Che rapporto hai avuto con i tuoi genitori? Ecco come ami

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Le interferenze della famiglia d’origine sono una realtà tangibile. Nella maggior parte delle storie di vita delle coppie, le lacune dei loro attuali rapporti, hanno radici lontane, con sede in esperienze amorose non felici vissute nell’infanzia, che hanno poi condizionato e influenzato profondamente le successive relazioni sentimentali, creando una “ferita emotiva del non amore” e della sofferenza.

Essere genitori non implica una capacità innata di amare consapevolmente i propri figli

Ci sono molti modi per causare una ferita in un bambino, ad esempio la violenza, le minacce, urlare, parlare con un tono freddo, tenere a distanza, maltrattare, escludere, colpevolizzare, prendere in giro, denigrare ecc. Queste ferite causano dolore ed emozioni negative e noi, inconsapevolmente, cerchiamo di liberarcene in due modi: amare oppure narcotizzare il nostro animo.

Le situazioni, i conflitti e i problemi che abbiamo vissuto durante l’infanzia, non sempre rimangono sepolti nel passato. Chi cresce con una carenza affettiva si sente inevitabilmente affamato emotivamente e il partner può diventare il bersaglio di questo bisogno, proiettando su di lui l’idea che debba sopperire a tutte le mancanze ricevute e riempire così quel vuoto che sentiamo. Si possono formare quindi delle fantasie simbiotiche e di totale dipendenza e allo stesso tempo delle forti aspettative nei confronti dell’altro. Aspettative irrealistiche che la maggior parte delle volte finiscono con l’essere deluse, non perché l’altro non ci ami, ma perchè nessun amore potrà colmare quel vuoto.

Da quanti anni ti porti dietro questo dolore?

Molte di queste esperienze restano in profondità nell’inconscio e da lì esercitano la loro influenza sulla nostra vita quotidiana, ma spesso non ce ne accorgiamo. Quando soffriamo un trauma o una ferita emotiva, il bambino che c’è ancora dentro di noi, continua a reagire come se fosse in pericolo, impedendoci di rispondere in modo adattivo e adeguato alla nostra età e maturità. In pratica, di fronte a determinate situazioni, questo bambino spaventato, umiliato e abbandonato, prende il sopravvento. Naturalmente, in questi casi, può farci più male che bene.

Alla continua ricerca di affetto

Chi cresce con carenze di affetto nell’infanzia andrà per il mondo con avidità alla continua ricerca di affetto. Tenderà a cercare riconoscimento e accettazione a tutti i costi in altre persone e a riporre il proprio valore nell’opinione altrui. Possiamo persino continuare a cercare l’amore della propria madre o del proprio padre anche a 40/50/60… anni, avremo ancora bisogno di conquistare quel genitore che non ci ha amato abbastanza nel modo giusto, sentiremo l’esigenza di compiere delle azioni per essere visti come figlio meritevole.

Per comprendere l’effetto che i traumi e le ferite infantili hanno sulla nostra vita adulta, è necessario approfondire la teoria dell’attaccamento. Per capire il tipo di relazioni che stabiliamo nell’età adulta, è essenziale andare nel passato, analizzare i rapporti che abbiamo stabilito con i nostri genitori o le figure importanti della nostra vita. Secondo la teoria dell’attaccamento, il comportamento dei genitori e il modo in cui essi stabiliscono le relazioni con i loro figli, hanno delle profonde implicazioni nel modo in cui i bambini reagiranno in futuro. Questo rapporto affettivo sopravvivrà nel tempo perché è la base su cui costruiamo il nostro “io”. Infatti, sulla base di questo rapporto abbiamo costruito una serie di modelli interni che ci guidano e ci permettono di interpretare l’ambiente.

