Può succedere che alcune persone smettano improvvisamente di provare emozioni sia spiacevoli sia piacevoli. Nonostante i tentativi messi in atto per ritornare a sperimentare le proprie emozioni, rabbia, felicità, piacere o tristezza non vengono più percepite. Ma perché accade? Cosa si cela dietro questo meccanismo a livello psicologico? E com’è possibile riattivare le proprie emozioni?
Cos’è l’appiattimento emotivo?
La persona che soffre di appiattimento emotivo è incapace sia di percepire sia di esprimere le proprie emozioni, che tuttavia riesce a sperimentare a livello cognitivo. Che significa sperimentare un’emozione solo a livello cognitivo? Immaginate che un vostro amico vi racconti una notizia positiva per lui (ha ottenuto una promozione a lavoro, si è fidanzato oppure ha vinto alla lotteria) e che non riusciate ad essere felici per lui: rimanete impassibili, non sorridete, non vi complimentate, il vostro volto non fa una piega. Riuscite a pensare e a comprendere di essere contenti per lui, ma in realtà non provate quella felicità.
L’appiattimento emotivo è un disturbo dell’affettività caratterizzato da un generale impoverimento della reattività emotiva che quindi risulta spesso inadeguata allo stimolo; la persona che ne soffre, quindi, appare solitamente come monotona e priva di vivacità.
L’assenza di emozioni sperimentata dalla persona che soffre di appiattimento emotivo si verifica sia sul piano delle sensazioni positive sia di quelle negative, quindi, ad esempio, non solo è incapace di sperimentare l’allegria, ma non percepisce neanche la paura!
Questo fenomeno viene spesso definito anche come indifferenza emotiva o intorpidimento emotivo, dal momento che la persona che ne soffre appare indifferente non solo alle proprie emozioni ma anche a quelle dell’altro. Le caratteristiche dell’appiattimento emotivo possono essere riassunte in:
- isolamento ed evitamento sociale;
- mancanza di interazione e relazioni sociali;
- difficoltà nelle capacità comunicativa e verbale;
- difficoltà di adattamento alle relazioni sociali;
- fingere emozioni che in realtà non si stanno provando, in risposta ad alcune necessità sociali (essere tristi davanti a una notizia triste o felice in contesti allegri);
- calo della libido e disinteresse per l’intimità;
- problemi fisici persistenti.
L’appiattimento emotivo, o affettivo, non è una patologia ma si tratta piuttosto di un sintomo o un segnale che ci avvisa di un problema. Ma di questo parleremo più avanti in questo articolo, adesso vediamo la differenza tra appiattimento emotivo e altre condizioni.
Cosa non è l’appiattimento emotivo?
L’appiattimento emotivo si differenzia da altre condizioni accomunate dalla difficoltà a percepire, riconoscere e/o esprimere le proprie emozioni:
L’anedonia. La persona che soffre di appiattimento emotivo sperimenta le emozioni con diversi gradi di intensità, avendo la tendenza a sperimentare un tono emotivo generale ammettendo molte poche variazioni: un tono emotivo monotono.
La persona che soffre di anedonia, invece, sperimenta un improvviso appiattimento emotivo, perdendo l’interesse o il piacere in attività che solitamente sono gratificanti, come il sesso, il mangiare, le interazioni sociali; in questo caso, la perdita del piacere può essere totale e comprendere tutte e molte aree di interesse della persona oppure circoscritta solo ad alcune aree.
L’alessitimia. La persona che soffre di appiattimento emotivo sperimenta un prima e un dopo nella sua condizione, ovvero esiste un momento (che può essere più o meno identificabile) in cui la persona ha smesso di “sentire” le proprie emozioni.
La persona che soffre di alessitimia, invece, non è mai stata in grado di riconoscere o provare emozioni, essendo incapace di identificare e riconoscere le proprie emozioni e quelle altrui per un lungo periodo di tempo.
L’apatia. La persona che soffre di apatia sperimenta una mancanza di motivazione per realizzare un comportamento volto alla realizzazione di un obiettivo o la non volontà di partecipare cognitivamente ed emotivamente. L’apatia rende difficile intraprendere qualsiasi nuovo comportamento: è un disagio caratterizzato da un’immobilità mentale, fisica ed emotiva.
L’appiattimento emotivo, invece, è la mancanza di qualsiasi tipo di emozione, per cui la persona smette di provare piacere per le attività, cosa che potrebbe sembrare una mancanza di motivazione, ma in realtà è il sistema legato alle forme di gratificazione/piacere che viene compromesso.
Perché soffro di appiattimento emotivo?
L’appiattimento emotivo, come abbiamo detto in precedenza, non è una patologia o una malattia ma si tratta piuttosto di un sintomo o un segnale che ci avvisa di un problema. Questo fenomeno, infatti, è una sorta di difesa messa in atto dal nostro cervello per impedirci di provare sofferenza: compare quando non sopportiamo più il dolore.
