“Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca. Come una medicina, che può farti bene e male al tempo stesso.”
Qualsiasi relazione sentimentale può finire; nessun amore è eterno! Quando la rottura è accettata da entrambe le parti e ci si lascia di comune accordo, le ripercussioni sono minime.
Quando invece si viene lasciati, non è più un semplice dolore: l’angoscia di essere abbandonati può diventare una vera malattia, una frattura che spezza la vita in due (prima e dopo l’abbandono), lasciando svuotati e confusi.
In una relazione duratura, la nostra identità si intreccia sempre più con quella del nostro partner
Elizabeth Barrett Browning lo descrisse perfettamente quando disse al marito Robert Browning: ” Io ti amo non solo per ciò che sei, ma per ciò che io sono quando sono con te. Io ti amo non solo per ciò che tu hai fatto di te stesso, ma per ciò che tu stai facendo di me. Io ti amo per la parte di me che riesci a tirare fuori”
“Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca. Come una medicina, che può farti bene e male al tempo stesso.” Chuck Palahniuk
Quando una relazione finisce: i cambiamenti che avvengono nella personalità
Gli uomini e le donne di solito non reagiscono alla stessa maniera quando una relazione finisce. Uno studio condotto presso il National Institute of Aging di Baltimora mise in evidenza che gli effetti del divorzio variano in base a certi fattori. Questi psicologi osservarono la personalità di oltre 2.000 persone con più di 40 anni e le incontrarono di nuovo circa 7/9 anni più tardi. Chiesero loro quali fossero stati gli eventi più importanti della loro vita. Dopo una serie di domande constatarono quanto era cambiata la loro personalità.
Da questo studio, scoprirono che le donne con un divorzio alle spalle mostravano una maggiore propensione all’estroversione ed erano più aperte alle nuove esperienze; il che poteva essere attribuito all’effetto liberatorio della rottura. Al contrario, gli uomini divorziati sembravano essere meno consapevoli e più instabili emotivamente, probabilmente perché vissero la rottura come un evento demoralizzante.
Ma non tutti gli studi incontrarono questo schema. Un gruppo di ricercatori tedeschi analizzò i tratti della personalità di oltre 500 uomini e donne di mezza età per tre volte nell’arco di 12 anni.
Scoprirono così che uomini e donne divorziati erano diventati meno estroversi. Tuttavia, è probabile che questo sia dovuto al fatto che con la rottura persero molti amici che avevano in comune con il coniuge, il che significa che avevano meno opportunità per socializzare. È interessante notare che queste persone mostrarono una diminuzione della fiducia, forse perché non dovevano più sostenere continuamente l’altro.
È chiaro che, anche se gli effetti sull’estroversione non sono molto significativi, possono avere un impatto importante sulla vita della persona, soprattutto se si considera che le persone estroverse hanno maggiori probabilità di incontrare un nuovo partner e risposarsi.
Quanto velocemente riusciamo a voltare pagina?
Dipende dalla nostra personalità. La rottura di una relazione non solo cambia leggermente la nostra personalità, ma anche il nostro modo di vedere la vita e influenza il modo in cui reagiamo alla situazione. Uno studio condotto da psicologi dell’Università di Lovanio analizzò la personalità di oltre 2.000 persone che avevano vissuto un divorzio per scoprire che tipo di nuovi rapporti le persone formavano durante i sette anni seguenti.
Così si osservò che le persone estroverse avevano maggiori probabilità di risposarsi rapidamente rispetto agli altri. Chi tendeva alla nevrosi, al contrario, era più propenso a restare solo durante i sette anni seguenti o passare da una relazione all’altra senza trovare la persona giusta per stabilire una relazione solida. Tuttavia, le persone che mostrarono una maggiore consapevolezza erano più propense a formare un rapporto serio e questo durava molto più a lungo.
Una ragione per cui le rotture sono così angoscianti è che possono portarci a chiederci chi siamo, soprattutto quando si tratta di una relazione lunga, dal momento che la nostra identità si intreccia con quella del nostro partner. Quando, dunque, si ha una perdita, è come se avessimo perso una parte di noi stessi.
Ciò significa che il concetto che abbiamo di noi stessi si contrae e abbiamo la sensazione di non sapere più esattamente chi siamo, cosa siamo o dove siamo diretti. Questi sentimenti possono essere particolarmente dolorosi per alcune persone.
È interessante notare che gli psicologi della Stanford University hanno scoperto che chi aveva una visione rigida di se stesso tendeva ad assumere il rifiuto come qualcosa di più personale, sentendo che la rottura rivelava qualcosa di negativo del suo carattere e, di conseguenza, l’esperienza era ancora più angosciante.
La buona notizia è che la nostra personalità cambia nel tempo, quindi è possibile incontrare un modo positivo di interpretare la rottura, soprattutto ricordandoci che siamo persone complesse e in continua evoluzione in grado di imparare dai propri errori e andare avanti. Questo punto di vista può alleviare in qualche misura gli effetti dolorosi del rifiuto.
Ci chiederemo sempre: perchè è così difficile impegnarsi verso l’altro?
Forse perché l’impegno richiede sacrificio, rinunce, capacità di donarsi senza pretendere nulla in cambio, impiego di risorse personali a favore dell’altro, altruismo o meglio ancora assenza di egoismo, dedizione. In una parola “amore” , un sentimento davvero grande, capace di raccogliere in sé tutte queste cose che solo chi ama sinceramente riesce a ritrovare con assoluta naturalezza nel suo repertorio comportamentale.
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