Come il sistema nervoso registra ogni trauma (e come può guarire)

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Ci sono persone che si irrigidiscono anche solo per un tono di voce troppo alto. Altre che saltano al minimo imprevisto, che fanno fatica a dormire, che si sentono tese anche nei momenti in cui tutto sembra andare bene. Alcune si definiscono “ipersensibili”, altre “esaurite”. Ma spesso la verità è più profonda, più antica e più nascosta: non sono loro ad essere fragili. È il loro sistema nervoso ad essere rimasto intrappolato in un ciclo di allarme e sopravvivenza, innescato da esperienze che il corpo non ha mai potuto davvero digerire.

Il trauma, infatti, non è l’evento in sé

È ciò che accade dentro di noi quando qualcosa di troppo grande, troppo improvviso o troppo prolungato ci travolge, e non abbiamo le risorse per gestirlo. E quando accade, non è la mente a trattenerne le tracce, ma il sistema nervoso: come un custode silenzioso che si incarica di non dimenticare, nel nome della protezione.

Questo articolo è un viaggio dentro di te. Per capire come il trauma si scrive nel corpo, nel cervello, nelle reazioni più piccole. Ma soprattutto, per scoprire che non sei condannato a restare in allarme per sempre. Il sistema nervoso può guarire. E con lui, puoi guarire anche tu.

Il trauma come “memoria biologica”: quando il corpo si ricorda prima della mente

La nostra biografia non è scritta solo nei ricordi coscienti, ma anche nella neurobiologia della sopravvivenza. Il sistema nervoso autonomo – composto dai rami simpatico e parasimpatico – è responsabile della regolazione del battito, della respirazione, della tensione muscolare, dell’allerta o della calma. Ma è anche l’archivio segreto di ciò che ci ha fatto male.

Quando un’esperienza è percepita come pericolosa, il corpo attiva una risposta automatica di difesa: può essere la fuga, il combattimento o il congelamento. Se questa risposta viene portata a termine e scaricata, il corpo ritorna allo stato di equilibrio. Ma quando non è possibile reagire – per esempio da bambini, davanti a un genitore minaccioso – il corpo immagazzina la reazione interrotta, bloccandola nel tempo.

Ecco perché puoi sentirti agitato senza un motivo apparente, come se vivessi una minaccia invisibile. Il tuo sistema nervoso sta reagendo a vecchie ferite non risolte, che non sono state integrate a livello corticale e si riattivano ogni volta che un dettaglio le richiama: un’intonazione, uno sguardo, una dinamica relazionale.

Il ruolo del nervo vago e della finestra di tolleranza

Un elemento chiave per comprendere la regolazione (o la disregolazione) è il nervo vago, il principale canale del sistema parasimpatico, che collega il cervello con il cuore, i polmoni, l’intestino e le espressioni del volto. Il nervo vago è coinvolto nella cosiddetta “risposta di calma e connessione”, quella che ci permette di sentirci al sicuro con gli altri.

In condizioni normali, il nostro sistema nervoso si muove dentro una “finestra di tolleranza”: uno spazio interno in cui possiamo affrontare emozioni intense senza sentirci sopraffatti. Ma in chi ha vissuto traumi, la finestra si restringe: basta poco per scivolare nell’iperarousal (agitazione, ipercontrollo, ansia) o nell’ipoarousal (apatia, dissociazione, collasso energetico).

Il trauma, quindi, non è solo una cicatrice psicologica. È una disorganizzazione fisiologica, un disequilibrio nei meccanismi di attivazione e spegnimento del sistema nervoso, che si cronicizza quando non riceve segnali di sicurezza sufficienti.

Il corpo come specchio del trauma: segnali spesso invisibili

Molte persone ignorano i segnali del trauma perché non sono immediatamente riconoscibili come “problemi psicologici”. Ecco alcuni esempi di sintomi somatici della disregolazione del sistema nervoso:

  • Tensione cronica, mascelle serrate, spalle rigide
  • Disturbi gastrointestinali ricorrenti
  • Sensazione di “nodo in gola” o “peso sul petto”
  • Fiato corto, battito cardiaco accelerato anche a riposo
  • Ipereccitabilità o stanchezza estrema
  • Reazioni emotive sproporzionate a piccoli stimoli
  • Difficoltà a rilassarsi, anche in assenza di problemi oggettivi
  • Dissociazione o confusione mentale improvvisa

Il corpo, in questi casi, sta parlando. Non con parole, ma con il linguaggio del sistema nervoso. E a volte l’unica cosa che chiede è: “Sono al sicuro? Posso mollare la guardia?”.

