“Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.” Allo stesso modo un trauma subito in giovane età può comportare effetti negativi sia sulla neurobiologia del cervello che sullo sviluppo della relazione di attaccamento.
Sarà capitato a molti di voi sentire attribuire a un amico o a un conoscente, la causa di una “debolezza” a un trauma subito in età infantile. Con la parola trauma non mi sto riferendo a una singola esperienza traumatica. Troppo spesso usiamo questo termine per indicare una violenza o un episodio specifico ma in realtà il termine “trauma” ha sfaccettature molto più ampie.
Anche un comportamento di trascuratezza emotiva, perpetuato per lungo tempo, può avere effetti traumatici, così, anche un’infanzia difficile può essere considerato un autentico trauma nello sviluppo emotivo di un individuo.
Basterà pensare alle stesse teorie del famoso neurologo e psicoanalista austriaco, nonché fondatore della psicoanalisi, Sigmund Freud. Secondo il padre della psicoanalisi, “esperienze vissute come profondamente negative e disorganizzanti possono determinare nel futuro la tendenza a proteggersi dal ripetersi di situazioni analoghe attuando meccanismi di difesa non sempre funzionali”
Per approfondire questo argomento vi invito a leggere: gli errori dei genitori che causano disturbi nei figli.
Negli ultimi anni diversi ricercatori hanno profuso sforzi nel tentativo di individuare eventuali correlazioni tra i traumi subiti in età infantile e patologie psichiatriche come la schizofrenia, il disturbo bipolare e la depressione psicotica. Uno studio, condotto da un team di ricercatori dell’università di Liverpool e dell’università di Maastricht, ha analizzato i risultati di circa 30 anni di ricerca scientifica relativa alla correlazione tra trauma infantile e sviluppo di una patologia psicotica.
La ricerca ha tenuto conto di 27.000 pubblicazioni scientifiche; questi dati sono stati suddivisi in tre macro categorie:
- ricerche relative a bambini che hanno subito con certezza traumi infantili
- ricerche su campioni di popolazione scelti in modo casuale
- ricerche su pazienti psicotici ai quali è stato chiesto di descrivere la loro infanzia
I risultati ottenuti, analizzando tutte e tre le macro categorie, hanno portato a concludere che i bambini che hanno subito traumi psicologici prima dei 16 anni hanno una probabilità tre volte superiore rispetto agli altri di sviluppare una patologia psichiatrica (psicosi) nella vita adulta. Lo studio ha anche evidenziato che la gravità del trauma sembra essere direttamente proporzionale alla probabilità di sviluppare un disturbo e alla severità dello stesso, tanto che per traumi di particolare rilevanza la probabilità sale fino a 50 volte rispetto alla media.
I ricercatori dell’Università di Liverpool hanno anche estrapolato una correlazione tra il tipo di trauma e la specificità dei sintomi psicotici, ad esempio l’abuso sessuale è maggiormente correlato con le allucinazioni, mentre l’essere cresciuti in un contesto istituzionalizzato sembra essere maggiormente associato alla paranoia.
Uno studio dei ricercatori del San Raffaele di Milano, condotto su 700 gemelli, fatto in collaborazione con il Norwegian Institute (Norvegia), il Queensland Institute (Australia), il Virginia Institute (Usa), pubblicato su “The Archives od General Psychiatry”, ha invece dimostrato che i bambini geneticamente predisposti, se vivono esperienze di distacco dai genitori (come la morte di uno dei due o la separazione), hanno più probabilità di ammalarsi, da adulti, di attacchi di panico.
Quindi un singolo evento traumatico vissuto in età infantile è in grado di condizionare lo stato psichico del soggetto in età adulta?
A causa di stereotipi e luoghi comuni siamo portati a credere che sia sufficiente aver vissuto un’esperienza altamente dolorosa o un singolo episodio particolarmente catastrofico per condizionare univocamente la futura esistenza di un individuo adulto. In realtà, avviene più spesso il contrario; non sono pertanto i singoli episodi a influire negativamente nello sviluppo e nell’organizzazione della personalità, ma contesti affettivi, familiari e sociali stabili e duraturi nel tempo che perpetrando microtraumi ripetuti, risultano alla lunga più dannosi per lo sviluppo psico-affettivo e la vita adulta.
Se uno perde la mamma, ma poi ha una nonna affettuosa, conta. Mentre se perde anche la nonna, cambia scuola, è vittima di bullismo beh, allora, se c’è una sequenza di traumi è ben più difficile non affondare
Un fattore che permette di fare maggior chiarezza è quello delle differenze individuali. Infatti, non sempre una stessa situazione, seppur negativa e disturbante, è in grado di provocare traumi che porteranno a disturbi più o meno gravi della psicologia dell’individuo adulto. I traumi infantili e le successive difficoltà ad essi connessi vengono perciò affrontati in modo differente a seconda delle risorse personali del soggetto e delle capacità di coping: modalità di adattamento con le quali si fronteggiano situazioni stressanti.
Pertanto, non sono le situazioni reali a risultare obiettivamente traumatiche, ma come soggettivamente vengono percepite da chi le ha vissute a renderle potenzialmente disorganizzanti e disturbanti per l’equilibrio o lo sviluppo psico-emotivo della persona.
