Ci sono momenti in cui senti qualcosa che ti punge dentro, ma non riesci a spiegartelo. È una frase, una battuta, uno sguardo che ti mette a disagio. Non c’è una vera offesa, nessun grido, nessuna minaccia evidente. Eppure qualcosa si incrina. Ti senti ridimensionato, confuso, quasi invisibile. Come se il tuo mondo interno non avesse più valore, come se ogni tua emozione fosse “troppo”, ogni tua parola “fuori luogo”.
Spesso il potere emotivo non si esercita con gesti plateali. Accade nelle pieghe del quotidiano. In una frase detta con leggerezza, in un commento che sembra innocuo, in una risata fatta al momento sbagliato. Accade quando l’altro usa le parole non per entrare in contatto con te, ma per indirizzare le tue emozioni, ridimensionarle, manipolarle. E tu, nel tentativo di mantenere la relazione, inizi a dubitare di te stesso. Ti chiedi se hai capito male, se hai esagerato, se sei davvero troppo sensibile. E così, senza accorgertene, inizi a farti piccolo.
Chi ha vissuto questo tipo di dinamiche sa quanto possano logorare. Il potere più pericoloso è quello che si insinua dolcemente. Non fa rumore, non lascia lividi visibili, ma lavora in profondità. Ti spinge ad adattarti, a trattenere, a giustificare chi ti fa del male e a colpevolizzarti per ciò che provi. E quando questo accade in modo sistematico, qualcosa in te si spegne. La voce interiore si fa più flebile, la fiducia in te stesso si assottiglia, e l’altro diventa il tuo punto di riferimento per decidere se ciò che senti è giusto o sbagliato.
Frasi tipiche di chi vuole controllarti
In questo articolo voglio accompagnarti in un viaggio delicato ma necessario: riconoscere alcune delle frasi che vengono spesso usate per esercitare un controllo sottile ma pervasivo, soprattutto in relazioni disfunzionali, familiari o amorose. Non si tratta di demonizzare chi le pronuncia, ma di portare luce là dove per troppo tempo sei stato tenuto nell’ombra, spesso senza nemmeno accorgertene.
Ti parlerò di cinque frasi, ciascuna accompagnata da una spiegazione profonda del loro impatto emotivo, del loro significato psicologico e del perché vengono usate. E ti aiuterò a comprendere che non è solo la frase a contare, ma il modo in cui viene detta e la frequenza con cui ritorna nella relazione. Perché la vera guarigione comincia quando impari a riconoscere cosa ti fa male, anche quando non lascia segni visibili. E soprattutto, quando smetti di credere che meriti di essere trattato così.
1. Ma davvero ti fai tutti questi problemi?
Questa frase sembra una battuta, una presa in giro affettuosa. E invece può diventare un’arma pericolosa. Chi la usa con frequenza, lo fa per minimizzare il tuo vissuto emotivo e per farti sentire “esagerato”, “fragile”, “inadatto”. Ti sta dicendo che il tuo sentire non è valido. Che la tua sensibilità è un problema. Che le tue emozioni sono un peso. In realtà, le emozioni non sono mai un problema. Semmai, sono informazioni. Raccontano cosa è importante per te, cosa ti ferisce, cosa desideri. E chi ti vuole bene dovrebbe ascoltarle, non sminuirle.
Chi ti ripete spesso questa frase, sta cercando di definire lui o lei cosa è giusto provare e cosa no. È una forma di invalidazione emotiva che, alla lunga, ti porta a dubitare di te stesso. Ti senti sempre “troppo” o “fuori luogo”. Inizi a censurarti per non disturbare, per non essere deriso. E così, perdi potere. Perché chi rinuncia alla propria voce, diventa manipolabile.
2. Stai esagerando (come al solito)
Anche qui il controllo si maschera da realismo. Ma ciò che fa davvero questa frase è spostare il focus del discorso dal comportamento dell’altro alla tua reazione. Non importa più se qualcosa ti ha fatto soffrire. Importa che, secondo l’altro, tu stai “esagerando”.
Chi la dice, ti porta a difenderti invece di esprimerti. Ti mette nella posizione di dover giustificare le tue emozioni invece che essere accolto. È una tecnica che serve a ribaltare la colpa: se ti arrabbi, sei esagerato. Se piangi, sei drammatico. Se ti allontani, sei immaturo.
Il fine è chiaro: neutralizzare il tuo potere emotivo. Perché chi ha il potere di sentire, ha anche il potere di porre confini, dire no, cambiare strada. E allora chi vuole tenerti in una posizione di sudditanza ha bisogno di disinnescare le tue emozioni, trattandole come esagerazioni, isterie, debolezze.
3. Sei troppo sensibile / Sei troppo permaloso
Simile alla precedente, ma con un’aggiunta ancora più tagliente: ti definisce. Questa frase non giudica solo una tua reazione, ma attacca il tuo modo di essere. È una forma sottile di colonizzazione dell’identità: ti fa sentire sbagliato nella tua essenza, non solo nei comportamenti.
Chi la usa con costanza, non accetta che tu abbia un sentire diverso. O meglio: non accetta che tu possa usarlo per proteggerti, scegliere, dissentire. Perché una persona consapevole della propria sensibilità è anche una persona libera.
Paradossalmente, chi ti definisce “troppo sensibile” è spesso la stessa persona che non tollera la tua lucidità, la tua intuizione, il tuo fiuto per il non detto. Allora ti etichetta, ti restringe, ti chiude in una gabbia. Perché così sei più gestibile. Meno scomodo. Più controllabile.
