A prendersi cura dei bambini sono i genitori, i parenti o gli adulti che si possono occupare di loro, condividendo insieme le esperienze di vita, di studio, di gioco e le scoperte quotidiane. In termini evolutivi, i bambini fin da piccoli richiedono costantemente un bisogno di protezione fisica ed emotiva alle figure che si occupano di loro; un accesso costante ad un contesto relazionale responsivo e sensibile assicura un’esperienza fondamentale per un loro buon adattamento a breve e a lungo termine.
Con l’espressione “adultocentrismo” ci si riferisce a tutte quelle situazioni familiari in cui il bambino è portato ad adottare comportamenti tipici degli adulti, venendo caricati di responsabilità e scelte che non gli spettano. In questo modo, il bambino viene privato del suo diritto alla spensieratezza e alla leggerezza proprie dell’infanzia e viene caricato di aspettative e imposizioni troppo grevi da sopportare a livello emotivo e pratico.
Il risultato è, allora, un bambino che non sa, non riesce e/o non può vivere pienamente la sua età, e si ritrova costretto in uno schema mentale lontano da quello in cui dovrebbe trovarsi, preoccupandosi di questioni che non dovrebbero interessarlo e facendosi spesso carico di problemi familiari di cui non dovrebbe conoscere i dettagli. Con effetti a cascata, e sovente difficili da eliminare, nei “veri” adulti che diverranno.
Cos’è l’adultocentrismo?
L’adultocentrismo indica un movimento che pone al centro della percezione e dell’interpretazione del mondo, anche di quello infantile, gli schemi mentali e il punto di vista dell’adulto. Oltre ad essere un’”ideologia” deformante, l’adultocentrismo è un modo di operare, una direzione di comportamento rigida ed unilaterale che tende a favorire i bisogni e gli interessi della generazione adulta a scapito di quelli della generazione emergente.
Alla base dell’adultocentrismo c’è la convinzione che gli adulti siano intrinsecamente superiori ai giovani o addirittura che i diritti degli adulti debbano sempre prevalere sui diritti dei bambini e degli adolescenti. Alcune persone credono anche che i giovani abbiano l’obbligo di cedere il potere agli adulti, anche se questo viene usato indiscriminatamente, è dannoso o addirittura abusivo.
L’adultocentrismo si basa pertanto sulla convinzione che gli adulti abbiano sempre ragione perché hanno più esperienza e sono più preparati ad affrontare la vita, per cui i bambini o gli adolescenti devono subordinarsi a loro senza fare troppe domande.
Esempi di adultocentrismo nella vita di tutti i giorni
Ovunque ci sono esempi di adultocentrismo, dobbiamo solo affinare la nostra percezione. Questo pregiudizio è più comune all’interno delle famiglie, tra genitori e figli o anche tra fratelli maggiori e quelli più piccoli. L’adultismo può essere visto anche in alcuni luoghi di lavoro, dove i lavoratori più anziani considerano troppo inesperti i loro colleghi più giovani.
Ci sono anche espressioni relativamente comuni che rivelano un adultocentrismo mascherato. È il caso, ad esempio, di un detto popolare secondo cui “i bambini parleranno quando le galline faranno la pipì”, per riferirsi all’inopportunità di esprimere la propria opinione in determinati contesti o di interrompere gli anziani.
Altri esempi di adultocentrismo nel linguaggio che probabilmente abbiamo sentito quando eravamo piccoli o che abbiamo anche detto ai nostri figli, sono: “sei troppo giovane per capire” o “quando sarai grande capirai”. In questo modo si evita di spiegare a bambini o agli adolescenti questioni che li riguardano o interessano sostenendo che non sarebbero in grado di capirle. È comune anche dire agli adolescenti o ai giovani: “Vedi di crescere!” quando certi comportamenti ci danno fastidio. Alcuni complimenti possono essere molto incentrati sugli adulti, come “sei molto intelligente per la tua età”, il che significa che solo gli adulti possono essere intelligenti.
Le conseguenze dell’adultismo si estendono alla vita adulta
Pochissime persone escono dall’infanzia senza essere mai state vittime dell’adultocentrismo. Ciò significa che i tuoi desideri e le tue idee potrebbero essere stati ignorati o addirittura sminuiti in passato. Quando questo avviene sporadicamente, non è un problema, ma quando diventa lo stile educativo applicato da genitori e insegnanti, le impronte a livello psicologico si estendono alla vita adulta.
