Comportamenti tipici delle persone instabili

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Non tutte le instabilità sono evidenti. Alcune si camuffano sotto un sorriso e un entusiasmo contagioso, altre si nascondono dietro silenzi prolungati, comportamenti contraddittori, o decisioni improvvise che lasciano gli altri disorientati. Quando pensiamo a una persona instabile, spesso immaginiamo scoppi d’ira, crisi improvvise, atteggiamenti impulsivi. Ma l’instabilità ha mille volti e mille sfumature. E talvolta, si manifesta non solo nei momenti di fragilità, ma anche nella quotidianità, nelle relazioni affettive, nella gestione del tempo, del lavoro, del proprio corpo.

In un mondo che ci chiede costantemente di essere forti, razionali e coerenti, chi vive oscillando tra stati d’animo intensi, tra il bisogno disperato di vicinanza e la fuga repentina, spesso si sente “sbagliato”. Ma l’instabilità emotiva non è solo un tratto di personalità: è un segnale. È il riflesso di una storia, di un attaccamento non sicuro, di emozioni che non hanno trovato un contenitore. È un grido silenzioso che spesso affonda le sue radici nella mancanza di sintonizzazione emotiva, nella paura dell’abbandono, nella ricerca spasmodica di approvazione, o nella difficoltà di tollerare il vuoto.

Comportamenti tipici delle persone instabili

In questo articolo esploreremo i comportamenti tipici di chi è instabile emotivamente, cercando di non giudicare ma di comprendere. Perché dietro ogni oscillazione emotiva, c’è quasi sempre un’antica frattura che chiede di essere vista.

1. Cambiamenti repentini di umore (l’effetto montagne russe)

Le persone emotivamente instabili vivono spesso oscillazioni emotive intense e improvvise: un attimo prima sono entusiaste, coinvolgenti, brillanti; un attimo dopo appaiono tristi, arrabbiate, fredde. Queste fluttuazioni possono avvenire anche più volte al giorno e sono percepite come travolgenti, sia per la persona che le vive che per chi le osserva.

Psicoanalisi: Secondo il modello borderline di Kernberg, questi sbalzi derivano da una scissione interna tra rappresentazioni buone e cattive di sé e dell’altro. Quando l’altro delude, anche minimamente, viene visto come completamente negativo, e viceversa.

Neuroscienze: L’amigdala nelle persone instabili è spesso iperattiva e reagisce in modo sproporzionato agli stimoli emotivi, con una corteccia prefrontale meno efficiente nel modulare la risposta.

2. Paura dell’abbandono e reazioni sproporzionate al distacco

Un messaggio in meno, una telefonata rimandata, una risposta fredda… tutto può essere interpretato come un rifiuto o un abbandono imminente. E la reazione può essere rabbiosa, disperata o manipolativa. La persona instabile spesso agisce per evitare l’abbandono reale o immaginato: piange, minaccia, scompare, poi torna.

Psicoanalisi: Bowlby parlava di “attaccamento disorganizzato”, che si sviluppa quando la figura di riferimento è al tempo stesso fonte di conforto e di paura. Questo crea un conflitto interno tra il desiderio di vicinanza e la paura della vulnerabilità.

3. Comportamenti autodistruttivi o impulsivi

Chi è instabile può ricorrere a comportamenti dannosi per gestire il caos interno: abbuffate, uso di sostanze, sesso compulsivo, acquisti impulsivi, autolesionismo. Non è un desiderio di “farsi del male” in sé, ma un modo per sentire qualcosa, per controllare, per regolare emozioni che sembrano ingestibili.

Neuroscienze: La disregolazione dopaminergica gioca un ruolo chiave. L’azione impulsiva è spesso guidata dal bisogno di ottenere un sollievo immediato dallo stato di malessere interno.

4. Difficoltà nel mantenere relazioni stabili

Iniziano le relazioni con entusiasmo, idealizzano il partner, sono intensamente presenti. Poi, all’improvviso, si sentono soffocati, delusi, e si allontanano. Questa dinamica di idealizzazione e svalutazione porta a relazioni turbolente, cicliche, in cui l’altro si sente sempre più confuso e svuotato.

Psicoanalisi: Melanie Klein parlava di “posizione schizo-paranoide” nei soggetti che faticano ad integrare aspetti positivi e negativi dell’altro, oscillando tra amore e odio.

