L’amore è un fenomeno complesso e affascinante, radicato profondamente nel nostro cervello e influenzato da una miriade di fattori biologici, psicologici e sociali. Ma cosa succede quando l’amore ci porta verso la “persona sbagliata”? Le neuroscienze ci offrono una lente attraverso cui analizzare le motivazioni inconsce e le dinamiche cerebrali che ci portano a fare scelte amorose apparentemente irrazionali o autodistruttive. In questo articolo esploreremo le radici neuroscientifiche dell’attrazione e le ragioni per cui, nonostante i segnali di pericolo, ci troviamo irresistibilmente attratti da persone che potrebbero non essere compatibili con noi.
L’amore nel cervello: i meccanismi di base
L’innamoramento è regolato da un’intricata rete di processi neurologici. I principali attori coinvolti sono:
- Il sistema di ricompensa: Quando ci innamoriamo, il sistema di ricompensa del cervello, situato principalmente nel nucleo accumbens, si attiva rilasciando dopamina, il neurotrasmettitore del piacere. Questa attivazione crea un senso di euforia e desiderio intenso verso l’oggetto del nostro amore.
- L’ossitocina e la vasopressina: Questi ormoni, spesso chiamati “ormoni dell’amore”, sono associati al legame emotivo e alla fedeltà. L’ossitocina, in particolare, gioca un ruolo cruciale nel creare un senso di intimità e fiducia.
- L’amigdala e la corteccia prefrontale: L’amigdala è responsabile della valutazione emotiva, mentre la corteccia prefrontale è coinvolta nel processo decisionale e nella regolazione delle emozioni. Durante la fase iniziale dell’innamoramento, l’attività nella corteccia prefrontale si riduce, rendendoci meno critici e più inclini a idealizzare il partner.
Perché ci innamoriamo della “persona sbagliata”?
L’amore bugiardo è presente in molte più relazioni di quanto pensiamo. Forse è il tipo di amore che ci hanno insegnato. Magari l’abbiamo imparato sulla base di paure, illusioni e false credenze. Non sempre si ha la consapevolezza di essere coinvolti in una relazione che può solo farci soffrire. Lo è non voler cambiare la situazione per paura o dipendenza. Tutti meritiamo di essere felici. Si può uscire da una relazione sbagliata. Il grande problema è che non sarà un cambiamento drastico e immediato. Occorre tanta consapevolezza, cioè acquisire la piena consapevolezza di cosa si cela dietro la persona che abbiamo amato per tanto tempo.
1. Le ferite del passato e gli schemi relazionali
Le esperienze infantili e le relazioni con i nostri caregiver giocano un ruolo fondamentale nel plasmare i nostri schemi relazionali. Secondo la teoria dell’attaccamento, sviluppata da John Bowlby, i primi legami che formiamo con le figure di riferimento creano una sorta di “impronta” che influenza le nostre relazioni future. Questi schemi possono essere di attaccamento sicuro, ansioso, evitante o disorganizzato, e hanno un impatto diretto sulle nostre scelte amorose.
- Attaccamento ansioso: Le persone con questo schema tendono a cercare costantemente rassicurazione e possono essere attratte da partner emotivamente non disponibili, cercando inconsciamente di rivivere e risolvere le dinamiche infantili irrisolte.
- Attaccamento evitante: Chi ha un attaccamento evitante potrebbe sentirsi attratto da partner bisognosi, perché questi rafforzano il loro bisogno di indipendenza e controllo.
- Attaccamento disorganizzato: Questo stile, spesso derivante da traumi infantili, porta a un’attrazione verso relazioni instabili e imprevedibili, che rispecchiano il caos emotivo vissuto nell’infanzia.
- Il ruolo dei ricordi impliciti: Le memorie implicite, ossia ricordi non consci delle esperienze passate, possono guidare le nostre scelte relazionali. Se un partner ricorda, anche inconsciamente, una figura significativa del passato, possiamo sentirci attratti anche quando la relazione è disfunzionale.
- Neuroplasticità e cicli di apprendimento: Il cervello umano è altamente plastico e le esperienze passate modellano le nostre connessioni neurali. Le relazioni infantili disfunzionali possono creare percorsi neurali che ci spingono a cercare dinamiche simili in età adulta, perpetuando cicli di comportamento autodistruttivo.
