Chi aggredisce e offende, è una persona frustrata?

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Psicologa, Tutor scolastico e Tutor specializzato in Disturbi Specifici di Apprendimento.
Chi aggredisce e offende, è una persona frustrata?
Ecco una domanda provocatoria per introdurre l’articolo della dott.ssa Lorenza Fiorilli.

Ognuno di noi, nel corso della propria vita si è trovato in una situazione in cui avrebbe voluto fare qualcosa, ma un evento o un’altra persona ha impedito ciò; in queste circostanze si può provare delusione, rabbia, impotenza e ci si sente frustrati. Ecco, voglio parlare proprio di questo concetto: la frustrazione. Quali sono le cause che la generano e quali le sue conseguenze?

Che cos’è la frustrazione?

Mai, come in questo periodo, è una sensazione che proviamo tutti noi. A causa di questa pandemia non siamo più liberi di fare ciò che desideriamo: abbracciare un amico, prenotare un weekend fuori, andare a vedere il nostro attore preferito a teatro, stringere la mano ad un conoscente, e tutto ciò ci fa sentire, appunto, frustrati. La frustrazione può essere definita come una situazione interna o esterna al soggetto che non consente di conseguire un soddisfacimento di un bisogno o di raggiungere uno scopo; tale impedimento può essere temporaneo o permanente.

Le cause della frustrazione

Nel corso della vita le cause di frustrazione possono essere molteplici e possono derivare dall’ambiente fisico, sociale, familiare e personale. Generalmente quelle derivanti dall’ambiente fisico (quali eccessiva rumorosità, affollamento abitativo, scarsa qualità dell’aria) sono ben tollerate in quanto prive di intenzionalità e di significato personale, riguardando tutti soggetti indistintamente e non rivolte volontariamente ad una persona in particolare.

Quelle derivanti dall’ambiente sociale, familiare o personale sono, invece, più suscettibili, anche se, ovviamente, ogni individuo reagisce in modo diverso. Si può provare uno stato di frustrazione anche quando sperimentiamo una situazione di conflitto, che può essere definito come una contrapposizione di istanze contrastanti, tra due tendenze inconciliabili. Si possono distinguere quattro tipi di conflitto:

  • conflitto tra due tendenze appetitive; si hanno cioè due mete desiderabili che però si escludono a vicenda.
  • Conflitto tra una tendenza appetitiva e una avversativa rivolte sullo stesso soggetto, che presenta, quindi incentivi positivi e negativi.
  • Conflitto tra due tendenze avversative.
  • Conflitto composto da più tendenze appetitive e avversative.

Nel caso di un conflitto, l’obiettivo può essere raggiunto solo abbandonando l’altro, quindi sacrificandone uno. Nella vita quotidiana il conflitto non è suscitato semplicemente da un oggetto o da un’attività particolare, ma anche da un modello di comportamento, un complesso di atteggiamenti o valori che si possono sintetizzare nel concetto di ruolo.

Il conflitto può nascere quando un individuo occupa simultaneamente due ruoli diversi o addirittura opposti, che prescrivono atteggiamenti differenti. Per risolvere il conflitto, e quindi la frustrazione che ne deriva, l’individuo può mettere in atto alcuni meccanismi di difesa; si può ricorrere a strategie di accentuazione o di minimizzazione per convincersi che solo un aspetto della situazione sia rilevante.

Secondo Festinger, quando ci troviamo davanti ad una situazione di fronte alla quale dobbiamo prendere posizione, può accadere che gli elementi che abbiamo a disposizione non siano conformi, ossia sono in contraddizione tra loro; in questo caso sperimentiamo uno stato di dissonanza cognitiva, che la persona cerca di ridurre. Tra i modi per ridurla troviamo il convincersi che l’argomento dissonante non sia importante, cambiare opinione, cercare il sostegno di altri o selezionare le informazioni e filtrarle in modo che non si crei più dissonanza.

Come rispondiamo alla frustrazione

Di fronte alla frustrazione gli individui possono reagire in maniera diversa e possono mettere in atto molteplici risposte. Queste possono essere adeguate o meno a superare realmente l’ostacolo e a raggiungere lo scopo; una risposta è adeguata quando permette effettivamente di raggiungere l’obiettivo e, quindi, di superare la frustrazione.

Reazioni adeguate possono essere l’intensificazione degli sforzi per superare l’ostacolo, la riorganizzazione delle strategie, la modificazione dell’obiettivo o la sua sostituzione con uno simile. Tra le reazioni inadeguate, invece, c’è l’aggressività; essa non porta alla risoluzione del problema ma tende alla distruzione, all’allontanamento o a mettere in difficoltà la persona o l’oggetto che è avvertito come causa della frustrazione.

Il rapporto tra frustrazione e aggressività

Le reazioni inadeguate possono diventare patologiche quando si ripetono in modo fisso e coercitivo anche di fronte a frustrazioni lievi. Tra i vari tipi di aggressività si possono distinguere quella aperta o mascherata e tra quest’ultima troviamo la maldicenze, i sospetti ingiustificati, le ironie, le satire e le “frecciatine” in un discorso che tendono a mettere gli altri in cattiva luce.

Alcuni individui possono rimuovere l’impulso aggressivo, ossia ignorarne le cause sul piano della coscienza, cosicché l’impulso rimosso può trovare altre vie di scarico: l’individuo può scaricare l’impulso aggressivo nel comportamento indiretto verso altri oggetti o persone o anche verso se stesso.

Sempre sul rapporto tra frustrazione e aggressività, tra gli anni quaranta e sessanta, gli psicologi americani Miller, Mowrer e Sears hanno affermato che l’aggressività può essere sia una causa che una conseguenza della frustrazione. In particolare, ci sono delle condizioni che possono far aumentare la forza dell’aggressività, e tra queste:

  • l’intensità della motivazione frustrata, anche se la gravità percepita dipende dall’elaborazione soggettiva di chi la subisce e dal significato che le viene attribuito.
  • L’arbitrarietà, più risulta arbitrario l’agente di frustrazione, più aggressiva sarà la reazione.
  • La tempistica, la forza della reazione aggressiva cresce se la frustrazione avviene nella fase che precede immediatamente la soddisfazione del bisogno.

Oltre all’aggressività, altre reazioni inadeguate alla frustrazione sono la razionalizzazione, che si ha quando il motivo della frustrazione viene elaborato in modo da renderlo accettabile e l‘apatia nel quale l’individuo si ritira in se stesso, si esclude dall’ambiente sociale e dalla realtà che viene negata e sostituita con un’altra immaginata o costruita illusoriamente che, nelle forme estreme, può portare ad un grave disadattamento.

Ovviamente, ogni individuo reagisce in maniera diversa di fronte ad una stato di frustrazione e ciò dipende dalla propria personalità, dal livello di tolleranza verso una situazione frustrante e dal proprio livello di suscettibilità

Autore: Lorenza Fiorilli, psicologa