Ci sono bambini che nascono con occhi spalancati sul mondo, pieni di curiosità, pronti ad accogliere ogni emozione, ogni sfumatura, ogni dettaglio della realtà con una sensibilità che spesso non trova accoglienza. Bambini che cercano conferme, non perché manchino di valore, ma perché sono così profondamente connessi con l’ambiente attorno a loro da assorbirne ogni vibrazione. Bambini che, con uno sguardo, sanno leggere i silenzi, decifrare espressioni, anticipare emozioni. Sono bambini che vivono nel tentativo continuo di capire: “Sto facendo bene? Posso essere me stesso? Sono abbastanza?”
E quando il contesto non risponde con amore, ma con aspettative, giudizi o assenze emotive, quel bambino, con il tempo, inizia a costruire un’immagine di sé distorta, fatta di dubbi, paure e una costante sensazione di inadeguatezza. Diventa l’adulto che esita prima di parlare, che chiede il permesso anche solo per esistere, che si guarda allo specchio e si sente sempre “non abbastanza”. Un adulto insicuro. Ma quell’adulto altro non è che quel bambino, ancora in attesa di qualcuno che gli dica: “Ti vedo. Vai bene così come sei.” Questo articolo è per quel bambino, e per ogni adulto che oggi si riconosce in lui.
L’origine silenziosa dell’insicurezza
L’insicurezza non è una colpa, non è un difetto e nemmeno un limite da combattere con forza. L’insicurezza è una ferita sottile, invisibile agli occhi, ma profondamente presente nell’esperienza interiore di chi la porta dentro. E ha origini molto lontane, spesso nascoste nei gesti più piccoli e nelle parole non dette dell’infanzia.
Non sempre serve un trauma evidente per creare un adulto insicuro. A volte basta una carezza mancata nel momento giusto, uno sguardo di disapprovazione quando si cercava approvazione, un “bravo” che non è mai arrivato, o un “sei troppo sensibile” detto con leggerezza. L’insicurezza nasce dove l’autenticità del bambino non è stata accolta ma, al contrario, corretta, modificata o ignorata.
Il bambino, per natura, cerca l’approvazione dell’adulto. È attraverso lo sguardo dell’altro che costruisce la propria identità. Quando quello sguardo è carico di aspettative, freddezza o giudizio, il bambino non pensa mai che sia il mondo a sbagliare. Pensa sempre che sia lui ad essere “sbagliato”.
I volti dell’insicurezza nell’adulto
L’adulto insicuro non è sempre riconoscibile. Non tutti si mostrano timidi o ritirati. L’insicurezza ha molti volti:
- C’è chi diventa perfezionista, per paura di sbagliare.
- Chi si mostra eccessivamente disponibile, pur di non essere rifiutato.
- Chi fatica a prendere decisioni, per paura di scegliere male.
- Chi non riesce a dire “no”, perché teme il giudizio.
- Chi cerca conferme continue, senza riuscire mai a crederci davvero.
E poi c’è quella voce interna, costante, che sussurra: “Attento, potresti non essere abbastanza.” È una voce sottile ma presente, che accompagna ogni scelta, ogni relazione, ogni sogno.
Eppure, quell’adulto non sa — o spesso dimentica — che quella voce non è la sua. È un’eco lontana, nata in un tempo in cui non aveva strumenti per difendersi, solo il bisogno disperato di essere amato.
La paura di essere se stessi
Uno degli aspetti più dolorosi dell’insicurezza è la difficoltà a mostrarsi per ciò che si è veramente. L’adulto insicuro si è abituato a “modulare” sé stesso per piacere, per adattarsi, per non disturbare. E così, giorno dopo giorno, ha costruito una maschera, spesso molto funzionale, ma profondamente stancante da indossare.
Vive nella costante preoccupazione di cosa penseranno gli altri, nella paura di deludere, nel timore che, se mostrasse il suo vero volto, potrebbe essere rifiutato. Questo crea un conflitto interiore profondo: da una parte il desiderio autentico di essere sé stesso, dall’altra il terrore di non essere accolto. E così, nella ricerca di approvazione, si perde.
Le relazioni dell’adulto insicuro
L’insicurezza influisce inevitabilmente anche sulle relazioni. L’adulto insicuro può:
- Avere difficoltà a stabilire confini sani
- Accettare relazioni sbilanciate o disfunzionali
- Sentirsi spesso inadeguato o di troppo
- Sviluppare una dipendenza affettiva, legando la propria autostima alla presenza dell’altro
- Oppure, al contrario, evitare legami profondi per paura di essere ferito
Spesso cerca negli altri ciò che non ha ricevuto da bambino: approvazione, amore incondizionato, conferme. Ma finché quella ferita non viene guardata e accolta, nessuna relazione sarà mai abbastanza. Perché il vuoto dentro non può essere riempito da fuori.
