Chi tradisce ha paura della solitudine e del rifiuto!

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Nonostante i suoi effetti deleteri, l’infedeltà è molto comune. Stando alle stime diffuse dall’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani) nel 50% delle coppie si consuma un tradimento. Il fenomeno è così comune che ognuno di noi, almeno una volta della vita, potrebbe essersi ritrovato nei panni di chi tradisce o di chi è stato tradito. Le stime non finiscono qui, stando ai dati, nel 60% dei casi chi tradisce lo fa con un amante conosciuto sul posto di lavoro mentre nel 40% dei casi, il tradimento si consuma con amanti conosciuti sul web. Nel 7% dei casi, il componente di una coppia eterosessuale, tradisce con una persona dello stesso sesso.

Chi tradisce? Secondo una recente ricerca (Sakman et al., 2021), a tradire di più è chi teme la solitudine e il rifiuto. La ricerca, però, mostra un dato all’apparenza  contraddittorio. Il traditore può essere descritto come una persona che nutre l’estremo bisogno di vicinanza con il partner, ha spirito di sacrificio per la coppia e s’impegna nel legame. Non è esattamente il profilo del traditore seriale che immaginavi, vero? Questo apparente paradosso può essere spiegato dall’effetto della paura di rimanere solo. Vediamo tutti i dettagli.

Il profilo psicologico del traditore

Nell’immaginario collettivo, il traditore è una persona senza scrupoli, egoista e concentrata su se stessa. In effetti quest’immagine non è affatto sbagliata: tratti narcisistici di personalità sono positivamente correlati all’infedeltà, tuttavia questo profilo psicologico ricopre solo una parte della casistica in cui si consuma un tradimento. Un’altra forte correlazione intercorre con il nevroticismo.

Il nevroticismo è un tratto di personalità che si caratterizza per la tendenza a sperimentare «affetti negativi». In psicologia, per affettivi negativi si intendono vissuti come paura, angoscia, tristezza, imbarazzo, colpa, disgusto, rabbia… Gli affetti negativi rappresentano il nucleo del nevroticismo e possono essere peculiari di una persona che cerca l’appagamento mediante le relazioni affettive. È qui che entra in gioco la paura della solitudine!

Stando a una recente ricerca (Sakman, Urganci e Sevi, 2021), la paura di rimanere soli può predire il comportamento infedele. Le associazione osservate durante lo studio hanno dimostrato che chi ha una forte ansia dell’abbandono e pertanto ha paura di essere lasciato dal partner, ha maggiori possibilità di tradire.

Precedenti ricerche hanno dimostrato che chi ha paura di rimanere solo, mette involontariamente in atto dei comportamenti che innescano l’allontanamento del partner. In altre parole, nel tentativo di mettere alla prova l’amore del partner, finisce per sfinirlo e distruggere la relazione. In casi più deleteri, chi teme la solitudine, potrebbe intrecciare relazioni extradiadiche (fuori della coppia) per assicurarsi un partner di riserva eliminando il rischio di rimanere single.

L’attaccamento insicuro-ansioso

Paura dell’abbandono e ricerca costante di rassicurazioni sono i fattori predominanti di un attaccamento ansioso. Stando ai dati empirici raccolti in diverse autorevoli ricerche (per esempio, Pereira et al., 2014; Russell et al., 2013), l’attaccamento ansioso è un affidabile predittore di infedeltà. In che modo l’attaccamento ansioso è correlato all’infedeltà? Il mediatore psico-affettivo alla base delle evidenze empiriche sarebbe proprio la paura della solitudine e del rifiuto.

Lo stile di attaccamento è quel sistema comportamentale che apprendiamo con la nostra prima esperienza affettiva, vale a dire con il legame con la figura di riferimento, la mamma e/o il papà (Bowlby, 1982). Le persone con un attaccamento ansioso investono tutte le energie nel legame affettivo al fine di garantirsi la vicinanza del partner. Queste persone, infatti, temono costantemente di essere rifiutate pertanto si impegnano nel legame e sono disposte a grandi sacrifici.