5. Identità fragile e immagine di sé fluttuante

Chi è emotivamente instabile spesso cambia lavoro, stile, passioni, idee su sé stesso. A volte si sente forte, speciale, destinato a grandi cose; altre volte inutile, vuoto, inadeguato. L’instabilità non è solo relazionale, ma anche identitaria: “chi sono?” è una domanda costante.

Psicoanalisi: L’identità diffusa è un nucleo del funzionamento borderline. L’assenza di un senso stabile di sé genera una dipendenza eccessiva dallo sguardo altrui per definire la propria esistenza.

6. Reattività eccessiva alle critiche o ai feedback negativi

Anche una piccola osservazione può generare rabbia, vergogna o crolli emotivi. La persona instabile ha una soglia molto bassa di tolleranza alla frustrazione. Questo perché ogni critica viene percepita non come una valutazione di un comportamento, ma come un attacco all’intero sé.

Neuroscienze: I circuiti cerebrali legati alla minaccia si attivano più facilmente in queste persone, e la corteccia cingolata anteriore fatica a integrare feedback negativi in modo regolato.

7. Bisogno costante di conferme e rassicurazioni

Per sentirsi degni d’amore o semplicemente “a posto”, queste persone hanno bisogno continuo di approvazione. Chiedono spesso: “Mi ami?”, “Sei arrabbiato con me?”, “Hai ancora voglia di vedermi?”. Ma le conferme, anche se ottenute, non bastano mai.

Psicoanalisi: Questa insaziabilità affonda le sue radici in un amore condizionato ricevuto nell’infanzia: l’idea inconscia che si può essere amati solo se si è perfetti, disponibili, rassicuranti.

8. Sensazione cronica di vuoto

Non è solo tristezza o noia. È un vuoto che si percepisce nel corpo: come se dentro mancasse qualcosa di essenziale. Questo vuoto può portare a cercare continue distrazioni, relazioni, stimoli. Ma nulla sembra riempirlo davvero.

Psicoanalisi: Donald Winnicott parlava di “falso sé” nelle persone che non hanno potuto sviluppare un senso di sé autentico. Il vuoto è il risultato di una vita costruita sull’adattamento e non sull’espressione genuina.

9. Idealizzazione delle emozioni forti (amore, rabbia, passione)

Le emozioni moderate vengono spesso percepite come “insignificanti”. La persona instabile tende a cercare esperienze intense, travolgenti, convinta che solo ciò che fa battere forte il cuore sia autentico. Questo porta a scelte impulsive, amori tossici, rotture drammatiche.

Psicoanalisi: L’attrazione per la drammaticità può derivare da una storia di attaccamenti instabili, dove solo gli estremi venivano percepiti come “reali” o degni di attenzione.

10. Tendenza a interpretare tutto in chiave personale

Un silenzio, una pausa, uno sguardo… tutto può essere vissuto come un giudizio. La persona instabile fatica a separare il comportamento dell’altro dal proprio vissuto interno, e proietta spesso sulle situazioni le sue insicurezze.

Psicoanalisi: Questo è un chiaro segnale di proiezione: un meccanismo di difesa primitivo in cui l’altro diventa contenitore delle proprie angosce non elaborate.

Instabilità non è debolezza, ma richiesta d’ascolto

L’instabilità non è un difetto. È una risposta adattiva, spesso costruita nella prima infanzia per sopravvivere a relazioni che non hanno garantito sicurezza emotiva. È il linguaggio di un sistema nervoso che non ha imparato a sentirsi al sicuro. È il risultato di un sé frammentato, che cerca faticosamente di trovare un equilibrio tra bisogno di autonomia e paura dell’abbandono.

Chi vive con instabilità emotiva ha bisogno, più di altri, di un ambiente che sappia contenere, non giudicare. Di una presenza che resista alla loro paura di essere troppo. Di qualcuno che non fugga quando arrivano le lacrime o gli scatti d’ira, ma che sappia restare anche nel disordine. E se ti riconosci in queste parole, sappi che non sei solo. Non sei rotto. Non sei “troppo”. Hai solo bisogno di guarire, non di cambiare.

Nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi”, accompagno il lettore in un percorso per ritrovare la parte più autentica di sé, quella che troppo a lungo è rimasta nascosta dietro maschere, adattamenti e paure. Propongo strumenti per riconoscere i condizionamenti che ci hanno allontanato da noi stessi e per scioglierli, uno a uno. Perché la stabilità non significa spegnere le emozioni, ma imparare ad accoglierle tutte, anche le più intense, senza esserne travolti. È lì che inizia la vera libertà emotiva. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon

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