Come ami? Un piccolo questionario

Quando questo rapporto ha generato un legame sicuro, ci sono grandi possibilità che diventiamo persone aperte e sicure di sé. Quando questo legame è di tipo evitante, ambivalente o disorganizzato, avremo una visione distorta e negativa del mondo e di noi stessi, in modo tale che, alla fine, dovremo affrontare più conflitti e non avremo le risorse psicologiche necessarie per affrontarli. Un breve “questionario” che può fornire indicazioni utili per conoscerti e conoscere meglio il tuo partner

  •  Sei pronto/a ad accorgerti da piccoli indizi quando il tuo partner è triste o nervoso/a e ti prodighi per confortarlo/a? Di solito hai successo?

#La capacità di cogliere gli stati d’animo del partner è tipica delle persone molto empatiche, come quelle dotate di una personalità sicura. Anche le persone insicure sono sensibili agli stati d’animo altrui.  A differenza di quelle sicure, sono spesso preoccupate di non essere in grado di dare conforto al partner.

  • Gli dici spesso che lo/la ami? Lui/lei come reagisce? Anche lui/lei ti dichiara spesso il suo amore di sua iniziativa o solo in risposta alle tue dichiarazioni?

#Le personalità sicure non hanno difficoltà a parlare esplicitamente dei propri sentimenti e riconoscere il proprio coinvolgimento emotivo nella relazione. Al contrario, una persona di tipo evitante può temere l’impegno che una dichiarazione d’amore comporta, o sentirsi soffocata da manifestazioni di affetto che giudica eccessive. Attenzione, però, continue dichiarazioni d’amore possono essere anche la spia di una personalità insicura, che cerca rassicurazione dalle reazioni dell’altro.

  • Quando siete in disaccordo, litigate in modo acceso, scambiandovi parole di cui poi spesso vi pentite? Tu o il tuo partner mettete in discussione la tenuta della relazione a ogni lite? Oppure, al contrario, tu o il tuo partner evitate gli argomenti che possono creare contrasti? Hai l’impressione di negoziare continuamente con lui/lei su ogni piccolo dettaglio della vita a due?

#Le persone di tipo sicuro tendono a stemperare eventuali disaccordi con il partner, perché partono dal presupposto che l’altro sia sempre ben intenzionato nei loro confronti. Al tempo stesso, non nascondono i problemi e non si sottraggono a un confronto aperto. Liti accese, scambi di accuse e minacce di rottura sono un comportamento tipico delle persone insicure. Infine, le persone evitanti sono sempre molto attente a mantenere ben delimitato il proprio spazio vitale, negoziando ogni minimo aspetto della vita di coppia, ma difficilmente si abbandonano a liti emotivamente coinvolgenti.

  • È geloso/a, teme che tu possa lasciarlo/a e trovare una persona più adatta a te? O, al contrario, le sue aspettative nei tuoi confronti sono molto elevate, un modello di perfezione a cui è difficile adeguarsi?

#La gelosia esasperata è sintomo chiaro di insicurezza, così come il timore continuo di essere lasciati. Se sei convinto/a che sia lui/lei ad avere aspettative troppo alte, forse sei tu ad avere una personalità di tipo insicuro. Oppure, lui/lei potrebbe essere un tipo evitante. Nutrire aspettative molto elevate nei confronti del partner è un modo per non farsi coinvolgere troppo dal rapporto, per mantenere le distanze.

Come trovare la persona giusta?

L’errore che più grande che commettiamo è far dipendere la nostra felicità da qualcosa o qualcuno. Nessuno può renderti felice. Nessuno! Viviamo come se fosse compito degli altri darci questo, come se fosse in loro potere, ma non è così. Il bello che nessuno ti dice (anche perché quasi nessuno l’ha capito!) è che le tue emozioni dipendono da te. Provi gioia? Rabbia o delusione? Entusiasmo o noia? Benissimo, sappi che le crei tu, non conta cosa ti accade e non ha importanza cosa fanno gli altri. Se ti rendi conto di questo capisci che cercare qualcuno che ti renda felice non ha senso. Non lo troverai mai, non troverai mai nessuno che possa renderti felice. Sarebbe tempo perso. Ti garantisco che tutte le crisi di coppia nascono per questo motivo. Tutte.

