Nel momento in cui nasce un bambino, si sa, nasce anche una madre. Un grande privilegio che rappresenta, inevitabilmente, anche una grande responsabilità: quella di educare e crescere un figlio. Un mestiere a tutti gli effetti, probabilmente il più bello del mondo che però può portare con sé anche innumerevoli ostacoli, difficoltà e inciampi.
Affinché la figura materna possa ricoprire tale ruolo è necessario che sia disponibile a cogliere i segnali di paura e disagio manifestati dal bambino e che sia pronta ad offrirgli, poi, conforto e accudimento. In questo senso la sensibilità e la responsività della figura di riferimento verso i bisogni emotivi e fisici del bambino sono fondamentali per lo sviluppo delle abilità sociali e della capacità di regolazione emotiva. Tale affermazione assume maggiore rilevanza alla luce del fatto che, secondo la teoria proposta da Bowlby (1982), il comportamento di attaccamento è guidato da rappresentazioni cognitive interne, definite Modelli Operativi Interni (MOI) che si formano all’interno della relazione caregiver– bambino.
La teoria dell’attaccamento
Il potere dell’amore e’ veramente infinito, permette di aumentare il potenziale di ciascun individuo e di manifestare i propri desideri in modo sano. Amarsi e amare gli altri, porta a realizzare tutto quello che si vuole molto più rapidamente. Di fatto la mancanza di amore nell’infanzia influenza il comportamento in amore nell’età adulta. L’amore è il motore che ci rende fedeli e la forza motrice degli esseri umani. Le persone alle quali è mancato l’amore, cresceranno in un vuoto emotivo, troveranno difficile esprimere i loro sentimenti e svilupperanno delle relazioni interpersonali inadeguate.
>Nello specifico, a seconda del tipo di risposta che il bambino riceve dai suoi genitori, nel momento in cui chiede loro aiuto e protezione, organizza un’insieme di aspettative e memorie che lo guidano nella costruzione dell’immagine che ha di sé stesso ed allo stesso tempo dell’altro. Pertanto, a partire da tali modelli, che vengono progressivamente interiorizzati, il bambino si crea delle aspettative non solo rispetto alle future interazioni che intratterrà con gli altri ma anche rispetto alle risposte che si attenderà negli scambi relazionali e comunicativi con loro (Bowlby, 1973).
Ispirandoci agli stili di accudimento messi in evidenza con gli studi di Bowlby-Ainsworth, possiamo descrivere 4 tipi di parenting (ossia di atteggiamenti che i genitori hanno nei confronti dei figli, di stili di accudimento): il parenting positivo, il controllo senza affetto, il controllo con affetto e il legame assente. In alcuni casi si parla inoltre di attaccamento invertito (quando sono i figli a prendersi cura dei genitori).
1) Madre base sicura
La base sicura è il punto cardine della teoria dell’attaccamento. Un genitore deve essere in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni e alle richieste del bambino: è proprio avendo risposte adeguate alle sue richieste che il bambino saprà che quel genitore è affidabile, disponibile, amorevole e il bambino stesso si sentirà amabile, meritevole di amore. Un genitore base sicura è in grado di permettere l’esplorazione dell’ambiente circostante, è un po’ la mamma mongolfiera di cui si parla nel libro. Nel momento in cui un bambino ha bisogno di aiuto la madre base sicura risponde prontamente.
Il bambino non ha paura di staccarsi dalla figura di attaccamento perché sa che, se ce ne sarà bisogno, alle sue spalle avrà una base sicura. Sa che può allontanarsi: è da qui che nasce l’autonomia. È uno stile educativo fatto di ascolto, di rispetto dei bisogni. Attenzione perché non si tratta della “madre perfetta”, che non esiste. È però la madre che aiuta i bambini a crescere in maniera equilibrata e la più vicina alla mamma mongolfiera. Quella che non opprime i figli e che li lascia liberi.
