Analfabetismo funzionale ed emotivo, una combinazione pericolosa

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor


Era l’8 settembre del 2019 quando, in occasione della Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, sono stati diffusi dei dati allarmanti: nel nostro paese l’analfabetismo funzionale interessa il 47% della popolazione.

Secondo i dati raccolti dall’Unesco, l’85% della popolazione adulta mondiale è alfabetizzata, tuttavia una buona fetta di questa stessa popolazione mostra una forma di alfabetizzazione molto limitata (analfabetismo funzionale).

Il termine analfabetismo funzionale indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana – si traduce quindi nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni raccolte nell’attuale società.

Secondo lo Human Development Report 2009, la concentrazione più bassa di analfabeti funzionali si registra in Norvegia (7,9%) mentre quella più alta in Italia (47%). Una stima più recente (dati Ocse-Piaac del 2016), afferma che l’analfabetismo funzionale in Italia raggiunge il 27,9%.

In questo particolare periodo storico, i dati sull’analfabetismo funzionale sembrano rispecchiare una realtà molto drammatica. La confusione e gli episodi allarmanti che stanno caratterizzando la pandemia da covid-19 potrebbero essere un riflesso dell’analfabetismo funzionale.

Da un lato le istituzioni sono incapaci di mandare messaggi chiari e coerenti e, dall’altro, quasi la metà del popolo italiano non è in grado di recepire in modo puntuale “il contenuto” del messaggio!

E’ importante non creare nessuna faida tra popolazione e istituzione. L’analfabetismo funzionale può collocarsi a ogni livello della società.

Caratteristiche dell’analfabeta funzionale

Anche se l’analfabetismo funzionale sembra interessare principalmente la popolazione over 55, non è affatto così. Un ulteriore indagine afferma che un giovane italiano su sei non comprende a pieno il significato di ciò che legge.

Il rapporto ha messo in luce anche il peso dei social network su questa situazione: è stato rilevato infatti che una parte dei giovani considerati non sono in grado di interpretare o leggere tra le righe di un testo. La stessa difficoltà si riscontra anche nell’elaborare un proprio pensiero critico successivamente alla lettura. Ecco quali sono le caratteristiche degli analfabeti funzionali.

  • E’ incapace di comprendere adeguatamente testi e materiali informativi
  • Conoscenza dei fenomeni scientifici, politici, sociali ed economici molto superficiale.
  • Tendenza a generalizzare a partire da singoli episodi non rappresentativi.
  • Largo uso di stereotipi.
  • Largo uso di pregiudizi (es. xenofobia, maschilismo…)
  • Scarso senso critico.
  • Tendenza a credere ciecamente alle informazioni ricevute.
  • Incapacità di distinguere tra notizie false e notizie vere.
  • Difficoltà a distinguere fonti attendibili da fonti dubbie.
  • Bassa produttività in ambito lavorativo.
  • Scarso senso civico.

Per le statistiche, gli analfabeti funzionali sono più inclini a commettere atti criminali o sovversivi, sono più inclini a una comunicazione dittatoriale, piuttosto che cercare uno scambio paritetico e reciproco.

Analfabetismo emotivo e funzionale: una combinazione pericolosa

Abbiamo più volte parlato dell’importanza di una corretta alfabetizzazione emotiva. Da bambini dovremmo imparare a leggere, a scrivere e a comprendere noi stessi e le nostre emozioni.

Chi non ha imparato a validare le proprie emozione, sarà tendente alla frustrazione. E’ risaputo, la frustrazione si converte in rabbia e può trasformare una qualsiasi persona in una bomba a orologeria pronta a esplodere alla prima ingiustizia percepita.

In più, una buona fetta di analfabeti emotivi frustrati ha un locus of control rivolto verso l’esterno. Una persona con un locus of control esterno, crede che per ogni sua disgrazia c’è qualcuno da poter incolpare.

Pensieri tipici:

  • se non trovo lavoro, è perché questa società è marcia
  • se vengo licenziato, è perché la società non ha saputo apprezzarmi
  • se ho perso il treno è perché il mio amico mi ha trattenuto troppo al telefono…
  • etc…

Se a questo ci aggiungiamo un pizzico di nevroticismo o peggio, psicoticismo, avremo vere e proprie distorsioni cognitive.

L’analfabeta emotivo che non sa riconoscere ne’ regolare le sue emozioni ha una vita interiore impoverita. Gli sarà facile cadere nella caccia all’untore, nella caccia assennata al colpevole… perché non conosce tolleranza, non sa cos’è l’empatia e non prova a valutare i fatti da più punti di vista.

Nell’ultimo periodo, scorrendo le bacheche di Facebook, si può notare una diffusa e totale mancanza della capacità di regolare le proprie emozioni.

Le emozioni che traspaiono più spesso sui post di Facebook sono di rabbia, odio, rancore e frustrazione ma non è l’emozione in sé a preoccupare quanto la sua dimensione alterata. Dietro ogni commento di odio, di rabbia e di rancore, c’è una mancata regolazione emotiva, c’è una tendenza all’azione (che spesso si traduce in aggressività) e c’è una totale cecità verso l’altro.

A preoccupare, dunque, non è solo il fenomeno delle fake news e dell’analfabetismo funzionale… quanto la combinazione di due tipi di alterazioni.

L’analfabeta emotivo che è anche analfabeta funzionale:

  • Non sa mettersi in dubbio
  • Non prova neanche a considerare i fatti dal punto di vista dell’altro
  • E’ accecato dalle sue emozioni che non riesce a contenere (ne’ a comprenderne le reali origini)
  • Crede di essere l’unico depositario assoluto della verità
  • Non sa confrontarsi
  • Si sente migliore degli altri
  • Protegge con assoluta convinzione la sua posizione, senza “ma” e senza “se”
  • Vive di illusioni a cui aggrapparsi
  • Subisce l’effetto mediatico dei temi più caldi (vaccini, immigrazioni…)
  • Ha un’opinione estrema su tutto
  • Non sa cos’è la tolleranza
  • Non sa cosa significa avere un reale scambio reciproco
  • Le uniche emozioni che traspirano sono legate alla dimensione della rabbia
  • Scredita il prossimo

Ripeto, non è la rabbia ad essere preoccupante. Tutti possiamo provare rabbia davanti alle ingiustizie (soprattutto in periodo di criticità), ma ciò che fa sfuggire la situazione di mano è la marcata disregolazione emotiva che include una tendenza all’azione impulsiva; azione che va dall’insulto ai vari accanimenti, che va dal teppismo al bullismo.

Quando il tono emotivo è costantemente elevato, l’aggressività diventa una pratica normale. Anche in questo caso bisogna ragionare su più livelli, perché nelle alte sfere societarie questa tendenza può trasformarsi in autoritarismo in contrapposizione alla sovversivismo del popolo (due differenti facce della stessa medaglia).

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