La domanda che tutti si pongono è: come trovare la persona giusta? Questo vuol dire che anche la persona giusta per te si starà chiedendo se tu lo sei per lei. La risposta qual è? Tu sei la persona giusta? Il primo passo è capire se tu sei questa persona speciale che qualcuno sta cercando proprio adesso. Essere tu la persona giusta, significa liberarti da tutti quei condizionamenti che ti sei trascinato dietro e riuscire finalmente a vedere gli altri abbastanza chiaramente da poter capire. A tal proposito ti chiedo di rispondere alle domande che seguono

  1. La persona che stai cercando non si sente meritevole d’amore?
  2. La persona che stai cercando è spesso frustrata, arrabbiata, delusa?
  3. La persona che desideri accanto a te ha una pessima autostima e si crede un totale fallimento?
  4. La persona che cerchi, ha bisogno del giudizio degli altri per sentirsi capace?
  5. La persona che stai cercando è spesso paralizzata dalla paura e piena di ansie?
  6. La persona giusta è una persona  senza entusiasmo per la vita?
  7. La persona che cerchi è pessimista e si lascia abbattere facilmente?
  8. La persona che cerchi si sente sbagliata con tanti sensi di colpa?
  9. La persona giusta deve essere diffidente e darti la colpa per ogni minimo intoppo?

Scommetto che hai risposto tutte le volte “no!”. Tu sei la persona giusta se rispondi “no” a queste domande, pensando a te stesso, o te stessa. Rileggile tutte, una alla volta, e ora pensa se tu sei così come vorresti che fosse la persona che vuoi avere accanto a te. Così come tu hai detto nove volte no, dai pure per certo che chiunque farà la stessa cosa. Se vuoi trovare la persona giusta, devi innanzitutto esserla tu. Adesso. Potrai conoscere il mondo intero, incontrare chiunque, ma fino a che tu non sarai la persona giusta, fino a che tu non ti toglierai dagli occhi questa benda, non cambierà nulla, e non sarai mai felice.

Quanti di noi aspettano ancora di fiorire?

Quanti di noi aspettano ancora di essere «trattati» con amore? E non parliamo di un surrogato d’amore, quello indubbiamente l’abbiamo conosciuto. Molti di noi, purtroppo, non hanno mai avuto l’opportunità di accogliere un profondo amore incondizionato, quello fatto di accettazione, stima e validazione emotiva. No, questo legame amoroso in cui potevamo davvero esprimere noi stessi, non lo abbiamo conosciuto e ci appare quasi come una chimera. I legami che abbiamo stretto fino a oggi, più che basati sull’amore, vertono sui ricatti affettivi, sui compromessi, sugli obblighi morali indotti, sui sensi di colpa, sulla paura dell’abbandono… insomma su tante sensazioni sofferenti che niente hanno a che vedere con l’Amore. «Se fai questo, se mi appoggi, se sei abbastanza buono, silenzioso, ubbidiente, bravo, capace, intelligente… allora, forse, forse, allora sì, forse sarai amato».

Era questa la falsa promessa. Falsa perché l’amore non è fatto di «se sei…» o «se mi dai..». È fatto di vicinanza e accettazione. È fatto di tanti impliciti «tu vai bene così», «puoi esprimere te stesso perché hai un valore intrinseco!» Quel valore, non deve dartelo certo il legame, il legame deve riconoscerlo, deve fornire l’ambiente giusto per esprimerlo, per farlo sbocciare, fiorire…! Ecco, allora ripeto la domanda, quanti di voi stanno ancora aspettando di fiorire? Nel mio libro dal titolo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», imparerai a concederti, in piena autonomia, quel riscatto tanto ambito. È vero, meriti di essere notato, ma la prima persona che deve imparare a farlo, sei tu! Perché come scrivo nel libro “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Il libro lo trovi in tutte le librerie oppure su Amazon, a questo indirizzo

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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