Il «confine psicologico» che ti protegge dagli altri

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
Immagine: copertina del «The Texas scientist» del College of Natural Science dell’Università di Austin

Nel linguaggio comune un confine definisce e separa due aree: sconfinare equivale a invadere. Da un punto di vista psicologico, violare un confine è sinonimo di abuso.

Nel relazionarci con il prossimo, che siano genitori, amici, colleghi, partner o semplici conoscenti, impostiamo automaticamente i nostri confini: linee invisibili che separano noi dagli altri. I confini, al contempo, separano e uniscono, ci differenziano ma fanno trovare uguaglianze, similitudini e appartenenza.

Queste linee, anche se non si vedono, sono estremamente utili: garantiscono protezione, aiutano a mantenere un senso di identità, forniscono spazio personale, regolano aspettative, scambi e rispetto reciproco.

I confini, dunque, aiutano a mantenere integra la nostra identità, definiscono ciò che ci aspettiamo dagli altri, cosa possiamo tollerare e cosa, invece, riteniamo inaccettabile, garantiscono il rispetto di diritti fondamentali e regolano la reciprocità nei rapporti che instauriamo con gli altri.

In psicologia, i confini appartengono alla mente quanto al corpo e possono essere interni o esterni.

 I confini esterni

I confini esterni delimitano e regolano i rapporti tra due persone: la vicinanza e la distanza, il contatto e il distacco, ma anche la capacità di riconoscersi al contempo come individuo a sé e parte di un legame o di un gruppo.

Senza sani confini, è difficile poter sperimentare un sano senso di appartenenza. Questa mancanza, può aprire le porte alla dipendenza affettiva così come a un forte senso di solitudine, può innescare evitamenti, anaffettività e disfunzioni interpersonali di varia natura.

I confini esterni, inoltre, regolando i legami, restituiscono un’immagine di sé degna di stima o meno. In che modo? Mediante i confini comunichiamo all’altro cosa siamo disposti ad accettare in una relazione interpersonale.

I confini interni

I confini interni, invece, esprimono la capacità dell’individuo di discernere tra emozioni e pensieri (es.: mi sento inadeguato vs sono inadeguato, mi sento grasso vs sono grasso…) tra bisogni e desideri, così come la differenza tra una sensazione fisica e una suggestione della mente. Inoltre, i confini interni aiutano nel processo di definizione del sé.

Consentono di differenziare ciò che appartiene a sé (pensieri, emozioni, sentimenti, sensazioni, bisogni, valori…) da ciò che appartiene agli altri. I confini interni permettono di scandire l’identità personale.

Come impariamo a impostare i nostri confini?

La nostra capacità di instaurare confini dipende strettamente dal primo confine che è stato instaurato con noi. Come premesso, i confini regolano lo spazio tra sé e l’altro. Sono le esperienze precoci di attaccamento a mostrarci implicitamente, come impostare i nostri confini interpersonali.

Un genitore irrisolto non sempre riesce a trasmettere ai figli dei sani confini. Quando sono piccoli, i bambini dovrebbero essere protetti dall’abuso fisico, emotivo e sessuale. Un genitore irrisolto potrebbe non fornire al figlio la giusta sicurezza e la giusta dose di protezione.

Con l’accudimento, il genitore trasmette al bambino il valore dei propri confini, la dignità dell’essere persone complete, rispettabili, meritevoli di fiducia, stima e amore. E’ in questo modo che i figli imparano a farsi rispettare, a porre dei limiti a ciò che sono disposti a tollerare e apprendono come dire no a richieste eccessive.

Chi è cresciuto con genitori invischianti, abusanti, trascuranti, eccessivamente ansiosi… non saprà «lasciar entrare e accogliere con piacere» ne’ saprà «tenere fuori e respingere». Non saprà trovare la giusta distanza tra sé e l’altro e finirà per fondersi oppure chiudersi completamente. Avrà inoltre problemi con i confini interiori: avrà difficoltà a capire quali sono i suoi bisogni, quali le aspettative altrui, quali le sue caratteristiche e quali sono le qualità che invece proietta sull’altro.

Un genitore irrisolto rischia di far crescere il figlio in un profondo senso di insicurezza, imprevedibilità, di minaccia e paura. Il bambino impara che i legami possono essere pericolosi e che le persone andrebbero tenute alla larga, perché «non ci si può fidare di nessuno, perché se la persona che ci ama di più al mondo (il proprio caregiver) non è riuscito ad alleviare il nostro dolore, figuriamoci gli altri, quindi nessuno potrà mai aiutarci…».

Oppure, crescendo, il bambino impara che per avere amore, deve sottomettersi, rinunciare alla propria autonomia, rinunciare alla propria identità e fondersi all’altro.

L’assenza di sani confini favorisce ulteriori esperienze di abuso. Non conoscendo altre realtà, alcune persone imparano ad essere “normalmente violate“. Vivono senza capire dove sta il limite, perdendo talvolta di vista anche il confine tra giusto e sbagliato.

