Animali notturni: recensione e significato psicologico

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
animali notturni Recensione
Recensione del film Animali notturni, il thriller noir basato sul romanzo “Tony e Susan” di Austin Wright

Titolo: Animali notturni
Anno: 2016
Regia: Tom Ford
Temi trattati: narcisismo, abbandono, teoria dell’attaccamento, regolazione affettiva, mancata accettazione di sé, elaborazione della perdita.
Voto: 5/5 
Colonna sonora: 8/10
Fotografia: 9/10

La trama

La trama racconta la storia della gallerista Susan Morrow (Amy Adams), mentre legge il romanzo scritto dal suo ex marito Edward Sheffield (Jake Gyllenhaal) e inizia a notare similitudini tra la storia narrata e la loro precedente relazione.

Il film si svolge su tre livelli:

  • la descrizione del passato (come è nata la storia tra Susan e Edward),
  • l’esposizione del presente (Susan e la sconvolgente lettura del romanzo dell’ex marito, il suo lavoro e la crisi coniugale con il nuovo marito)
  • la storia del libro scritto da Edward (un vero thriller nel thriller psicologico)

Susan, quando riceve il manoscritto, sta attraversando il deterioramento del suo secondo matrimonio, quello con Hutton Morrow, un affermato uomo d’affari. Ecco che si compone una storia dentro la storia con un’intrecciata trama che suscita emozioni intense e provocatorie.

Il manoscritto s’intitola Animali notturni, il soprannome che Edward affibbiò a Susan durante la loro relazione. Il libro rappresenta la metafora di tutto il dolore e il dramma che Edward ha vissuto dopo l’abbandono di Susan.

La metafora delle donne obese

Il film si apre con immagini tutt’altro che convenzionali: donne grasse e attempate che ballano a rallentatore, completamente nude se non adornate con ridicoli accessori.

animali notturni scena iniziale

Tom Ford, in una sua intervista, ha affermato che i corpi volevano rappresentare l’America al giorno d’oggi: “golosa, triste, invecchiata, sovraffaticata e stanca”. Probabilmente questa scena è stata studiata per mettere a disagio il pubblico e innescare un immediato impatto emotivo.

I corpi grassi rappresentano l’eccesso, il consumismo, la debolezza, la mancanza di potere e autocontrollo, rappresentano il decadimento così come l’opposto degli attuali standard di bellezza.

Quei corpi danzanti sono un’opera partorita dalla mente di Susan. Mediante la sua rappresentazione, Susan tenta disperatamente di “rompere gli schemi“, schemi di bellezza, di potere, di controllo… gli stessi schemi ai quali ha aderito in via definitiva nel momento in cui ha deciso di lasciare Edward. E’ lì che Susan ha confermato di essere come quella donna che più disprezza, sua madre.

Significato psicologico e profilo dei personaggi

Attenzione!
Da leggere solo dopo la visione. La spiegazione delle dinamiche psicologiche è ricca di spoiler. 

Hutton (il secondo marito di Susan) è presentato al pubblico come l’opposto di Edward. Hutton è un uomo d’affari sicuro di sé e, come Susan, concentrato sull’apparenza. Edward appare (agli occhi di Susan e di sua madre Anne Sutton) come un uomo debole, poco ambizioso e che non crede abbastanza in se stesso, un uomo provinciale incapace di auto-affermarsi.

Tony (personaggio di fantasia del libro di Edward) distrutto dalla perdita di moglie e figli.

L’emblema dell’antitesi tra Edward e Hutton è la casa. Edward e Susan vivevano in un semplice appartamento, per la casa di Susan e Hutton il regista Tom Ford ha scelto una pretenziosa villa di Malibu. La casa è un potente simbolo in psicologia, è uno spazio ancestrale che diventa eco e contenitore dei valori di intimità di chi la vive, peccato che la casa di Susan e Hutton appaia impersonale, studiata per ammaliare ma tutt’altro che intima.

Susan è una donna ambivalente, ricca di contraddizioni. Da un lato detesta la madre e vive nel terrore di diventare come lei, dall’altro, l’ambivalenza è nelle sue scelte che ricalcano le orme materne. In un primo momento, in un disperato tentativo di ribellarsi all’austera e narcisista figura materna, Susan decide di sposare Edward. Punta tutto su Edward, tuttavia il successo dello scrittore tarda ad arrivare e dopo diversi anni di matrimonio, Susan decide di lasciarlo scaricando le colpe del fallimento del matrimonio sulla mancata crescita personale/professionale del marito, ancora una volta descritto con un uomo debole.

Il risultato di questa separazione è proprio la stesura di Animali notturni, un libro intenso che Edward impiega come vendetta simbolica (ma anche pratica, perché finalmente viene apprezzato dall’ex moglie!). La vendetta è un tema portante del film: è il filo conduttore tra l’esposizione del presente e la narrazione del libro. Un secondo filo conduttore tra le due esposizione è la rottura degli schemi, la crescita e la volontà di evolversi dello scrittore.

Vendetta (Revenge) è la parola che troneggia a lettere cubitali, in una delle opere d’arte che Susan espone nella sua galleria.

Da un lato c’è l’insoddisfazione di Susan, rimasta in trappola nella sua stessa prigione. Dall’altro, c’è l’evoluzione di Edward, un uomo sensibile che la vita ha già messo a dura prova con la perdita del padre avvenuta in tenera età. Il tema dell’abbandono si ripropone nella vita di Edward con la separazione di Susan.

Nel libro, Edward racconta la storia di Tony, un uomo sensibile che fa di tutto per proteggere la sua famiglia ma che suo malgrado, la perde. Tony, durante una vacanza in auto, si imbatte in un “branco di psicopatici” che dopo aver rapito moglie e figlia, le stuprano e uccidono. Tony trascorre le sue giornate afflitto dal dolore della perdita ma grazie all’aiuto del detective Bobby Andes (Michael Shannon) riesce a coronare la sua vendetta e chiudere un ciclo con l’elaborazione della perdita.

Il finale del film

Nell’esposizione del presente, Edward rompe tutti gli schemi e riscrive l’immagine di sé, la sua vendetta è consumata in modo più esile ma tagliante: Edward accetta un invito di Susan per poi non presentarsi all’appuntamento. Quell’uomo sensibile, affidabile, prevedibile, ha chiuso un ciclo. Susan resta in attesa dell’ex marito per diverse ore… il messaggio è chiaro, Edward non è più l’uomo debole che pensava di conoscere.

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Lo sguardo freddo, disilluso e severo di Susan. Uno sguardo che nasconde una profonda tristezza, la stessa che Edward riconobbe negli occhi della madre Anne.

Nel film emerge un esempio della teoria di Mary Main sulla trasmissione trans-generazionale dell’attaccamento. Anne (mamma di Susan) è descritta al pubblico come una donna narcisista, anaffettiva, incentrata sulle apparenze ed eccessivamente imborghesita.

L’ambivalenza di Susan sta nel disprezzare la madre ma essere proprio come lei… mediante la madre Susan disprezza se stessa, è profondamente insoddisfatta di sé nonostante i traguardi professionali raggiunti. Le radici dell’insoddisfazione cronica di Susan sono ascrivibili al mancato amore materno; la donna che più disprezza è la donna nella quale si è poi trasformata.

Questo articolo è parte della rubrica cinematografica e delle serie tv di Psicoadvisor, curata dalla dott.ssa Anna De Simone. Se ti è piaciuto questo articolo, puoi seguirci su Facebook: sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor e sul profilo FB di Anna De Simone