Attacchi di panico: perchè arrivano all’improvviso e come gestirli

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
L’ansia è un sottile rivolo di paura che si insinua nella mente. Se incoraggiata, scava un canale nel quale tutti gli altri pensieri vengono attirati. (Robert Bloch)

“Non posso più respirare, sento che sto soffocando. Mi sento in pericolo e ho la sensazione che devo fuggire immediatamente dal luogo dove mi trovo. Non riesco a ragionare, a controllarmi”. Questa è la sensazione che vivono le persone che soffrono di attacco di panico.

Certo è che le persone che ne soffrono vivono in un perenne stato di angoscia, sempre in attesa del prossimo attacco tentando di evitare tutte le situazioni che possono convertirsi in un’elemento scatenante di un’attacco. Tanto che molti terminano con il rinchiudersi in casa per sfuggire a queste sensazioni fastidiose.

L’attacco di panico coinvolge mente e corpo attraverso una rapidissima sequenza di reazioni fisiche ed emotive che sono più veloci di qualsiasi processo razionale. Tra l’altro, tutti i percorsi che la mente fa per evitare o fronteggiare l’attacco di panico si rivelano del tutto inefficaci in quanto tendono ad accentuare più che attenuare il problema poiché focalizzano l’attenzione proprio su ciò che si vorrebbe evitare.

Spesso si pensa che questo sintomo abbia origini fisiologiche; in realtà c’è una imperfetta interazione tra le percezioni sensoriali e la capacità di elaborarle e di dar loro un significato: questa disfunzionalità trascina il soggetto dentro ad un circolo vizioso in cui la paura diventa patologica e si nutre di sé stessa.

Aspetti sintomatici dell’attacco di panico

La caratteristica principale di un’attacco di panico è l’apparizione temporanea di paura e malessere intensi, accompagnati da almeno quattro dei seguenti sintomi:

  • Palpitazioni o aumento della frequenza cardiaca
  • Sudorazione eccessiva
  • Tremori
  • Sensazione di soffocamento
  • Un peso sul petto
  • Nausea e fastidi addominali
  • Svenimenti
  • Sensazione di essere separati dal proprio corpo
  • Paura di perdere il controllo o di impazzire
  • Paura di morire
  • Sensazione di intorpidimento e formicolii
  • Brividi

Le crisi iniziano in modo brusco e giungono alla loro massima espressione rapidamente (dieci minuti o meno). In questi momenti le persone sperimentano una paura intensa, si sentono al punto di morire, di aver un infarto, di perdere il controllo o di “impazzire”. Così sentono un desiderio molto forte di abbandonare il luogo in cui si trovano.

Quando si ripetono, queste crisi possono presentare una minore componente di paura così la persona inizierà a pensare di dover evitare i luoghi e le condizioni nelle quali si produssero le crisi in modo che il suo raggio d’azione si restringerà notevolmente.

In alcune occasioni la paura che la persona sperimenta nel rivivere queste crisi arriva ad essere tanto grande che la tensione provoca una nuova crisi di fronte a situazioni che non dovrebbero agire come scatenanti. Esistono casi di persone che perdono la conoscenza, la capacità di parlare per giorni ed incluso la possibilità di muoversi nelle ore che seguono gli attacchi.

Genesi dell’attacco di panico: cosa scaturisce l’attacco di panico?

Da un punto di vista psicologico l’attacco di panico può essere considerato un vero e proprio messaggio dell’inconscio che denuncia attraverso un sintomo che il mondo interno (inconscio) non è per nulla in sintonia con ciò che porta fuori all’esterno (coscienza); la persona però non si prende cura di questi messaggi, non dà loro un senso e così l’inconscio, un bel giorno, decide di “farsi sentire” e ….a quel punto …. trova un modo inequivocabile per farlo.

In pratica, è come dire che nell’attacco di panico c’è una lotta tra i due emisferi cerebrali che hanno capacità e prerogative molto diverse tra loro. Il sinistro è molto razionale e è abile nel linguaggio e nella logica mentre il destro è quello capace di “sentire” attraverso le emozioni. In pratica uno “prova” delle sensazioni e dà significato e valore, mentre l’altro “ragiona, comunica e fa collegamenti”.

Di regola i due emisferi collaborano e interagiscono in maniera perfetta; vi sono però momenti della vita o situazioni in cui entrano in rotta di collisione e, in quel caso, l’emisfero sinistro comincia a sovrapporsi al destro: così, una persona fa tutta una serie di cose che razionalmente pensa che siano giuste, mentre un’altra parte di lei “sente” che tutto ciò non va affatto bene perché i suoi veri sentimenti vengono completamente negati. La parte passionale ed emotiva finisce totalmente in scacco perché vengono fatte scelte logiche che si credono migliori o più sicure.

A quel punto l’emisfero destro comincia ad arrabbiarsi e ad eruttare cercando una strada per farsi sentire e notare: l’attacco di panico può essere un sintomo fantastico per l’occasione.

Certo, una parte del mondo della persona è completamente inconscia e non percepisce questa lacerazione perché c’è un Super IO che funge da censore dentro la nostra psiche e che non permette a questo lato di emergere ed è proprio allora che il nostro inconscio si ingegna per far in modo che i suoi bisogni vengano riconosciuti.

