Per molto tempo abbiamo creduto che l’intelligenza fosse qualcosa di statico: un talento innato, un numero che veniva misurato con un test e che ci diceva, una volta per tutte, se eravamo destinati a brillare o a restare nell’ombra. Ma oggi, le neuroscienze ci raccontano un’altra storia: una storia più vera, più umana e infinitamente più promettente.
L’intelligenza, come ogni funzione cerebrale complessa, è plastica. Significa che può cambiare, crescere, riorganizzarsi, potenziarsi. Non è una struttura rigida ma una danza in costante evoluzione tra neuroni, sinapsi, emozioni e contesto. E questo vale per tutti: anche per chi ha avuto un’infanzia difficile, anche per chi si sente spesso insicuro, anche per chi crede di non essere mai stato “abbastanza”.
Diventare più intelligenti non significa imparare più nozioni
Significa migliorare la qualità dei propri pensieri, affinare la capacità di leggere la realtà, potenziare la memoria di lavoro, allenare la flessibilità mentale, imparare a tollerare la complessità e accrescere il pensiero critico. Ma soprattutto, significa imparare a usare il cervello in modo integrato, coinvolgendo emozioni, corpo e ambiente.
Le neuroscienze spiegano come aumentare l’intelligenza (e mantenerla attiva)
Le neuroscienze oggi ci offrono strumenti concreti. Non scorciatoie magiche, ma abitudini potenti che modificano realmente il funzionamento cerebrale. Ecco le 4 che funzionano davvero.
1. Dormire profondamente: l’intelligenza si rigenera nel silenzio della notte
Potrebbe sembrare banale, ma è il primo grande segreto: dormire bene. Non semplicemente “dormire”, ma raggiungere quelle fasi profonde del sonno che permettono al cervello di rielaborare, consolidare, rigenerarsi. Durante il sonno, e in particolare nella fase REM e nel sonno profondo non-REM, il cervello:
- consolida i ricordi e le informazioni apprese durante il giorno
- ripulisce i detriti metabolici grazie al sistema glinfatico, riducendo infiammazione e stress neuronale
- ottimizza le connessioni sinaptiche, eliminando quelle inutili e rafforzando quelle significative
- integra emozioni ed esperienze, migliorando la nostra intelligenza emotiva e decisionale
Un sonno profondo, costante e di qualità è correlato a migliori performance in tutte le funzioni cognitive: memoria di lavoro, attenzione sostenuta, pensiero astratto, risoluzione di problemi e creatività. Al contrario, la deprivazione di sonno anche per pochi giorni riduce significativamente le funzioni esecutive, induce errori cognitivi e altera la regolazione emotiva, facendo apparire le persone “meno intelligenti” anche se il loro potenziale resta intatto.
Perché funziona secondo le neuroscienze:
- Favorisce la neuroplasticità: il cervello cambia e si ristruttura durante il sonno
- Riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che a lungo andare compromette l’ippocampo
- Permette la riattivazione dell’ippocampo, struttura chiave nella formazione di nuove memorie
- Favorisce l’integrazione tra sistema limbico (emozioni) e corteccia prefrontale (razionalità)
Dormire bene è un atto rivoluzionario: è l’investimento più concreto sull’intelligenza a lungo termine.
2. Allenare la mente a cambiare punto di vista (flessibilità cognitiva)
Essere intelligenti non significa solo sapere molte cose, ma saper cambiare prospettiva, uscire dalla rigidità del pensiero binario, tollerare il dubbio e vedere le cose da più angolazioni. Questa è la cosiddetta flessibilità cognitiva, e le neuroscienze la considerano una delle più alte forme di intelligenza.Chi è cognitivamente flessibile:
- è più rapido nell’adattarsi ai cambiamenti
- trova soluzioni originali ai problemi
- riesce a integrare emozioni e logica senza farsi travolgere da nessuna delle due
- ha una mente che non si spezza davanti all’incertezza, ma si espande
Allenare la flessibilità cognitiva significa mettere in discussione il proprio punto di vista, uscire dalla zona di comfort mentale, leggere libri che sfidano le nostre idee, cambiare abitudini, imparare qualcosa che non ci è familiare, fare domande scomode.
Perché funziona secondo le neuroscienze:
- Stimola le connessioni tra la corteccia prefrontale dorsolaterale e l’area del cingolo anteriore, responsabili del controllo cognitivo e del monitoraggio degli errori
- Attiva circuiti dopaminergici legati alla ricompensa per l’apprendimento nuovo
- Aumenta la densità sinaptica, migliorando l’adattabilità cerebrale
- Rafforza la connettività funzionale tra diverse aree cerebrali
Le menti più brillanti non sono le più veloci a rispondere, ma le più capaci di sospendere il giudizio e considerare che ci sia più di un modo per vedere il mondo.