Quali sono le conseguenze a breve e a lungo termine di un trauma infantile?
La sintomatologia è eterogenea, e può rivelarsi anche attraverso alcune manifestazioni di tipo ansioso o fobico, oppure mediante alterazioni dell’umore, o con manifestazioni di tipo depressivo o al contrario con rabbia e aggressività, oppure ancora con manifestazioni di tipo dissociativo.
In base al tipo di trauma e in base ad un insieme di altre variabili che riguardano il bambino o il suo contesto potranno svilupparsi diversi tipi di disturbi
- disturbi del comportamento
- disturbo borderline (per approfondire, che bambino è stato un adulto borderline)
- stati d’ansia
- disturbi alimentari come anoressia e bulimia
- disturbi dissociativi della personalità
- depressione
Il bambino che subisce un evento traumatico, inoltre, si mostra fin da subito incapace di progettare il proprio futuro e vive quindi in un orizzonte limitato e costantemente popolato di incertezze e paure che spesso si manifestano sotto forma di mostri e fantasmi che lo portano ad avere una costante sensazione di insicurezza accompagnata alla paura del futuro. Un’altra conseguenza a breve termine è la modifica della sfera emotiva del bambino che tende a vivere in maniera velata le proprie emozioni e a relazionarsi solo in modo marginale con le persone che lo circondano.
Molti bambini rivivono il proprio trauma nei propri incubi, oppure sperimentano dei pensieri intrusivi, anche molto disturbanti, e possono anche sentirsi in colpa per non riuscire a controllare questi sintomi o per non essere stati prima in grado di evitare il trauma. E ciò potrebbe andare a sostenere anche ulteriori vissuti depressivi.
Come devono essere affrontati i traumi infantili
A volte noi adulti siamo portati a pensare che un bambino dimentichi, cioè che il tempo faccia da medicina oppure siamo portati a dire: “E’ troppo piccolo per capire, quindi è meglio se non ne parliamo con lui/lei”. Vorremmo poter pensare che i bambini, liberi dalle preoccupazioni dell’età adulta, siano sempre tendenzialmente sereni. Tuttavia, i bambini sono colpiti da eventi traumatici, anche se non sono in grado di comprendere l’accaduto.
il nostro è più un tentativo di rassicurarci dai nostri timori che un dato di fatto. Purtroppo è necessario avere consapevolezza che anche ai bambini o ai ragazzi può capitare di incontrare situazioni traumatiche, che possono poi andare ad agire anche in modo importante sul loro sviluppo, sul superamento delle varie tappe evolutive, sulla maturazione di una identità psichica stabile e serena. E riconoscerlo ci consente di agire per sostenerli nei momenti di difficoltà ed aiutarli a elaborare e superare l’evento traumatico.
Un ruolo di primaria importanza in questi casi è svolto anche dalla scuola che ha il dovere di intercettare i bambini precocemente ripiegati su se stessi, promuovendo ogni azione utile a deviare il corso altrimenti ineluttabile.
Conseguenze dei traumi negli adulti
In alcuni momenti della vita il nostro vaso intrapsichico trabocca di emozioni ed inevitabilmente siamo costretti ad aprirlo per vedere cosa contiene e cosa sta appesantendo l’anima. E ciò comporta mettere alla luce le nostre ferite inespresse per riconoscerle ed affrontarle onde evitare che abbiano una ripercussione durissima nella vita adulta.
Nessuno è condannato a priori, ma ciò accadrà se l’“evento sensibile” è coperto, negato o minimizzato
Come ad esempio, chi nell’ infanzia ha subito un abbandono ha paura di aprirsi all’ altro, di vivere serenamente una relazione di coppia perché avrà la convinzione di poter essere abbandonato/a una seconda volta. C’è chi invece mette in atto una serie di strategie per tenere a sé la persona amata e lo fa attraverso minacce o atti di violenza fisica e/o psicologica. Oppure, chi, da piccolo ha subito una violenza sessuale da adulto non sarà in grado o farà molta fatica a vivere l’intimità con il compagno o la compagna.
Come superare un trauma
Occorre fare un lavoro a monte, tutto incentrato sulla forte ristrutturazione cognitiva. La prima cosa da fare è rendersi conto che qualcosa non va. La consapevolezza è, infatti, il primo passo da compiere.
Chi ha subito un trauma psicologico, oltre a distorcere quanto accaduto, ha la pessima abitudine di minimizzarlo. Nulla di più sbagliato. Per superare il trauma, riconoscersi come parte lesa è il primo passo necessario. Successivamente, bisognerà prendersi il tempo necessario per convalidare i ricordi negativi vissuti e curarsi le ferite: individuare i responsabili e le cause del danno fisico o emotivo.
Chiedi aiuto
Se pensi di aver subito tanti torti quando eri piccolo/a chiedi aiuto, confidati con qualcuno oppure rivolgiti a uno specialista senza aver paura di essere giudicato/a. Tenere tutto dentro è come vivere in una gabbia che non lascia via d’ uscita.
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