CONSEGUENZE – Il bambino è sicuro nell’esplorazione del mondo, è convinto di essere amabile, è capace di sopportare anche i distacchi perché sa che la mamma torna, non ha paura di essere abbandonato. Se viene lasciato dai nonni, o da chi se ne prende cura, non è angosciato. È con questo stile educativo che nascono le persone più autonome, sicure e indipendenti, che hanno fiducia nelle proprie capacità. Tutto è collegato al fatto che i genitori nutrono l’autostima del bambino, lo fanno sentire amabile e di valore.
2) Controllo senza affetto
Madre non disponibile
È fisicamente disponibile (si occupa dei propri figli per quanto riguarda, ad esempio, l’alimentazione, le cure igieniche, etc.), ma non considera i bisogni emotivi e di contatto dei figli. In queste madri manca o è scarso il contatto fisico, non riescono a rispondere adeguatamente alle risposte emotive del bambino. In alcuni casi sono incapaci di esprimere anche le proprie emozioni. Se un bambino piange perché vuole essere preso in braccio, che è un bisogno primario e non un capriccio, la mamma non lo prende. Ma la natura ci ha programmato per crescere con il contatto fisico. Che ha diversi benefici sulla crescita complessiva dell’individuo, anche per il sistema nervoso, e migliora le difese immunitarie.
La natura ci ha fatto per vivere, soprattutto il primo anno di vita, a stretto contatto con la figura di attaccamento. Fino al primo anno di vita i bambini hanno le gambe inarcate a forma di O, perché la natura ha programmato che finché non camminino siano predisposti a stare in braccio sul fianco, a contatto con la madre: hanno una curvatura adeguata al corpo della madre.
CONSEGUENZE – Se non viene data risposta adeguata a questi bisogni emotivi primari il bambino si convince di non meritare amore. Per questo ha una bassa autostima, è insicuro, prova un senso di inadeguatezza. Una caratteristica di questi bambini è che evitano tutte quelle condizioni che possono far rivivere queste sensazioni di tristezza, di insoddisfazione, di non sentirsi amati. Questo significa che in età adulta potrebbero non essere in grado di mantenere relazioni sane e durature perché, ad esempio, penseranno di non meritarle. L’emozione dominante è la tristezza. Un esempio di disturbo classico di bambini cresciuti con madri non particolarmente disponibili emotivamente è la depressione, o comunque una predisposizione alla depressione.
Madre controllante
Anche lei è emotivamente non disponibile, ma particolarmente controllante sulla gestione della vita del figlio, ipercritica, competitiva e a volte anche aggressiva.
CONSEGUENZE – Sono molto simili a quelle della madre non disponibile. Un esempio di conseguenza in età adulta di questo tipo di parenting sono i disturbi alimentari. Una ragazza anoressica potrebbe avere una madre particolarmente focalizzata sulle apparenze, tanto da controllare o spingere la figlia a tenere sotto controllo il suo aspetto fisico per via del giudizio degli altri. O tanto da richiedere performance molto alte, così da instillare un senso di vergogna su cui potrebbe ruotare la costruzione della propria identità. Tutto è legato al giudizio degli altri. Qui non c’è un sincero interesse per il benessere del figlio, ma c’è una madre che deve soddisfare il suo bisogno di apparire, di avere una famiglia perfetta per ricevere giudizi positivi. Si tratta di madri che danno più importanza al giudizio degli altri che al reale benessere della famiglia, che tentando di soddisfare dei loro bisogni utilizzando i propri figli come tramite. Non c’è una dimostrazione reale e sincera di affetto incondizionato in questi casi. Spesso non c’è particolare contatto fisico, non ci sono calore, abbracci, carezze: anche se queste madri amano i propri figli non sono in grado di esprimere la propria emotività. Questi figli si sentiranno sempre inadeguati e non in grado di gestire autonomamente la propria vita. Questo li segnerà anche nelle relazioni future.
