Senti che la tua vita è distrutta, crolli e ti rialzi ogni giorno. Ogni giorno, quest’altalena disperata ti dondola e poi ti rovina al suolo. Questa altalena di aspettative umiliate, di silenzi sospesi, di assenze, ormai lo sai, toglie il fiato quando lui ritorna e tu ridi bambina. Trasformi ogni suo cenno in una danza, e iscrivi le sue parole asfittiche nel firmamento … e ti fai luna.
Quante volte hai capito che dovevi chiedere aiuto, perché quel cielo stellato, al mattino si palesava come un soffitto ammuffito? Quante volte hai detto “ti amo” e poi “basta”? Quanto spesso hai sperato e sopportato, fino alle lacrime e sino al ridicolo, per poi ricominciare da capo richiamata da un esile segnale, che il tuo cuore ha voluto amplificare come sinfonia?
Tutti hanno detto che è un amore malato, ma tu hai continuato, e continui a cercare di cambiarti nella speranza di guarirlo. Intuisci la deprivazione, la sottomissione, il compromesso, eppure da tempo hai perso la capacità di ascoltare te stessa, e non lo sai. Ti senti così stupida.
Conta solo la sua voce: metallica, torbida, suadente. Non puoi credere che qualcuno possa essere così crudele. Ti aggrappi alla tua idea dell’amore, ti illudi e ti affanni, ti arrabbi e ti annulli. Sino al prossimo messaggio sei congelata, persa. E quando lui torna nel suo tripudio di forse e di mai risplendi e sanguini, speri e muori.
Questa è la tua malattia, la dipendenza affettiva. Ma per te è un male senza nome, perché un male che è un amore è un paradosso nella mente, pur essendo una realtà nel cuore e nelle viscere. Del resto, come puoi chiamare amore un sentimento che ferisce, attanaglia, distrugge?
Ecco, guarda: la dipendenza affettiva è una condizione umana, non sei la sola e, soprattutto, la tua emotività dimostra che sei capace di amore, di fantasia, che sei generosa, presente e amorevole.
Guarda al tuo vissuto con empatia e con comprensione, dolcemente. Assolviti dal senso di colpa: se non ti ama, non è perché sei sbagliata.
Considera il dramma di chi non ama, di chi è vuoto, di chi è dentro di sé costretto in una morte vivente ed è incapace di emozioni. Non puoi immaginarlo … ma dovresti provarci. Che vita è quella di chi si soffoca dentro di sé in una dimensione affettiva monocroma, atona, insapore?
Guarda bene, la tua vita è invece piena di risonanze emotive, di sfumature sentimentali. Hai dimenticato il tuo valore e la tua ricchezza, eppure anche nella dipendenza affettiva dimostri la valenza del tuo essere.
La valenza del tuo essere è quella che poi ti salva, a meno che tu non ti rassegni e ti uniformi al vuoto psicologico, al nulla di qualcuno che non conosce le emozioni, e perciò le manipola senza scrupoli. Senza delicatezza, senza riguardo, senza parlare. Solo chi non prova emozioni può essere così dannatamente crudele, atroce come un bambino perduto che tortura i suoi giocattoli.
Tu hai la sensibilità inconscia di vedere questo bambino disperato nell’adulto che ti manipola, perciò lo perdoni troppo spesso, lo perdoni anche quando è insopportabile, assurdo, orrendo.
Il risultato è la dipendenza affettiva, la depressione, l’ansia, la perdita di speranza, l’erosione dell’autostima, la solitudine, la disperazione.
Questo bambino, che intuisci oltre la tua consapevolezza, è inconsolabile, mentre l’uomo di cui ti sei innamorata è feroce oltre ogni ragionevole dubbio. Lo sarebbe con altre, lo sarà con tutte.
Mentre accetti l’idea che, in fondo, il tuo problema è sottomettere il tuo bisogno d’amore ai capricci di un bambino furioso sino all’autosacrifico, considera il fatto che tutto quello che stai vivendo dimostra che sei una persona viva, capace, amorevole, bella.
Che la tua “dipendenza affettiva” sarebbe meravigliosa se dall’altra parte ci fosse un uomo capace di amare con reciprocità, presenza, rispetto e progettualità.
Allora, scendi dall’altalena. Diventa grande. Apprezza finalmente, e rispetta, la tua capacità di amare, che è sana, bellissima. Cresci. Abbandona. Onora il tuo cuore.
La dipendenza affettiva è una patologia relazionale basata sull’inconsapevolezza, sulla manipolazione e sul ricatto.
Apri i tuoi bellissimi occhi.
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Autore: Enrico Maria Secci, Blog Therapy