“E se non fosse amore, ma solo la paura di perderlo?” È questa la domanda che rimbalza nella mente quando ci si trova a un passo dal lasciar andare, ma non si trova il coraggio di farlo. Non sempre si smette di amare: a volte si continua per inerzia, per abitudine, per quella fedeltà cieca al passato che ci impedisce di guardare davvero il presente.
Ci sono momenti in cui ci si ritrova immobili davanti a un bivio emotivo: restare o andare via? È una domanda che brucia sotto pelle, che ti tiene sveglio la notte e ti fa sentire come se stessi per perdere qualcosa, qualunque scelta tu faccia. Perché a volte non è l’amore che manca, ma la sicurezza. Non è la voglia di costruire, ma la paura di perdersi. E, spesso, è difficile capire se si sta cercando di salvare la relazione… o la parte di sé che ancora spera.
Decidere se chiudere un legame o continuare a nutrirlo non è solo una questione di logica. È una scelta profondamente emotiva, stratificata, intrecciata ai ricordi, alla nostra storia personale, alle ferite non ancora rimarginate. In questa scelta si nascondono anche le relazioni che abbiamo avuto con chi ci ha cresciuti, i modelli interiorizzati, il modo in cui abbiamo imparato a leggere l’amore. Ecco perché è così difficile. Perché in ogni dubbio presente, risuonano anche i vuoti del passato.
A un passo dall’addio: come capire se vale la pena restare
Non ci sono risposte universali. Ma ci sono domande giuste. Domande che non danno soluzioni immediate, ma ti costringono a fermarti, a guardarti, a scegliere da un luogo più autentico. Ti propongo cinque di queste domande. Non servono per decidere in fretta. Servono per riconoscere dove sei, cosa senti e quanto vali, prima ancora di capire dove andare.
1. Sto restando per amore o per paura?
Questa è forse la domanda più potente e più scomoda. Rimanere in una relazione può nascere da un desiderio autentico, oppure da una paura travestita da fedeltà: paura della solitudine, paura di non trovare di meglio, paura del fallimento, paura del giudizio degli altri. Ma la paura non costruisce relazioni sane: le incolla, le tiene insieme per disperazione, non per scelta.
In psicologia, si parla spesso di attaccamento ansioso: un modello relazionale in cui l’amore si mescola alla paura di essere abbandonati. Chi ha questo stile tende a sopportare molto pur di non perdere il legame. Ma è davvero amore, se ciò che ci lega è la paura di restare soli?
Domandati con coraggio: se non avessi paura, resterei comunque? Se la risposta è no, forse stai confondendo la dipendenza affettiva con l’amore. E questo non significa che non provi sentimenti, ma che quei sentimenti forse si sono legati a un bisogno antico: quello di essere scelti, visti, salvati.
2. Questa relazione mi fa crescere o mi spegne lentamente?
Ogni relazione lascia un’impronta. Ci sono legami che nutrono, che stimolano la parte più viva e creativa di noi. E ci sono relazioni che, giorno dopo giorno, erodono la nostra autostima, soffocano la nostra espressione, mettono a tacere i nostri bisogni.
Una relazione sana non è priva di difficoltà. Ma è uno spazio in cui ci si sente liberi di essere se stessi, in cui l’altro non è un limite ma un amplificatore. Quando, invece, inizi a mettere in discussione il tuo valore, a sentirti sbagliato, e a spegnere ciò che sei per evitare il conflitto, la relazione inizia a diventare una gabbia invisibile.
Dal punto di vista neuroscientifico, vivere a lungo in un legame disfunzionale può attivare in modo cronico il sistema limbico, in particolare l’amigdala, che segnala costantemente allarme. Questo stato di iperattivazione emotiva logora la capacità di regolare le emozioni e rende difficile prendere decisioni lucide.
Se ti senti costantemente sotto pressione, se hai smesso di brillare, se ti senti ridotto alla versione più fragile di te… chiediti: sto crescendo accanto a questa persona o sto imparando a sopravvivere?
3. Mi sento libero di esprimere ciò che provo?
In una relazione sana c’è spazio per la verità emotiva. Non si ha paura di dire “ho bisogno”, “sono triste”, “mi sento ferito”, “non sono d’accordo”. Se invece, nel tempo, hai imparato a trattenere ciò che senti per non disturbare, per evitare tensioni, per non far arrabbiare l’altro o per non sentirti sbagliato… allora qualcosa si è spezzato.