Se fin dall’infanzia ti è stata trasmessa l’idea che le tue opinioni, preferenze, sogni e bisogni non sono importanti per gli adulti perché questi sono superiori e devi loro rispetto – chiunque essi siano e qualunque cosa facciano – è probabile che ti sia abituato a sottometterti e accettare la pressione degli altri.
La genitorialità centrata sull’adulto ti ha insegnato che esiste una gerarchia di potere in cui non conti, quindi è più probabile che tu sia disposto ad accettare diverse forme di oppressione e diventare vittima di abusi psicologici. È anche più probabile che tu creda ciecamente ai messaggi del sistema e non li vagli attraverso la logica o cerchi di verificare se sono veri.
La mancanza di esperienze che conferiscono potere nei primi anni di vita può lasciare un segno difficile da cancellare. È possibile che tu mostri un atteggiamento più sottomesso nei confronti del tuo capufficio, anche se non ha ragione, o che non sei in grado di difendere i tuoi diritti assertivi quando qualcuno ti tratta ingiustamente.
L’adultocentrismo indebolisce la fiducia che i bambini hanno in se stessi e genera un concetto di sé sempre più negativo. Questi bambini non si sentono abbastanza amati perché sentono di non essere presi sul serio.
In altri casi, l’adultocentrismo porta a una reazione opposta. Quando la persona cresce, assume il ruolo dell’adulto oppressivo. Ciò è dovuto all’accumulo di sentimenti negativi come la sensazione di inutilità e impotenza. Di conseguenza, la persona canalizza quelle emozioni e sentimenti negativi verso gli altri in modi dannosi.
La persona sente che ora che ha finalmente il potere, può esercitarlo sui più piccoli, replicando i comportamenti che ha imparato dagli adulti con cui si è relazionata. Pertanto, è probabile che quegli adulti che oggi zittiscono i più giovani siano stati a loro volta bambini ridotti al silenzio. Così si perpetua il ciclo dell’adultocentrismo.
Come evitare l’adultocentrismo?
Un modo assertivo per evitare l’adultocentrismo è prestare maggiore attenzione al nostro linguaggio. Ad esempio, invece di dire “i bambini parleranno quando le galline faranno la pipì”, possiamo dire: “non va bene interrompere un’altra persona mentre sta parlando, quando ha finito puoi dire quello che pensi”.
Invece di dirgli che è troppo giovane per capire, potremmo provare a spiegare cosa sta succedendo con parole ed esempi che gli permettano di capirlo. In realtà ci sono diversi livelli di comprensione dei fatti, dal più superficiale al più profondo – anche per gli adulti – per cui non ci sono bambini che non possano capire ma adulti che non sanno spiegare.
D’altra parte, è essenziale cambiare atteggiamento e smettere di etichettare o credere in certi pregiudizi come quello che tutti i giovani sono irresponsabili o tutti gli anziani sono saggi. Anche se è vero che i giovani hanno meno esperienza di vita, non sono gli anni, ma i “danni” subiti che ci permettono di crescere. Un giovane può essere infinitamente più maturo di un anziano per le sue caratteristiche di personalità e per le lezioni che ha imparato dalle sue poche esperienze di vita. Al contrario, un adulto può aver avuto molte esperienze senza trarne vantaggio.
Inoltre, anche alcune caratteristiche più tipiche dei primi decenni di vita, come l’immaginazione, la creatività, l’innovazione, la motivazione e l’energia sono positive e socialmente desiderabili, così che ogni fase della vita è unica e importante.
“The Mirror” è uno strumento pratico per fermare i comportamenti adultocentrici proposto dallo psicologo John Bell. In pratica, quando interagisci con i più giovani, devi solo chiederti:
- Tratteresti un adulto in questo modo?
- Parleresti con un adulto usando quel tono di voce?
- Toglieresti questo dalla mano di un adulto?
- Prenderesti questa decisione al posto di un adulto?
- Avresti questa aspettativa da un adulto?
- Limiteresti in questo modo il comportamento di un adulto?
- Ascolteresti allo stesso modo il problema di un amico?
Dobbiamo tenere a mente che, se vogliamo avere una società in cui le persone siano più indipendenti, mature, responsabili, rispettose e sicure di sé, abbiamo bisogno di educare i bambini in un clima di rispetto. E il rispetto è bidirezionale, indipendentemente dall’età. Ciò non significa che non debbano esserci regole e limiti, né significa che i bambini e gli adolescenti non abbiano bisogno della guida e della disciplina degli adulti, ma possono essere disciplinati con amore partendo dal rispetto dell’individualità.