Ci sono momenti della vita in cui ci sentiamo così piccoli da dimenticare il nostro valore. Ci pieghiamo sotto il peso delle delusioni, delle voci interiori che ci dicono di accontentarci, di non disturbare, di non pretendere troppo.
A volte basta una relazione che ci ha fatto sentire invisibili, altre volte un ambiente familiare che ci ha insegnato che l’amore va guadagnato, non ricevuto.
È in uno di questi momenti che ho scritto una lettera a me stessa. Non era un esercizio di scrittura, non volevo creare niente di poetico: era un atto di sopravvivenza. Sentivo che, se non mi fossi parlata, se non avessi trovato le parole per ricordarmi chi ero, mi sarei persa. Quella lettera la porto ancora con me. Ed è da lì che nasce questo articolo.
La lettera che mi ha salvata
Cara me stessa,
so che ti senti stanca. So che in questo momento vedi solo muri, e che ogni passo ti sembra inutile. So che hai dato tanto a chi non ti ha restituito niente e che hai imparato a sorridere anche quando dentro gridavi. Ma oggi voglio dirti una cosa semplice e chiara: tu meriti il meglio dalla vita. Non un amore a metà, non attenzioni briciole, non promesse che si sgretolano. Meriti la luce, la cura, la pace. Meriti di sentirti intera, senza dover lottare ogni giorno per dimostrarlo a qualcuno.
Non credere alle voci che ti hanno insegnato a essere meno. Non ascoltare chi ti dice che “va bene così” o che “è normale soffrire”. Non è normale vivere a metà. Non è normale spegnersi un po’ ogni giorno. Tu hai il diritto di scegliere, di ricominciare, di circondarti di chi ti fa fiorire e non marcire.
Cara me stessa, non dimenticare: la vita non è contro di te, ma attende il tuo sì. E quel sì inizia da qui, da te che finalmente ti concedi il meglio.
Perché dimentichiamo di meritarlo
Scrivere quella lettera mi ha fatto capire quanto spesso, nella nostra storia, ci venga insegnato il contrario. L’idea di “meritare” è distorta da esperienze che iniziano molto presto:
- L’infanzia: se siamo cresciuti in un ambiente dove l’amore arrivava solo quando eravamo bravi, silenziosi, conformi, allora abbiamo imparato a confondere il merito con il sacrificio.
- Le relazioni adulte: ci convinciamo che “avere qualcosa è meglio che non avere niente”, anche se quel qualcosa è fatto di mancanze.
- La società: ci bombarda di messaggi che ci spingono ad adeguarci a modelli di successo e felicità che non hanno nulla a che fare con la nostra verità.
Così diventiamo esperti nel ridimensionarci, nel dire a noi stessi che non è poi così grave se riceviamo meno di quello che vorremmo.
I segnali che non credi di meritare il meglio
A volte non ce ne accorgiamo, ma il nostro corpo e le nostre abitudini parlano per noi. Ci dicono che dentro di noi non crediamo di meritare il meglio:
- Resti in relazioni dove ti senti solo un’ombra.
- Ti scusi per ogni cosa, anche quando non hai colpa.
- Accetti lavori o situazioni che ti consumano, perché pensi di non poter aspirare a di più.
- Ti auto-saboti: quando le cose iniziano a funzionare, ti convinci che presto finirà.
- Vivi con la sensazione di dover sempre “fare di più” per guadagnarti un briciolo di serenità.
Non sono semplici atteggiamenti: sono voci antiche, memorie emotive che continuano a risuonare dentro di noi.
Il corpo che registra le ferite
La psicoanalisi ci ha insegnato che ciò che non elaboriamo resta vivo dentro di noi. Le neuroscienze ci spiegano che il corpo registra ogni emozione, che il sistema nervoso trattiene i segni delle svalutazioni. Quando ci abituiamo a ricevere meno, il nostro cervello costruisce un modello di realtà in cui il meglio non è previsto. Non solo: la chimica cerebrale si adatta a quel livello, si “abitua” al poco, come se fosse normale.
E così, davanti a qualcosa di bello, spesso reagiamo con sospetto o paura, come se il nostro corpo ci dicesse: “Non è per te, non fidarti”.
Scrivere a se stessi: un atto di cura
È per questo che la lettera che scrissi a me stessa ebbe un effetto così forte. Perché era la prima volta che qualcuno – io stessa – mi diceva a voce alta che meritavo il meglio. La scrittura ha un potere terapeutico immenso:
- mette ordine nel caos interiore,
- dà voce a parti di noi che restano mute,
- permette di creare un ponte tra la sofferenza e la speranza.
Ogni volta che rileggi quelle parole, il cervello registra un messaggio nuovo. Non è più la voce del passato che ti dice “accontentati”: è la tua voce adulta che afferma “io merito”.
Come iniziare a scegliere il meglio
Non si tratta solo di parole. Meritare il meglio è una pratica quotidiana. Non significa inseguire perfezioni irraggiungibili, ma allenarsi a:
- Dire di no quando qualcosa ti svuota invece di nutrirti.
- Circondarti di chi ti vede davvero, non di chi ti tollera.
- Ascoltare il corpo: se è sempre stanco, se le emozioni si chiudono, è un segnale.
- Celebrarti anche per i piccoli passi. Non servono traguardi enormi per riconoscere il tuo valore.
- Ricordare a te stessa ogni giorno, anche con una frase scritta sullo specchio: “Merito il meglio”.
Cara me stessa, oggi ti scrivo ancora
Se oggi tornassi a scrivere, direi così:
Cara me stessa,
ti guardo e vedo quanto sei cresciuta. Hai imparato che non sei un errore, che non sei troppo, che non sei poco. Sei abbastanza. Hai imparato che il dolore non definisce la tua essenza, che l’amore non va elemosinato, che la vita non si mendica: si crea, si accoglie, si costruisce.
Non dimenticare: ogni volta che scegli ciò che ti fa fiorire, ogni volta che ti concedi una carezza, un silenzio, una possibilità, stai dicendo al mondo che sai di meritare il meglio. E questa, ormai, è la tua verità.
Scrivere a se stessi non è un gesto banale. È un atto rivoluzionario, perché capovolge anni di silenzi interiori. Significa smettere di aspettare che qualcuno ci convinca del nostro valore, e iniziare a convincerci da soli. Significa diventare genitori di quella parte di noi che non ha mai sentito di essere abbastanza.
Quando ho scritto la mia lettera, non è cambiato tutto in un giorno
Ma è stato il primo mattone di una nuova casa interiore. Una casa fatta di rispetto, cura, dignità. Ed è questo che auguro a chi legge: di trovare le parole per parlarsi, di non accontentarsi mai più delle briciole, di ricordare ogni giorno che il meglio non è un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti.
Il libro che ho scritto, “Il mondo con i tuoi occhi“, nasce proprio da questo bisogno: raccontare il viaggio che ci porta a smettere di vivere secondo le aspettative degli altri e a iniziare, finalmente, a costruire una vita che ci somigli davvero. Non è un manuale teorico, ma il riflesso di tante lettere che ho scritto a me stessa lungo la strada, un dialogo continuo tra le mie ferite e la mia voglia di guarire.
Dentro ci troverai non solo concetti psicologici, ma anche pezzi di vita, perché la verità più grande è che nessuno di noi guarisce senza imparare a dirsi: “Io valgo, io merito, io scelgo.” Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon
Perché sì, cara me stessa.
E sì, cara te che stai leggendo.
Meritiamo il meglio dalla vita.
E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Ti aspetto lì per continuare il viaggio