Quando l’amore non basta
Molti adulti insicuri si rendono conto, a un certo punto della loro vita, che anche ricevendo amore non riescono a crederci fino in fondo. È come se ci fosse un filtro tra loro e l’amore che ricevono, un sospetto silenzioso che sussurra: “Ti ami davvero, o solo perché non mi conosci fino in fondo?”
Questo succede perché, per chi ha vissuto l’insicurezza come modalità affettiva di base, è difficile accogliere un amore che non sia condizionato. Hanno imparato che l’amore va meritato, guadagnato, mantenuto. Non sanno cosa significhi essere amati semplicemente per ciò che si è.
Ecco perché la guarigione non può venire solo dall’esterno, ma passa necessariamente attraverso un lavoro interiore profondo, di riconnessione con il proprio bambino interiore.
Riconnettersi con il bambino interiore
Il primo passo per guarire l’insicurezza è riconoscere il bambino che siamo stati. Guardarlo negli occhi, con tenerezza, e dirgli: “Io oggi ti vedo. So quanto ti sei sentito solo, quanto ti sei adattato, quanto hai lottato per essere amato. Ma ora ci sono io per te.”
Riconnettersi con il proprio bambino interiore significa smettere di cercare negli altri l’approvazione che non abbiamo ricevuto, e iniziare a darcela da soli. Significa imparare a parlarci con gentilezza, a perdonarci, ad accogliere i nostri limiti senza giudizio.
Significa, soprattutto, imparare a fidarci di noi. Perché quel bambino non era sbagliato. Era solo molto sensibile in un mondo che non sempre sa accogliere la sensibilità.
Come si costruisce la fiducia in sé
La fiducia in sé stessi non è qualcosa che si acquisisce una volta per tutte. È un percorso, fatto di piccoli passi quotidiani:
- Ogni volta che diciamo “no” quando vorremmo dire “no”
- Ogni volta che smettiamo di chiedere il permesso per essere noi stessi
- Ogni volta che ci diamo il diritto di sbagliare
- Ogni volta che ci parliamo con amore, anche se abbiamo fallito
- Ogni volta che scegliamo la nostra verità, anche se fa paura
Costruire la fiducia in sé è un atto d’amore. Non verso un ideale, ma verso ciò che siamo: imperfetti, vulnerabili, profondi.
La bellezza dell’insicurezza
Paradossalmente, proprio chi ha conosciuto l’insicurezza ha dentro di sé una profondità rara. Perché ha imparato ad ascoltare, a osservare, a percepire. Perché ha attraversato il dolore e ha imparato, a modo suo, a sopravvivere.
L’insicurezza, se attraversata con consapevolezza, può diventare una forza. Perché ci costringe a guardarci dentro, a interrogarci, a crescere. Ci spinge a cercare verità, non apparenze. E ci rende capaci di accogliere l’altro senza giudizio, perché sappiamo cosa significhi sentirsi “troppo” o “non abbastanza”.
In un mondo che corre, che mostra certezze fasulle e sorrisi forzati, chi ha il coraggio di mostrarsi fragile è, in realtà, incredibilmente forte.
Una carezza che arriva tardi, ma arriva
A chi oggi si sente insicuro, a chi continua a chiedersi se va bene così com’è, vorrei dire una cosa semplice, ma potente:
Sì, vai bene. Anche con le tue paure, anche con i tuoi dubbi, anche con le tue fragilità. Vai bene.
E se nessuno te lo ha mai detto, se da bambino hai cercato uno sguardo che ti dicesse “sei amabile”, ora puoi dartelo tu.
Puoi essere tu quella carezza che è mancata.
Puoi essere tu quella voce che rassicura.
Puoi essere tu la persona che avresti voluto incontrare… Perché non è mai troppo tardi per rinascere, quando si decide di farlo con amore.
E se senti che è giunto il momento di guardarti davvero, senza più filtri imposti da ciò che ti è stato insegnato, se desideri riscrivere la tua definizione di felicità partendo da te, ti invito a leggere il mio nuovo libro “Il mondo con i tuoi occhi”. Non è un libro da leggere, è un libro da attraversare. È uno strumento per riconnetterti con te stesso, smantellare i costrutti che ti hanno fatto sentire “sbagliato” e ricostruire, passo dopo passo, una vita che ti somigli davvero. Perché meriti di essere felice. Ma felice a modo tuo. Il libro lo trovi nella tua libreria di fiducia o su Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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