Madre ambivalente
È una madre che oscilla tra odio e amore e questo è quello che comunica ai suoi figli. Non reagisce a un comportamento del figlio sempre nello stesso modo: in una situazione può reagire in modo affettuoso, con apprezzamento e incoraggiamenti e in un’altra occasione, allo stesso tipo di comportamento, può reagire in modo sprezzante e aggressivo. Questo confonde e genera una forte angoscia nel bambino, perché non riesce a crearsi una rappresentazione mentale del genitore. La sensazione di angoscia deriva dal non poter mai prevedere la risposta del genitore a un suo comportamento. Se un bambino, ad esempio, lancia degli oggetti, ci si potrebbe aspettare che una mamma spieghi che lanciare oggetti possa essere pericoloso, che si possa fare del male a sé stessi o a qualcun altro, che si possano rompere. Una mamma ambivalente una volta potrebbe spiegare perché non farlo, una volta lanciare a terra gli oggetti insieme a lui, un’altra volta ancora iniziare a gridare.
CONSEGUENZE – Le rappresentazioni mentali sono molto importanti. Ogni bambino si crea una rappresentazione mentale del proprio genitore, sapendo così cosa aspettarsi dal genitore in ogni momento. La relazione con una madre ambivalente al bambino appare precaria e pericolosa perché non sa come comportarsi. Mentre nel caso della madre non disponibile un bambino non riesce a distaccarsi perché è sicuro che se si allontana la perde, nel caso della madre ambivalente non riuscirà a staccarsi perché non ha idea se al ritorno la troverà e questo causa un’angoscia tremenda. Le conseguenze più comuni derivanti da una figura di questo genere sono i disturbi di tipo ossessivo: gli ossessivi hanno bisogno di certezze (proprio perché non ne hanno avute durante l’infanzia), sono abitudinari e hanno dei rituali che li aiutano a tenere sotto controllo la loro ansia, la loro angoscia dell’incertezza (classico è l’esempio di ossessivi che devono riporre gli oggetti sempre nello stesso ordine e allo stesso posto e che non sopportano che questi vengano spostati, o che eseguono dei rituali personali prima di un evento per loro importante, un esame, un colloquio, etc.).
3) Controllo con affetto
Madre ansiosa
La madre ansiosa è una madre che ostacola la separazione, che fa percepire il mondo come estremamente pericoloso, limita l’esplorazione, è una madre iperprotettiva, e questo fa sì che il bambino si percepisca come molto fragile e vulnerabile e si convinca che solo la madre possa proteggerlo. Sono madri eccessivamente focalizzate sulla salute. Dicono spesso che il figlio è cagionevole e questi bambini crescono dunque con l’idea di essere cagionevoli. Per questo percepiranno il mondo come pericoloso e questo li porterà a evitare qualsiasi situazione percepita come pericolosa. Questa tipologia di madre è controllante, ma non è un controllo relativo alla gestione della vita dei figli: si tratta più che altro di iperprotezione. È molto affettuosa, non ha paura di dimostrare le proprie emozioni al figlio. È probabilmente quella mamma che più di tutte si potrebbe identificare con la mamma elicottero di cui parla Marcella Manghi nel suo libro: “Mamma mongolfiera”.
CONSEGUENZE – Diciamo che l’emozione predominante in questi bambini è la paura. Tra le conseguenze più comuni dei bambini cresciuti con una madre eccessivamente ansiosa potrebbero riscontrarsi i disturbi d’ansia e le fobie.
4) Legame assente
I bambini con madre assente sono caratterizzati da trascuratezza fisica e/o emotiva. Spesso in queste situazioni si tratta di famiglie con casi di abbandono, abusi, maltrattamenti, violenza verbale, psicologica e/o fisica. Sono bambini che crescono nella paura o nella violenza.
Madre incoerente
La madre incoerente è assente emotivamente e fisicamente, viene definita “spaventata e spaventante”. Non sa mai come comportarsi col bambino, non è in grado di relazionarsi con lui. È spaventante perché crea timore nel bambino. Il messaggio verbale nel suo caso non corrisponde al messaggio non verbale, a ciò che realmente questa madre dovrebbe comunicare e c’è una forte discrepanza tra il detto (dalla madre) e il percepito (dal bambino). Mostra atteggiamenti motivati da dolore, collera esplosiva, tristezza incontrollabile, rabbia, che spesso non coincidono con la tipologia d’evento che li ha scatenati. Il bambino non capisce, infatti, la connessione tra l’evento e il perché questa madre reagisca, ad esempio, con paura.