All’inizio sembra quasi possibile vivere una vita normale, isolandosi dalla sofferenza e smettendo di provare dolore si può continuare a stare in società, lavorare, fare attività, senza che sia necessario riflettere sulle proprie emozioni negative e fare qualcosa per modificare le situazioni che le hanno suscitate: non è necessario imparare dagli errori, aprirsi all’altro, chiedere perdono o pretendere qualcosa dagli altri.
E apparentemente questa situazione potrebbe continuare così senza destare troppi sospetti negli altri: nessun dolore né felicità, l’importante è non stringere nessun tipo di legame e restare isolati. Ma il paradosso di questo meccanismo di difesa consiste proprio nel fatto che il tentativo di “anestetizzare” la sofferenza e il dolore comporta in realtà l’appiattimento di tutte le emozioni. Per cui è vero che non si prova più la sofferenza, ma neanche la felicità e il piacere!
L’appiattimento emotivo può pertanto essere causato da una situazione drammatica o un trauma che porta la persona a sentirsi talmente vulnerabile o a vivere un dolore talmente intenso da portarla in qualche modo a “spegnersi” per non sentire più.
Ma questo fenomeno può essere anche sintomo di patologie come la depressione o la schizofrenia, ma anche di alcolismo o di abuso di sostanze stupefacenti. Quindi è importante considerarla come sintomo (e non come disturbo) perché appunto può essere l’allarme di altre patologie mediche più nascoste, come disturbi dell’umore, della personalità, psicotici o di abuso di sostanze.
Appiattimento emotivo e altri disturbi
L’appiattimento emotivo, quindi, può presentarsi anche come sintomo o espressione di una psicopatologia; in questo caso, tuttavia, nella diagnosi del disturbo non si manifesta da solo, ma appare in concomitanza ad altri sintomi. Alcuni dei disturbi che più spesso presentano l’appiattimento emotivo tra i propri sintomi sono la depressione, la schizofrenia e la demenza.
La depressione. Una persona che soffre di appiattimento affettivo non è necessariamente depressa ma, al contrario, una persona depressa ha un basso tono dell’umore ed è spesso apatica. Per questo motivo prima dicevamo che l’appiattimento emotivo non va confuso con l’incapacità di sperimentare piacere:
La persona che soffre di depressione non prova più piacere né emozioni positive per le attività che prima gli risultavano piacevoli; di conseguenza, smette di realizzarle e si preclude la possibilità di sentirsi meglio. La persona che soffre di appiattimento emotivo vive le emozioni in maniera poco intensa, molto leggera, oppure non le sperimentano affatto.
La schizofrenia. I disturbi schizofrenici vengono distinti attraverso due diversi tipi di sintomatologie, quelli con sintomi positivi e quelli con sintomi negativi. I sintomi positivi implicano un eccesso rispetto alle persone che non li manifestano, per esempio un’allucinazione sarebbe un “eccesso” di percezione.
I sintomi negativi si manifestano come carenza, per esempio l’apatia sarebbe una “carenza” di motivazione. L’appiattimento emotivo, quindi, rientra tra i sintomi negativi della schizofrenia. In questo senso, l’appiattimento affettivo può verificarsi anche nel caso dei disturbi dello spettro autistico: le persone autistiche sperimentano difficoltà a vivere intensamente le emozioni così come ad esprimerle in maniera corretta.
La demenza. L’appiattimento affettivo può manifestarsi anche nei casi di demenza come conseguenza dei cambiamenti che si producono a livello cerebrale.
Come si guarisce dall’appiattimento emotivo?
Chi soffre di appiattimento emotivo sa che qualcosa non va ed è preoccupato per l’assenza di emozioni, ma molto spesso non sa quando sia iniziato tale disagio né come uscirne; in alcuni casi, inoltre, la disconnessione emotiva è talmente forte che arriva a vivere come in una bolla, senza riconoscere più i diversi problemi sociali, relazionali e familiari. Così la persona che soffre di appiattimento emotivo viene percepita dalle altre persone come fredda e menefreghista e spesso viene etichettata da frasi come “non sei più la stessa persona!”.
Il paradosso di questo fenomeno è proprio che da un lato non si prova niente né tantomeno si prova interessa per ciò che dicono gli altri, ma allo stesso tempo si capisce che c’è qualcosa che non va e si cerca di provare qualcosa, ma non ci si riesce. Una lotta interiore originata dal voler provare qualcosa senza riuscirvi.
Quindi cosa si può fare per ritornare a provare e sentire le emozioni?
Dal momento che l’appiattimento emotivo è sintomo di un disturbo profondo, può essere molto difficile riuscire a comprendere da soli l’origine di questa condizione e a guarirne; il nostro consiglio è di richiedere aiuto a un psicoterapeuta professionista per intraprendere un percorso terapeutico atto a ricercare la radice del problema per poterlo risolvere.
Autore: Stefania Puchetti, Psicologa e Psicoterapeuta. Riceve online e nei suoi studi di Torino e San Maurizio Canavese
Se ti è piaciuto questo articolo su, puoi seguirci su Facebook:
sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor, sul canale ufficiale Instagram: @Psicoadvisor