Ieri, 24 luglio, si è conclusa a Roma, al Parco della Musica “Ennio Morricone”, l’ultima delle tre date italiane del tour mondiale di Alanis Morissette, dopo le tappe di Villa Manin (Udine) e Piazza Napoleone (Lucca). Tre date, tre cornici diverse, un’unica vibrazione: quella di un’artista che, da oltre trent’anni, riesce a trasformare rabbia, dolore e vulnerabilità in una forza che unisce.
Non sono un’abituée dei concerti, ne’ tantomeno un’amante dei luoghi affollati (in genere li evito come la peste!), ma i live di di Alanis Morissette non potevo perderli. Così, spinta da qualcosa che va oltre la musica — gratitudine, amore, stima, ammirazione, nostalgia — mi sono ritrovata lì, tra decine di migliaia di persone. Ho assistito al suo concerto di apertura e quello di chiusura, dove, sul palco, a cantare Ironic c’era anche Laura Pausini.
Dalla rabbia alla guarigione
Diciamocelo: Alanis Morissette ci ha stregati con la sua musica, la sua voce, i suoi testi unici e introspettivi, uno stile autobiografico che non ha eguali… ma più di tutto, agli albori, ci ha conquistato con la sua rabbia e, poi, con il suo dolore e poi, ancora, con la sua evoluzione, il suo essere in divenire, con le verità a cui tutti noi dovremmo guardare. E… infine, ci ha tenuti stretti con la sua vulnerabilità disarmante. Nella sua scaletta di questo tour ho apprezzato tanto testi come «sorry 2 myself» e «rest». Va beh, per me avrebbe potuto cantare di tutto, non sono andata lì con la pretesa di ascoltare un jukebox umano.
Come scrissi nell’incipit di un vecchio articolo: immagina di avere la fortuna di ascoltare dal vivo il tuo cantante preferito, vorresti che cantasse le canzoni che tu più ami o quelle che più lo rappresentano? Da qui si traccia una linea di demarcazione nettissima. Stai oggettivando l’altro o stai cercando di conoscerlo e apprezzarlo per ciò che è?
La linea di demarcazione tra accettare e oggettivare, quella che ogni giorno dovremmo cercare di marcare in tutte le relazioni che stringiamo. Vuoi che l’altro agisca in funzione di te e dei tuoi bisogni o per vivere la propria vita ed essere pienamente se stesso? Tutte le ferite si riducono spesso solo a questo. E qui torniamo ai grandi temi cantati nelle canzoni di Alanis Morissette, da Perfect a Front Row.
il Pre-Show di villa Manin
Per la prima data italiana, nella splendida cornice di Villa Manin, i fan più affezionati hanno avuto un’opportunità rara: una sessione di meditazione guidata dalla stessa Alanis. Un incontro a tu per tu, intimo e profondo. Per me è stato surreale — difficile da raccontare con parole che siano all’altezza dell’esperienza. : ))))
Pensavo che le canzoni possano aver rappresentato i vissuti di un artista anche solo per un pezzetto della sua vita e stop. Possono aver dato voci a emozioni che lo stesso artista vorrebbe dimenticare, lasciarsi alle spalle e… invece, è costretto a cantarle e attraversare quelle emozioni ancora e ancora. Come in un loop. Durante il pre-show di Villa Manin ho avuto l’opportunità di parlare con Alanis Morrissette. Pensando, proprio a testi come Hands Clean, Reckoning, This Grudge, Perfect… con la bocca impastata di emozioni, le ho chiesto se non fosse troppo rischioso rivivere ogni volta, mediante i suoi testi, emozioni così drammatiche e dolorose. La sua lunga e dettagliata risposta è stata impeccabile. L’artista ha dato enfasi al senso di sicurezza che cerca di costruire dentro e intorno a sé, ogni volta che canta, che prova e anche con il suo team.
Devo ammettere che se il nostro incontro fosse stato fissato in un post-show, dopo aver visto lo spettacolo, le avrei chiesto: wow, come mai utilizzi il microfono con il filo? Per una raw performance, per un gesto espressivo, per un senso nostalgico…? In effetti tutto, sul palco del suo tour sembra essere sospeso nel tempo, sembra essersi fermato, appunto, a 30 anni fa, in una sorta di regressione. Magari un giorno avrò ancora l’occasione di farle qualche domanda, chissà.
L’imbucata di Laura Pausini all’auditorium di Roma
Alanis Morissete ha un’usanza. A tutti i suoi concerti, quando arriva il momento di Ironic, fa salire sul palco un suo fan dal pubblico, con il quale canta la prima strofa del pezzo, il fan poi va via e Alanis prosegue il brano e… Per la data di Roma, all’auditorium Cavea del Parco della Musica “Ennio Morricone”, a cantare la prima strofa di Ironic c’era Laura Pausini! Sì, proprio lei. Cantante, artista di fama internazionale — ma in quel momento, solo una fan scatenata e sinceramente emozionata di condividere quel momento con la grande Alanis che la guardava sorridente e oserei anche un po’ divertita! È stato davvero un bellissimo momento. Un incontro tra due donne forti, due voci diverse ma ugualmente iconiche.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi su Instagram: @annadesimonepsi e facebook, puoi anche seguire le pagine ufficiali di Psicoadvisor, siamo su Facebook: fb.com/Psicoadvisor e su Instagram @Psicoadvisor