Che bambino è stato un adulto narcisista

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C’è stato un tempo in cui l’uomo narcisista che avete incontrato è stato un bambino piccolo, indifeso e ferito. Sì, proprio lui, quello per il quale troppo spesso vi struggete, che pare essere una fiera feroce e non addomesticabile. Quello che vi ha promesso il paradiso e poco dopo vi ha prese sottobraccio e portato a fare un giretto all’inferno. C’è stato un tempo, dicevo, in cui anche lui è stato un piccolo bambino indifeso. Sembra così difficile immaginarselo piccino e sofferente.

Eppure, a guardarlo con attenzione, facendo appello magari alla vostra sensibilità femminile o all’istinto materno, sarete anche voi in grado di andare oltre la corazza di adulto bello, brillante ed eccezionale che si è costruito crescendo e potrete vederlo piccolo e disarmato, puntare i piedi, recalcitrare e piangere, disperatamente, stringendo i pugni perché rivuole indietro ciò che gli è stato negato. Ciò che per sempre ha perduto e per il quale necessita di essere risarcito.

Fermatevi un attimo

La finalità dell’articolo non è quella di impietosirvi. Qui si vuole solo rendere giustizia al bambino che il narcisista è stato, ovvero un bambino sofferente, della cui sofferenza i “grandi” intorno a lui non si sono occupati. Questo passaggio in nessun modo dovrà servire come attenuante e giustificazione per cercare di salvarlo Non siete la croce rossa e salvare il vostro partner (o l’ex) non spetta a voi. L’amore, questo è bene ricordarlo sempre, esiste e lo si può chiamare Amore solo se c’è reciprocità. E la reciprocità, come è facile intuire, manca per definizione in una relazione che nasce asimmetrica e cioè con lo scopo di salvare la persona più debole e compromessa.

Peggio ancora se l’altro, come nel caso del narcisista, per via del disturbo di personalità che affligge lui e chi gli sta intorno, difficilmente ammette d’essere causa di problemi e ancora più raramente ammette d’averne di suoi. Il narcisista, infatti, impara fin da piccolo a dissimulare. Il nucleo della sua problematica consiste proprio nella impossibilità, incapacità di conoscere se stesso e di prendere contatto con la sua parte più debole e vulnerabile.

Per questo quando gli chiederete della sua infanzia, a meno che il danno non sia sotto gli occhi di tutti (per esempio: il bambino è stato abbandonato ed è cresciuto con altri familiari o in casa-famiglia), vi racconterà di una famiglia in cui tutto è andato bene e, a tratti, è stato meraviglioso. Il ricordo dei primi anni di vita verrà evocato in genere con la deferenza e l’ammirazione che il narcisista prova per tutto ciò che lo riguarda:

“Dottoressa, non per vantarmi, ma mia madre era la donna più affettuosa che io abbia mai incontrato ed era anche incredibilmente bella, tanto che in famiglia la chiamavano La Miss. E mio padre, ah mio padre, lui pareva un attore di Hollywood”. (M. anni 52). Da quanto emerge dalla più autorevole letteratura sui primi anni di vita dei narcisisti, però, l’infanzia di questi bambini è stata tutt’altro che idilliaca. Possono essere infatti circa tre gli elementi costitutivi dell’esperienza vissuta dai bambini che si preparano allo sviluppo (possibile) di un disturbo narcisistico di personalità.

Le prime esperienze di attaccamento sono state spesso molto intense, ma in qualche modo improvvisamente o traumaticamente interrotte o deteriorate (per una separazione improvvisa, un lutto, la nascita di un fratello più amato) per cui si è minata la fiducia di base e il senso di sicurezza.

DA ADULTI, la perdita sarà costantemente (inconsciamente) riprodotta nella relazione di coppia, nell’illusione di poterne gestire l’angoscia.

Va da sé che dovrete imparare, se è vostro desiderio rimanergli accanto, a sopportare i loro continui vai e vieni dalla relazione. Le volte in cui spariranno (del gosting abbiamo parlato qui), le volte in cui vi puniranno col silenzio, quelle in cui sentiranno il bisogno di tradire, così da perdere la relazione con voi, riproponendo l’antica perdita come se fosse un ineluttabile destino. Sono stati bambini molto amati dal genitore di sesso opposto. Tuttavia l’amore non era mai dato incondizionatamente: esso veniva elargito a condizione che questi figli fossero esattamente come li si voleva. Si è stati dunque amati sub conditione ad un adattamento a valori e modelli imposti dai familiari (quasi sempre implicitamente).

L’adorazione che uno o più adulti significativi dimostravano per il bambino non si accompagnava cioè alla comprensione dei suoi bisogni emotivi e dei suoi reali desideri: come se non fosse tanto il bambino ad essere amato, quanto la sua particolare capacità e i suoi successi nell’aderire alle aspettative degli adulti di riferimento. È da precisare che più sarà esplicito l’investimento affettivo dei genitori, meno distruttivi saranno i narcisi in età adulta nelle relazioni affettive: si sentiranno più sicuri di sé e più capaci di ottenere quello che desiderano.

