguaggio para-verbale. A tal proposito di seguito trovi alcune informazioni
Il cervello dei bambini: teoria neurobiologica dell’attaccamento
Il cervello del bambino non funziona come il nostro ed è per questo che i bambini non possono essere trattati come dei piccoli adulti. I bambini costituiscono un universo a parte, rappresentano l’eredità che lasciamo alla terra e, durante la crescita, possono restituire al mondo il meglio o il peggio di noi tutori/genitori.
Il cervello è considerato la sede delle più elevate funzioni intellettuali, sensitive, motorie e regolatorie. Quello di un bambino è un cervello in sviluppo ma tale maturazione non dipende solo dalla genetica: decisivo è il legame che instaura con la sua figura di riferimento (generalmente la madre).
L’importanza dei legami affettivi
Non tutti sanno che la maggior parte delle cellule nervose è già costituita al termine del quinto mese di vita intrauterina, il neonato quando viene al mondo lo fa con un surplus di neuroni e connessioni neurali. Già nel grembo materno, i neuroni si ramificano, dendriti e sinapsi si sviluppano, le cellule gliali si moltiplicano e si forma la guaina di mielina. Una volta giunti al mondo, in questa sovrabbondanza di neuroni, chi decide quali cellule nervose devono rimanere e quali scomparire? Questa importante decisione è demandata all’interazione “bambino-ambiente“, dove l’ambiente di sviluppo d’elezione è il legame materno.
La stabilità del legame con il “caregiver” gioca un ruolo cruciale nel guidare lo sviluppo del sistema nervoso centrale del bambino. A sopravvivere, infatti, sono i neuroni più attivi, cioè quelli che in base agli input ambientali trasmettono più impulsi nervosi. I neuroni non stimolati sono destinati a morire. Man mano che la maturazione cerebrale lo consente, il bambino svilupperà le sue funzioni cognitive.
Durante i primi due anni si sviluppa l’emisfero destro del cervello. Lo sviluppo dell’emisfero destro è più veloce rispetto alla formazione dell’emisfero sinistro (responsabile, tra le altre cose, delle capacità verbali e delle funzioni regolatorie). Tale direzione, così come l’intero neurosviluppo, non dipende esclusivamente da aspetti genetici ma è fortemente guidato dalle interazioni con l’ambiente, in particolare dalla comunicazione emotiva con la figura di attaccamento.
Il bambino “apprende” il mondo
Una persona, un bambino, “costruisce la sua conoscenza” a partire da ciò che vive nel mondo e a partire dalla maturazione del suo sistema nervoso centrale. Se è vero che il cervello del bambino si sviluppa sulla base del suo ambiente di crescita è altrettanto vero che la conoscenza che il bambino ha del mondo cambia con lo sviluppo del suo sistema cognitivo. Dato che l’ambiente di crescita tende a essere costante, si instaura una sorta di circolarità in termini di rinforzi.
L’esperienza passa sempre attraverso il filtro dei “modi di comprensione” che il bambino ha acquisito, ed è per questo che le esperienze precoci sono così importanti: realizzano il primo filtro che il bambino impiega per esplorare e apprendere se stesso e il mondo circostante.
Ogni bambino è diverso e ha diritto di ricevere un’attenzione particolare. Guarda ai tuoi figli non come allo specchio del bambino che eri e non applicare per forza su di loro quello che i tuoi genitori hanno applicato su di te. Amali per quello che sono nel presente e non per quello che potrebbero diventare nella società del futuro.
Cosa succede se non curiamo le nostre ferite ereditate nell’infanzia?
Ci sono due prospettive. Da un lato c’è la possibilità di covare rabbia, risentimento e mettere distanze con gli altri. Dall’altro c’è la possibilità di cronicizzare una forte insicurezza, diventare bisogni dell’altro fino a sviluppare dipendenze affettive. In entrambi i casi, il nostro partner penserà che non importa quanto riuscirà a darci, per noi non sarà mai abbastanza.
Hai bisogno di conoscere una forte verità. Tutte le incomprensioni e le resistenze del presente, derivano da questioni irrisolte del tuo passato. Una volta che avrai capito questa verità, potrai essere più auto-empatico e incolpare meno te stesso o il partner.
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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