Come impostare sani confini

Se leggendo quanto scritto fino a ora hai messo in discussione la tua capacità di impostare sani confini interpersonali, niente paura, c’è una buona notizia per te! Non tutto ciò che hai imparato fino a oggi è stato inciso nel marmo. In qualsiasi momento puoi fare nuove esperienze, apprendere nuovi modelli e imparare a gestire i tuoi spazi interpersonali.

confini sono l’arma più potente che abbiamo per difenderci dall’altro, per affermare la nostra identità e per stabilire rapporti paritetici. Le relazioni impari, caratterizzate da frustrazione e mancanze di rispetto, sono sempre disfunzionali.

I confini non solo separano: uniscono

Come premesso i confini non solo separano, uniscono anche! Se nella tua vita è sempre mancato un autentico senso di appartenenza, ti consiglio vivamente di iniziare un percorso psicoterapeutico perché se è vero che è possibile imparare a impostare nuovi confini, è anche vero che non sempre è facile farlo.

Le relazioni intime richiedono una buona regolazione emotiva e soprattutto, sani confini, quindi un buon equilibrio tra vicinanza e distanza, tra interdipendenza e autonomia. Le relazioni sane riescono a trovare un perfetto equilibrio tra i due poli.

Al contrario, nelle relazioni basate sulla dipendenza affettiva, vige il bisogno fusionale. Anche se non hai un chiaro senso dell’identità personale e tendi ad annullarti in amore, sarebbe auspicabile un percorso di psicoterapia.

In ogni modo, per iniziare a definire i tuoi confini, ti consiglierei di partire con relazioni meno invischianti. Pensa che in psicoterapia, quando il paziente è riuscito a impostare sani confini con il partner o i genitori, spesso è completamente guarito! Quindi concediti il tempo necessario e inizia a esercitarti con relazioni che hanno un minor carico emotivo.

Tutte le relazioni sane hanno confini definiti

Se non sai da dove partire, ti fornirò delle istruzioni pratiche che possono esserti utile nell’impostare confini sani nelle tue relazioni. Ricorda che i confini regolano le relazioni e che ogni relazione sana è bidirezionale, reciproca, paritetica: ciò significa che non solo dovrai fare presente all’altro le tue nuove aspettative, ma dovrai anche impegnarti ad assumere la medesima condotta.

Nelle relazioni la comunicazione gioca un ruolo importante, se si tratta di amici, genitori o partner sentiti libero di comunicare loro l’intenzione di ridefinire i tuoi confini personali. In fondo, essere rispettato è un tuo diritto e gli altri dovranno abituarsi (se non lo fanno già) a rispettare le tue scelte.

In qualsiasi relazione, l’ABC è rappresentato da:

  • tenere in considerazione i reciproci sentimenti
  • mostrare gratitudine (e aspettarsi che l’altro apprezzi quanto facciamo)
  • mostrare onestà
  • dare spazio all’autonomia altrui (esercitare la propria autonomia)
  • mostrare (e pretendere) rispetto per le differenze di opinione e limiti personali*
  • assumersi la responsabilità delle proprie azioni (e aspettarsi che lo facciano anche gli altri)

*es.: se non ti piacciono i limiti del tuo partner e ti fanno stare male, se il rapporto non evolve in modi auspicabili, prendi in considerazione di troncare la relazione; non puoi controllare la condotta del tuo partner ma sei responsabile della tua, quel partner l’hai scelto tu. Se la relazione non è appagante e ti rende infelice, puoi chiuderla. Anzi, sarebbe naturale allontanare le persone che ti fanno stare male, se tu non lo fai… interrogati sul perché lasci che gli altri violino i tuoi confini.

Le regole appena esposte rappresentano l’ABC, tuttavia i limiti entrano in gioco in tutti i livelli di una relazione: sono multidimensionali. Dalle aspettative sulla puntualità, alla tolleranza di bugie e tradimenti. Dall’accettazione di scatti d’ira ingiustificati alle implicite richieste di supporto nel momento del bisogno.

Se non sai da dove iniziare, i confini nei luoghi di lavoro sono un ottimo punto di partenza. I colleghi possono avere aspettative sulla tua condotta e violando i tuoi confini, potrebbero pretendere che tu svolga anche mansioni che non ti competono. Senza sfociare in comportamenti aggressivi, chiarisci il tuo ruolo e ciò che sei o non sei disposto a fare.

Un rischio per chi sta imparando a stabilire nuovi confini è cadere nell’eccesso: puoi passare dalla sottomissione all’aggressione dell’altro, senza ottenere il risultato sperato (relazioni funzionali).

Il confine sano sta nell’assertività. Come premesso, la comunicazione è fondamentale in questo contesto. Per aiutarti ti suggerisco di leggere una guida alla comunicazione assertiva. Potrebbe interessarti questo testo: «La comunicazione assertiva. Come comunicare in modo efficace, esprimersi senza timore e farsi rispettare in ogni occasione»

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