DA ADULTI:  ricercheranno continuamente L’Amore Vero

L’Amore Incondizionato, per poi però metterlo continuamente in discussione, in quanto intimamente convinti che, dato che non hanno avuto la fortuna di esperirlo a tempo debito, quell’amore non possa esistere. E così si adopereranno per sabotarlo e poter dire, dopo, che il partner non li amava abbastanza, o che erano loro quelli che, in fondo, non erano poi così innamorati.

L’adorazione e la deferenza dei genitori possono repentinamente ed improvvisamente lasciare il posto al biasimo e, nei casi più gravi, alla rabbia se il comportamento del bambino non è all’altezza delle aspettative su di lui riposte. Così l’insuccesso, o perfino l’imperfezione, determinano una delusione insopportabile nei confronti del bambino, che viene improvvisamente e duramente biasimato per il suo fallimento e fatto sentire in colpa per non essere stato abbastanza bravo.

DA ADULTI: percependosi come profondamente inadeguati, vulnerabili e non amati per ciò che davvero sono, compensano coltivando e celebrando una bella immagine di sé (il falso sé), che diviene corazza protettiva di quel bambino ferito che non era stato abbastanza bello, vincente, educato, intelligente, o chissà, magari non abbastanza devoto come gli era implicitamente chiesto di essere.

Ne consegue che molto spesso, per nutrire la personalità che socialmente ottiene più consensi e gratificazioni, garantendo (finalmente) le attenzioni che il vero sé non sente di potersi permettere, i narcisisti risultano essere quegli uomini simpatici, attraenti, affabulatori, seduttivi e così grandiosamente eccezionali da farvi perdere la testa senza riserve, (laddove per “perdere la testa” si intende, in questo caso, il senso letterale dell’espressione!).

A diversi livelli le strutture narcisistiche hanno problemi relazionali significativi. La loro organizzazione psicologica, messa su ad arte per garantirsi una certa sopravvivenza in quella giungla di amor vacuo in cui i loro genitori hanno lasciato che vivessero, li impegna costantemente a dimostrarsi di essere belli e attraenti e a mettere addosso agli altri inconfessabili sentimenti di disprezzo e disistima che infondo provano per se stessi.

Così succederà, presto, che sentiranno il bisogno incontrollabile di svalutarvi. E all’inizio lo faranno in maniera nemmeno poi così ostile, per cui magari diranno cose tipo:

“Ah, ecco, tu eri qui, non ti avevo vista”.

“Oh, si, hai ragione, avevamo un appuntamento che ho scordato”.

“Certo, si, ti avrei dovuto chiamare ma sono stato così preso dalla mia incredibile giornata!”

E sarà un continuo calpestare distrattamente l’altrui amor proprio come si fa con le foglie secche. Solo dopo qualche tempo si arriverà ad attacchi serrati e severi:

“Sei come tutte le altre, non vali niente, mi costringi a comportarmi così, è solo colpa tua se non sono più quello di una volta, non fai che lamentarti, non ti sta bene niente…”

E via giù di lì con cose che farebbero diventare il seguito discutibilmente volgare e che quindi ometto, confidando nella vostra immaginazione.

Tutto questo non farà che farvi perdere la testa ancor di più. Ma mentre voi perdete la ragione, il piccolo bambino narcisista non avrà niente da perdere.

Lui ha già perso tutto quello che di importante un bambino può perdere: la continuità affettiva, l’amore incondizionato e la possibilità di essere consolato nel momento del fallimento. Talvolta ha perso tutte e tre le cose insieme.

Allora la sua intera vita sarà volta ad ottenere quel risarcimento, più noto come rifornimento narcisistico o narcisistic supply, che ricercherà in maniera spasmodica trovandolo ogni volta negli oggetti belli di cui ama circondarsi, nelle grandi auto o nelle roboanti moto, nell’attitudine al rischio, nelle trasgressioni che gli piacciono tanto, nelle belle donne. Tante.

O ancora nelle alte onorificenze, nel numero di pubblicazioni, nei palcoscenici su cui si esibirà, insomma in tutto quello che deciderà di fare o possedere. Tutto dovrà essere strabiliante. Dovrete esserlo anche voi.

E più è grande il vuoto lasciatogli da quella famiglia che non l’ha saputo amare fino in fondo e più saranno necessarie cose strabilianti per riempirlo, e più ci sarà bisogno di donne, come voi, come te, disposte ad annientarsi in nome dell’Amore Incondizionato e dell’Adorazione Senza Fine che lui chiede incessantemente ma che, ahimè, e questa è la sua drammatica condanna, non è assolutamente in grado né di riconoscere quando arrivano, né di riuscire a tenerli cari, come si fa con le cose preziose. E questo nonostante tutta la tua fedele devozione.

A cura di Silvia Pittera, Psicologa – Psicoterapeuta
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