Le relazioni interpersonali, specialmente quelle romantiche, sono complesse e, spesso, richiedono un delicato equilibrio tra il dare e il ricevere. Quando si tratta di relazioni di coppia, la vulnerabilità è essenziale per una connessione profonda e genuina. Tuttavia, molti di noi si trovano in situazioni in cui, pur provando un malessere emotivo, decidiamo di fingere con noi stessi di stare bene. Questo autoinganno non è sempre immediatamente visibile, né è qualcosa che avviene consapevolmente; è spesso il risultato di una combinazione di fattori psicologici, sociali e culturali.
Perché fingo con me stesso di stare bene nella relazione
Fingere di stare bene in una relazione è una risposta a paure, insicurezze e aspettative non espresse. Vediamo le motivazioni che ci spingono a farlo, le implicazioni a lungo termine di questo comportamento e come affrontare la realtà per una relazione più autentica.
La paura di affrontare la realtà
Ogni relazione attraversa alti e bassi. Ci sono momenti di grande intimità e complicità, ma anche fasi difficili, di incomprensioni, silenzi o frustrazioni. In alcuni casi, l’idea di affrontare le difficoltà emotive con il partner può sembrare troppo pesante da sopportare, specialmente quando si è troppo legati all’idea di essere “felici” o “perfetti”. Fingere con sé stessi di stare bene in una relazione diventa, in questo contesto, un meccanismo di difesa che protegge temporaneamente dal dolore.
Quando le difficoltà sembrano insormontabili, si può sviluppare un desiderio di evitare la realtà. La paura di affrontare una verità scomoda (come il fatto che la relazione non sia più soddisfacente o che ci siano problemi irrisolti) può spingere una persona a vivere in uno stato di negazione. Fingere con sé stessi di stare bene è una strategia psicologica che permette di mantenere l’illusione di felicità, di proteggersi dall’incertezza, e di non dover fare i conti con i propri sentimenti negativi. Questo comportamento spesso nasce da una paura ancestrale della sofferenza, ma è anche strettamente legato a una cultura che esalta l’idea di felicità come stato permanente, e non come un’esperienza variabile.
La necessità di apparire “felici” e “soddisfatti”
In una società dove l’apparenza è spesso privilegiata rispetto alla sostanza, la pressione a sembrare felici, in particolare nelle relazioni, può essere opprimente. I social media, in particolare, esaltano l’immagine di coppie perfette che sembrano sempre felici, unite e soddisfatte. Questo costante bombardamento di immagini ideali ci fa sentire che dobbiamo rispondere a certe aspettative. Fingere di stare bene nella propria relazione diventa così una risposta sociale, un meccanismo per non sembrare vulnerabili agli occhi degli altri. È come se, accettando che la relazione debba essere sempre felice e senza conflitti, ci sentiamo obbligati a mascherare qualsiasi malessere emotivo. La paura di non essere conformi agli ideali di “felicità” o “successo” che ci vengono imposti può spingere a nascondere le emozioni vere.
Spesso, in queste situazioni, la persona che finge di stare bene con sé stessa nella relazione si convince che un’apparenza di felicità sia sufficiente per mantenere l’armonia. La logica dietro questo comportamento è che se si “mostra” di stare bene, si eviteranno conflitti, discussioni o frustrazioni che potrebbero compromettere l’immagine ideale di coppia. La paura di esprimere disagio in relazione è legata alla convinzione che se si ammette di non stare bene, si potrebbe compromettere l’intero legame.
La paura del conflitto e la tendenza a evitare discussioni
Una delle principali ragioni per cui fingo con me stesso di stare bene è il timore del conflitto. Molte persone, specialmente quelle che hanno vissuto esperienze dolorose o traumatiche legate a discussioni accese, tendono a evitare qualsiasi forma di conflitto nella loro relazione. Il conflitto, infatti, viene spesso percepito come qualcosa di negativo, qualcosa che potrebbe compromettere l’armonia e la stabilità della coppia. In questo contesto, fingere di stare bene è una strategia di difesa per evitare la possibilità che la relazione si deteriori a causa di una discussione difficile o di un confronto emotivo.
Quando si evita un conflitto, si può arrivare a non affrontare i problemi reali della relazione. Questo comportamento può sembrare una soluzione temporanea, ma nel lungo periodo porta alla negazione delle proprie emozioni. La persona che finge di stare bene non esplora i problemi che potrebbero esistere nella relazione, lasciando che il malessere rimanga inespresso, accumulandosi nel tempo e trasformandosi in frustrazione silenziosa. In alcuni casi, questa evitazione del conflitto può essere il preludio a un’esplosione emotiva, quando la tensione accumulata esplode all’improvviso, travolgendo entrambi i partner.