- Meccanismi di riparazione: Spesso ci troviamo attratti da persone che incarnano gli stessi aspetti problematici delle nostre relazioni passate, nella speranza inconscia di “riparare” il dolore emotivo originario. Questo meccanismo, però, raramente porta alla guarigione e spesso perpetua la sofferenza.
2. L’illusione della ricompensa
Il sistema di ricompensa del cervello può giocare brutti scherzi. In alcuni casi, l’attrazione verso una persona sbagliata è alimentata dalla percezione che ottenere il loro amore sia una sfida. La dopamina rilasciata durante queste situazioni crea una sensazione di piacere e motivazione, rinforzando il desiderio di continuare a perseguire la relazione, anche se è tossica.
- Effetto della scarsità: Quando qualcosa è difficile da ottenere, il nostro cervello tende a valutarlo come più prezioso. Questo principio si applica anche alle relazioni, portandoci a desiderare persone emotivamente non disponibili o che ci trattano con ambivalenza.
3. Influenza degli ormoni e dei neurotrasmettitori
Gli ormoni e i neurotrasmettitori coinvolti nell’amore possono avere effetti imprevedibili e profondi:
- Adrenalina e norepinefrina: Durante situazioni di stress o eccitazione, i livelli di adrenalina e norepinefrina aumentano. Questi neurotrasmettitori amplificano il senso di eccitazione e attrazione, legando l’esperienza emotiva intensa alla presenza di una persona specifica. Questo è il motivo per cui situazioni “ad alto rischio”, come sport estremi o circostanze drammatiche, possono far nascere legami amorosi più rapidamente.
- Serotonina: Durante l’innamoramento, i livelli di serotonina tendono a diminuire, portando a pensieri ossessivi sul partner. Questo stato chimico può renderci meno razionali e più inclini a ignorare segnali di pericolo, perché il partner diventa un pensiero dominante nella nostra mente.
- Dopamina: Come già accennato, la dopamina è il motore della ricompensa e del piacere. Una relazione che alterna momenti di intensità emotiva positiva e negativa può creare un ciclo “intermittente” di ricompensa, che rinforza l’attaccamento. Questo meccanismo è simile a quello che si verifica nelle dipendenze.
- Ossitocina e vasopressina: La loro influenza va oltre il semplice legame. L’ossitocina, rilasciata durante l’intimità fisica e momenti di connessione emotiva, aumenta il senso di fiducia e ci lega profondamente al partner. Tuttavia, se questo legame si forma con una persona non adatta o tossica, può essere difficile rompere la relazione nonostante la sofferenza.
- Cortisolo: Nelle relazioni disfunzionali o in situazioni di stress cronico, i livelli elevati di cortisolo possono amplificare le emozioni negative e creare una dinamica di “attaccamento al trauma”, in cui l’intensità del legame è rinforzata dal dolore condiviso.
4. Il ruolo dell’idealizzazione
L’idealizzazione è un processo psicologico attraverso cui attribuiamo al partner qualità e caratteristiche che spesso non possiede realmente, ignorando o minimizzando i suoi difetti. Questo fenomeno ha radici profonde nel funzionamento neurologico e nelle nostre dinamiche psicologiche:
- Ridotta attività della corteccia prefrontale: Durante l’innamoramento, l’attività nella corteccia prefrontale si riduce, rendendoci meno critici e più inclini a vedere il partner sotto una luce idealizzata. Questo ci porta a concentrarci maggiormente sugli aspetti positivi, ignorando segnali di incompatibilità o comportamenti problematici.
- Effetto dell’ossitocina: Questo ormone, rilasciato durante i momenti di intimità e connessione, rafforza la sensazione di fiducia e aumenta il legame emotivo. Tuttavia, può anche contribuire a una visione distorta del partner, poiché amplifica il nostro desiderio di mantenere la relazione.
- Bisogni inconsci e proiezioni: L’idealizzazione spesso riflette i nostri desideri e bisogni inconsci. Proiettiamo sul partner le qualità che vorremmo vedere, come sicurezza, amore incondizionato o approvazione, creando un’immagine che potrebbe non corrispondere alla realtà.
- Paura della perdita: La paura di perdere il partner può spingerci a idealizzarlo ulteriormente, giustificando i suoi comportamenti negativi e minimizzando i conflitti. Questo meccanismo di difesa serve a preservare il legame, ma può portare a relazioni disfunzionali.
