È chiaro che criticare provoca un certo piacere a chi lo fa: ci si scarica, è una liberazione; però vi è pure una proiezione incosciente, che nasconde una grande opportunità di superamento personale. Non abbiamo mai scaricato sugli altri il nostro cattivo umore, non ci siamo comportati come camion della spazzatura, non abbiamo mai manipolato qualcuno? È difficile crederlo, semplicemente perché le persone perfette non esistono e anche noi sbagliamo.
Il fatto che non siamo manipolatori esperti in stile Machiavelli, o che non ci lamentiamo sempre, non vuol dire che a volte non ci trasformiamo in vampiri emotivi che, anche senza rendersene conto, rubano l’energia a chi è vicino a loro.
Guardiamo di più verso l’esterno che verso l’interno
Indubbiamente, scaricare la responsabilità fuori di noi è molto comodo. La colpa è sempre del funzionario troppo rigido o troppo permissivo, del collega di lavoro incapace o troppo efficiente, del partner che non ci ama abbastanza o che ci soffoca, della politica o degli apolitici… C’è sempre un colpevole, un capro espiatorio che ci aiuta a liberarci dalla responsabilità.
Tuttavia, guardare dentro di noi è molto più complicato, prima di tutto, perché significa fare un esame di coscienza, e quello che troviamo non sempre ci piace.
Siamo profondamente polarizzati, anche se non ce ne rendiamo conto, perché i cattivi sono sempre gli altri, e i buoni siamo ovviamente noi. Preferiamo evitare qualsiasi traccia che metta in dubbio questa immagine che abbiamo costruito.
D’altra parte, guardare dentro di noi implica cominciare ad assumere le nostre responsabilità, il che significa che abbiamo capito che possiamo fare qualcosa, per quanto piccolo, per migliorare. E a volte questo ci rende pigri.
La conoscenza di sé è una strada lunga e difficile, ma è importante essere consapevoli di ciò che sperimentiamo, sentiamo ed esprimiamo. All’inizio può far male, ma prendere conoscenza dell’aggressività, del dolore, della paura o delle insicurezze ci rende persone migliori.
Come possiamo favorire i rapporti tossici?
Spesso non ci rendiamo conto, ma ogni volta che assumiamo il ruolo delle vittime ci rifiutiamo di intervenire nella questione. Scaricando la responsabilità sull’altro ci rifiutiamo di agire e, di conseguenza, scegliamo di soffrire. È come se ci consegnassimo al boia con le nostre mani.
Nel caso dei rapporti tossici avviene lo stesso. In ogni relazione esistono due ruoli, quindi, in un certo senso, anche noi siamo responsabili per il modo in cui ci trattano gli altri.
Ad esempio, alimentiamo un rapporto di coppia tossico ogni volta che diamo prova della nostra fedeltà al partner quando questo si mostra geloso senza alcun motivo.
Alimentiamo una relazione tossica ogni volta che prestiamo troppa attenzione ad un amico che si comporta da vittima, ogni volta che lo commiseriamo senza fare nulla per aiutarlo a uscire da quello stato.
Alimentiamo una relazione tossica ogni volta che cediamo, ci adattiamo o ci mostriamo sottomessi a una persona dominante e aggressiva.
Naturalmente, in alcuni casi non possiamo cambiare gli atteggiamenti e comportamenti di quella persona. Ma siamo in grado di decidere se cadere o meno nel suo gioco.
Anche l’auto-tossicità è dannosa
Ci sono persone che creano una tempesta in un bicchier d’acqua e poi si lamentano perché piove. Infatti, molti si preoccupano eccessivamente dei loro rapporti interpersonali e fanno di tutto per rispettare gli altri e non far loro del male, ma trascurano se stessi. Come risultato, non esprimono la tossicità che resta dentro di loro.
Gran parte della vita ruota intorno ai rapporti che costruiamo. Ed è grazie a ciascuno di essi che diventiamo maturi, che mettiamo alla prova le nostre capacità sociali e i valori che abbiamo. È proprio grazie ai rapporti che abbiamo la possibilità di forgiare costantemente la nostra personalità.
Ma lungo la strada è molto probabile incontrare persone che pretendono sempre di più da noi, al punto da diventare fonte di stress e di esaurimento emotivo. In questo caso bisogna capire se il rapporto ci porta o meno a qualcosa di positivo, ed eventualmente prendere delle decisioni.
“Nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti. Così sei un vincente!” Dal film “Rocky Balboa”
Pertanto, è importante assicurarsi di non espandere questa tossicità. Ti comporti in modo tossico con te stesso quando:
– Resti accanto a una persona che ti disprezza e ti tratta male
– Ti recrimini per i tuoi errori o sei troppo esigente con te stesso
– Non ti preoccupi dei tuoi bisogni e non ti azzardi a chiedere quello che vuoi
– Ignori le tue emozioni e, invece di comprenderle decidi di reprimerle
– Ti concentri solo sugli aspetti negativi e adotti un atteggiamento pessimistico
– Non riconosci il tuo valore e lasci che siano gli altri a giudicarti
Cosa fare?
Forse non possiamo evitare sempre di comportarci in modo tossico perché portiamo sulle nostre spalle troppi condizionamenti. Ma possiamo divenire consapevoli di questi comportamenti e chiedere scusa, agli altri o a noi stessi, a seconda dei casi. Vale sempre la pena di guardare dentro di noi. E farlo con umiltà è ancora meglio.
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