Le ossessioni diventano pericolose quando diventando pervasive, influiscono sulla qualità di vita, limitando e influenzando i propri comportamenti. Sono ancora più pericolose se riguardano le relazioni, perché spesso sottovalutate e ritenute conseguenza di un grande amore. Le “chiamano ossessioni” d’amore ma raccontano una realtà diversa.
Il pensiero ossessivo in amore non è un “sintomo” dell’intensità del sentimento provato. L’ossessione non ha niente a che vedere con l’amore, né con i sentimenti che si provano per l’altro. Riguardano invece difficoltà e problematiche personali che si tenta di nascondere o di risolvere attraverso la relazione, attribuendo a essa, di conseguenza al partner, un potere salvifico.
L’amore ossessivo è un campanello d’allarme, perché le ossessioni non hanno niente a che vedere con l’amore! I pensieri ossessivi in amore riguardano ferite e problematiche personali che si tentano di nascondere o di risolvere attraverso la relazione.
Nota bene: se i pensieri ossessivi non riguardano solo le relazioni amorose, si consiglia la lettura dell’articolo dedicato al Disturbo ossessivo compulsivo.
Amore ossessivo: da cosa derivano i pensieri ossessivi in amore?
Alla base vi è sempre una forte insicurezza personale, per cui l’altro diventa indispensabile per sentire di acquistare valore. Questo porta alla ricerca costante di conferme che però non fanno altro che rinforzare un rapporto disfunzionale e patologico.
Più si ha bisogno dell’altro per stare bene più ci si svaluta, continuando ad alimentare un circolo che porta progressivamente a un rapporto di dipendenza.
Da soli non si riesce a stare, l’altro diventa necessario nonostante il rapporto sia sempre meno soddisfacente. Ciò avviene inevitabilmente poiché pur di scongiurare un abbandono si è disposti a tutto, fino a sacrifici estremi.
I propri bisogni vengono messi da parte, c’è un annullamento progressivo e costante, solo l’altro è messo al centro di ogni attenzione. Arrivati a questo punto il pensiero è già ossessivo, tutto ruota intorno al benessere dell’altro, garantendo di conseguenza la “sopravvivenza” del rapporto.
Come si alimentano le ossessioni d’amore
La paura dell’abbandono attiva una serie di pensieri negativi, solitamente risalenti a ferite del passato, non riconosciute o non affrontate adeguatamente.
Paura e insicurezza portano a credere di non essere degni d’amore, ciò che si riporta all’interno del rapporto è un profondo senso di inadeguatezza perciò non ci si può permettere di esprimersi, ma si tende a un sacrificio estremo nel tentativo di adeguarsi all’altro, unica possibilità di essere amati e salvati.
L’altro ovviamente non è neanche percepito per quello che è realmente, viene semplicemente investito di una serie di idealizzazioni e aspettative che si dovranno rincorrere costantemente. L’illusione alla base è che poi tutto cambierà, finalmente l’altro si renderà conto del bisogno reciproco, dell’amore che lega indissolubilmente e ogni fatica sarà ricompensata. In realtà, invece, non si fa altro che alimentare le ossessioni d’amore.
Ci si continua a far del male in un rapporto in cui non si riesce a riconoscere l’insoddisfazione e le criticità presenti, continuando a convincersi di non essere “abbastanza”, il bisogno di sicurezza resta inevaso lasciando sempre più spazio alle proprie insicurezze.
Amore ossessivo: come liberarsene
Per uscire da queste trappole il lavoro da fare deve partire da una nuova consapevolezza, solo in seguito si può iniziare a ricostruire la propria autostima. Capire e conoscere se stessi serve anche per elaborare le delusioni e i dolori del passato, per modificare i propri stili di attaccamento.
La ricerca del partner non è mai casuale, finché non si superano le problematiche personali, finché non si raggiunge un buon livello di sicurezza si tenderà a ripetere vecchi copioni, nella speranza di riscattare le delusioni precedenti.
L’amore non ha la funzione di salvare chi ha problemi, piuttosto può nascere lì dove si creano le condizioni e lo spazio per poterlo far crescere. Non è l’assenza a generare il desiderio, ma la presenza, non sono il dolore e la sofferenza a solidificare il rapporto, ma lo scambio e il rispetto reciproco. Troppo spesso l’amore viene confuso con sentimenti che niente hanno a che fare con esso.
L’amore cresce nella consapevolezza e nella conoscenza reciproca, tutto il resto (ossessioni incluse) è il frutto di bisogni, ansie o paure proiettate sull’altro, con o senza la sua partecipazione.
Quando anche l’altro è portatore a sua volta di altre problematiche irrisolte si incastra perfettamente con le dinamiche del dipendente, vittima e carnefice, dipendente e manipolatore, dominatore e sottomesso, le combinazioni possono essere diverse, ma dinamiche ed effetti restano simili.
Quando non si sta bene con se stessi bisogna occuparsene in prima persona invece di sperare che arrivi qualcuno a spazzar via ogni problema o che se ne occupi al proprio posto. Iniziare a volersi bene parte da questo ed è l’unica via per l’amore.
Lucia Cavallo, Psicoterapeuta
specializzata in terapia Familiare Sistemica Relazionale
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