Quando il trauma è relazionale: le ferite che nascono nei legami

Non tutti i traumi nascono da eventi violenti. Molti prendono forma nei legami affettivi: un’infanzia senza accoglienza emotiva, un amore instabile, un ambiente in cui sei stato visto solo a metà. Queste esperienze creano una minaccia implicita, difficile da nominare ma potentissima nel condizionare il sistema nervoso.

La mancanza di sintonizzazione, per esempio, impedisce lo sviluppo della regolazione affettiva. Se da bambino i tuoi bisogni emotivi venivano ignorati o ridicolizzati, oggi potresti sentire un’ansia incontenibile nel chiedere aiuto. Potresti provare vergogna nel rilassarti, come se non lo meritassi. Il tuo sistema nervoso ha imparato che la connessione è pericolosa, imprevedibile, e quindi ha smesso di cercarla… o l’ha fatta diventare un bisogno urgente e disperato.

Questa forma di trauma è chiamata trauma relazionale precoce e ha effetti profondi sulla neurochimica del cervello: riduzione dell’attività del lobo prefrontale, iperattivazione dell’amigdala, e alterazioni nella produzione di neurotrasmettitori come serotonina e dopamina.

Il sistema nervoso può guarire: neuroplasticità e sicurezza incarnata

La buona notizia è che il sistema nervoso non è un destino scritto nella pietra. È un sistema plastico, dinamico, capace di riorganizzarsi quando riceve nuove esperienze correttive. La guarigione, in questo senso, non avviene tanto attraverso la razionalizzazione, ma attraverso esperienze ripetute di sicurezza, ascolto e regolazione.

  • Alcuni elementi chiave per questa guarigione includono:
  • Relazioni sicure, in cui puoi essere vulnerabile senza essere giudicato
  • Terapie bottom-up, come la Somatic Experiencing, l’EMDR o la mindfulness interocettiva
  • Rituali corporei come la respirazione diaframmatica, il movimento consapevole, la vocalizzazione
  • Ambienti prevedibili e contenitivi, che inviano segnali di sicurezza al sistema nervoso

La sicurezza, infatti, non è un concetto astratto. È una esperienza corporea. Non basta sapere che “va tutto bene”. Bisogna sentirlo nel corpo. Solo così il sistema nervoso può uscire dal ciclo di allarme e riaprirsi alla vita.

Non guarirai con la forza di volontà: guarirai con la gentilezza

Molti credono di poter guarire “impegnandosi di più”, forzandosi ad essere calmi, presenti, stabili. Ma il sistema nervoso non si regola con la disciplina. Si regola con la coerenza affettiva, con la delicatezza delle esperienze ripetute, con l’ascolto profondo delle proprie reazioni. Questo significa imparare a:

  • Non giudicarti quando ti senti in ansia o ti chiudi
  • Osservare il corpo senza forzarlo a “funzionare meglio”
  • Lasciare spazio alla tristezza, alla rabbia, alla vergogna, senza reprimerle
  • Offrirti nuove possibilità di esperienza, senza aspettarti risultati immediati

Guarire è un processo lento. Ma ogni piccolo passo – ogni respiro consapevole, ogni limite rispettato, ogni gesto di cura – è un messaggio al tuo sistema nervoso: “Sei al sicuro. Non sei più solo. Possiamo farcela”.

Puoi riscrivere la tua biologia emotiva

Il trauma non è una condanna. È un adattamento antico che ha cercato di proteggerti in un tempo in cui non avevi scelta. Il sistema nervoso ha fatto quello che poteva. E continua a farlo, ogni giorno, anche quando ti sembra di sabotarti. Ogni reazione che vivi ha avuto – e ha – un senso profondo. Ma ora che sei adulto, puoi iniziare un nuovo dialogo con il tuo corpo. Puoi offrirgli segnali diversi. Più gentili. Più sicuri. Più veri.

Il sistema nervoso registra ogni cosa. Ma può anche reimparare. Con pazienza. Con amore. Con quella tenerezza che forse non hai ricevuto, ma che puoi scegliere di donarti.

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