L’incapacità di comunicare può derivare da molte dinamiche, anche inconsce. Ad esempio, nelle relazioni dove uno dei due partner ha un atteggiamento svalutante o invalidante, l’altro può sviluppare un adattamento silenzioso: una forma di autocensura emotiva che lentamente corrode l’intimità.
La psicoanalisi ci insegna che quando non possiamo portare le emozioni alla coscienza o all’altro, queste finiscono per agire nel corpo o nei comportamenti: insonnia, ansia, irritabilità, distacco improvviso, rabbia repressa.
Una relazione che ti costringe a recitare, a trattenere il fiato, a camminare sulle uova… non è una relazione in cui puoi sentirti libero, ma solo al sicuro a patto di nasconderti.
E tu meriti di essere visto, non solo tollerato.
4. Cosa dice il mio corpo, quando sono con questa persona?
Il corpo sa cose che la mente ancora nega. Lo sanno bene le neuroscienze affettive: molte informazioni relazionali vengono registrate dal sistema nervoso autonomo, ancora prima che la coscienza possa interpretarle.
Ti senti teso, agitato, come se fossi sempre in stato di allerta? Oppure, al contrario, ti senti svuotato, disconnesso, come se stessi congelando le emozioni per non sentire il dolore? Questi segnali non mentono. Quando il sistema nervoso si abitua a uno stato di stress continuo nella relazione, può portarti verso una falsa calma che è in realtà solo rassegnazione.
Ascoltati nei momenti di silenzio: cosa succede nel tuo corpo quando questa persona ti è accanto? Ti rilassi o ti irrigidisci? Ti senti accolto o devi proteggerti?
L’amore maturo non ti mette in allarme. Ti insegna che puoi essere vulnerabile, che puoi crollare ogni tanto senza perdere valore. E se per sentirti al sicuro devi rinunciare alla verità del tuo corpo, allora forse non sei al sicuro davvero.
5. Se il mio migliore amico vivesse la mia stessa relazione, cosa gli direi?
È una domanda rivelatrice. Perché ti costringe a uscire per un attimo dal groviglio emotivo e guardare la situazione da un’altra prospettiva. Troppo spesso giustifichiamo comportamenti che non tollereremmo mai in chi ci è caro. Troppo spesso ci raccontiamo che “l’amore è anche questo”, che “nessuno è perfetto”, che “non tutto può essere come nei film”.
Ma se a vivere ciò che vivi fossi tu… e se fossi una persona che ami profondamente? Diresti davvero di restare?
Questa domanda tocca una verità più profonda: quanto ci sentiamo degni di amore? Quante volte abbiamo confuso la sopportazione con il coraggio? Quanto pensiamo di doverci accontentare per non restare soli? A volte il vero lavoro non è capire se lasciare una persona. Ma riconoscere quanto ci stiamo lasciando da soli ogni giorno, pur di tenere in vita qualcosa che non ci tiene più.
La risposta non è fuori, è dentro di te
Non esiste una risposta giusta che valga per tutti. Esiste però un sentiero interiore da percorrere, fatto di sincerità, ascolto e coraggio. Non si tratta solo di capire se l’altro è la persona giusta, ma di domandarsi se tu stai ancora vivendo in coerenza con ciò che sei.
A volte si resta per paura. A volte si va via quando è tardi. Ma la verità più scomoda è questa: nessuno può salvarti da una relazione che ti consuma, se non tu. Nessuno può ascoltare i segnali del tuo corpo, i nodi del tuo passato, i bisogni che continui a mettere da parte… se non inizi tu a farlo.
Ed è proprio per aiutare chi si trova a questo bivio – quello in cui il cuore tira da una parte e la mente dall’altra – che ho scritto il mio libro “Il mondo con i tuoi occhi”. Non è un libro sull’amore di coppia. È un libro sull’amore per sé. Sui legami invisibili che ci spingono a restare dove non c’è più ossigeno. Sulle bugie che ci raccontiamo per non perdere l’altro e sulle ferite che ci impediscono di scegliere la libertà.
Dentro troverai strumenti per riconoscere le radici profonde delle tue scelte, comprendere perché a volte chiamiamo amore ciò che in realtà è bisogno, e come iniziare a costruire una vita – e relazioni – che ti somiglino davvero. Perché la verità è che puoi continuare a scegliere l’altro… oppure puoi iniziare, per la prima volta, a scegliere te stesso. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon
E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Ti aspetto lì per continuare il viaggio