3. Esprimere emozioni complesse con le parole: il potere dell’intelligenza verbale-emotiva
Tra le forme più alte di intelligenza c’è quella che riguarda la capacità di nominare, distinguere e regolare le emozioni. Non solo provare emozioni, ma saperle rappresentare a sé stessi attraverso il linguaggio. Questo processo si chiama labeling emotivo. Chi riesce a dare un nome preciso a ciò che prova, attiva aree del cervello che riducono l’intensità dell’emozione stessa, rendendola gestibile. È un meccanismo naturale che permette di:
- non esserne sopraffatti
- prendere decisioni migliori
- imparare dalle proprie esperienze
- migliorare le relazioni interpersonali
Questa capacità affina anche il pensiero astratto e metacognitivo: il linguaggio delle emozioni, infatti, è simbolico, ricorsivo e profondo. Parlare delle emozioni complesse – anche scrivendole – significa potenziare aree come:
- la corteccia prefrontale mediale, responsabile della riflessione su sé stessi
- l’insula, connessa alla consapevolezza interocettiva
- l’amigdala, che viene regolata grazie alla verbalizzazione
Perché funziona secondo le neuroscienze:
- Il linguaggio riduce l’attivazione dell’amigdala, sede della paura e delle risposte impulsive
- Aumenta l’attività nella corteccia frontale, migliorando l’autoregolazione
- Promuove l’integrazione tra cervello razionale e cervello emotivo (Daniel Siegel parla di “nome per domare”)
- Potenzia la memoria autobiografica coerente, fondamentale per una buona salute mentale
Le persone che sanno raccontarsi, anche in modo imperfetto, stanno già costruendo un’intelligenza emotiva che protegge, orienta e guarisce.
4. Esporsi regolarmente a micro-sfide: l’intelligenza si costruisce nella fatica sostenibile
La nostra mente si espande davvero quando incontra una sfida proporzionata: non troppo facile da renderci passivi, né troppo difficile da generare frustrazione. Le neuroscienze chiamano questo equilibrio zona di sviluppo prossimale (Vygotskij) e la teoria del “desirable difficulty”: la difficoltà desiderabile.
Attività come imparare una nuova lingua, suonare uno strumento, risolvere problemi logici, allenarsi a memoria… sono tutte sfide che, se mantenute nel tempo e dosate bene, creano:
- nuove connessioni neurali
- maggiore efficienza sinaptica
- migliore gestione dello sforzo mentale
Il cervello ama essere messo alla prova, a patto che la sfida sia ritmica, tollerabile e significativa. È lì che l’intelligenza fiorisce: non nel talento, ma nell’abitudine a pensare oltre i limiti noti.
Perché funziona secondo le neuroscienze:
- Attiva la neurogenesi nell’ippocampo adulto (sì, nascono nuovi neuroni anche in età adulta!)
- Stimola la produzione di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), che favorisce la crescita delle cellule cerebrali
- Rafforza la resilienza cognitiva, rendendoci meno vulnerabili al declino mentale
- Coinvolge il circuito cortico-striatale, migliorando la capacità di apprendimento progressivo
Esporsi con gentilezza al nuovo, al difficile e al non immediatamente gratificante è il modo più profondo per costruire un’intelligenza duratura, che sa adattarsi e crescere anche nelle sfide della vita.
L’intelligenza che cresce è quella che accogli
Diventare più intelligenti non è una gara né un dovere. È un atto di amore verso sé stessi. È l’arte di coltivare uno spazio interno capace di pensare, sentire, immaginare e cambiare.
E questo spazio si nutre di scelte piccole ma potenti: dormire meglio, esprimersi con parole nuove, affrontare sfide che nutrono, abbracciare la complessità.
Non è questione di quoziente intellettivo, ma di fiducia nella propria mente. E ogni giorno in cui scegli di coltivarla, la tua intelligenza – quella vera, profonda, integrata – fa un passo avanti.
E se senti che dentro di te c’è qualcosa che vuole svegliarsi, un’intelligenza più profonda che non ha mai avuto il diritto di esprimersi, sappi che non sei solo. C’è una forma di intelligenza che non si misura nei test, ma nella capacità di sentire, capire, trasformare. Un’intelligenza che sa ascoltare il proprio corpo, leggere le sfumature delle emozioni, riconoscere ciò che fa male e ciò che nutre. Un’intelligenza che non si costruisce per competere, ma per essere più fedeli a sé stessi.
È di questo che parlo nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi“: non di risposte giuste, ma di sguardi nuovi.
Ti accompagno in un percorso per riscrivere la tua idea di felicità, per liberarti dai modelli che ti hanno insegnato a rincorrere e iniziare finalmente a costruire una vita che ti somiglia. Ogni pagina è pensata per accendere domande, per farti sentire meno sbagliato, per restituirti il diritto di scegliere chi vuoi essere davvero. Perché l’intelligenza più rivoluzionaria è quella che sceglie di guarire. E tu puoi cominciare da qui. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon
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Ti aspetto lì per continuare il viaggio.