Inoltre, evitare il conflitto può anche derivare dalla paura di una separazione. Molti temono che il semplice atto di esprimere un disagio possa mettere a rischio la relazione. Fingere di stare bene diventa quindi una forma di autoprotezione, un tentativo di mantenere una stabilità apparente per non affrontare la realtà di un possibile cambiamento.
Il bisogno di approvazione e la dipendenza emotiva
Fingere di stare bene nella relazione può anche essere il risultato di un bisogno di approvazione da parte del partner o degli altri. La necessità di sentirsi amati e accettati da chi ci sta vicino è una caratteristica intrinseca dell’essere umano. Quando la propria autostima dipende fortemente dalla percezione di ciò che l’altro pensa di noi, è facile cadere nella trappola del “fingere” per ricevere affetto, validazione e attenzione.
In questo caso, la persona che finge di stare bene ha paura che esprimere le proprie emozioni autentiche, in particolare quelle negative, possa allontanare il partner o minacciare la relazione. Se si è troppo dipendenti dall’altro per la propria felicità o autostima, si tende a nascondere i disagi, per paura di non essere abbastanza, di non soddisfare le aspettative del partner o, peggio ancora, di perderlo.
Questa dinamica si lega alla dipendenza emotiva, dove uno dei partner ha difficoltà a vivere in modo indipendente e si rifugia nel mantenere una relazione che, pur non essendo sana, fornisce una sorta di conforto emotivo. In questi casi, fingere di stare bene diventa un modo per preservare quella sensazione di sicurezza, anche se essa è basata su una realtà distorta e non autentica.
La paura della solitudine e della separazione
In molte relazioni, la paura di restare soli è uno dei motivi principali per cui si finge di stare bene. La solitudine è temuta, e in alcuni casi, questa paura può essere così intensa da spingere una persona a rimanere in una relazione che non soddisfa più le sue esigenze emotive, pur di non affrontare l’idea di separarsi.
La solitudine, quando associata alla fine di una relazione, è vissuta come un’esperienza dolorosa e invalidante. Per evitare questa sofferenza, si può finire per adattarsi a una condizione emotiva insoddisfacente, nascondendo i propri sentimenti sotto una facciata di normalità. Questo comportamento è particolarmente diffuso tra coloro che hanno paura del rifiuto o che si sentono emotivamente vulnerabili. Fingere di stare bene nella relazione, pur di evitare la solitudine, è quindi una reazione naturale per cercare di preservare una certa stabilità, anche a costo di sacrificare la propria felicità.
La paura della separazione può anche portare a una forma di autoinganno più profonda. La persona che finge di stare bene si convince che “stare insieme” sia meglio di “stare soli” e, per questa ragione, si adatta a una realtà che non rispecchia i propri veri desideri. Il conforto che si prova nel mantenere un legame, anche se non soddisfacente, diventa il motore che impedisce di confrontarsi con la realtà emotiva, quella che spinge a chiedersi se veramente si è felici o se si è solo spaventati dall’idea di essere soli.
L’illusione del “tutto andrà bene”
Un altro motivo per cui fingo di stare bene è l’illusione che le cose “si sistemeranno da sole” o che la situazione migliorerà nel tempo senza che io debba affrontarla direttamente. Spesso si crede che il semplice passare del tempo possa risolvere i problemi, che l’amore possa superare qualsiasi difficoltà o che, in qualche modo, la relazione ritroverà la sua stabilità da sola. In questo caso, farsi ingannare dall’idea che “le cose andranno meglio” è una forma di speranza passiva, che impedisce di affrontare i problemi con il partner.
Questa convinzione può essere alimentata da esperienze passate in cui, effettivamente, problemi minori si sono risolti con il tempo, ma questa non è sempre la realtà. Anzi, a volte, ignorare le difficoltà e continuare a fingere che tutto vada bene può solo aggravare la situazione, perché non si fa nulla per risolvere i conflitti o per discutere delle emozioni non espresse.
Le conseguenze di fingere con sé stessi
Fingere con sé stessi di stare bene in una relazione ha conseguenze a lungo termine che non devono essere sottovalutate. La principale conseguenza è la disconnessione emotiva. Quando si smette di essere autentici, quando si nascondono i propri sentimenti per non affrontare la realtà, si perde il contatto con se stessi e con il proprio partner. In una relazione sana, la comunicazione e l’autenticità sono fondamentali. Quando si smette di essere sinceri con sé stessi, si rischia di creare un muro emotivo che separa i partner, portando a una crescente insoddisfazione.