CONSEGUENZE – Nel caso della madre assente, tra le conseguenze potrebbero insorgere disturbi antisociali. Nel caso della madre incoerente potrebbero emergere disturbi psichiatrici o di tipo borderline. Questi figli sono estremamente angosciati e con senso di vuoto perché nessuno ha riempito il loro vuoto emotivo durante l’infanzia (il borderline, infatti, prova una sensazione di vuoto perenne).
Attaccamento invertito
Madre figlia
Sono quelle madri che, per vari motivi, non sono fisicamente ed emotivamente in grado di prendersi cura dei propri figli e chiedono loro di essere accudite. Per esempio, nel caso di madri alcoliste o depresse, è molto comune che siano i figli a prendersi cura di loro. Sono madri fragili che possono amare i propri figli, ma che non sono in grado di trasformare questo amore in azione, ossia di prendersi cura di loro.
CONSEGUENZE – Crescita precoce a livello di maturazione emotiva, responsabilità non compatibile all’età di riferimento. Questi bambini provano la sensazione di non essere amati e rinunciano ai propri bisogni, alle proprie esigenze, ai propri desideri e alla propria vita. Anche questo potrebbe generare degli stati depressivi.
Le conseguenze derivanti dal tipo di parenting non sono dirette e inevitabili . Sulle conseguenze molto dipende anche dalle caratteristiche personali dei figli, dalla loro resilienza. Non tutti incorrono in disturbi: si può avere una personalità di tipo ansioso, ma vivere una vita tale da non far emergere un disturbo. Si tratterebbe dunque di un’ansia controllabile e non invalidante.
Quel che è certo è che un percorso di consapevolezza sul perché siamo fatti in un determinato modo è molto importante: la conoscenza è potere. Se io conosco allora posso cambiare. Sapere il perché di alcune nostre caratteristiche può smuoverci al cambiamento, soprattutto laddove queste caratteristiche ci portino disagio o sofferenza.
Chiaramente dipende anche dalla gravità del disturbo: alcuni disturbi, come quelli psichiatrici, vanno tenuti sotto controllo più che curati. Da altri disturbi, invece, si può guarire completamente. Deve poterci essere una sorta di ristrutturazione della personalità: se so perché, ad esempio, una particolare ansia o un particolare stato di disagio mi accompagnano da gran parte della mia vita, posso lavorarci e liberarmene. Dipende sempre dalle proprie caratteristiche e dalla gravità del problema.
PER CONCLUDERE
Alla luce di quanto esposto, è possibile affermare che esista, quindi, uno stretto legame tra le prime esperienze relazionali vissute del bambino e il suo successivo sviluppo affettivo, psicologico e sociale; nello specifico la responsività e la disponibilità del genitore rispetto ai bisogni manifestati dal proprio figlio sembrano assumere, in questa prospettiva, un ruolo rilevante non solo per la capacità di regolare le emozioni, ma anche per la formazione di modelli sé-altro che permettano al bambino di avere fiducia negli altri e, quindi, di sviluppare relazioni sociali adeguate.
In tale cornice teorica dunque, come scrive lo stesso Bowlby (1979), assume una rilevanza fondamentale, all’interno della relazione con il caregiver, l’essere riconosciuti nel proprio “bisogno di essere amati, di essere desiderati, voluti, nutriti d’amore, accettati per quello che si è”.
NOTA BENE: quando ci si mette in gioco bisogna anche tener presente che i genitori solitamente sono due e che entrambi devono essere partecipanti attivi del piano educativo genitoriale. Di questo ne parleremo nel successivo articolo.
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor, sul mio account personale o nel nostro gruppo Dentro la Psiche. Puoi anche iscriverti alla nostra newsletter. Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*