Ti sei mai chiesto perché alcune persone ti fanno sentire apprezzato… eppure qualcosa dentro di te si contrae?
Ti dicono “Sei l’unico che può aiutarmi”, “Con te mi sento sempre al sicuro”, “Sei troppo intelligente per dire di no”, eppure… non ti senti visto, ma strumentalizzato. È come se le parole che usano non parlassero davvero di te, ma servissero a ottenere qualcosa da te.
Molti di noi sono cresciuti imparando a rispondere alle lusinghe
Quando qualcuno ci dice che siamo speciali, capaci, affidabili, una parte profonda di noi si attiva: vogliamo meritare quell’apprezzamento, vogliamo esserne all’altezza. Ma cosa succede quando quelle parole non sono sincere? Quando non sono il riflesso di un affetto autentico, ma uno strumento per manipolare, piegare, ottenere?
In questo articolo esploriamo proprio queste frasi: quelle che sembrano lusinghe ma in realtà nascondono un secondo fine. Imparerai a riconoscerle, a comprendere cosa rivelano davvero sull’altro, e soprattutto a proteggerti. Perché non sempre chi ti fa un complimento sta cercando te: a volte sta solo cercando un modo per entrare, manipolare e ottenere ciò che vuole.
Il linguaggio dell’inganno: quando la lusinga è una maschera
Le lusinghe non sono di per sé manipolatorie. Possono essere genuine, affettuose, persino salvifiche. Ma quando vengono usate come leva emotiva per orientare le tue scelte, diventano una forma di controllo.
Chi le usa non vuole necessariamente farti del male: spesso desidera qualcosa e ha imparato che blandire, adulare, “toccare i tuoi punti sensibili” è il modo più veloce per ottenerlo.
Le frasi di cui parleremo sono cariche di doppi sensi emotivi: appaiono come un premio, ma sono un’esca. Chi le usa sa che in te c’è una parte che vuole essere riconosciuta, e quella parte diventa il punto debole da agganciare.
1. “Solo tu puoi aiutarmi, nessun altro è come te”
A prima vista, è una frase bellissima. Ti pone su un piedistallo, ti fa sentire insostituibile. Ma ascoltala meglio: non sta parlando di te, ma della necessità dell’altro. Non è un riconoscimento, è una trappola.
Chi usa questa frase spesso sta spingendo su una dinamica molto comune: quella del salvatore. Se hai una ferita di tipo affettivo, se da bambino ti sei sentito apprezzato solo quando eri utile, questa frase tocca un nervo scoperto.
E così, senza accorgertene, potresti accettare richieste, sacrificarti, rinunciare ai tuoi bisogni solo per “non deludere” quella stima.
Cosa nasconde davvero questa frase?
Una richiesta manipolativa mascherata da stima. L’altro non sta cercando te, ma ciò che puoi fare per lui.
2. “Con te mi sento sempre bene, sei la mia isola di pace”
Un altro classico. Ti viene detto che la tua presenza è rassicurante, che sei un rifugio emotivo. Bellissimo, vero? Ma… quando questa frase arriva solo prima di una richiesta o dopo periodi di silenzio, non è più un complimento. È una leva.
Chi la usa può farlo per garantirsi la tua accoglienza anche quando si è comportato in modo ambiguo. Serve per abbassare le tue difese, per farti sentire speciale e spingerti a non tirare su barriere, anche se dentro senti che qualcosa non va.
Perché funziona?
Perché tocca il bisogno profondo di sentirsi “il porto sicuro” per qualcuno. Se nella tua storia hai dovuto essere sempre comprensivo, accomodante, questa frase ti porterà a giustificare anche chi non lo merita.
3. “Sei troppo intelligente per offenderti”
Questa frase arriva quasi sempre dopo aver detto qualcosa di offensivo o critico. In apparenza ti fa un complimento: sei una persona superiore, non ti abbassi a certe reazioni. Ma nella sostanza… ti toglie il diritto di sentire.
È una forma di invalidazione camuffata da apprezzamento.
In pratica ti si dice: “Se reagisci, vuol dire che non sei così intelligente come pensi.”