Un altro rischio è quello di sviluppare un senso di frustrazione silenziosa che cresce nel tempo. La persona che finge di stare bene inizia a sentirsi sempre più isolata, anche se fisicamente è ancora nella relazione. La propria realtà emotiva non viene riconosciuta né dal partner né da sé stessi, creando una spirale di solitudine interiore.
Infine, la negazione dei propri bisogni emotivi può portare a problemi di autostima e a una visione distorta di se stessi e del proprio valore all’interno della relazione. Quando si finge di stare bene per troppo tempo, si può arrivare a credere che non si meriti di essere felici, o che si sia incapaci di cambiare la situazione. Questa frustrazione interiore può sfociare in ansia, depressione o altre problematiche psicologiche.
Come affrontare la realtà emotiva
Per interrompere il ciclo dell’autoinganno e iniziare a vivere una relazione autentica, è fondamentale affrontare la realtà emotiva, anche se dolorosa. Questo significa essere sinceri con sé stessi riguardo a come ci si sente e essere pronti a comunicare apertamente con il partner. L’onestà emotiva, sebbene difficile, è il primo passo per costruire una relazione sana e duratura. Non si deve temere di mostrare vulnerabilità, perché è proprio attraverso la vulnerabilità che si crea una connessione autentica con l’altro.
Inoltre, è importante riconoscere che ogni relazione attraversa alti e bassi. Le difficoltà non devono essere considerate come un fallimento, ma come opportunità di crescita. Affrontare i problemi insieme può rafforzare il legame, mentre ignorarli può allontanare i partner.
Infine, bisogna imparare a coltivare una sana indipendenza emotiva, in cui la propria felicità non dipende esclusivamente dalla relazione, ma è il risultato di un equilibrio interiore. Riconoscere il proprio valore e le proprie esigenze è essenziale per una relazione sana e per il benessere emotivo di entrambi i partner.
Impara a riconoscere il tuo valore
Fingere con sé stessi di stare bene in una relazione è un comportamento complesso che nasce da una serie di paure, insicurezze e influenze sociali. Sebbene possa sembrare una soluzione temporanea, nel lungo periodo questo autoinganno porta a disconnessione emotiva, frustrazione e sofferenza. La felicità in una relazione nasce dalla verità, dall’onestà e dalla consapevolezza reciproca, non dall’illusione di una perfezione che non esiste.
Che valore ti attribuisci ogni volta che dai spazio alle necessità degli altri mettendo da parte i tuoi bisogni? Che valore ti assegni, ogni volta che scegli di stare accanto a una persona che ti fa stare male? Ancora, che valore ti attribuisci quando accetti delle scuse e sai, in cuor tuo, che ti ferirà ancora?
L’autostima, il valor di sé, è qualcosa che si sviluppa nel tempo ed ha una connotazione relazionale perché è attraverso le esperienze che facciamo con gli altri che impariamo a guardare a noi stessi. Insomma, se nella tua vita hai pestato un bel po’ di fango… è ovvio che andrai avanti con scarpe sporche. E finché non ti fermerai a osservarti e lucidarle, quelle scarpe saranno lerce. Imparare ad attribuirti il giusto valore, significa proprio questo: prendersi cura delle proprie scarpe e farlo a ogni passo. Cosicché non possano dolerti, ne’ metterti in imbarazzo… cosicché possano farti sentire a tuo agio nel cammino della tua vita.
Per sentirti sempre a tuo agio nella vita, hai bisogno di imparare ad amarti, hai bisogno di attribuirti il giusto valore. Per aiutarti in questa grande impresa, ho scritto un nuovo libro, s’intitola «Il mondo con i tuoi occhi». È la carenza d’amore che ha ridotto a brandelli la stima che avevi di te… ma è l’amore che oggi scegli di dedicarti che può guarirti, darti finalmente scarpe nuove di zecca con cui sentirti sempre a tuo agio! Curare i nostri legami, le nostre ferite, i nostri conflitti… curare il nostro benessere, è un dovere imprescindibile che abbiamo verso noi stessi. Nel libro, troverai molti esercizi psicologici pratici che potranno aiutarti in mondo tangibile fin da subito. Per tutte le informazioni sul libro “Il mondo con i tuoi occhi“, ti rimando a questa pagina Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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