La paura ha spesso un effetto paradosso e in questo sistema di attaccamento non fa eccezione. È proprio la paura del rifiuto che causa il distacco del partner. Chi ha un attaccamento insicuro-ansioso tende a mettere costantemente alla prova l’amore (e quindi la pazienza) del partner. Un continuo tirare la fune che, prima o dopo sarà destinata a spezzarsi. Per questa propensione, l’attaccamento insicuro-ansioso è stato correlato a:

  • Minore soddisfazione (Feeney, 2016)
  • Elevata conflittualità (Brasard et al., 2009)
  • Scarsi livelli di fiducia (Simpson, 1990)
  • Risposta disfunzionale al conflitto (Feeney e Karantzas, 2017)
  • Affetti negativi (Molero et al., 2017)

Perché le persone che hanno così paura di essere lasciate dal partner, si impegnano in relazioni extradiadiche che, intrinsecamente, mettono a rischio la relazione stessa? Eppure gli stessi profili psicologici affermano che chi teme l’abbandono e ha un attaccamento ansioso, tende a concentrarsi prevalentemente sulla relazione (Tan et al., 2012), desidera più intimità, più coesione e impegno ed è più disposto a sacrificarsi per la coppia (Impett e Gordon, 2010). Il meccanismo psicologico che conduce all’infedeltà è la paura di rimanere single.

Il condizionamento sociale

A rinforzare i timori dell’insicuro-ansioso, vi sono i condizionamenti sociali. La cultura «relazionale» è onnipresente nella nostra società. Tutti hanno la convinzione che chi ha un partner è più felice, più realizzato nella vita e ha un valore maggiore rispetto a chi è single (DePaulo e Morris, 2005).

Quando si parla di obiettivi della vita e di valori, pochi parlano di gratificazione personale e molti annoverano una relazione romantica tra le mete più importanti da raggiungere (Robert e Robins, 2000). Per chi presenta una ferita dell’abbandono, l’idea di rimanere singole può essere estremamente angosciosa. Secondo diverse ricerche (George et al., 2020; Spielmann et al., 2016), la paura di essere single non è tipica delle persone sole, molte persone in coppia temono di rimanere single in futuro.

Le persone che temono il rifiuto e la solitudine, hanno un’immagine negativa di sé, indegna di amore e sostegno, ecco perché temono costantemente di essere rifiutate. Queste persone, sono particolarmente sensibile alle critiche e a cogliere segnali di rifiuto anche in banali disaccordi. Si suppone che i segnali di potenziale rifiuto ricevuti dal partner (rifiuto percepito), possano evocare il contingente bisogno di ricercare vicinanza affettiva altrove.  L’atto infedele non si consuma per la trasgressione del momento, bensì per un disperato bisogno di vicinanza innescato dalla paura di rimanere solo. Il tradimento diviene un piano di riserva.

Questa spiegazione trova conferme nei dati statistici. Uno studio descrittivo atto a indagare le motivazioni del tradimento (Feldman e Cauffman) ha segnalato che il 33% di chi tradisce, lo fa perché insicuro circa la stabilità della sua coppia, il 14% del campione infedele ha riferito di tradire per capire se piacevano ad altri (una sorta di conferma del valore personale). In un’ulteriore indagine, la mancanza di attenzioni da parte del partner e la percezione di difficoltà all’interno della coppia sono state citate come la seconda motivazione più comune alla base del tradimento (Barta e Kiene, 2005).

Nota bene. Questa non vuole essere una giustificazione all’infedeltà, si tratta solo della spiegazione psicologica a tale condotta.

Le conseguenze sulla persona tradita

L’infedeltà costituisce una violazione della fiducia e della stima personale. Può avere effetti devastanti su chi la subisce tanto che in clinica si parla di Disturbo da stress post infedeltà (DSPI) per indicare una sindrome simile al PTSD (Post Traumatic Stress Disorder).

Alcune persone, per realizzare meglio cosa sia accaduto, entrano in un meccanismo autolesivo in cui cercano il maggior numero di dettagli sull’accaduto. Altre persone, invece, per proteggersi cercano di distaccarsi e non vogliono sentire nulla su quanto avvenuto. Proteggersi dai dettagli non è affatto una cattiva idea: nell’evoluzione traumatica, quei pensieri si trasformano in immagini che si fissano potentemente nella mente fino a sfinirci. I sintomi tipici del trauma da infedeltà o DSPI sono:

  • Pensieri intrusivi sul danno subito
  • Ottundimento emotivo e confusione
  • Evitamento
  • Rabbia cronica
  • Iper-vigilanza
  • Ansia
  • Insonnia
  • Difficoltà di concentrazione
  • Irritabilità
  • Angoscia
  • Colpa

L’infedeltà subita nuoce gravemente all’immagine che si ha di sé perché, in fondo, se hai è deciso di affidarti completamente a una persona che ti ha tradito in quel modo, che capacità di giudizio puoi mai avere? Ecco il primo grande errore che molte persone tradite commettono: incolpare se stesse!

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Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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