Vi sono anche teorie leggermente diverse per spiegare questa problematica; si pensa altresì che queste persone soffrano di disturbi nella percezione che, con molta probabilità, origina da una particolare difficoltà ad esplorare nuove possibilità e questo si evince un’educazione che non ha dato fiducia nell’avventurarsi e nel provare le proprie capacità per cui la persona, di fronte a cose nuove, tende a bloccarsi e, simbolicamente, l’attacco di panico la “blocca davvero”.

Secondo questo punto di vista l’attacco di panico sarebbe una reazione fobica contro le sfide della vita e si accompagna ad una paura del futuro del resto ben rappresentata nel problema del “controllo” che intrappola questi soggetti in manie e fobie. In ogni caso, qualunque sia la teoria più accreditata sarà importantissimo per la persona cercare di comprendere quale messaggio vuole dare l’attacco di panico nella sua vita.

Differenti tipi di attacco di panico

Non tutti gli attacchi si presentano nello stesso modo, esistono tre differenti tipi di attacchi di panico, i quali si differenziano per il modo in cui iniziano e per la presenza o assenza di fattori scatenanti ambientali

Attacchi di panico inattesi

L’inizio della crisi non viene associato a fattori scatenanti ambientali particolari, non esiste nessun motivo apparente che abbia potuto agire da elemento scatenante.

Attacchi di panico legati al contesto

La crisi appare immediatamente dopo che la persona è stata esposta ad uno stimolo ambientale come per esempio: vedere un ragno, un serpente, immergersi in una folla…A volte si innesca addirittura prima che che appaia lo stimolo, solo all’idea che possa apparire il ragno, il serpente o quant’altro. Questi episodi sono maggiormente vincolati a fobie sociali specifiche.

Attacchi di panico in seguito a un forte stimolo

In questi casi la crisi può apparire come conseguenza di di uno stimolo ambientale ma non necessariamente subito dopo che la persona è stata esposta a questo stimolo, e non sempre si scatenano. Questi episodi sono normalmente frequenti nelle crisi di angoscia, anche se possono essere diagnosticati in persone che soffrono di fobie specifiche.

Negli ultimi anni si è verificato un sensibile aumento del disturbo da attacco di panico; sono molte le persone che lamentano questo tipo di patologia che sembra apparire in modo abbastanza improvviso lasciando la persona colpita nello sconforto più totale, avvolta dalla paura di non possedere gli strumenti necessari per “controllare” ciò che sta accadendo, almeno, non razionalmente.

Generalmente, quando si è in preda ad un attacco di panico si ha la sensazione di essere catturati da un nemico potente ed invisibile che stanzia in qualche meandro della psiche e che attacca a suo piacimento.
Questo è il lato più tragico dell’attacco di panico: ci si trova ad essere sensibilizzatissimi nei confronti di un sintomo che non si sa bene cosa sia e da dove origini, ma di cui si conoscono benissimo gli indesideratissimi effetti.

Come gestire un attacco di panico, un caso clinico

Ecco la vicenda vera di una ragazza di 35 anni che soffriva di attacchi di panico.

Per Anna mangiare in pubblico era motivo di imbarazzo e lo diventò ancora di più quando incominciò a temere di poter essere sopraffatta da un attacco di panico. Un giorno Anna decise di sconfiggere questa paura e organizzò un pranzo fuori con la sua migliore amica. Il ristorante era strapieno di gente, e come tutte le precedenti volte, Anna scelse il tavolo in fondo alla sala, per poter stare il più appartata possibile.

Dopo poco, cominciò a fare dei pensieri negativi, cominciava a vedere le persone che parlavano male di lei, non riusciva ovviamente a pranzare e a distogliere il pensiero da quella terribile visione, era sull’orlo di un attacco di panico e si sentiva perfino incapace di alzarsi dalla sedia e scappare via dal ristorante. Ha così cominciato a ripetersi che le persone non erano lì a fissarla, che era solo frutto della sua immaginazione,  il battito cardiaco cominciò ad aumentare e il sudore colava giù dalla sua fronte.

Era terrorizzata. Afferrò il suo iPhone ma gli cadde dalle mani. Fortunatamente il suo cellulare rimase illeso ma intanto la fobia delle persone andava man mano scemando. Così riuscì a capire che doveva spostare l’attenzione su qualcos’altro, da allora ogni volta che viene sorpresa da un attacco di panico, muove il suo iPhone intorno a se. A Maria riesce più facile allontanare i cattivi pensieri, servendosi del suo iPhone, riesce così a ricordare che questi pensieri non devono acquisire il controllo della sua mente.

Oggi a distanza di mesi, si è resa conto che questi pensieri sono simili a un bambino piccolo che cerca solo di attirare l’attenzione su di se. Ogni volta che sente un attacco di panico ricorda che i pensieri negativi non sono altro che bambini viziati che cercano di attirare l’attenzione, solo distogliendo il pensiero da loro, il panico tenderà a diminuire fino a scomparire del tutto. Ora Maria esce a cena con le sue amiche e riesce a trascorrere la serata senza grossi problemi, senza bambini viziati che gli ronzano intorno”.

Se Anna ci è riuscita, potete farlo anche voi……e perchè no, magari con l’aiuto di uno psicologo.

A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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