Anche io ho diritto a un posto nel mondo

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
Alcune persone sono ferme lì, sospese a metà strada tra il desiderio di cambiare e la paura di non farcela. Questa stasi racconta un vissuto difficile: quell’affannarsi a «fare tutto bene», quel rifiuto del «fallimento», nasce per conquistarsi il diritto di esistere…

Alcune persone sono ferme lì, sospese a metà strada tra il desiderio di cambiare e la paura di non farcela. Questo timore mette un freno a mano alla propria storia evolutiva, arresta la crescita personale e induce all’insoddisfazione che, a lungo andare, è causa di problemi relazionale, mancata accettazione di sé e bias cognitivi. Un bias cognitivo è un errore di valutazione, una lettura sbagliata della realtà che ci circonda o anche dell’identità personale.

Nel corso degli anni, quando non vi è un accomodamento armonioso tra ciò che abbiamo dentro e ciò che costruiamo fuori, incorriamo in un gran numero di biases cognitivi. In altre parole, nel vivere la nostra vita, ci raccontiamo molte bugie in modo del tutto inconsapevole. Possiamo andare avanti con la convinzione di essere dei falliti: «non valgo nulla», «non mi impegno mai abbastanza», «tutte le mie relazioni sono destinate a finire»… Oppure con la convinzione di vivere in un mondo del tutto inospitale: «è tutta colpa di…», «Tizio rende la mia vita un inferno».

Il potere della curiosità

E’ buffo, abbiamo esplorato savane, foreste, siamo stati nell’orbita terreste e addirittura sulla Luna, ma quando si tratta di esplorare in modo acritico compassionevole i nostri vissuti emotivi e ciò che ci circonda, siamo i peggiori! Perdiamo ogni lucidità. Eppure dovremmo guardare dentro e fuori di noi, conservando la stessa dose di curiosità.

Dovremmo essere curiosi di scoprire perché siamo ciò che siamo, come siamo arrivati in quel determinato punto della nostra vita e come siamo finiti a circondarci di determinate persone. Ponendoci questi quesiti con la giusta curiosità e imparando a esplorare con cura e validazione ogni vissuto emotivo, possiamo muovere conquiste molto più grandi della Luna; per fare tutto questo, però, abbiamo bisogno di superare la paura di non farcela.

Le debolezze e gli errori, sono assolutamente normali

Un tema ricorrente nella vita di ognuno di noi è quello del fallimento. Per fallimento non s’intende solo un obiettivo mancato, ma più in generale qualcosa che possa raccontare con connotazione negativa la nostra storia di vita. Il fallimento è una sbavatura, uno smacco alla propria identità, qualcosa di inaccettabile, una debolezza da evitare a ogni costo… anche al costo di compromettere tutte le relazioni, anche al costo di raccontarsi un mucchio di bugie su di sé e sulla vita, anche al costo di rimanere con la persona sbagliata.

Per alcuni di noi, diventa di primaria importanza perseguire un’identità personale forte e brillante. Nel perseguire questo scopo non c’è niente di male ma bisogna fare attenzione a ciò che si chiede a se stessi. Perseguire questo scopo, infatti, diviene disfunzionale quando ci si preclude la possibilità d’errore. L’errore, la sbavatura, la critica altrui, fa venire meno quel senso d’identità personale, gettandoci in un baratro fatto di dubbi, incertezze e altre paure. La vita diviene una sorta di circolo vizioso che oscilla tra scompensi e compensazioni. Si passa da un «va tutto a rotoli» a un «devo essere impeccabile per rimediare».

Piuttosto che vedere il fallimento come qualcosa di normale, finiamo per paragonare costantemente la nostra vita con quella degli altri per auto-condannarci o per auto-consolarci. I paragoni possono essere qualcosa di sano se servono a trarre un insegnamento, ma posti in termini di “migliore di…” o “peggiore di…”, non insegnano nulla, rinforzano solo idee sbagliate, creando malumori sociali e personali. 

Il fallimento è inevitabile

Il fallimento non solo è normale ma è del tutto inevitabile. Sappi che se sei sospeso a metà strada tra il desiderio di cambiare e la paura di non farcela, hai una grossa opportunità, quella di esplorare il tuo mondo interiore, quella di incuriosirti di ciò che ti ha limitato fino a oggi e di come questi fattori stanno influenzando il tuo cammino.

Esplorando con curiosità le tue debolezze, potrai imparare molte cose. Negandoti la possibilità di sbagliare, invece, resti fermo e ti precludi un moto evolutivo che potrebbe portati in luoghi e modi d’essere meravigliosi. Il fallimento ricopre una grande importanza da un punto di vista evoluzionistico.

Chi non apre le porte al fallimento, finisce per percorrere sempre la strada che conosce bene, anche se è disfunzionale.

Abbiamo diritto a un posto nel mondo

La paura del fallimento, la paura di non essere abbastanza, cela un vissuto emotivo difficile in cui abbiamo imparato che dobbiamo essere qualcosa per meritare amore, per meritarci un posto nel mondo. Purtroppo alcuni di noi non hanno mai conosciuto l’amore incondizionato, così hanno appreso un insegnamento implicito: «solo se sarò abbastanza, potrò essere amato». Dato che l’amore, alla fine, non è mai arrivato, queste persone hanno appreso che, per quanto potessero sforzarsi, quel “abbastanza” non sarebbe mai arrivato. Così hanno imparato a moltiplicare i propri sforzi e, al contempo, credere che comunque sarebbe andata, tutto sarebbe stato inutile.

Questo approccio alla vita, spesso porta competere continuamente con tutto e con tutti, a fare sforzi inutili, ad appesantirsi di carichi che non portano da nessuna parte se non in luoghi già ben noti di scompenso e compensazione.

Esplorando ogni parte di noi stessi, impariamo a capire che abbiamo diritto a un posto nel mondo, abbiamo diritto a una vita gratificante.

La cura di sé

La cura di sé è una pratica che sembra meno necessaria di quanto non lo sia in realtà, in più, si presta a molti malintesi. La cura di sé è dipinta come il «ritagliarsi del tempo per se stessi», magari per depilarsi, fare una maschera di bellezza o immergersi in una vasca idromassaggio. Certo, una giornata alla spa può regalare del prezioso relax, ma prendersi cura di sé non significa solo questo.

L’idea che la cura di sé equivalga solo al relax è del tutto sbagliata. La cura di sé consiste nel sentirsi al sicuro con se stessi, sentirsi a proprio agio in casa, con i colleghi e nelle relazioni interpersonali… Prendersi cura di sé consiste nel prendere decisioni atte a creare la migliore versione di se stesso e della propria esistenza.

Prendersi cura di sé può significare fare un bagno caldo a fine giornata ma anche decidere quali sono i «falsi amici» da allontanare nella vita. Può significare trasferirsi in un’altra città, cambiare lavoro e soprattutto iniziare a esplorare in modo curioso e acritico il proprio mondo interiore, perché più conosciamo noi stessi, più impariamo ad accettarci e stimarci con tutte le implicazioni pratiche che ne derivano, perché più conosciamo noi stessi, e meno avremo bisogno della convalida altrui.

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