È una trappola sottile, usata da chi vuole ferirti ma evitare le conseguenze.
Cosa rivela?
Un bisogno di mantenere il potere nella conversazione, evitando il confronto reale. È un modo per neutralizzare la tua rabbia o il tuo disagio, facendoti vergognare di provarli.
4. “Hai un cuore troppo grande per negarmi questo”
Qui l’altro fa leva sulla tua empatia. Ti sta dicendo che sei buono, generoso, nobile… quindi non puoi sottrarti.
È una frase che non lascia spazio al no, perché trasformerebbe un tuo sano confine in un gesto di egoismo.
Attenzione: chi la usa non sta davvero vedendo la tua bontà. La sta strumentalizzando.
Sta usando la tua identità emotiva contro di te. Ti spinge a dirgli di sì per non sentire la colpa.
Il problema?
A furia di rispondere a frasi così, finisci per dubitare dei tuoi limiti, dei tuoi diritti e perfino del tuo valore.
5. “Solo chi non ti conosce potrebbe giudicarti male”
Anche questa sembra una frase protettiva. Ti difende, ti valorizza. Ma in molti casi, soprattutto se arriva dopo un comportamento che ti ha ferito, può essere una strategia per non assumersi responsabilità. È il classico “ti conosco meglio di chiunque” che, però, viene usato non per comprenderti, ma per zittire le tue emozioni.
Cosa succede quando senti questa frase?
Ti confonde. Una parte di te si sente vista… ma un’altra non riesce più a esprimere ciò che prova, perché l’altro si è già “appropriato” della tua verità. È una forma di gaslighting emotivo mascherato da fedeltà.
Perché ci caschiamo? Il bisogno infantile di approvazione
La verità è che queste frasi ci seducono perché risuonano con parti profonde e antiche di noi.
In ognuno di noi vive un bambino che ha desiderato sentirsi dire: “Sei speciale”, “Solo tu puoi farlo”, “Con te mi sento bene”, “Ti capisco più di tutti”.
Quando un adulto ci dice queste cose, anche se in modo manipolatorio, quella parte infantile si risveglia e vuole crederci.
Il problema non è credere, ma non vedere il contesto. Se le lusinghe arrivano solo quando l’altro vuole qualcosa, o se si accompagnano a silenzi, incoerenze o comportamenti svalutanti, allora è necessario fermarsi e guardare in faccia la realtà.
Il potere di vedere davvero
Le parole sono strumenti: possono accarezzare, sostenere, nutrire… ma anche confondere, manipolare, ferire.
E quando una frase sembra un complimento ma ti lascia svuotato, quando ti fa sentire in colpa se provi a dire di no, non è più una lusinga: è un modo per spingerti ad abbandonare te stesso.
Imparare a riconoscere queste dinamiche non significa diventare diffidenti o chiudersi agli altri.
Significa diventare alleati di sé stessi, iniziare a proteggere la propria energia, distinguere ciò che scalda da ciò che brucia.
Ma per arrivare lì, serve molto più della semplice consapevolezza. Serve un cambio di sguardo. Serve un’educazione emotiva profonda, che ci insegni a scegliere ciò che ci somiglia davvero, non ciò che abbiamo imparato a inseguire per essere accettati.
Ed è proprio questo il cuore del mio libro “Il mondo con i tuoi occhi”. È uno strumento. Un invito a smascherare le illusioni che ci portiamo dentro da una vita, quelle che ci fanno rincorrere l’amore in forma di approvazione, sacrificio o utilità. Pagina dopo pagina, ti accompagno a liberarti da ciò che ti è stato insegnato sulla felicità, e a costruire una vita che ti assomigli sul serio, senza dover più recitare per essere voluto.
Perché quando inizi a vedere con i tuoi occhi – e non con quelli degli altri – tutto cambia: l’amore, le relazioni, la tua voce interiore. E finalmente, smetti di credere che per essere amato devi sempre servire… e inizi a capire che meriti di essere scelto, anche quando non servi a niente. Solo perché sei tu. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon
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Ti aspetto lì per continuare il viaggio