- Ruolo delle esperienze passate: L’idealizzazione può anche essere alimentata da esperienze precedenti. Se in passato abbiamo associato l’amore a dinamiche disfunzionali, potremmo tendere a replicarle, idealizzando partner che rispecchiano tali schemi. La mancanza di modelli sani di relazione può contribuire a perpetuare l’attrazione verso partner che non ci offrono il tipo di amore che desideriamo o di cui abbiamo realmente bisogno. In questi casi, l’idealizzazione diventa una sorta di protezione psicologica contro la disillusione e il dolore, permettendoci di mantenere viva la speranza che la relazione possa migliorare o che il partner possa cambiare. Tuttavia, ciò rischia di intrappolarci in relazioni non soddisfacenti o dannose, ostacolando la nostra crescita personale e il nostro benessere emotivo.
Fai i conti con i tuoi sentimenti
Un rapporto, di qualsiasi natura, non dovrebbe turbarti o farti stare male. Un’amica, un familiare, o un partner, dovrebbe essere mosso dall’intento di valorizzarti e farti stare bene. Nell’ideale, anche in un rapporto di lavoro dovrebbe regnare stima reciproca, il punto che il collega di lavoro non sei tu a sceglierlo… mentre sei tu a prenderti la responsabilità di decidere se continuare a frequentare parenti, amici o fidanzati.
Le discussioni e gli attriti possono esserci, è normale, tuttavia gli scontri che iniziano con “Tu hai sempre…” oppure “Tu non hai mai…” sono generalizzazioni atte ad accusare e innescare sensi di colpa, non servono certo a trovare un punto di incontro. Analizza come ti fa stare una relazione, cerca di essere vigile sul rapporto così da catalizzare un cambio di rotta o capire se è giunto il momento di allontanarsi. Allontanarsi non significa rompere per sempre o dichiarare guerra all’altra persona, semplicemente prendersi del tempo per sé e mettere una distanza di sicurezza.
Nelle relazioni, così come in tutti i rapporti umani, si è tutti sullo stesso livello, ciascuno con le proprie specificità, ma mai diversi o inferiori. Nessuno può ritenersi “umanamente” superiore a qualcun altro e quando questo accade, quando si tende a prevalere sull’altro, invadendone lo spazio vitale, è indice di un rapporto non sano.
Possiamo fare molto per noi stessi
Qualunque sia la nostra condizione, possiamo scoprire percorsi di vita e di consapevolezza che ci possono rendere donne e uomini migliori, pienamente consapevoli e realizzati, orientati verso uno scopo e arricchiti di senso.
Se oggi provi tanta rabbia e rancore, ti stai solo proteggendo… ma per te stesso, puoi fare ben altro! Fin da bambini, ci insegnano a non deludere gli altri, a essere ubbidienti e addirittura a non dar fastidio. Crescendo, orientiamo la nostra vita su ciò che possiamo fare per gli altri, dimenticando che sono molte le cose che potremmo fare per noi stessi. Dentro di te, hai inestimabili risorse emotive e questo è un dato certo. Quando tieni a qualcuno, cosa fai? Te ne prendi cura, gli dedichi attenzione e stima… quindi, la tua capacità d’amare non è affatto messa in dubbio. Allora perché non provi a dedicare un pizzico di quelle attenzioni a te stesso?
Perché continui a spostare i tuoi pensieri sull’altro, quando potresti dedicarli a te? Se nelle parole che hai letto in precedenza hai trovato delle verità che ti hanno toccato da vicino, sappi che puoi venirne a capo! E’ uscito il mio nuovo libro libro «Il mondo con i tuoi occhi». È un viaggio introspettivo che ti consentirà di trasformare le tue ferite e la tua attitudine difensiva in un’inattaccabile amor proprio. Già, perché l’armatura che più di tutte può difenderti (dalle umiliazioni, dai torti, dalle delusioni e dalla rabbia…) è proprio l’amor di sé. Ti prometto che, quando avrai letto l’ultima pagina, avrai la considerazione di cui hai bisogno. Mollerai la presa e smetterai di affannarti dietro a persone o cose che ti tormentano. Puoi ordinarlo su Amazon a questo indirizzo o trovarlo in libreria
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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