4. Lo fai apposta per farmi sentire in colpa
Questa frase è un capolavoro di colpa ribaltata. Tu provi a dire che stai male, ma l’altro ti accusa di volerlo far sentire in colpa. Non c’è spazio per il tuo dolore, perché tutto viene ricondotto alla sua sensibilità ferita.
È una strategia raffinata. Ti mette nella posizione del carnefice mentre sei tu a stare male. È una forma di colpa indotta, che ti spinge a tacere, a ritirarti, a non disturbare. A poco a poco impari che esprimere dispiacere, delusione o bisogno porta solo sofferenza. Per te e per l’altro. E allora smetti. Smetti di parlare. Smetti di chiedere. Smetti di sentire.
Chi usa spesso questa frase ti addestra, inconsapevolmente o no, a disconnetterti dal tuo vissuto. E in questo modo, prende il controllo: perché chi ha il potere di farti sentire in colpa ha anche il potere di guidare le tue scelte, le tue parole, i tuoi silenzi.
5. Dai, era solo uno scherzo
Una frase apparentemente innocua, usata per ridere insieme. Ma anche il sarcasmo può diventare una forma di dominio, soprattutto se è ripetuto, pungente, sempre a senso unico.
Chi ti dice “era solo uno scherzo”, spesso ha appena fatto una battuta che ti ha ferito. Ma invece di ascoltare la tua reazione, ti accusa di non saper stare allo scherzo. Il problema, di nuovo, sei tu. Non chi ha ferito. È una forma sottilissima di gaslighting: ti viene detto che ciò che hai sentito non è reale. Che sei tu a non saper gestire l’umorismo.
Ma il vero umorismo unisce, non umilia. Non punta il dito. Non fa male. Quando il sarcasmo è unidirezionale e costante, diventa una strategia per ferire senza assumersi la responsabilità. E se tu non ridi, vieni dipinto come noioso, rigido, fragile.
Chi si comporta così vuole avere l’ultima parola sul significato di ciò che accade. Ti toglie il diritto di dire “questo mi fa male”. E così, ottiene un potere enorme: quello di definire i confini della realtà.
Non è solo la frase: è il modo e la frequenza
Una frase, da sola, non dice tutto. Anzi, una singola espressione isolata potrebbe non significare nulla. A volte, persino le persone più amorevoli sbagliano tono, usano parole sbagliate, dicono cose che feriscono. Ma ciò che fa davvero la differenza è la reiterazione e il linguaggio paraverbale.
Quando certe frasi vengono ripetute nel tempo, con toni sarcastici, con sorrisetti di superiorità, con sguardi che giudicano o mettono pressione, allora il messaggio cambia profondamente. Il contenuto verbale è solo una parte del messaggio. Il resto lo fanno il tono della voce, la postura, la mimica facciale. E soprattutto, il non detto.
Una frase come “Stai esagerando” può essere detta con compassione o con disprezzo. Può essere un invito ad aprirsi o un modo per zittirti. Ecco perché non va mai estrapolata dal contesto.
Inoltre, il potere di queste frasi si consolida nel tempo. Se te le senti dire ogni settimana, ogni giorno, per mesi o anni, iniziano a scolpire dentro di te una narrazione. E la narrazione è una forma potentissima di controllo. Ti convince che sei sbagliato, che sei troppo sensibile, che devi stare zitto per essere amato. E allora ti adatti. Ti annulli. Ti lasci modellare da chi vuole solo avere potere, non costruire amore.
Il vero potere è sapere che hai diritto a sentire
La buona notizia è che puoi riconoscere questi meccanismi. E una volta riconosciuti, puoi scegliere. Non sempre è possibile evitare chi li usa — soprattutto se sono persone che ami — ma puoi mettere in discussione l’effetto che hanno su di te.
Hai il diritto di sentire, di dissentire, di parlare, di essere vulnerabile. Hai il diritto di non ridere a una battuta che ferisce. Hai il diritto di dire “no”. E chi ti ama davvero, troverà il modo di accogliere queste parti di te, invece di usarle per esercitare un potere.
A volte, smettere di farsi controllare non significa alzare la voce, ma iniziare a credere nella propria voce interiore. Quella che ti dice che non sei sbagliato. Che non sei “troppo”. Che non stai esagerando. Che non devi riderti addosso per farti amare.
Ogni frase di potere può essere neutralizzata con la consapevolezza. E ogni legame, anche il più soffocante, può diventare occasione per riscoprire la propria dignità emotiva.
Il tuo sentire merita ascolto, non controllo
Tante persone convivono per anni con frasi che logorano. Frasi ripetute nei contesti più intimi: in famiglia, nelle relazioni sentimentali, persino tra amici. Eppure non se ne accorgono. Perché sono frasi apparentemente normali. Frasi che sembrano solo modi di dire. Ma che, nel tempo, corrodono l’autostima, confondono la percezione della realtà e tolgono potere personale.
Se ti sei riconosciuto in qualcuna di queste situazioni, non è troppo tardi per riscrivere la tua narrazione. Hai diritto a relazioni in cui non devi lottare per essere ascoltato, in cui la tua sensibilità viene vista come un dono e non come un difetto. In cui le parole curano, invece di ferire.
Nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi”, esploro proprio questi temi: come smascherare i linguaggi del potere, come ricostruire la propria autostima dopo anni di frasi tossiche, come ritrovare la forza di essere sé stessi. Perché la libertà emotiva non è un punto di partenza: è un atto di coraggio che puoi scegliere, ogni giorno. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon
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Ti aspetto lì per continuare il viaggio.